LIBERTÀ
EGUAGLIANZA
MONITORE NAPOLETANO
Fondato nel 1799 da
Carlo Lauberg ed Eleonora de Fonseca Pimentel
Anno CCXXV

Rifondato nel 2010
Direttore: Giovanni Di Cecca

Num. 15 - 30 marzo 1799 Stampa
Scritto da E.F.P.   
Giovedì 18 Novembre 2010 00:24

 

 

DECADI' 10. GEMILE ANNO VII DELLA LIBERTA';

 

I. DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA UNA, ED INDIVISIBILE

 

(SABATO 30. MARZO 1799)

 

Num. 15

 

Presentò la giornata di Lunedì il più vago spettacolo all'occhio, il più dolce al cuore del vero Cittadino. Il Gen. in Capo nel passar rivista alla truppa Francese, e Cisalpina, la passò ancora alla nostra truppa Nazionale. Le tre legioni già formate di questa, dopo esser passate in marcia per molti quartieri, si schierarono tutte a doppia riga di fronte dal largo di S. Nicola alla Carità fino a quello delle Pigne, e componevano tutt'insieme il colpo d'occhio più sorprendente, più piacevole, e più maestoso. L'aria marzial e vivace, che stava ne' loro volti, la stessa varietà dell'abito, che non ancora tutto in uniforme militare, additava appunto una truppa civica, e dove ciascuno è sull'armi, non perché soldato, ma perché cittadino; L'ondeggiare de' pennacchj, il concorso degli spettatori ne' balconi e su le strade; la giornata coverta e non molestata né da sole, né da vento o acqua, tutto concorreva ad accrescerne la gioja. Il vario suono delle belliche marce, il veder questa truppa creata ad un tratto quasi un miracolo della libertà, faceva insieme tenerezza e meraviglia. Qual madre non si sentì allora capace di dire come le Spartane quando a' figli presentavan lo scudo, «torna o con questo, o su questo»; Qual donzella non desiderò, come le Sannitiche di esser per mano della patria data in premio al più forte? Nuove arie, nuove fisonomie, nuovi volti: cominciamo alfin poi a comprendere con immagini sensibili le descrizioni, che gli antichi Greci ne lasciarono dell'aspetto, e del contegno de' loro eroi; quegli eroi, e chi li descrisse eran uomini liberi.

 

Dopo le due sessioni pubbliche tenute dal nostro Governo per l'abolizione de' dritti feudali fu in molte altre private discussioni finalmente conchiusa la legge, e mandata alla ratifica del General in Capo. Questi ne ha ricercato varj rischiaramenti al Governo, il quale glieli ha di già comunicati.

 

Noi daremo nel seguente foglio le basi su cui si sa essersi stabilita la nuova legge e la discussione, che l'ha preceduta.

 

S'è vero, siccome si dice, che gli ex‑Baroni si adoperino perché tal sanzione non si apponga, direi, che intendono male i loro interessi.

 

I primi decreti di ogni Governo nuovo son sempre i più miti, e i più dolci, perché ogni governo nasce desideroso di concordia, di pace, e di conciliar fra loro gli animi de' Cittadini, e quindi sacrifica il meno possibile gl'interessi de' particolari alla Generalità; ma se per risentimento di alcuni di questi sacrificj, un Ordine, un Partito oppone un maneggio, o mezzo qualunque, onde impedire que' decreti, la Generalità se ne sdegna, perché crede di essere stata invano generosa, lo sdegno cresce pel dispetto di sentirsi vinta, il decorso del tempo innasprisce coteste passioni, e nel primo momento favorevole (in una rivoluzione e trattandosi d'interesse popolare questo momento non è tardi a giungere) la Generalità si vendica sul partito, che ha preteso esser a lei superiore, ed il decreto, che fu prima figlio dell'equità, nasce poi figlio di quel sommo diritto, ch'è somma ingiuria; e quel partito perde i vantaggi, che avrebbe conseguito prima, e soffre di più gli effetti dell'animosità nazionale.

 

Copiose sono state l'elemosine dispensate dalla Repubblica nella scorsa settimana santa. Si è aggiornata la legge sulla nuova formazione de' tribunali.

