De Gasperi Alcide |
Lunedì 10 Dicembre 2012 15:37 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Alcide De Gasperi, o più propriamente Alcide Degasperi (Pieve Tesino, 3 aprile 1881 – Borgo Valsugana, 19 agosto 1954), è stato un politico italiano.
Prima esponente del Partito Popolare Italiano e poi fondatore della Democrazia Cristiana con il suo scritto Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana, è stato il primo Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. Viene oggi considerato come uno dei padri della Repubblica e, insieme al francese Robert Schuman, al tedesco Konrad Adenauer e all'italiano Altiero Spinelli, uno dei padri fondatori dell'Unione europea. La Chiesa Cattolica lo venera come servo di Dio, ed è in corso la causa di beatificazione.
Biografia
De Gasperi nacque a Pieve Tesino in una povera famiglia tirolese: infatti i suoi genitori dovettero chiedere un sussidio allo Stato austriaco per farlo studiare. Era il primo dei quattro figli di Maria Morandini, nata a Predazzo, e Amedeo Degasperi, nato a Sardagna. Dopo di lui nacquero Mario, che fu sacerdote, Marcella e Augusto.
Il periodo austroungarico
Italiano di lingua, De Gasperi nacque e si formò nell'allora Tirolo Italiano, ovvero Trentino, regione che all'epoca era parte dell'Impero austro-ungarico. Si iscrisse nell'anno scolastico 1896/1897 all'Imperial Regio Ginnasio superiore di Trento, dimostrandosi studente capace soprattutto in latino, greco, italiano, lingua tedesca e propedeutica filosofica. Ottiene la laurea in Filologia presso l'Università di Vienna. Fin da giovanissimo partecipò ad attività politiche d'ispirazione cristiano-sociale: nel periodo degli studi universitari, a Vienna e a Innsbruck, fu leader del movimento studentesco e protagonista delle lotte degli studenti trentini, che miravano a ottenere un'università in lingua italiana per le minoranze italofone del Tirolo e dell'impero. Dopo la rivolta degli studenti di lingua tedesca, dovette scontare per queste sue attività anche qualche giorno di reclusione a Innsbruck.
Dopo la laurea entrò a far parte della redazione del giornale Il Giusto e in breve tempo assunse la carica di direttore, scrisse una serie di articoli con cui difendeva l'autonomia culturale del Trentino frente il Tirolo tedesco, ma non mise mai in discussione l'appartenenza di tutto il Tirolo all'Impero austro-ungarico.
Nelle elezioni del Parlamento austriaco del 13 e 20 giugno 1911 venne eletto tra le file dei Popolari: nel suo collegio elettorale di Fiemme-Fassa-Primiero-Civezzano, di 4275 elettori, ottenne ben 3116 voti. Il 27 aprile 1914 ottenne anche un seggio nella Dieta Tirolese di Innsbruck. Anche il suo impegno di Parlamentare fu legato alla difesa dell'autonomia delle popolazioni trentine. La sua attività propagandistica finì con l'essere tenacemente avversata dagli organi polizieschi in seguito al precipitare degli eventi internazionali: l'attentato di Sarajevo che determinò lo scoppio della prima guerra mondiale e soprattutto l'adesione dell'Italia alla Triplice intesa.
Inizialmente De Gasperi sperò che l'Italia entrasse in guerra a fianco dell'Austria e della Germania sulla base della Triplice alleanza. Quando ciò non avvenne, s'impegnò perché fosse almeno mantenuta la neutralità italiana, poi sapeva dell'opinione popolare trentina legata alla casa d'Asburgo. In questo modo la politica di De Gasperi era in aspro contrasto con quella di Cesare Battisti, che in quello stesso anno si recò a Roma.
Prova della sua posizione di fiducia all'Austria e agli Asburgo è la dichiarazione in un colloquio con Conrad von Hötzendorf secondo cui, nel caso di un referendum popolare, i trentini avrebbero optato per l'Austria nell'ambito del 90%.
