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Oswald Lee Harvey Stampa
Giovedì 21 Novembre 2013 18:59

Lee Harvey Oswald (New Orleans, 18 ottobre 1939 – Dallas, 24 novembre 1963) è stato un operaio, militare, attivista e criminale statunitense naturalizzato sovietico, giudicato responsabile dell'assassino del Presidente degli Stati Uniti d'America John Fitzgerald Kennedy, come risulta dalle tre inchieste ufficiali dell'FBI (1963) e dalla Commissione Warren (1964)[1].

Fu arrestato poche ore dopo l'attentato e ucciso due giorni dopo da Jack Ruby nella Centrale della polizia di Dallas, mentre stava per essere trasferito alla prigione della contea. Fu accusato anche dell'omicidio del poliziotto J.D. Tippit e dell'attentato al generale Edwin Walker.

Oswald, nei due giorni in cui è sopravvissuto all'omicidio di Kennedy, si è dichiarato innocente. Nel 1979 l'United States House Select Committee on Assassinations (Commissione scelta della Camera dei Deputati sui casi di assassinio) ha concluso che, sebbene Oswald sia il probabile assassino materiale, l'assassinio del presidente potrebbe essere stato frutto di un complotto, pur non riuscendo ad identificare le persone o organizzazioni che ne sarebbero state coinvolte.

Biografia

Giovinezza

Lee Harvey Oswald nacque il 18 ottobre 1939 a New Orleans in Louisiana, in una famiglia della medio-piccola borghesia statunitense. Il padre morì poco prima della sua nascita, e la madre Marguerite si trovò a dover crescere da sola Lee, e i fratelli John Pic e Robert

Oswald trascorse l'infanzia passando da una famiglia all'altra, da vicini di casa a parenti, mentre i suoi due fratelli erano chiusi in orfanotrofio poiché la madre non aveva denaro sufficiente per mantenerli. L'infanzia di Oswald fu molto difficile, e i problemi aumentarono quando la madre si risposò, trasferendosi a Dallas in Texas. Il secondo matrimonio naufragò poco tempo dopo e Marguerite si trasferì a New York; approfittò della partenza per il servizio militare dei due figli maggiori per dedicarsi al figlio più piccolo, che non aveva amici e soffriva in maniera particolare i continui traslochi.

Il carattere di Oswald mutò in maniera repentina. Da ragazzo triste e solitario ma sostanzialmente innocuo, diventò aggressivo e violento, al punto tale che la direzione della scuola da lui frequentata chiese una perizia psichiatrica. La diagnosi fu che il piccolo Oswald era un giovane ammalato di disturbi che originavano comportamenti maneschi, in preda a frequenti deliri di onnipotenza, del tutto isolato rispetto al contesto sociale e gravemente sofferente per una perdurante carenza affettiva[2]; si andarono definendo i suoi comportamenti tipicamente sociopatici[3], borderline e narcisisti, tendenze che verranno in lui identificate anche successivamente.[4]

Il giudice competente ordinò che il ragazzo fosse sottoposto a cure adeguate, ma la madre si rifiutò di obbedire all'ordinanza e scappò a New Orleans col ragazzo. Il comportamento di Oswald peggiorò ulteriormente. Abbandonò la scuola a sedici anni e tentò di arruolarsi in Marina. La sua domanda agli United States Marine Corps fu tuttavia respinta.

Nei Marines

La sua vita proseguì fra continui spostamenti (più di venti in meno di vent'anni), finché nel 1957 riuscì ad arruolarsi nei Marines, raggiungendo il fratello Robert . Nei Marines la sua situazione non migliorò, e fu spesso isolato ed emarginato per il suo carattere schivo e le sue dichiarate simpatie comuniste.

