LIBERTÀ
EGUAGLIANZA
MONITORE NAPOLETANO
Fondato nel 1799 da
Carlo Lauberg ed Eleonora de Fonseca Pimentel
Anno CCXXV

Rifondato nel 2010
Direttore: Giovanni Di Cecca

La Tradizione del Natale tra leggenda e storia Stampa
Scritto da Giovanni Di Cecca - Virginia Bellino   
Martedì 20 Dicembre 2011 17:08

4 anni fa (nel 2007, visto che l'articolo è del 2011), quando ancora ero un praticante giornalista presso Medinapoli (ed era ancora attivo il vecchio sito prima che si perdesse) mi fu chiesto di scrivere un pezzo sul Natale

Francamente non mi ero mai posto il problema del Natale, da dove viene, come nasce, perché lo festeggiamo il 25 dicembre e così via.

Per studi sono un Informatico, per passione mi occupo di Sindonologia, ma di Natale niente.

Ma, mi era stato chiesto e non potevo dire di no.

Iniziai, quindi, una piccola ricerca, pubblicata su Medinapoli, appunto, il 19 dicembre 2007, che ripropongo in questo articolo.


Prolegomeni


Natale è la festa più amata in assoluto da grandi e piccini di tutto il mondo o quasi.
Lo scambio di regali rende questa festa ancora la più magica ed aspettata dell'anno.
Ma come e quando nasce questa festa, che formalmente dovrebbe essere la data di nascita di
Gesù Bambino?
Perché ci si scambia i regali?
Chi è Babbo Natale?
Perché si addobba l’albero di Natale?
Che ruolo ha il Presepe nella tradizione popolare del Natale?
Che ruolo ha l'ultimo giorno delle vacanze di Natale, ovvero l'Epifania?
Queste domande sono spesso lasciate senza risposta, anche perché la tradizione popolare e quella commerciale si sono fuse in un tutt’uno lasciando poco spazio alla riflessione e poco tempo per scegliere il cadeau giusto per…



 

 

La Tradizione pagana della Festa del Sole


È noto fin dall’antichità che dopo il 21 giugno le giornate, lentamente ma inesorabilmente cominciano a regredire, a divenire sempre più corte, fin quando, il 21 dicembre si ha il solstizio d’inverno (il giorno più corto dell’anno).
Le popolazioni antiche hanno sempre osservato questa trasformazione con paura e timore, e quando il sole, dopo il solstizio cominciava la sua lenta ed inesorabile ascesa, erano convinti di aver sconfitto le tenebre.
Nella tradizione antica la data del solstizio d’invero non era il 21 dicembre, bensì il 25 dicembre.
Nella tradizione della Siria e dell’Egitto, questa giornata era celebrata come la Nascita del Sole perché da quel momento in poi le giornate cominciavano ad allungarsi.
I Sommi Sacerdoti (niente a che vedere con i Sacerdoti della tradizione Cristiana) uscivano a mezzanotte dicendo che la Vergine aveva partorito il Sole, il quale aveva le sembianze di un Bambino.
Più vicino alla nostra tradizione è invece la celebrazione dei Saturnali nell’antica Roma.
I “Saturnali” era una festa che aveva le radici nel rinnovamento della natura legato al Solstizio d’Inverno.
Il Vecchio Sole moriva e rinasceva nel Sole Fanciullo.
Il dio Saturno presiedeva l’Avvento del “Natale del Sole Invitto”, quasi una rappresentazione delle diverse stagioni umane (nascita, crescita e morte).
I Saturnali, in effetti, esprimono un profondo pensiero religioso la cui essenza risale alla Notte dei Tempi, a quella Notte di cui auspicavano il ritorno, illuminata dalla Luce di un Fanciullo Divino.
Per poter penetrare nell'effettiva natura spirituale dei Saturnali occorre risalire la corrente del Tempo sino alle leggendarie origini di Roma, quando i suoi miti s'intrecciavano con quelli di un'altra epica città, cioè Troia.
A quell’epoca, questa antica festa andava dal 17 al 25 dicembre.