Durante il periodo in cui il Parlamento di Vienna rimase inoperoso (dal 25 luglio 1914 al 30 maggio 1917), De Gasperi si dedicò soprattutto ai profughi di guerra. A tal fine venne nominato delegato per l'Austria Superiore e per la Boemia occidentale del Segretariato per i profughi e rifugiati. Anche dopo la riapertura del Parlamento continuò a occuparsi del tema, tanto che presentò e fece approvare una legge per regolare il trattamento loro riservato. Quando fu prevedibile il crollo dell'Impero, le sue posizioni politiche cambiarono e si fece fautore del diritto all'autodeterminazione dei popoli: nel maggio 1918 fu tra i promotori di un documento comune sottoscritto dalle rappresentanze dei polacchi, dei cechi, degli slovacchi, dei rumeni, degli sloveni, dei croati e dei serbi. E il successivo 24 ottobre partecipò alla formazione del Fascio nazionale, comprendente popolari liberali trentini e liberali giuliani e adriatici.
Dal primo dopoguerra al fascismo
Nel 1919 aderì al Partito Popolare Italiano promosso da don Luigi Sturzo; solo nel 1921 venne eletto deputato a Roma, in quanto il Trentino fino a quell'epoca era stato sottoposto a regime commissariale.
Nel 1922 si sposa con Francesca Romani nella chiesa arcipretale di Borgo Valsugana. Nasceranno quattro figlie, una delle quali entrerà in monastero.
Al tempo delle dimissioni di Don Sturzo da segretario del PPI De Gasperi era capogruppo alla Camera. Nel 1925 assunse la segreteria del partito popolare.
Dopo l'iniziale sostegno del suo partito nella prima parte del governo Mussolini, tanto che nel 1923 i popolari cercarono inizialmente di trovare un compromesso sulla legge Acerbo, De Gasperi tenne un discorso alla Camera dei Deputati il 15 luglio 1923 esplicando il suo atteggiamento verso quella legge. Successivamente si oppose all'avvento del fascismo finché, isolato dal regime, fu arrestato alla stazione di Firenze l'11 marzo 1927, insieme alla moglie, mentre si stava recando in treno a Trieste. Al processo che seguì venne condannato a 4 anni di carcere e a una forte multa.
Dopo la scarcerazione, alla fine del luglio 1928, venne continuamente sorvegliato dalla polizia e dovette trascorrere un periodo di grandi difficoltà economiche e isolamento sia morale che politico. Senza un impiego stabile, provò a presentare domanda presso la Biblioteca Apostolica Vaticana nell'autunno 1928, contando sull'interessamento del vescovo di Trento, mons. Celestino Endrici, e di alcuni amici ex popolari. Lo stesso capo bibliotecario Igino Giordani si adoperò presso padre Tacchi Venturi affinché i pedinamenti della polizia terminassero. L'assunzione - come impiegato avventizio - venne soltanto dopo la firma dei Patti Lateranensi (1929).
In quella sede passò lunghi anni di studio e di osservazione degli avvenimenti politici italiani e internazionali, nonché di approfondimento della storia del partito cristiano del Centro in Germania e delle teorie economiche e sociali maturate in seno alle varie correnti della cultura cattolica europea.
In questo periodo De Gasperi scrisse articoli regolari su una rivista vaticana chiamata "Illustrazione italiana" e mostrò un evidente coinvolgimento nella lotta tra cattolicesimo e comunismo anche a scapito della perspicacia delle sue valutazioni sul Nazismo tedesco. In particolare giustificò l'annessione dell'Austria al Reich criticando il "processo di scristianizzazione" portato avanti a suo dire dal Partito Socialdemocratico austriaco e appoggiò le posizioni della chiesa tedesca nel 1937 favorevoli al Nazismo in opposizione ai comunisti tedeschi.
Nel 1942-43, durante la Seconda guerra mondiale, compose, insieme ad altri, l'opuscolo Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana in cui esprimeva le idee alla base del futuro partito della Democrazia Cristiana di cui sarebbe stato cofondatore.