 

Fra i vari progetti presentati al Governo per l'estinzione delle carte di banco, si son distinti quello di una tontina, e quello di un imprestito forzoso progettato dal Cittadino Luigi Targioni, fino alla somma di 10 milioni, in altretante polizze di banco, che dovrebbero subito essere spente e brugiate. Questo imprestito frutterebbe ai contribuenti il 5 per 100. verrebbe cautelato sulla intera massa de' beni nazionali; ogni contribuente avrebbe in cambio delle polizze, che somministrasse, una scrittura, che lo assicurasse della sua annualità; la decima sarebbe destinata al pagamento de' frutti; il prodotto della vendita de' beni nazionali, all'estinzione del capitale. Con questo mezzo verrebbero tosto a torsi dalla circolazione 10 milioni di carte; quindi a diminuirsi l'agio, accrescersi la circolazione del contante, e crescer il valore degli stessi beni nazionali. Il Governo aborrendo tutto ciò, che può sentir di violenza, ha adottata la prima idea di una tontina; fra poco assegnerà ai Banchi i fondi corrispondenti al loro debito, che non si vuol maggiore di 13. milioni, e farà aprirne subito la vendita. Ricordiamo però, che nella vendita di tali beni, meno si dee aver conto del disagio delle circostanze presenti, che della mira politica di assicurare la pianta democratica della Repubblica ne' tempi futuri.

 

Si è presentata al Governo una deputazione, ed a nome de' patrioti si è lagnata; di lentezza nelle operazioni; di mancanza di vigore e provvidenza alle tante insorgenze, che affliggono la Repubblica; di poca depurazione nella scelta degl'impiegati; di propensione aristocratica; e finalmente di debolezza nel sostenere gl' interessi della Nazione in faccia alla Commession civile Francese. (Cittadini, se volete forte il Governo, non l'indebolite voi stessi, comunicategli i vostri lumi, i vostri desiderj; ma circondatelo della vostra fiducia). Il Govemo nulla ha ceduto alla commession civile, e si ha quasi per certo che spedirà una missione a Parigi per trattar colà direttamente sulle pretensioni della commissione. Si dice che altra simil missione siasi mandata al Generale Macdonald per una voce sparsa non si sa come, ne da chi, che al futuro direttorio dovessero esser nominati Imperiali ex‑ Principe di S, Angelo, l'ex‑Principe di Columbrano, Luigi Medici, ed i due Rappresentanti Rotondo e Laubert. Cotesta voce ha posto in convulsione il paese.

 

Per un invito del Generale in Capo, una deputazione di tre Rappresentanti percorrerà i dipartimenti per pacificarli; acciò non resti diminuita la Rappresentanza il Governo pensa di surrogar prima altri tre.

 

E' dato già l'ordine che si dia alle stampe il progetto della Costituzione per dispensarne una copia a ciascuno de' membri del Governo Provvisorio, e subito intavolarne la discussione.

 

E' giunto jer l'altro da Parigi il Cittadino Abrial colla qualità di Commessario organizzatore.

 

Accompagna il Generale Duhesme nella sua spedizione nella Puglia un Comitato formato da' nostri concittadini col titolo di comitato rivoluzionario. Ha questo Comitato meritata la lode e la gratitudine del Governo per le sue operazioni. Da sue lettere officiali si rileva, che in Barletta si era già formata una guardia nazionale di 1000. uomini divisi in due Battaglioni con un Comandante, un Ispettore due Capi Battaglioni, e tre Ajutanti maggiori. Che i Tranesi uniti a quei di Andria avevano assalita la popolazione di Minervino, la quale essendo stata difesa da taluni bravi patrioti avevan questi impedita l'entrata nella Città agli aggressori, ma buona parte del borgo era rimasta saccheggiata, e quelle popolazioni, e quei particolari, che hanno sofferto chiedono l'indennizazione de' danni sopra i beni degli assassini di Trani, di Andria, e di quelli naturali di Minervino, che gli avevano ajutati.

 

Giova ricordare, che allor quando si aspettava qui il cittadino Garat ambasciador francese a Ferdinando, per richiesta della Francia furono eliminati da questi stati alcuni Corsi emigrati, ed a taluni altri fu permesso ritirarsi nelle Città marittime della Puglia, sotto pretesto, che di là meglio potessero trovar imbarco: erano tal Corsi pensionati dall'Inghilterra; ed ora da essi forse deve ripetersi gran parte dei mali di quei Dipartimenti. Giusta l'istessa lettera del Comitato rivoluzionario, essendosi aristocratizzati molti Comuni per l'influenza di sette Corsi pensionati dal Governo, si unirono mille insurgenti da Taranto, Massafra, Francavilla, Ostuni, Gioja, Castellana, Mottola, le Grottaglie, Ceglie, Fasano ed altri luoghi, e nel giorno 15. Marzo andarono a devastare le campagne di Martina, Comunità rispettabile dell'ex‑provincia di Lecce, che di comune volontà, e gioia da' suoi concittadini si era democratizzata fin dagli 8. Febrajo; indi tornarono nel dì seguente, presentandosi con 8. pezzi di artiglieria; bravamente si difendevano quei patrioti, ma per tradimento, secondo porta la lettera, di Michele Gorza agente dell'ex‑duca, il quale negò di lasciar porre un cannone sul tetto della sua casa, ed aprì poi la casa agl'insurgenti, fu quella Comune da essi presa saccheggiata, e commessavi ogni sorta di scelleratezza.

 

Con lettera dà ragguaglio dell'avvenuto in Andria.