Oswald era appassionato di armi, e si era procurato un fucile Marlin calibro 22 per addestrarsi prima dell'arruolamento. Secondo un'opinione comune, derivata da un'intervista ad un commilitone, Oswald era uno scarso tiratore mentre per sparare i colpi che uccisero Kennedy era necessario un tiratore molto esperto: in realtà nei Marines ottenne la qualifica di tiratore sceltissimo, poi degradato a tiratore scelto: riuscì a colpire 48 bersagli su 50 a una distanza doppia di quella che vi era tra il deposito di libri e la macchina presidenziale; inoltre il fucile Carcano non è affatto un'arma inefficace e Lee Oswald si esercitava spesso a caricarlo e scaricarlo in pochissimi secondi.[5] Non perse mai la sua passione per le armi, tanto che poco prima di essere trasferito in una base aerea giapponese subì un provvedimento disciplinare per essersi accidentalmente sparato a un braccio con una pistola non registrata. In seguito ad un altro episodio d'insubordinazione (si mise a sparare a casaccio, senza motivo, da una torre di guardia) Oswald fu punito con un nuovo trasferimento in Giappone e venne di fatto declassato e isolato.

In URSS

Durante la prima metà del 1959 decise di dare una svolta alla propria vita: chiese ed ottenne di abbandonare il corpo dei Marines, passò a salutare la madre a Fort Worth e si imbarcò per Helsinki, con lo scopo di entrare in Unione Sovietica. Arrivato a Mosca, chiese la cittadinanza sovietica, ma la sua richiesta venne respinta. Affranto dal fallimento tentò di togliersi la vita nell'hotel in cui era alloggiato tagliandosi le vene, ma la guida turistica che lo accompagnava, se ne accorse e lo soccorse portandolo in ospedale, dove gli venne salvata la vita. L'episodio si rivelò un colpo di fortuna: Oswald finalmente fu accolto in URSS, gli venne concesso asilo politico, trovato un lavoro in fabbrica con la qualifica di operaio e offerto un alloggio a Minsk, nell'attuale Bielorussia, con un permesso di soggiorno.

Oswald conobbe e sposò nel giro di pochi mesi Marina Prusakova, una giovane collega di lavoro e ottenne la cittadinanza, mantenendo anche quella statunitense. Nel frattempo però il suo sogno di una nuova vita si trasformò nell'ennesimo fallimento: la vita in URSS era molto più dura di quanto non pensasse e il lavoro come operaio in una fabbrica per la produzione di radio era lontano dai suoi sogni rivoluzionari.

Il ritorno

Oswald rientrò negli Stati Uniti, con la moglie Marina e la figlia June Lee, nata il 15 febbraio del 1962. Un senatore statunitense gli anticipò i soldi per il viaggio concedendo ad Oswald la possibilità di un rimborso a rate, ma Oswald presto si rese conto che nessuno in patria era pronto a riaccoglierlo: a ventitré anni si sentiva un eroe dimenticato da tutti, un grande uomo che per qualche motivo nessuno voleva riconoscere.

Inizialmente andò a vivere dal fratello Robert, quindi la madre Marguerite comprò una piccola casa a Fort Worth e ospitò Lee e la sua famiglia. La convivenza entrò subito in crisi per i continui litigi di Lee con la madre, e la famiglia Oswald si trasferì in una cadente casa di legno. Marina conobbe una piccola comunità di russi esuli in Texas e iniziò a frequentarli. Oswald al contrario restò chiuso nel suo isolamento e continuò a vaneggiare (sia nei suoi diari[2] sia nei discorsi col fratello e i pochi conoscenti) di una incombente rivoluzione e della necessità di sovvertire con le armi il potere costituito.

Nel 1962 Oswald doveva ancora compiere ventitré anni ed era alla ricerca di un lavoro. Trovò un impiego a Dallas come tipografo e usò il tempo libero per coltivare la sua vita parallela: si fabbricò una carta d'identità falsa col nome di Alex James Hidell (Alex da Alek, che era il suo nomignolo a Minsk, Hidell è la storpiatura di Fidel Castro[6], il suo idolo rivoluzionario) e si dedicò alla lettura di libri di spionaggio e intrighi internazionali. Era convinto che l'FBI, che lo aveva interrogato un paio di volte dopo il suo ritorno dalla URSS, lo controllasse, e usava il nome falso per procurarsi riviste militanti tramite una casella postale. I pochi soldi della tipografia permisero ad Oswald di affittare un piccolo appartamento alla periferia di Dallas ma la situazione familiare non migliorava. I litigi e le violenze erano all'ordine del giorno e Marina si ritrovò sola nelle mani di un uomo frustrato e disturbato. Dopo mesi Oswald riuscì ad estinguere il debito del viaggio, e spese i primi soldi messi da parte per le armi: acquistò una pistola Smith & Wesson e si distraeva al poligono di tiro, suo passatempo preferito. La moglie trovava nel frattempo un po' di tranquillità grazie a una nuova amica, Ruth Paine, una signora statunitense desiderosa di imparare il russo.

