Crisi di Suez del 1956 |
Lunedì 19 Novembre 2012 15:12 |
Il 29 ottobre, Israele invase la Striscia di Gaza e la penisola del Sinai e fece rapidi progressi verso la zona del canale. Come previsto dall'accordo, Regno Unito e Francia si offrirono di rioccupare l'area e separare le parti in lotta. Nasser (la cui nazionalizzazione della compagnia era stata accolta con gioia dall'opinione pubblica egiziana) rifiutò l'offerta, cosa che diede alle potenze europee un pretesto per una invasione congiunta per riprendere il controllo del canale e rovesciare il regime di Nasser. Per appoggiare l'invasione, numerose forze aeree, comprendenti molti aerei da trasporto, erano state posizionate a Cipro e a Malta da britannici e francesi. I due campi aerei di Cipro erano così congestionati che un terzo campo, che si trovava in condizioni dubbie, dovette essere rimesso in sesto per accogliere gli aerei francesi. Perfino il RAF Luqa di Malta era estremamente affollato dagli aerei del Bomber Command. Il Regno Unito dispiegò le portaerei Eagle, Albion e Bulwark, mentre la Francia fece stazionare la Arromanches e la La Fayette. In aggiunta le britanniche Ocean e Theseus funsero da trampolino di lancio per il primo assalto elitrasportato della storia. Regno Unito e Francia iniziarono a bombardare l'Egitto il 31 ottobre per costringerlo a riaprire il canale. Nasser rispose affondando tutte e 40 la navi presenti nel canale, chiudendolo in pratica fino all'inizio del 1957.
Il 5 novembre sul tardi, il terzo battaglione del reggimento paracadutisti si lanciò sul campo aereo di El Gamil, ripulendo l'area e stabilendo una base sicura per i rinforzi e gli aerei di appoggio in arrivo. Alle prime luci del 6 novembre i commando britannici del NOS 42 e del 40º Commando Royal Marines assalirono le spiagge con mezzi da sbarco della seconda guerra mondiale. Le batterie delle navi da guerra in posizione al largo iniziarono a sparare, dando un buon fuoco di copertura per gli sbarchi e causando danni considerevoli alle batterie egiziane. La città di Porto Said subì gravi danni e venne vista in fiamme. Incontrando una forte resistenza, il commando numero 45 andò all'assalto con gli elicotteri e allo sbarco si mosse verso l'interno. Diversi elicotteri vennero colpiti dalle batterie sulle spiagge subendo perdite sostenute. Il fuoco amico degli aerei britannici causò pesanti perdite al 45º Commando. Combattimenti di strada e casa per casa erano all'ordine del giorno. Una dura opposizione arrivò da postazioni di cecchini ben trincerati, che causarono diverse perdite. Cessate il fuoco e ritiroL'operazione per prendere il canale ebbe molto successo dal punto di vista militare, ma si risolse in un totale disastro politico a causa della miopia dei suoi organizzatori inglesi, francesi e israeliani. Oltre che con quella di Suez, gli Stati Uniti stavano trattando la quasi simultanea crisi ungherese, ed affrontarono l'imbarazzante situazione (in particolare agli occhi del Terzo Mondo) di criticare l'intervento militare sovietico, tacendo al tempo stesso sulle azioni dei suoi due principali alleati europei. Cosa forse più importante, gli USA temevano anche un allargamento del conflitto dopo che l'URSS minacciò di intervenire a fianco dell'Egitto e lanciare attacchi con "tutti i tipi di moderne armi di distruzione" (seppur non l'abbiano mai dichiarato, era chiaro che i sovietici intendessero un attacco nucleare) su Londra e Parigi. Quindi l'amministrazione Eisenhower costrinse Regno Unito e Francia ad un cessate il fuoco che in precedenza aveva detto agli alleati che non avrebbe richiesto. Parte della pressione che gli Stati Uniti usarono contro il Regno Unito fu finanziaria, poiché Eisenhower minacciò di vendere le riserve statunitensi della sterlina, provocando così il crollo della valuta britannica. Ci fu anche una parte di scoraggiamento per via della critica da parte dei primi ministri del Commonwealth, il canadese St. Laurent e l'australiano Menzies, in un periodo in cui il Regno Unito continuava a guardare al Commonwealth come ad una entità importante, in quanto residuo dell'Impero Britannico, e come ad un sostenitore automatico degli sforzi britannici nel restare una potenza mondiale. Il governo britannico e la sterlina finirono entrambi sotto pressione. Eden fu costretto a dimettersi, e le forze d'invasione si ritirarono nel marzo 1957. Prima del ritiro, Lester Pearson, ministro degli esteri canadese, si era presentato all'ONU suggerendo la creazione di una Forza di emergenza delle Nazioni Unite (UNEF) a Suez per "mantenere i confini in pace mentre si cercava un accordo politico". Le nazioni Unite accettarono entusiasticamente e la forza venne inviata, migliorando enormemente le condizioni dell'area. Lester Pearson venne premiato con il Nobel per la pace nel 1957 per i suoi sforzi. La forza di emergenza dell'ONU fu una creazione di Pearson, ed egli è considerato il padre del moderno concetto di "peacekeeping". ConseguenzeLe dimissioni di Eden segnarono, almeno fino alla guerra delle Falkland, la fine dell'ultimo tentativo fatto dai britannici di stabilire, come scrive Scott Lucas, "che il Regno Unito non aveva bisogno dell'avallo di Washington per difendere i propri interessi". Comunque, Nigel Ashton sostiene "che la strategia britannica nella regione cambiò molto poco alla luce dei fatti di Suez. Macmillan ebbe la stessa determinazione di Eden nel fermare Nasser" anche se fu più volenteroso nel cercare in futuro l'appoggio statunitense per questo scopo. In un certo senso, segnò anche la fine simbolica dell'Impero Britannico, anche se in realtà era in declino da decenni, anche prima della seconda guerra mondiale. La crisi segnò anche il trasferimento del potere alle nuove superpotenze di Stati Uniti e Unione Sovietica. L'incidente dimostrò anche la debolezza della NATO circa le consultazioni preliminari con gli alleati prima di usare la forza e la mancanza di pianificazione e cooperazione della NATO al di fuori del teatro europeo. Dal punto di vista del Generale Charles de Gaulle, gli eventi di Suez dimostrarono che in caso di reale bisogno, la Francia non doveva fare affidamento sugli alleati, in particolare gli USA, che potevano perseguire scopi differenti. La crisi aumentò grandemente la posizione di Nasser all'interno del mondo arabo e aiutò a promuovere il panarabismo. Essa velocizzò il processo di decolonizzazione, in quanto le restanti colonie di Francia e Regno Unito divennero indipendenti negli anni seguenti. In reazione alla guerra, il governo egiziano espulse quasi 25.000 ebrei egiziani confiscandone le proprietà, e ne mandò all'incirca altri 1.000 in prigione o in campi di detenzione.[1] D'altra parte, Suez fu l'ultima occasione nella quale gli USA dimostrarono un significativo scetticismo verso Israele e le sue politiche nei confronti dei vicini arabi, in seguito, particolarmente durante la presidenza di Lyndon B. Johnson, dimostrarono un completo (anche se non incondizionato) appoggio per Israele. Dopo Suez, Aden e l'Iraq divennero le principali basi per i britannici nella regione. Per l'inizio del 1957 tutte le truppe israeliane si erano ritirate dal Sinai. |