 

Barletta li 3 Germile an. 7. della Libertà.

 

IL COMITATO PATRIOTIOCO‑RIVOLUZI0NARIO

presso l'Ala sinistra dell'Armata di Napoli.

 

Al Governo Provvisorio della Repubblica Napoletana

 

Cittadini Rappresentanti

 

Col più gran piacere, o Cittadini Rappresentanti, il Comitato vi annunzia la totale disfatta de' Ribelli di Andria, e suoi contorni; questi scellerati erano nel numero di undicimila, aveano due pezzi di cannoni, e per allumare maggiormente il fuoco del fanatismo, avevano posto nella Città ad ogni strada un grande altare con un grosso Crocifisso, e l' imagine del perfido Tiranno. I Repubblicani si avanzano nella notte; i ribelli si scoprono, e con quel coraggio, che Figlio del Fanatismo, non è mai vero valore, vengono ad attaccargli. Allo spuntar del giorno la battaglia comincia; il bravo Generale Broussier si mette alla testa della sua Truppa: ella si avanza sotto una grandine di palle, e di metraglia; ed ogni passo viene marcato da un atto di Eroismo. Ben presto i due cannoni, bandiere, e tutto ciò che i Ribelli aveano cade in potere de' Francesi, diecimila rimangono vittima de' loro delitti, ed Andria dopo essere stata saccheggiata, brucia al presente.

 

La prima cura de' Francesi è stata quella di salvar la vita, e le sostanze de' Patriotti; si sono portati alle Carceri, dove erano da lungo tempo barbaramente detenuti, gli hanno spriggionati, e ciascun soldato prendendone uno sotto la sua protezione, l'ha ricondotto alla propria abitazione, restandovi di sentinella per garantirlo dal saccheggio. Appunto in questa mattina, i Ribelli aveano destinati di fargli morire.

 

Cittadini Rappresentanti! Voi lo vedete: i Francesi non mentiscono giammai il loro carattere. Gli Andresani han voluto esser sordi ai consigli; che la generosità del Generale Broussier veniva ad offrirgli: non hanno voluto deporre le armi; e tutti gli orrori della guerra sono caduti sopra il loro Paese per dare all'intrico Inglese il barbaro piacere di veder devastate queste belle contrade, che la Natura, e Iddio aveano destinate ad esser felici, ed ai Francesi il dispiacere di battere de' Popoli, che il loro fine è di render felici.

 

Vi spedisco questa Relazione pel Cittadino Salerno, Capitano degli Ussari volontarj della Guardia Nazionale di Foggia. Questa compagnia ha dimandato tutta intiera di seguire il Quartier Generale di Broussier per essere a parte de' disagi, che i Francesi provano per render tranquilli questi Paesi. Non vi può il Comitato abbastanza lodare, o Cittadini Rappresentanti, lo zelo attività, e coraggio, e patriottismo, col quale servono la loro Patria questi Cittadini; io vi domando per questo bravo Capitano il grado di Generale di Brigata della Guardia Nazionale del Dipartimento dell'Ofanto, sicuro, che continuerà a rendersi maggiormente utile alla sua Patria. Salute, e Fratellanza.

 

Novelli Presidente ‑ Maggi Segr.

 

Fa però dispiacer a' buoni patrioti la disparità di pareri, e di azioni che regna fral suddetto Comitato rivoluzionario, ed il Cittadino Mastrangiolo, il quale si sa che opera con facoltà del Governo, e ne gode la fiducia; e molto più la disparità col famoso zelante patriota Nicola Palomba Commissario nel dipartimento del Bradano. Questi una co' patrioti di Cerignola avev' arrestato colà Carlo Mari ex‑Principe d'Acquaviva, aristocrate in pessimo concetto a tutti gli amatori della Patria, il Comitato rivoluzionario con gran dispiacere di questi lo ha posto in libertà.

 

Articoli comunicati.

 

La Provincia di Montefusco, oggi incorporata nel Dipartimento del Volturno gode de' felici effetti della revoluzione. Ciascuna Comune si mantiene sodamente nella sua democratizazione, ed allontanata così ogni tempesta, l'Albore della Libertà vegeta meravigliosamente. In Ariano specialmente trionfa la Libertà, alla cui proclamazione e conservazione ha contribuito ciascun Cittadino da per se, ma con precisione il Cittadino Pietropaolo Goduti, Canonico di quella Chiesa Cattedrale, uomo di conosciuta dottrina e di straordinaria eloquenza il quale coll'assidua Predicazione, e coll'energia delli suoi argomenti tiene la popolazione investita di un edificante patriotismo. Varj Uffiziali Francesi passati di la anno detto francamente, che se la Repubblica Napoletana avesse di consimili soggetti negli altri suoi ripartimenti, ella sarebbe compiutamente felice.