Il fucile Mannlicher Carcano

Poco dopo Oswald comprò per 10 dollari, un fucile di precisione residuato bellico, modello Mannlicher-Carcano (costruito nel 1940 in Italia, nella Regia Fabbrica d'Armi di Terni). Se lo fece spedire in una casella postale registrata col il suo pseudonimo, A.J. Hidell e cominciò ad esercitarsi a caricarlo e a scaricarlo in pochi secondi. Più tardi si fece anche fotografare con esso. Riuscì a farsi assumere da una ditta di caffè a New Orleans, luogo in cui trasferì la sua residenza. Si appassionò alla guerriglia cubana e decise di aprire un ufficio del Fair Play for Cuba Committee, un'organizzazione castrista con sede a New York. La "Commissione per un atteggiamento leale nei confronti di Cuba", non ebbe successo; ciò non gli impedì successivamente di parlare alla radio come autoproclamato presidente del sedicente gruppo. Anche quest'iniziativa si rivelò l'ennesimo fallimento: nessuno si iscrisse all'organizzazione, nonostante Oswald mandasse rapporti entusiastici sulla propria attività a favore di Fidel Castro agli ignari fondatori del comitato. Licenziato ancora una volta, Oswald si ammalò di depressione. Nello stesso periodo si interessò degli esuli anti-castristi, ma poco dopo tornò a diffondere volantini comunisti, tanto che, riconosciuto dai cubani rifugiati, rischiò di essere malmenato da questi per il suo doppio gioco. Oswald venne trattenuto per una notte in prigione per la rissa e quindi invitato ad una trasmissione radio per spiegare la propria attività. Ma la solitudine presto si impadronì nuovamente di lui: passava le giornate chiuso in casa a giocare con il fucile e fantasticare di rivoluzioni con la moglie.

L'attentato al generale Walker

Una delle tre fotografie conosciute come "le foto in cortile" dove Oswald è ritratto con il fucile Mannlicher-Carcano in mano, la stessa arma utilizzata per l'assassinio di Kennedy.

Il 10 aprile 1963 Oswald mise in atto il grande atto rivoluzionario fantasticato: secondo la testimonianza della moglie Marina alla commissione Warren, Lee le raccontò di essersi appostato fuori dalla residenza del generale anticomunista e razzista Edwin Walker e di aver sparato alcuni colpi contro la vetrata, seppellendo il fucile usato, non il Carcano, subito dopo. Il fatto di non essere stato scoperto lo spinse ad alzare il tiro e fu allora che cominciò a pensare a Kennedy, secondo le testimonianze di un conoscente, dato che Kennedy aveva tentato di rovesciare Castro l'anno prima.

Nell'estate del 1963 Oswald si convinse che era di nuovo tempo per una azione clamorosa e si recò a Città del Messico per farsi rilasciare un visto per Cuba: lo ottenne mentendo nuovamente e spacciandosi per fotografo. Si recò così all'ambasciata russa in Messico per avere un visto per l'Unione Sovietica, documento che poteva accelerare la sua pratica per Cuba. Ma anche questa volta le sue speranze non trovarono soddisfazione.

Tornò a Dallas il 3 ottobre. Marina si era trasferita dall'amica Ruth Paine. Oswald era ancora una volta senza lavoro. Affittò una camera e si registrò sotto un altro falso nome (O. H. Lee), convinto che gli agenti federali lo seguissero. La signora Paine lo aiutò e, tramite un conoscente, gli fece ottenere un colloquio di lavoro presso il deposito dei libri scolastici di Dallas (Dallas Texas Book Depository). Iniziò a lavorare come magazziniere il 15 ottobre.