La Tradizione Cristiana del Natale

 


Non esiste una tradizione formalizzata della Nascita di Cristo.
Nei quattro Vangeli Canonici (Marco, Matteo, Luca e Giovanni) solo Matteo e Luca accennano alla nascita di Cristo.
È comunque vero che già ai tempi di Sant’Agostino (intorno al IV secolo) a Roma e Milano veniva festeggiato il 25 dicembre come la nascita di Cristo.
“In Oriente effettivamente si trovano tracce di un ciclo di feste in relazione alla Natività, celebrate in maggio: l’11 maggio i copti festeggiano infatti Giovanni l’Evangelista; il 12 maggio santo Stefano; il 16 Maria, la Madre di Gesù; il 19 l’entrata del Signore in terra d’Egitto. Il 18 maggio i georgiani e gli armeni festeggiano i Santi Innocenti. Epifane di Salamina (che è morto nel 403) ci informa come gli alogi (letteralmente i "negatori del Logos", il Verbo) festeggino la
nascita di Gesù il 21 maggio (cfr Ch. Mohrmann, Epiphania, RSTP, t. 37, 1953, p. 658). È solo nel IV secolo che in Occidente (grazie a papa Liberio, nel 354) apparve il Natale al 25 dicembre e in Oriente l’Epifania al 6 gennaio.
La scelta della data si giustificava in base a certe speculazioni circa la morte di Cristo e circa la festività pagana per il solstizio d’inverno. Forse, scopo dell’istituzione della festa cristiana era anche quello di cristianizzare il Sol Invictus. Questa festa della luce era diventata popolarissima tra i pagani del terzo e quarto secolo in relazione al culto di Mitra, praticato dall’esercito romano. Diocleziano, e altri imperatori, avevano proclamato Mitra «sostegno del loro potere imperiale». Questa divinità era considerata maestro e agente della creazione, una specie di mediatore tra cielo e terra. Il suo culto comportava la recita di preghiere e di invocazioni al
sole. Contemporaneamente, con l’aiuto di pensatori neoplatonici, s’era costruita una teologia in cui il simbolismo della luce godeva un posto privilegiato.
Anche per i cristiani, il sole e la luce sarebbero diventati segni per presentare il Cristo e la sua storia. Ma la festa cristiana non sembra avere come intenzione principale quella di contrastare la solennità pagana del solstizio che era in declino già prima dell’inizio del IV secolo. La spiegazione della scelta del 25 dicembre resta incerta. Tertulliano (se è suo l’Adversus Judaeos) credeva che il Cristo fosse morto un 25 marzo; la sua concezione nel seno della Vergine Maria doveva situarsi lo stesso giorno, perché la perfezione della sua natura umana richiedeva che il numero degli anni dell’Incarnazione si chiudesse senza frazioni. Concepito, quindi, un 25 marzo, Gesù
sarebbe nato esattamente nove mesi dopo, appunto il 25 dicembre (AJ 8,11-18, CCL 2, 1954, pp. 1360-1364). Anche questa spiegazione però non è storica.
Fin dal V secolo, comunque, la Natività assunse tale importanza che, nel mondo cristiano, iniziò a segnalare la nascita del nuovo anno liturgico. Si continuò così fino al secolo XI, allorché al ciclo natalizio fu aggiunto l’Avvento, come preparazione della festa. Da allora, la prima domenica di Avvento è divenuta il primo giorno del nuovo anno delle celebrazioni cristiane.” (da http://www.sanpaolo.org/vita00/1299vp/1299vp22.htm).
Fu il Papa Giulio II (il Papa Guerriero, colui che chiese a Michelangelo di affrescare la cappella privata del Papa: La Sistina), colui che, intorno al 1500, dopo accurate ricerche, fissò definitivamente la data al 25 dicembre, come giorno del Natale del Signore.