 

Caltagirone ch'è paese fabricato dagli Arabi nel centro della Sicilia ha piantato l'albero della Libertà ‑ A Girgenti è stato pubblicamente bruciato il ritratto del re, e della regina ‑ A Terranova si è trucidato il Governatore del barone. ‑ Per un rapporto venuto legalmente la Calabria ultra è del suo fermento.

 

Si è inoltre sparsa la voce, che avendo il despota congedate le truppe napoletane, ch'erano presso di lui, queste sieno sbarcate in Calabria, ed abbiano pugnato per la causa della Libertà, ed il Citt. Muscettola già principe Luparano alla testa della sua Cavalleria abbia pienamente disfatti i pochi briganti assoldati dal Card. Mostro, vale a dire il Card. Ruffo.

 

Abbiam da Genova che alcuni bastimenti giunti da Palermo in quel porto asserirono altresì che in Caltagirone fosse già scoppiata la rivoluzione, che in Sciacca, Catania, e Trapani erasi pure manifestato del tumulto, e che la famiglia reale di notte tempo andava imbarcando gli effetti preziosi, e che il re avea già licenziata tutta la truppa napoletana.

 

Roma 29 ventoso. L'Abruzzo dalla nostra parte è sempre insurgenza. Ora però son battuti i sollevati ad Arsoli, e Subjaco, a Civitaducale, e a Santa Ruffina, che sono state prese e bruciate: Quì è stato fatto Bernard Segretario del Consolato.

 

Son venuti quì due Deputati Romani a dimandare vettovaglie. Uno de' Tribuni di quella Repubblica ne ha scritto anche al nostro Rappresentante Pagano; il nostro Governo pieno di quella umanità, con cui tutti i popoli, molto più, se liberi si devono soccorrere a vicenda, e di premuroso zelo per una Repubblica nostra finitima, e perciò anche più strettamente nostra sorella, ha subito conceduto la libera estrazione da tutte le parti della nostra Repubblica salvo che da questa Centrale, perché anche quì non se ne abbonda.

 

La Colonna Francese venuta quì dall'abruzzo ha nel passare bruciato Pentima, e dicesi anche Rocca Casale. La truppa di Proni si sbandò, ma esso ebbe campo di nascondersi in una Vigna ed ora si sente, che abbia di nuovo radunata la sua gente, e sia risorto più feroce in campagna.

 

Sono state dalla parte del Garigliano brugiate, Castel Forte, Itri, e Trajetta.

 

Non essendovi veruna legge, che ordini il sequestro de' beni Napoletani assenti, il Commissario civile presso l'armata francese in Napoli, ha ordinato che gli Agenti, debitori, ed affittatori de' beni dell'ex-Marchese del Vasto debbano continuare i loro pagamenti alla di lui nuora, Eleonora Doria Davalos, come madre, e tutrice de' suoi figli.

 

Il Generale Championet è stato arrestato in Torino per esser tradotto innanzi una corte militare, come accusato di dilapidazione; egli ha quì scritto per documenti giustificativi di sua condotta.

 

E giunto in Milano il Generale Scherer, Comandante le armate d'Italia; egli ha mandato all'armata di Napoli il dono, che il direttorio le ha fatto di una nuova bandiera. Ecco la sua lettera al General Macdonald, ed il suo proclama alle armate.

 

Lettera del Gen. in Capo Scherer, spedita da Milano

a'24. di Ventoso al Gen. in Capo Macdonald.

 

Io ho tutta la soddisfazione, Cittadino Generale, d'esser presso la valorosa armata, che voi comandate, l'interprete de' sentimenti del Direttorio esecutivo della Repubblica Francese, e mi compiaccio di doverle offerire in suo nome la bandiera che ho l'incarico di rimetterle.

 

Questa ricompensa che l'armata di Napoli riceve per le sue gloriose azioni l'obbliga a nuove imprese, ed ella ne soddisfarà le speranze. Il Governo non avrà invano contato sopra di lei. Soscritto SCHERER.

 

Proclama del Gen. in Capo Scherer Comandante delle Armate d'Italia, e di Napoli.

 

Il direttorio esecutivo mi spedisce al comando de' valorosi soldati, che compongono queste armate. Godo estremamente di trovarmi tra quei Compagni, che tante volte mi sono stati d'aiuto in far trionfare la causa della libertà.

 

I Generali, che m'han preceduto, han meritata la vostra confidenza, e 'l vostro attaccamento; io spero di avere all'una, ed all'altro gli stessi diritti.

 

Compagni, Voi avete fatto stupir il mondo colle vostre vittorie; la vostra obbedienza alle leggi gli proverà che, se siete le più valorose truppe d'Europa, ne siete pure le più disciplinate.