La vicenda Kennedy

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Assassinio di John F. Kennedy e Fucile dell'assassinio di John F. Kennedy.

Verso la fine di novembre, l'impiegato del Texas Book School Depository Lee Oswald capì che il viaggio del Presidente Kennedy a Dallas poteva rappresentare un'occasione irripetibile per compiere un nuovo gesto "rivoluzionario" che avrebbe potuto renderlo famoso. La mattina del 22 novembre 1963 si svegliò, andò in cantina a prendere il suo fucile Carcano e si fece accompagnare al lavoro da un vicino di casa, con il fucile smontato.[7] Tutti i movimenti di Oswald dalle 7,10 alle 13,55 sono stati seguiti e segnalati dai testimoni oculari alla polizia. Qui di seguito la tabella con data, orario, luogo, persona, fatto, testimone e documentazione da fonte governativa o fonte garantita.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Cronologia dell'assassinio di John F. Kennedy.

Lee Harvey Oswald al momento dell'arresto

Oswald si appartò al sesto piano in mezzo ad alcuni scatoloni spostati di recente davanti alla finestra dalla quale partirono gli spari, secondo la balistica, e montò il fucile. Sugli scatoloni vi erano solo le sue impronte digitali. Mentre il corteo del Presidente stava attraversando la città dall'aeroporto di Dallas, per recarsi al Trade Mart, un centro di uffici in periferia in cui Kennedy era atteso per un discorso e un banchetto, alle 12.30 in Dealey Plaza, si sentirono degli spari registrati dalla Centrale di Polizia di Dallas. Dalle fotografie si vede che un primo colpo a vuoto fece voltare le persone a guardare indietro e ferì leggermente un passante al volto, un secondo colpo ferì Kennedy alle spalle e, da un filmato in 8 mm. girato dal sarto Abraham Zapruder, si vede Kennedy sofferente portarsi le mani alla gola e John Connally sofferente ferito. Il proiettile, entrato nella schiena di Kennedy e uscito dalla trachea, successivamente colpì Connally, in posizione non allineata col presidente, mentre la limousine svoltava ed entrambi guardavano a destra. La pallottola, intatta per aver attraversato solo tessuti molli nel corpo di Kennedy, gli incrinò una costola, gli ruppe il radio, e persa potenza, si fermò nella coscia (successivamente cadde nella barella, danneggiata in parte dall'impatto con le ossa del governatore, ma intera). Dopo cinque secondi, mentre la macchina stava per accelerare un terzo colpo mortale colpì Kennedy alla testa, facendo volare via una parte della calotta cranica; si è a lungo dibattuto, inoltre, se sia stato sparato un quarto colpo, senza arrivare ad un risultato condiviso.

Il momento dell'omicidio di Lee Harvey Oswald ad opera di Jack Ruby

Kennedy è colpito a morte, mentre il governatore del Texas Connally non è in pericolo di vita, perché il suo sedile era più basso e perché si è buttato giù di fianco al riparo sulle ginocchia della moglie Nellie, mentre Kennedy non poté a causa del busto ortopedico che portava. Dalle oltre 700 fotografie scattate in Dealey Plaza e fatte pervenire successivamente alla polizia, in alcune si vede che le persone in un primo momento si sono buttate a terra e in un secondo momento, corrono subito in massa verso la Grassy Knoll, una collinetta erbosa presente nella piazza, per vedere chi aveva sparato. Mentre la limousine si avvia all'ospedale con Kennedy in fin di vita, alcuni poliziotti perlustrano il deposito di libri. Gli impiegati del quinto piano affermano di aver sentito tre colpi al piano di sopra. Qualcuno ha visto fuggire un giovane uomo alto e pallido, simile ad Oswald.