La Tradizione della Strenna di Natale


L’uso comune dei regali beneauguranti, è di tradizione Romana.
Infatti nel gergo comune esiste la parola “Strenna Natalizia”.
La figura del regalo di Natale (o quasi) nasce a Roma, quando Giulio Cesare fece la riforma del Calendario (intorno al 46 a.C.) e fece coincidere la data dell’inizio dell’anno con il 1 gennaio, data che coincideva con la Festa del Sole.
Il primo gennaio i Romani usavano invitare a pranzo gli amici scambiandosi un vaso bianco con miele, datteri e fichi, accompagnato da ramoscelli d’alloro, come augurio di fortuna e felicità.
Ecco l’origine della strenna!
Infatti i rametti benauguranti venivano staccati da un boschetto della via sacra a una dea di origine sabina: Strenia (apportatrice di fortuna e felicità, da cui “strena” = “presagio fortunato”), che aveva uno spazio verde a lei dedicato sul Monte Velia.


Babbo Natale – San Nicola di Myra


Abbiamo parlato della festa del "Dies natalis solis invicti" (Natale del Sole Invitto) ed indirettamente siamo arrivati a fissare la data del Natale del Signore, abbiamo parlato della tradizione delle Strenne di Natale (familiarmente definiti regali).
Ci manca, a questo punto la collocazione nella giusta prospettiva di colui che i Regali di Natale li porta effettivamente: Babbo Natale.
Come è noto a grandi e piccini, Babbo Natale, nella tradizione popolare, è identificato dal vecchio rubicondo, vestito di rosso, che porta doni la sera della Vigilia.
Questa figura del folklore è, unicamente riconducibile, alla persona di San Nicola Vescovo di Myra (antica città dell’odierna Turchia).
San Nicola visse a cavallo del III e IV secolo, e sembra sia stato anche membro effettivo del Concilio di Nicea del 325.
“San Nicola è uno dei santi più popolari del cristianesimo e protagonista di molte leggende riguardanti miracoli a favore di bisognosi. Il suo emblema è il bastone pastorale e tre sacchetti di monete (o anche tre palle d'oro). Tradizionalmente viene rappresentato vestito da vescovo con mitra e pastorale. L'attuale rappresentazione in abito rosso bordato di bianco origina dal poema "A Visit from St. Nicholas" del 1821 di Clement C. Moore, che lo descrisse come un signore allegro e paffutello, contribuendo alla diffusione della figura mitica, folkloristica, di Babbo Natale” (da http://it.wikipedia.org/wiki/San_Nicola_di_Mira)
La leggenda vuole che San Nicola divenne noto per le sue grandi elargizioni a favore dei poveri e, soprattutto, per aver fornito la dote alle tre figlie di un cristiano povero ma devoto, evitando così che fossero obbligate alla prostituzione.