 

Io vi arreco per parte del Direttorio la bandiera dell'armata, bandiera ch'egli affida al vostro valore. Le vostre vittorie han coperto l'antica de' segni onorevoli de' vostri trionfi. Se i nemici della nostra libertà vi costringono prender di nuovo le armi, noi marceremo insieme ne' campi d'onore; e cuoprirete questo nuovo stendardo, che ricevete, di nuove iscrizioni, le quali attesteranno alla patria la vostra gloria, e l'amor vostro per la libertà.

 

NOTIZIE ESTERE.

 

Manheim 2. Marzo. In seguito d'un Proclama del Direttorio Esecutivo, in cui si riconviene la corte imperiale: di aver fatto avanzare le sue truppe oltre il fiume Inn in dispregio d'un articolo concordato a Rastadt il 11. Brumale anno VI. e riconoscersi che tale movimento combina colla marcia de Russi e col silenzio sinora osservato su di ciò dall'imperatore, e che però il Governo Francese si trova in necessità di far prendere alle sue armate le posizioni richieste dalle circostanze; jeri si ebbe per istaffetta la notizia, che la Vanguardia dell'armata di Jourdan comandata dal General Vandamme avea passato il Reno. Circa la mezza notte una pattuglia riferì, che i Francesi si trovavano a poca distanza dalla porta del Reno. Questa mattina si è intesa, che durante la notte era seguita una Capitolazione, in seguito della quale a sei ora della mattina un distaccamento Francese occupò la porta suddetta, e verso le nove ore entrarono nella città di Manheim circa trecento Francesi tra cavalleria e fanteria.

 

Intanto una divisione dell'armata d'Italia sotto gli ordini del Gen. Massena è entrata ne' Grigioni cacciandone gli Austriaci. Il Gen. Jourdan con suo manifesto ha detto di tener Manheim in Deposito.

 

Estratto dal Monitore di Roma.

 

Parigi, 22. piovoso. Il Direttorio ha prese le più serie misure per mettere in attività, e rinforzare le truppe Francesi in Germania ‑ Il Gen. Mollendorf protegge colla vanguardia Prussiana la famosa linea di demarcazione ‑ A Pietroburgo si giacobinizza, e vi si sono organizzati molti club. I magistrati, e il popolo di Filadelfia cercano la pace colla Francia ‑ La lenta diplomatica Alemanna di Rotisbona non impone, ma disgusta i Francesi a Rastadt. Si dice, che le speranze della pace siano affatto svanite. Tanto meglio. ‑ L'Imperatore germanico concentra le sue forze nella Dalmazia, nel Tirolo, e nel Volarsberg - La Porta Ottomanna pensa ad offrire l'indipendenza al prode Passvvan Oglu (offrirà il sol di luglio). ‑ La riva diritta dei Reno fermenta favore dei Francesi, in mano dei quali sono le porte della Germania Si lavora indifessamente, e colla massima cautela per fortificare Ehrenbreitstein ‑ Si sà dall'Egitto, che il Gen. Lasne si è impadronito oramai di tutta la Siria. Quel Pascià è stato intieramente disfatto, e son venuti nelle mani di questo General Francese i tesori immensi, che quel Pascià avea raccolti per il Gran Signore ‑ Han rallegrato tutta Pa­rigi le notizie di Corfù. Il Gen. Chabot ha fatto una sortita così gloriosa, e felice, che i Russi hanno sentito per la prima volta il piccante sapore delle bajonette Repubblicane. I tremendi Russi se hanno avuto cattivo cervello, hanno peraltro avuto buone gambe, fuori che trecento di loro con diciotto uffiziali ‑ Le rendite pubbliche della Francia nel primo trimestre si son trovate ascendere a circa venti millioni di scudi romani ‑ Bruselles da un mese a questa parte non è più in stato di assedio.

 

E stato nominato il Gen. Milet‑Mureau Ministro della guerra in luogo del Geni. Scherer ch'è partito al comando dell'armata d'Italia,

 

Monaco 23. Feb. E' morto a' 16. corrente l'Elettor Baviera. Varj Corrieri furono però spediti al Duca di Dueponti chiamato alla successione dell'Elettorato; ed è giunto qui a prender possesso a' 20. di questo.

VARIETA'

 

Estratto del Mercurio Galante de' Campi Elisi de' 3. Germile.

Dialogo fra IPPOCRATE, LUCIANO, e DEMOCRITO.

Luc. Buon giomo, Ippocrate. Da tanto tempo ti cerco, e non ti trovo; ho da farti un quesito importante.

 

Ipp. Addio, Luciano. Tu mi stai con fisonomia mezzo tr'atrabi­lare, e derisoria. Che vuoi? nella buona compagnia del filosofo di Ab­dera tu dovresti essere tutto lieto.

 

Luc. Dimmi, Padre della Medicina, quando tu eri sulla terra, ed adoperando un metodo curativo, vedevi che l'ammalato peggiorava; cosa facevi?

 

Ipp. Cambiava di metodo.