Una volta liberato il sud Italia a opera delle forze anglo-americane, entrò a far parte in rappresentanza della Democrazia Cristiana (DC) nel Comitato di Liberazione Nazionale. Durante il governo guidato da Ivanoe Bonomi fu ministro senza portafoglio, mentre dal dicembre del 1944 al dicembre del 1945 venne nominato ministro degli esteri. Nello stesso anno fonda il Centro Nazionale Sportivo Libertas.
Nella Repubblica italiana
De Gasperi con Nilo Piccoli (1951)
Nel 1945 fu nominato presidente del Consiglio dei Ministri, l'ultimo del Regno d'Italia. Durante tale governo fu proclamata la Repubblica e perciò fu anche il primo capo di governo dell'Italia repubblicana, e guidò un governo di unità nazionale, che durò fino alle elezioni del 1948.
Da ricordare che il 12 giugno del 1946, allorché il consiglio dei ministri da lui presieduto procedette alla proclamazione della repubblica prima che la Corte di cassazione proclamasse i risultati definitivi del referendum del 2 e 3 giugno, egli ricoprì la carica di capo provvisorio dello Stato e dunque a lui furono trasmesse le funzioni fino allora esercitate dal re Umberto II: in quelle ore si ebbe il drammatico scambio di battute con Falcone Lucifero, in cui De Gasperi affermò: «O lei verrà a trovare me a Regina Coeli, o io verrò a trovare lei».
De Gasperi cumulò nella sua persona le due cariche di capo del Governo (presidente del Consiglio dei ministri) e di capo provvisorio dello Stato fino al 1º luglio 1946, quando Enrico de Nicola, eletto Capo provvisorio dello Stato il 28 giugno dall'Assemblea Costituente, prese ufficialmente possesso della carica.
Il 10 agosto 1946 intervenne a Parigi alla Conferenza di pace, dove ebbe modo di contestare, attraverso un elegante e impeccabile discorso, le dure condizioni inflitte all'Italia dalla Conferenza.
Nel gennaio 1947 ebbe luogo la celebre missione di De Gasperi negli Stati Uniti, nel corso della quale lo statista conseguì un importante successo politico con l'ottenere dalle autorità americane un prestito Eximbank di 100 milioni di dollari. L'apertura di un dialogo costruttivo tra i due paesi conferì a De Gasperi la motivazione e il sostegno necessari ad attuare l'ambizioso disegno di un nuovo governo senza le sinistre e con l'apporto di un gruppo di "tecnici" guidati da Luigi Einaudi. La formazione del quarto gabinetto De Gasperi contribuirà a ripristinare la credibilità dell'azione di governo, consentendo l'adozione della strategia antinflazionistica nota come "linea Einaudi".
Nell'occasione fu il terzo italiano a essere onorato di una ticker-tape parade dalla città di New York, e sarà l'unico a ripeterne l'esperienza, nel 1951.
Le elezioni del 18 aprile del 1948 furono tra le più accese della storia repubblicana, visto lo scontro tra la DC e il Fronte popolare, composto da socialisti e comunisti. De Gasperi riuscì a guidare la DC a uno storico successo, ottenendo il 48% dei consensi (il risultato più alto che qualsiasi partito abbia mai raggiunto in Italia) e fu nominato Presidente del primo Consiglio dei ministri dell'Italia repubblicana. Con una tale maggioranza, la DC era in grado di governare da sola, ma De Gasperi sollecitò invece la collaborazione di laici liberali, socialdemocratici e repubblicani. Secondo Montanelli, «De Gasperi li aveva imbarcati nel suo ministero appunto per sottrarre il suo partito al pericolo di diventare vassallo della Chiesa e per sottrarre la Chiesa alla tentazione di servirsi del partito per governare l'Italia come una parrocchia».
In un'Italia oberata dal ricordo di vent'anni di dittatura fascista e spaventosamente logorata dalla Seconda guerra mondiale, De Gasperi affrontò con dignità politica le trattative di pace con le potenze vincitrici, riuscendo a confinare le inevitabili sanzioni principalmente all'ambito del disarmo militare, ed evitando la perdita di territori di confine come l'Alto-Adige e la Valle d'Aosta. Cercò inoltre di risolvere a vantaggio dell'Italia la questione della sovranità di Trieste e dell'Istria, ove ebbe meno fortuna. Finanziò una rivista, Terza generazione, il cui scopo era di unire i giovani di là dai partiti e superare la divisione tra fascisti e antifascisti.