Dopo la sparatoria, Oswald, si fermò a prendere una bibita per non dare nell'occhio, e abbandonò il luogo di lavoro senza chiedere un permesso, dopo essere stato brevemente trattenuto dalla polizia ma identificato subito dal proprio datore di lavoro ed al sesto piano la polizia rinvenne un fucile dove successivamente furono identificate le sue impronte; secondo la versione ufficiale dei fatti egli, uscito in tutta fretta in maglietta nonostante il clima di novembre, si recò alla pensione dove alloggiava durante la settimana e, presa la sua pistola, iniziò a girovagare per la città senza meta, mentre la polizia setacciava le strade di Dallas alla ricerca dell'attentatore.[6] Poco dopo un poliziotto ferma un uomo che corrisponde al sospettato ma questi lo uccide con alcuni colpi di pistola. Notato camminare nei pressi di un cinema in atteggiamento sospetto, Oswald vi entrò senza pagare il biglietto e la cassiera chiamò la polizia. Per questo motivo, arrivarono 26 poliziotti, che lo consideravano l'assassino del collega, e Oswald dopo una breve colluttazione fu arrestato e portato alla centrale di polizia. Mentre veniva riconosciuto da alcuni testimoni come l'assassino del poliziotto J. D. Tippit (avvenuto in mattinata), si venne a sapere del suo impiego al deposito sito nella piazza in cui era avvenuto l'omicidio del presidente. Il fucile trovato nell'edificio, vicino alla finestra, risultò essere il suo, in tasca gli trovarono la pistola carica, con la quale la polizia ritenne potesse avere ucciso l'agente di polizia Tippit: i proiettili erano gli stessi.[7] Venne sottoposto al test dei nitrati, positivo per la mano, ma non per la guancia, fatto che non si verifica comunque sempre: la sua mano aveva certamente sparato.

Oswald negò tutto, viene ripetutamente fotografato mentre sorride alla folla e fa il saluto a pugno alzato, ed, avvicinato da un giornalista durante un'improvvisata conferenza stampa nella quale aveva richiesto assistenza legale, sostenne di essere[8][9] un capro espiatorio[10] ma non ebbe il tempo di dimostrarlo in un regolare processo: domenica 24 novembre, mentre veniva trasferito dalla Centrale della polizia di Dallas alla prigione della contea, venne ucciso da Jack Ruby, un gestore di un night club apparentemente affetto da turbe psichiche e grande estimatore di JFK ma collegato a potenti mafiosi e indagato per cospirazione dalla Commissione d'inchiesta presieduta da Earl Warren.

Lee Harvey Oswald fu sepolto al Shannon Rose Hill Memorial Park di Fort Worth, Dallas.

Conclusioni, ipotesi alternative e confutazioni

Qua di seguito sono riportate alcune ipotesi sulla presunta estraneità di Oswald, mai verificate e considerate solamente teorie del complotto. Si riportano anche le relative confutazioni a tali teorie effettuati nel corso degli anni.

Jim Garrison e l'accusa a Clay Shaw

Le conclusioni della commissione investigativa federale, istituita dal presidente Johnson, contenute nella Warren Commission Report sono state lungamente e fortemente contestate dall'allora Procuratore distrettuale di New Orleans, Jim Garrison, durante un processo che incriminava l'imprenditore Clay Shaw per l'omicidio del presidente Kennedy. Nei decenni che hanno seguito la tragedia sono state fatte molte ipotesi sull'omicidio di Kennedy: a causa della pressione di vari movimenti statunitensi, il presidente Gerald Ford istituì la Commissione scelta della Camera dei deputati sui casi di assassinio (United States House Select Committee on Assassinations o HSCA),[11] che reinterpretò i dati raccolti in chiave cospirativa, a causa di varie incongruenze del Rapporto Warren come la presunta impossibilità per Oswald di sparare tre colpi in otto secondi, con un fucile definito da quattro soldi, o di colpire con un solo proiettile sia Kennedy sia Connally, il rinvenimento del fucile Carcano senza alcuna impronta e il rilevamento dell'impronta di Oswald sul fucile dopo quattro giorni, lo studio delle traiettorie dei colpi delle ferite di Kennedy e Connally comprese fra 15° e 25°, che non sono compatibili con gli angoli d'incidenza dei colpi dal 6º piano che è compreso fra 55° e 65°, l'impossibilità per Oswald di essere al 6º piano alle ore 12,30 essendo stato visto dal poliziotto Baker al 2º piano alle ore 12,32, il confronto dei bossoli trovati sull'auto di Tippit che sarebbero completamente diversi da quelli del revolver di Oswald.