 

Luc. Eppure nelle nuove Repubbliche di costà sopra, al male delle Insurgenze non si fa altro che applicar ferro e fuoco; il male sempre peggiora, e non si cambia metodo. Non ridi tu, Democrito?

 

Democr. No: vien anche a me voglia di piangere.

 

Paragone de'Banchi di Napoli con quei degli Esteri riprodotto al

GOVERNO REPUBBLICANO dal Cittadino Michele Torcia

a'9. Ventoso anno 7. della Libertà.

 

Premendo al Governo il ristabilimento di questi vecchi nostri Banchi, e con ciò la sicurezza delle immense somme per il primitivo sistema di buona fede ivi da' particolari concentrate, avea stimato doverne far riaprire i canali della circolazione per le improvise urgenze della minacciata guerra poscia terminata, con assegnar alle loro casse il fruttato dell'ultima decima imposta sulle terre, e di qualche altro grosso capitale rimasti inoperosi per l'allontanamento della guerra medesima. Un tratto di simil provvidenza importante alla nostra Nazione, utilissimo al commercio dell'Europa in generale, avea rapito in trasporti di allegria tutti i ceti, e principalmente quello de' Negozianti. Questa Nazione piena in ogni secolo di buon senso, e che i Sciolotti moderni Romani hanno trattato ignorantemente da policinelli [ 1]  , gli Oltramontani da perfidi e vili, deridendo il giusto titolo di fedelissima Città di Napoli fondato sulla sua costanza nel preservare i suoi usi e costumi, e il coraggio nell'espellerne i prepotenti e concussionari Governanti: Questa Nazione, dico, per sopprimere l'ebraiche usure degli avari ha da se per impulso di private società, senza il concorso del Governo viceregnale, allora creato in due secoli e mezzo sette fondatissimi Banchi, il primo de' quali il Monte della Pietà, poi quello della Misericordia, i quali coll'economia e col registro essendo divenuti padroni di gran fondi prediarj, anche hanno adempito con soprabondanza i sentimenti inculcati con sì sacri titoli; ad esempio de' quali son venuti quei de' Poveri de' Vergognosi, e dell'Annunciata quì è a Sulmona. La Nazione ha creduto e crede con fermezza che in tali Banchi e Monti nella Capitale, e ne' simili più piccoli per le Provincie il denaro conservato nelle loro casse debba esser come il Sole nel centro d'un Sistema Planetario, intorno a cui acquistano vita e moto le carte proporzionalmente alle somme registratevi, come in altrettante orbite nel Mondo mercantile. Non è stato questo il caso del Banco di S. Spirito in Roma, ove un Caos Cartulario niente attratto e repulso ne' suoi vortici dal Centro Monetario, ha finora rassomigliato ad un mappamondo di cartone, su cui ogni goccia di acqua, ogni sgraffiatura ecclissa o distrugge una stella, un pianeta, una zona intera: così le cedole in disgredito fan fallire un banchiere, una Compagnia, una Città, uno Stato. Il fallimento di un solo ramo di commercio sommerge una nazione, o l'allontana e disperde per qualche tempo dalla splendida sfera dell'attività umana. Gli esempi sono moltiplici negli annali in tutti i popoli, de' Tirii, degli Egizii, Persiani e Cartaginesi, de'Romani stessi di Atene e Creta ne' tempi antichi; ne' tempi di mezzo di Pisa e Genova, e nelle nostre Regioni Amalfì e Messina. L'abberrazione del solo monetario ha tratto seco negli abissi le sfere mercantili, e spesso le politiche sul Globo. Uno stato senza commercio, ed il commercio senza moneta sono Mondi fragili male organizzati, tanti Orrery. Inglesi di Pinchbech, dove le sfere non muovonsi senza impulso del discredito e i circoli scompongonsi al minimo urto. Le polizze, le cedole, i bi­glietti se non possono essere realizzati ad ogni richiesta in contante, ad ogni minimo sospetto di diffidenza precipitano nelle ombre del di­scredito, né ricompariscon più sull'Orizzonte mercantile. Di tal difetto a' giorni nostri stan più o meno soffrendo le Tavole della nostra con­sorella Sicilia, la Banca di Scozia già fallita, e quella di Londra quasi nella estate del 1797. puntata; quella di Stokholm, e Koppenhagen quelle di Spagna; la Compagnia dell'Indie in Francia ed altre società in Europa; anche il nostro Banco dell'Annunciata che per altro sta risorgendo, essendo prediario come gli altri.