Sempre in politica estera concluse importanti accordi con le potenze occidentali per finanziare la ricostruzione e il riassetto dell'economia italiana.
La tomba di De Gasperi a Roma
La situazione precaria del paese migliorava molto lentamente, provocando il malcontento del movimento operaio e sindacale; ad alimentare la protesta e i disagi fu anche una spaventosa alluvione del Po che fece molte vittime nella zona agricola delle province di Rovigo e Venezia (1951).
L'incidente diplomatico con il Vaticano
Nel 1952, per il timore di un'affermazione in Italia delle posizioni marxiste, il Vaticano avallò per le elezioni amministrative del comune di Roma l'iniziativa di don Luigi Sturzo che prospettava un'ampia alleanza elettorale che coinvolgesse, oltre ai quattro partiti governativi anche il Movimento Sociale Italiano e il Partito Nazionale Monarchico. La Santa Sede non avrebbe accettato che la "Città Eterna", in quanto sede della Cristianità, potesse essere amministrata da un sindaco comunista. De Gasperi si oppose nettamente a questa ipotesi per motivi morali e per il suo passato antifascista, e anche per sostenere la sua visione laica dello stato. Affermò con decisione:
La coalizione con le destre non venne accettata ed egli seppe resistere sulle sue posizioni sino a quando Papa Pio XII – che aveva persino mandato da lui il famoso predicatore Riccardo Lombardi, nell'intento di persuaderlo – si arrese di fronte all'impraticabilità della proposta.
L'incidente diplomatico con il Vaticano, d'altra parte, turbò profondamente l'animo di De Gasperi; ai suoi collaboratori scrisse:
Di lì a poco, nello stesso anno, Pio XII non ricevette in Vaticano De Gasperi in occasione del trentennale delle sue nozze con Francesca Romani. De Gasperi ne fu molto amareggiato e rispose ufficialmente all'ambasciatore Mameli che gli aveva comunicato il rifiuto:
L'uscita di scena
Mantenne la carica di presidente del Consiglio fino all'agosto 1953, dimettendosi a causa del fallimento della legge elettorale, denominata dai suoi avversari legge truffa, dopo la sfiducia della Camera a un governo monocolore DC.
Convinto sostenitore della necessità di un'integrazione europea, e critico nei confronti dell'ingresso dell'Italia nella NATO, cui avrebbe di gran lunga preferito la creazione di una Comunità Europea di Difesa
La vicenda De Gasperi - Guareschi
Nel gennaio 1954 Giovannino Guareschi, direttore del Candido, fece pubblicare due lettere datate 1944 e firmate da De Gasperi, una dattiloscritta su carta intestata della Segreteria di Stato vaticana e una manoscritta. Contenevano una richiesta diretta al Comando alleato di Salerno di effettuare il bombardamento della periferia di Roma, per causare una reazione della popolazione e affrettare il ritiro dei tedeschi. Guareschi (che imputava a De Gasperi un atteggiamento troppo poco deciso verso il comunismo) vi aggiunse un proprio commento politico, in toni assai pesanti, che portò De Gasperi a denunciarlo per diffamazione nel febbraio dello stesso anno.
Il Tribunale di Milano dopo tre giorni di udienze condannò Guareschi per diffamazione a mezzo stampa a un anno di reclusione senza disporre alcuna perizia calligrafica. Nella sentenza venne scritto che la perizia non avrebbe potuto far diventare credibile e certo, ciò che obiettivamente è risultato impossibile ed inverosimile, avendo lo statista dichiarato false le lettere.