Babbo Natale – La Tradizione Germanica


La Tradizione folkloristica Germanica, è forse più vicina a quella comune: “Prima della conversione al cristianesimo, il folklore tedesco narrava che il dio Odino (Wodan)
ogni anno tenesse una grande battuta di caccia nel periodo del solstizio invernale (Yule), accompagnato dagli altri dei e dai guerrieri caduti.
La tradizione voleva che i bambini lasciassero i propri stivali nei pressi del caminetto, riempiendoli di carote, paglia o zucchero per sfamare il cavallo volante del dio, Sleipnir. In cambio, Odino avrebbe sostituito il cibo con regali o dolciumi. Questa pratica è sopravvissuta in Belgio e Olanda anche in epoca cristiana, associata alla figura di San Nicola.
I bambini, ancor oggi, appendono al caminetto le loro scarpe piene di paglia in una notte d'inverno, perché vengano riempite di dolci e regali da San Nicola.
A differenza di Babbo Natale, in quei luoghi il santo arriva ancora a cavallo. Anche nell'aspetto (quello di vecchio barbuto dall'aria misteriosa), Odino era simile a San Nicola (anche se il dio era privo di un occhio).
La tradizione germanica arrivò negli Stati Uniti attraverso le colonie olandesi di New Amsterdam e New York prima della conquista britannica del XVII secolo, ed è all'origine dell'abitudine moderna di appendere una calza al caminetto per Natale, simile per certi versi a quella diffusa in Italia il 5 gennaio all'arrivo della Befana.
Un'altra tradizione folkloristica delle tribù germaniche racconta le vicende di un sant'uomo (in alcuni casi identificato con San Nicola) alle prese con un demone (che può essere, di volta in volta, il diavolo, un troll o la figura di Krampus).
La leggenda narra di un mostro che terrorizzava il popolo insinuandosi nelle case attraverso la canna fumaria durante la notte, aggredendo e uccidendo i bambini in modo orribile.
Il sant'uomo si pone alla ricerca del demone e lo cattura imprigionandolo con dei ferri magici o benedetti (in alcune versioni gli stessi che imprigionarono Gesù prima della crocifissione, in altri casi quelli di San Pietro o San Paolo).
Obbligato ad obbedire agli ordini del santo, il demone viene costretto a passare di casa in casa per fare ammenda portando dei doni ai bambini. In alcuni casi la buona azione viene ripetuta ogni anno, in altri il demone ne rimane talmente disgustato da preferire il ritorno all'inferno.
Altre forme del racconto presentano il demone convertito agli ordini del santo, che raccoglie con sé gli altri elfi e folletti, diventando quindi Babbo Natale” (da http://it.wikipedia.org /wiki/Babbo_Natale) .


Babbo Natale – La Tradizione moderna


La tradizione di Babbo Natale moderno è legata alla tradizione di quella britannica (cui risalirebbero alcune illustrazioni del XVII secolo) e quella olandese.
Babbo Natale nella tradizione britannica è raffigurato da una persona corpulenta con un lungo mantello verde ed ornato di pelliccia.
Al contrario, nella rappresentazione Olandese di Sinterklaas (San Nicola e tutti gli storpiamenti nelle varie lingue non di origine latina) tale rappresentazione è più simile a quella di un Vescovo con la Mitra.
Le due tradizioni tendono ad uniformarsi in quella Nord Americana dove solo nel 1823 ha avuto la definizione attuale: “A quanto pare, l'aspetto moderno di Santa Claus ha assunto la forma definitiva con la pubblicazione della poesia Una visita di San Nicola, ora più nota con il titolo La notte di Natale (The Night Before Christmas), avvenuta sul giornale Sentinel della città di Troy (stato di New York) il 23 dicembre 1823.
L'autore del racconto è tradizionalmente ritenuto Clement Clarke Moore, anche se l'attribuzione è controversa. Santa Claus vi viene descritto come un signore un po' tarchiato con otto renne, che vengono nominate (per la prima volta in questa versione) con i nomi di Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder e Blitzen.
All'inizio, Santa Claus venne rappresentato in costumi di vario colore, assumendo man mano su di sé i caratteri di Babbo Natale, ma il rosso divenne presto predominante a partire dalla sua comparsa sulle prime cartoline di auguri natalizie, nel 1885. Uno dei primi artisti a fissare l'immagine di Santa Claus nella forma che conosciamo oggi è stato il cartoonist americano Thomas Nast, vissuto nel XIX secolo. Nel 1863 una sua immagine di Santa Claus, che si ritiene sia stata ispirata dal personaggo di Pelznickle, apparve sulla rivista Harper's Weekly. Un'altra immagine che divenne molto popolare è quella disegnata nel 1902 da L. Frank Baum, autore de Il meraviglioso mago di Oz, per il racconto La vita e le avventure di Santa Claus.
Le immagini di Santa Claus si sono ulteriormente fissate nell'immaginario collettivo grazie al suo uso nelle pubblicità natalizie della Coca-Cola, realizzate da Haddon Sundblom. La popolarità di tale immagine ha fatto sì che si diffondessero varie leggende urbane che attribuivano alla Coca-Cola l'invenzione stessa di Santa Claus. È peraltro vero che l'immagine della Coca-Cola e quella di Santa Claus sono sempre state molto vicine, se si esclude la campagna del 2005 che ha visto la sua sostituzione con gli orsi polari.” (da http://it.wikipedia.org/wiki/Babbo_Natale)