 

Il sistema al contrario de' Banchi di Napoli era il più saldo che vi fosse forse mai stato nel Mondo, incrollabile, inurtabile, inattaccabile, anche più di quello di Venezia, anzi di Amsterdam. In fatti avendo tutti due sofferto un terremoto politico, questi di Napoli non han cessato mai di scontare, poco, o assai non importava e già pagan sempre. Quello di Amsterdam al contrario cominciando a vacillar dopo l'invasione de' Prussiani nell' 1787. è poi totalmente scomparso dall'orbe mercantile nell'ultime convulsioni, forse agonie della Repubblica Batava. Il nostro edificio eretto da' semplici Cittadini coll'ajuto del solo buon senso ed esperienza civica ha serbato per due secoli, e mezzo tutta la solidità delle sue fondamenta, e la semplicità della sua elevazione appunto come il palazzo del Monte della Pietà: non paga interessi ai Capitalisti, non n'esige dai poveri (cosa in cui quello di Roma era per verità più generoso) ma soltanto dai ricchi suoi pegni; e con un ordine ammirabile di scrittura, con un sistema elettivo annuo di Amministratori misto di più classi con paghe ed ascensi regolari agli Uffiziali e Servienti, con distribuzione fissa di sussidi caritatevoli agli Orfani, alle Vedove, e Zitelle, alle Chiese, ed Ospedali, ai bisogni di ogni classe, e nazione; divenuta modello e sorgente nel medesimo tempo di vera umanità à vincolato a se i cuori di tutti i cittadini, l'ammirazione di tutti gli Esteri, il più scrupoloso rispetto delle popolari rivoluzioni di Masaniello e Macchia, degli eserciti conquistatori di Spagnoli o Tedeschi dal principio di questo secolo fino al 34, ad anche dai parosismi dell'ultime convulsioni; le quali dopo pochi mesi di stringimento an cessando dato luogo alla reciproca armonia tra il denaro e le carte.

 

Il Banco di Amsterdam al contrario più ricco colle sue tonne (botti d'oro) più accreditato in Europa per i frutti che ricavano i capitalisti, con l'agio o sia comodo che la sua carta avea ottenuto nel giro delle piazze mercantili, coi crediti dal suo seno usciti a grossi interessi per la Francia, l'Austria, la Danimarca, e sopratutto la Svezia, e l'Inghilterra, colle compagnie da lei create e cresciute nelle due Indie, alle Berbices, colle pesche della mostruosa balena e della piccola aringa, tutte e due però fruttuosissime a Shetland e Groenland avea alzato in un secolo una fronte più brillante e superba, una celebrità assai più estesa; ma simile all'edifizio della maison de Ville che la contiene nel centro di Amsterdam, coi planisferi celesti calpestati da' mercanti nella sua galleria, col globo regolato da Mercurio Trismegisto sul festigio, appena furori vuotate dagli artigli dell'Aquila Prussiana le tonne dalle sue caves (o sotterranei) che tutto l'edificio mercantile è rimasto oscurato come i pilotis (palificazioni) su cui fu fondato: ed il suo crollo ha fatto crollare o almen traballare quello della Repubblica sua Madre incapace di armar più quelle formidabili flotte, di soldar quegli eserciti colla di cui forza creò, ampliò e sostenne la sua vita e gloria, le sue vaste colonie e pesche, il suo commercio in tutti i mari, i suoi dominj in Europa contro i tre Filippi di Spagna, contro il Gran Luigi di Francia, contro i feroci armamenti nell'Atlantico dell'Usurpator Cromwel e dell'ingrato Carlo II. Allora produsse il grande interprete della pace e della guerra Grozio, poi il gran figlio di Esculapio Boerhaave, e in tutto il corso della sua prosperità; celebri ammiragli van Diemen, Maazeuyker, Maesdom, Tromp., l'incomparabile de Ruyter, il quale cominciata la carriera da mozzo nell'Indie la finì da Eroe alla battaglia di Messina e dai bravi Batavi di allora immortalato dalla penna di Heinsio sulla sua tomba Immensi tremor Oceani.

 

Su queste solidissime basi può risorgere, se il savio governo vuole, più glorioso il sistema ruinato o ruinoso de' nostri BANCHI.

 

Una Ragione politica avendo trattenuto il foglio questa Settimana se ne daranno 3 nella Settimana ventura.

 

APPENDICE al, n. 15

 

a) Testo dell'articolo non pubblicato.

 

Eleonora Fonseca Pimentel, compilatrice del Monitore, a suoi Associati, Salute e prosperità.

 

Nell'ultimo n. 14 fu inserito il presente paragrafo:

 

«Lo stesso Gen. Rey di sua autorità mandò mercordì mattina a richiedere tutte le collane di oro, che la corte soleva dispensare a' cavalieri del Tosone, e ch'esistevano presso l'uffiziale del carico». Cotesto articolo ha mosso il Gen.le Rey a chiamarsi lo stampatore, ed interrogarlo minacciosamente da chi avesse avuto tale notizia; e sulla risposta, che non a lui, ma sibbene alla Cittadina Compilatrice dovea richiedersi tal conto, il Generale, dopo averlo minacciato di carcere e di fucilazione, quasi per ora egli facesse una grazia in salvarlo d'ammendue, gli ha ordinato di non ardire di pubblicare da qui innanzi alcun numero, senza portarlo prima a lui sotto pena di farlo fucilare. Informata di ciò la cittadina, questa mane a mezzodì si è tosto portata al Palazzo Nazionale, ed al Governo riunito ha dirette le seguenti parole, e letta l'annessa carta.