Una perizia richiesta dal Candido a un perito accreditato presso il tribunale aveva dichiarato autentiche le lettere. Nel 1956 in un processo intentato in contumacia presso lo stesso Tribunale nei confronti del presunto fornitore delle lettere, una serie di perizie diedero risultati contraddittori (i periti della difesa sostennero che le lettere periziate presentavano diversità palesi con quelle pubblicate sul Candido). I giudici decisero di non tener conto di alcuna perizia e di assolvere nel 1958 dal reato di truffa l'imputato, mentre quello di falso era estinto per amnistia.
Il giornalista e scrittore, che si riferì alla vicenda chiamandola il ta-pum del cecchino, aveva già subito quattro anni prima una condanna a otto mesi con la condizionale per vilipendio a mezzo stampa del Presidente della Repubblica Einaudi. Si rifiutò di chiedere l'appello o la grazia o di escogitare altri modi per sfuggire alla pena. A fine maggio si presentò volontariamente al carcere di Parma, dove scontò 409 giorni, uscendo in libertà vigilata per buona condotta.
La vicenda ebbe una coda a cavallo tra luglio e agosto: uscì la notizia di una richiesta di grazia operata dalla moglie di Guareschi, Ennia, che risultò falsa e alla quale il giornalista reagì violentemente. La Procura di Roma aveva dato seguito alla richiesta di grazia effettuata da un gruppo di grandi invalidi di guerra medagliati e De Gasperi, interpellato dalla Procura, aveva risposto meno di un mese prima di morire di non opporsi. In realtà non venendo dal condannato o da suoi congiunti la richiesta avrebbe dovuto non avere seguito da subito ai sensi dell'art.595 del Codice di Procedura Penale.
Nondimeno alcuni anni dopo, nel maggio 1957, Guareschi ebbe a scrivere che a confronto dei politici dell'epoca De Gasperi era un gigante.
La morte e il processo di beatificazione
Alcide De Gasperi si spense il 19 agosto 1954 nella sua casa in Val di Sella (situata nel territorio comunale di Borgo Valsugana), dove amava trascorrere lunghi periodi assieme alla famiglia. Cinque giorni prima della morte, disse alla figlia Maria Romana:
La sua scomparsa improvvisa, lontano dal clamore e dall'attenzione dei palazzi romani, suscitò vasta commozione in tutta Italia; il lungo tragitto in treno con cui la salma raggiunse Roma per le esequie di Stato, fu rallentato da numerose soste impreviste perché la gente comune era accorsa da ogni parte per rendere omaggio allo statista. Dentro e fuori la chiesa dove si celebrò il funerale furono presenti rappresentanze di tutti i partiti (fatta eccezione per i deputati del MSI non dimentichi del passato di antifascista di De Gasperi). Attualmente si trova sepolto a Roma, nel porticato della Basilica di San Lorenzo fuori le Mura. La tomba è opera dello scultore Giacomo Manzù.
Poco dopo la sua morte, iniziarono le richieste di avviare per lui il processo di beatificazione.
È in corso a Trento la fase diocesana del processo di canonizzazione, che è stata aperta nel 1993, per cui la Chiesa cattolica ha assegnato ad Alcide De Gasperi il titolo di Servo di Dio.
Cinematografia e Teatro
La figura di De Gasperi è la protagonista del film neorealista diretto da Roberto Rossellini Anno uno (1974), ruolo che venne interpretato da Luigi Vannucchi, in cui si trova una ricostruzione del periodo storico che va dalle operazioni del Comitato di liberazione nazionale a Roma, e della fiction RAI De Gasperi, l'uomo della speranza (2004), girata dalla regista Liliana Cavani e trasmessa in due parti su Rai Uno. Interprete dello statista il giovane attore italiano Fabrizio Gifuni, figlio di Gaetano, ex segretario generale della Presidenza della Repubblica.
Il 1º ottobre 2009, all'Auditorium Concordia di Pordenone, è andato in scena in prima nazionale il monologo Viva l'Italia - Gli anni di Alcide Degasperi[21] di e con Pino Loperfido, una ricostruzione teatrale della vita e delle opere dello statista di Pieve Tesino. è |
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Ultimo aggiornamento Sabato 11 Maggio 2013 15:40 |