La Tradizione dell’Albero di Natale


Nel periodo che precede le Feste di Natale siamo adusi fare l’Albero di Natale, ai cui piedi il precedentemente citato Babbo Natale deporrà i doni.
La leggenda vuole che: “In un villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione. Si attardò più del previsto e, venuto il buio, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta cominciò a cadere una fitta neve.
Il ragazzo si sentì assalire dall'angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.
Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Il piccolo cominciò a sentirsi stanco quindi si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco. L'albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far toccare loro il suolo in modo da proteggere dalla neve e dal freddo il bambino. La mattina il bimbo si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo riparo, poté riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole dell'alba, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.
In ricordo di quel fatto, l'abete venne adottato a simbolo del Natale e da allora in tutte le case viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno.
Da quello stesso giorno gli abeti nelle foreste hanno mantenuto, inoltre, la caratteristica di avere i rami pendenti verso terra.”
La leggenda storica, invece è: “la prima apparizione "ufficiale" dell'albero di natale si può trovare anche in un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, ovvero il "gioco di Adamo e di Eva" (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell'abbondanza per ricreare l'immagine del Paradiso. Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché quest'ultimi avevano una profonda valenza "magica" per il popolo. Avevano specialmente il dono di essere sempreverdi, dono che secondo la tradizione gli venne dato proprio dallo stesso Gesù come ringraziamento per averlo protetto mentre era inseguito da nemici. Non a caso, sempre in Germania, l'abete era anche il posto in cui venivano posati i bambini portati dalla cicogna.
L'usanza, originariamente intesa come legata alla vita pubblica, entrò nelle case nel XVII secolo ed agli inizi del secolo successivo era già pratica comune in tutte le città della Renania. L'uso di candele per addobbare i rami dell'albero è attestato già nel XVIII secolo.
Per molto tempo, la tradizione dell'albero di Natale rimase tipica delle regioni a nord del Reno. I cattolici la consideravano un uso protestante. Furono gli ufficiali prussiani, dopo il Congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione negli anni successivi. A Vienna l'albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, ed in Francia nel 1840, introdotto dalla duchessa di Orleans.
A tutt'oggi, la tradizione dell'albero di Natale, così come molte altre tradizioni natalizie correlate, è sentita in modo particolare nell'Europa di lingua tedesca (si veda per esempio l'usanza dei mercatini di Natale).” (da http://it.wikipedia.org/wiki/Albero_di_Natale)