 

«Cittadini rappresentanti, La dignità Nazionale, il pericolo imminente di un cittadino, la sicurezza individuale di voi tutti, e di noi, mi obbligano a rappresentarvi questa petizione.

 

Libertà

Eguaglianza

 

An. 7 della lib. 1 della Rep. Nap.

6 Gemile (26 marzo 1799).

 

«La cittadina Eleonora Fonseca Pimentel, Compilatrice del Monitore Napoletano, vi fa presente, che avendo inserito nel num. 14 il seguente paragrafo: 'Il Gen. Rey di sua autorità mandò mercordì mattina a richiedere tutte le collane di oro, che la corte soleva dispensare a' cavalieri del Tosone', il medesimo Gen. Rey ha fatto chiamare a sé il cittadino Giaccio, stampatore del foglio, e malgrado, che da lui sentisse prestar egli al Monitore la sola opera machinale della stampa, ed esserne essa cittadina la compilatrice, lo ha minacciato di carcere, e spinta l'audacia ad ordinargli di non pubblicar da ora innanzi numero alcuno senza prima portarlo a lui. Gen. Rey, sotto pena di fucilazione.

«Ora perchè niuna legge ha fatto il Gen. Rey Censore delle pubbliche stampe, quest'ordine e questa minaccia inchiudono una violazione della libertà della stampa, della sicurezza individuale dei Cittadini, de' quali niuno può essere tenuto a cosa chr non venga comandata dalla Legge, né altrimenti punito che per una violazione della legge medesima, e con pena da lei pronunziata; ed inchiudono inoltre una prepotenza non solo, ma patente viltà per parte del Gen suddetto, il quale si rivolge contra l'innocente Stampatore del foglio, e non contra chi lo scrive, quasi credendo giovarsi della meno felice condizione di quello.

 

«Essa Cittadina a nome della Dignità Nazionale, della libertà, e sicurezza di tutt' i Cittadini, di quel sacro dritto, che ognuno deve avere ad un'eguale considerazione e protezione della legge, vi fa la petizione, che di urgenza prendiate i mezzi opportuni per impedire ogni violenza dal denominato Gen.le avverso la persona di esso Giaccio, e per assicurare la libera pubblicazione del Foglio, e che passiate subito la notizia di un tal fatto al Gen.le in capo, acciò reprima egli stesso, qual si conviene, la prepotenza del Gen. Rey, che violando i dritti dell'uomo ed i principi fondamentali dell'Augusta Costituzione del Popolo Francese, si rende verso lui reo di lesa Nazione. Iddio feliciti la Repubblica e voi».

 

Ed ha conchiuso: «Cittadini Rappresentanti. Domani al più tardi è il giorno della pubblicazione del foglio, sottoposto alla revisione e censura del Gen. Rey, come atto lesivo dei dritti de' Cittadini, senza che voi l'ordiniate con pubblica legge; non devo lasciare l'infelice stampatore esposto per me ad una violenza, per obbligo di onestà; né devo, né posso; mio parere è che voi passiate questa medesima petizione al Gen.le in capo appoggiata da una vostra rappresentanza. Voi disponete ciò che alla vostra Dignità, e alla pubblica sicurezza conviene. Io attenderò le vostre determinazioni per eseguirle.

 

«Sia tutto ciò Cittadini, a vostra notizia, per discarico della sospensione del foglio. Intanto serva di rettificazione alla riferita notizia delle Collane, che il Gen.le Rey, fatto chiamare particolarmente ad uno ad uno gli ex‑cavalieri, ha da ciascuno estorta la suddetta Collana».

 

b) Testo della lettera di Ciaia.

 

Ignazio Ciaia prega quanto sa e puole l'ottima Cittadina Pimentel a degnarsi di non mettere parola nel suo foglio, che si rapporti all'affare con Rey. Si eviti una guerra, che potrebbe essere funesta, sacrificando alla circostanza un giusto risentimento. Lo stampatore sarà salvo, e il vostro foglio andrà felicemente innanzi quando si rinuncii ad una discussione, che senz'utile alcuno comprometterebbe il governo e voi. Si spera tutto dalla vostra prudenza, ed io ho dritto d'aggiungere dalla vostra amicizia.

 

 

 

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Fondato nel 1799 da Carlo Lauberg ed Eleonora de Fonseca Pimentel
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Anno CCXXV
Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011
ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)
Direttore Responsabile & Editore: GIOVANNI DI CECCA


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