La Tradizione del Presepe


Anche la tradizione del Presepe, generalmente identificata con quello fatto da San Francesco a Greccio, ha una tradizione che affonda le sue radici, nei più remoti tempi dell’antica Roma precristiana.
I larii erano gli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia. Ogni antenato veniva rappresentato con una statuetta, di terracotta o di cera, chiamata sigillum (da signum = segno, effigie, immagine).
Le statuette venivano collocate in apposite nicchie che, in particolari occasioni, erano onorate con l'accensione di una fiammella.
In prossimità del Natale si svolgeva la festa detta Sigillaria (20 dicembre), durante la quale i parenti si scambiavano in dono i sigilla dei familiari defunti durante l'anno.
In attesa del Natale, il compito dei bimbi delle famiglie riunite nella casa patriarcale era di lucidare le statuette e disporle, secondo la loro fantasia, in un piccolo recinto nel quale si rappresentava un ambiente bucolico in miniatura.
Come detto in precedenza, la tradizione (tutta italiana) del Presepe risale all'epoca di San Francesco d'Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività.
Si narra che in quella occasione, Francesco avesse preparato con grande cura la sua rappresentazione, ma, ahimè, l’unico che mancava era il bambino che doveva rappresentare Gesù. Ma Dio, di fronte ad una fede cosi grande e semplice volle premiare Francesco compiendo il miracolo di far apparire il Bambino nella mangiatoia (praeasepium).
Questa avvenimento, ha ingenerato, un’altra tradizione popolare, quella dei bambini di chiedere i doni al Bambin Gesù.
Sebbene esistessero anche precedentemente immagini e rappresentazioni della nascita del Cristo, queste non erano altro che "sacre rappresentazioni" delle varie liturgie celebrate nel periodo medievale.
Per i primi veri presepi dobbiamo aspettare il XV secolo quando si diffuse l'usanza di collocare in modo permanente nelle chiese delle grandi statue, tradizione che si diffuse anche per tutto il XVI
secolo. Uno dei più antichi presepi (tuttora esistente) è il presepe monumentale della Basilica di Santo Stefano a Bologna, che viene allestito ogni anno per Natale.
La tradizione del Presepe raggiunge l’apice a Napoli, nel 1700 quando qui si sviluppa l’arte del Goethe descrive il presepe napoletano nel suo Viaggio in Italia del 1787: “Ecco il momento di accennare ad un altro svago che è caratteristico dei napoletani, il Presepe
<...> Si costruisce un leggero palchetto a forma di capanna, tutto adorno di alberi e di alberelli sempre verdi; e lì ci si mette la Madonna, il Bambino Gesù e tutti i personaggi, compresi quelli che si librano in aria, sontuosamente vestiti per la festa <...>. Ma ciò che conferisce a tutto lo spettacolo una nota di grazia incomparabile è lo sfondo, in cui s'incornicia il Vesuvio coi suoi dintorni”.
Una delle caratteristiche che rendono il Presepe Napoletano unico nel suo genere, è la tradizione che deriva dal 1700 di aggiungere nella scenografia non solo i personaggi primari e comprimari (appunto Sacra Famiglia ed i pastori) ma anche le statuette raffiguranti i nobili che quel presepe lo avevano commissionato.
Oggi, a distanza di secoli, nella centralissima e popolarissima Via San Gregorio Armeno (nello storico quartiere di San Lorenzo a Napoli) si creano ancora i personaggi della “Tradizione Contemporanea” come Cannavaro, il Papa (in modo particolare Giovanni Paolo II) e Berlusconi, che vanno a fare i comprimari come accadeva nel 1700 accadeva per i Nobili.


I Re Maghi


I Re Magi, sono forse i più personaggi della tradizione del Natale più interessanti.
La tradizione vuole che costoro fossero dei maghi, da intendere come astrologi, probabilmente del culto di Zoroastro.
Il Vangelo secondo Matteo, narra che i Re Magi (di cui sappiamo i nomi solo dai Vangeli Apocrifi: Melchiorre, Gaspare e Baldassarre) videro la Stella Cometa e la seguirono per adorare il Salvatore.
Ma i Re Astrologi, videro realmente una Cometa?
“Se si riesce ad identificare la stella di Betlemme con un determinato evento astronomico, se ne ottiene un'indicazione sulla data di nascita di Gesù. È stato proposto che si trattasse della cometa di Halley, che fu visibile nel 12 a.C., ma questa data non è compatibile con l'opinione corrente della maggior parte degli storici che datano la nascita di Gesù tra il 7 e il 4 a.C.. Non esiste peraltro alcuna tradizione che identifichi la "stella" con una cometa prima di Giotto.
Altri hanno suggerito che non si trattasse di un singolo oggetto celeste, ma di una congiunzione di pianeti: Keplero per primo segnalò che nel 7 a.C. vi fu una tripla congiunzione di Giove con Saturno, evento che, nella sua ripetitività nello stesso anno, si verifica ogni 805 anni. Nel febbraio del 6 a.C., invece, vi furono simultaneamente le congiunzioni di Giove con la Luna e di Marte con Saturno, entrambe nella costellazione dei Pesci.
Infine, è stato rilevato che gli annali astronomici cinesi registrano nel febbraio/marzo del 5 a.C. l'apparizione di un oggetto brillante, probabilmente una nova, che rimase visibile per circa 70 giorni tra le costellazioni dell'Aquila e del Capricorno. Se i Magi si misero in viaggio dalla Mesopotamia al suo apparire, poterono raggiungere la Giudea in aprile/maggio: in quel periodo, all'alba era visibile da Gerusalemme in direzione sud, cioè verso Betlemme, in perfetta corrispondenza con il racconto evangelico.” (da http://it.wikipedia.org/wiki/Stella_di_Betlemme)
Chi sono, effettivamente i Re Magi?
Il Vangelo secondo Matteo, come detto, narra che i Re Magi vennero dall’Oriente (probabilmente dalla Persia) a Gerusalemme per adorare il Bambino Gesù.
“Fin dai primi secoli del cristianesimo ai Magi sono stati associati gli atteggiamenti positivi della ricerca della luce spirituale e del rifiuto delle tenebre: addirittura si riteneva che con la loro opera avessero contribuito a cacciare i demoni verso gli Inferi. E, poiché erano sacerdoti, sebbene pagani, seguendo la stella e raggiungendo il neonato re di Israele, lo avrebbero anche riconosciuto come dio, anzi, come l'unico Dio venerato anche dalla rivelazione zoroastriana.
Quindi i Magi sarebbero arrivati presso la mangiatoia di Betlemme con piena coscienza dell'importanza religiosa e cosmica della nascita del Cristo.
<…>Nel calendario liturgico dei Cattolici e di altre Chiese cristiane, la visita dei Magi a Gesù bambino viene commemorata nella festa dell'Epifania, il 6 gennaio. La Chiesa ortodossa e altre Chiese di rito orientale (che nell'Epifania ricordano il Battesimo di Cristo nel Giordano), commemorano la venuta dei Magi nel giorno stesso del Natale.” (da http://it.wikipedia.org/wiki/Re_Magi).

L’Epifania e la Befana


In fine nella tradizione popolare, i Re Magi sono anche identificati con la figura della buona vecchina che porta i regali ai bambini.
La leggenda popolare narra che i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia.
Malgrado le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci.
Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù.
Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.
In effetti, la tradizione di questa antica festa, è come quella come quella del Natale, ha origni pre-cristiante
“L'origine di questa figura è probabilmente da connettere a tradizioni agrarie pagane relative all'inizio dell'anno. In tal senso l'aspetto da vecchia sarebbe da mettere in relazione con l'anno trascorso, ormai pronto per essere bruciato per "rinascere" come anno nuovo. In molti paesi europei infatti esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all'inizio dell'anno (vedi ad esempio la Giuliana, festa tipica del Piemonte e Lombardia).
In quest'ottica l'uso dei doni assumerebbe un valore propiziatorio per l'anno nuovo.
Un'ipotesi suggestiva è quella che collega la Befana con una festa romana, che si svolgeva all'inizio dell'anno in onore di Giano e di Strenia (da cui deriva il termine "strenna") e durante la quale si scambiavano regali.” Da (http://it.wikipedia.org/wiki/Befana)


Epilegomeni

Come tutti i fenomeni antropologici, il Natale e le tradizioni ad essa correlate affonda le proprie radici nella cultura pagana.
Quindi la scelta della data del 25 dicembre, non è stata scelta a caso, ma come descritto ampiamente ricorda la nascita del Sole, e, probabilmente, l’identificazione della Vergine Maria che partorisce il Bambino (spesso disegnato nell’iconografia con una luce dietro il capo) non è stata fatta a caso.
Dicasi lo stesso per le altre tradizioni del Natale come l’Albero, il Presepe e l’Epifania.
Speriamo che questa carrellata storica, possa farci capire meglio da dove veniamo in modo da prendere la strada giusta per il dove andiamo.

 

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Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011
ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)
Direttore Responsabile & Editore: GIOVANNI DI CECCA


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