Test sul fucile di Oswald e su modelli analoghi

Un test di tiro condotto dall'agenzia Ansa[12] nella Regia fabbrica d'Armi di Terni dove fu prodotto il fucile Carcano, su autorizzazione concessa dal Comando Logistico dell'Esercito Italiano, ha stabilito la velocità massima di tiro del fucile 91/38 in 5 secondi per colpo. Durante il test, il tiratore (sotto la supervisione di Ufficiali dell'Esercito) ha impiegato 19 secondi per mettere a segno 3 colpi, tempo di gran lunga superiore a quello che avrebbe impiegato Oswald secondo la commissione Warren.[13] Altri studi sulla vicenda sostengono l'improbabilità che sia stato usato quel fucile per compiere l'attentato, proprio per via della sua supposta scarsa precisione: l'ottica di precisione era montata sul fucile in modo artigianale e non fu calibrata in poligono di tiro. Infine con quell'ottica montata ricaricare il fucile, tenendolo appoggiato alla guancia, mirare e sparare due colpi in due secondi non sarebbe possibile. Entrambe le affermazioni sono tuttavia smentite dall'opinione di Diego Verdegiglio,[14][15] che nel suo libro tra le altre cose nota:

  • La pallottola 6,5 del Càrcano è più pesante dal 30 al 50 per cento rispetto ai proiettili dello stesso diametro e viaggia alla stessa velocità (circa 680 metri/s) del fucile d'assalto sovietico AK-47
  • Due istruttori al tiro del Corpo dei Marines che hanno provato l'arma di Oswald, il maggiore Eugene D.Anderson e il sergente maggiore James A. Zahm, hanno dichiarato alla Commissione Warren che con quel fucile, dotato di telescopio, i colpi sparati a Dallas non erano particolarmente difficili. Analoghe opinioni, dopo un test in poligono, hanno espresso i periti balistici, Robert A. Frazier dell'FBI e Ronald Simmons del Laboratorio di Ricerche per le Armi di Fanteria dell'Esercito americano
  • Tre maestri tiratori dell'Associazione Nazionale Tiro degli U.S.A. hanno sparato ciascuno due serie di tre colpi su bersagli fissi posti a 53, 73 e 81 metri. Tranne in due casi, tutti sono stati in grado di esplodere i tre colpi, raggiungendo almeno due volte le sagome in sette secondi al massimo.

Oswald e i sicari mafiosi

Inoltre vi è la confessione del sicario mafioso James Files che si autoaccusò del delitto, affermando una cospirazione in cui vi erano lui, Charles Nicoletti, Johnny Roselli, Jack Ruby e lo stesso Oswald; Files disse che avrebbe commesso materialmente il delitto con il complice Nicoletti: testimonianza invalidata perché risulta dai tabulati telefonici che Files era a Chicago il 22 novembre 1963 e non a Dallas. In questa teoria del complotto Oswald a volte viene scagionato, a volte invece coinvolto come fiancheggiatore o come tiratore di supporto. Il mandante viene individuato nel boss mafioso di Chicago Sam Giancana. Un'altra versione accusa altri killer al servizio dello stesso Giancana (Roselli e Bill Bonanno). La motivazione addotta sarebbe una ritorsione contro le politiche antimafia di Robert Kennedy, il Ministro della giustizia ("Procuratore generale") nel governo del fratello John, considerate un tradimento dopo che il padre Joseph P. Kennedy si era assicurato i voti della mafia italoamericana, grazie all'amicizia dei Kennedy con il cantante Frank Sinatra e il boss. Il complotto avrebbe avuto anche l'appoggio della CIA. Oswald sarebbe stato coinvolto in quanto squilibrato e fanatico castrista, per essere usato come capro espiatorio, e messo poi a tacere da Ruby. Questa teoria è screditata dalla mancanza di credibilità dello stesso Files, accertata dall'FBI. L'ex mafioso avrebbe raccontato la storia inventata per avere uno sconto di pena, essendo stato condannato a 30 anni per vari reati, compresa la sua collusione con la criminalità organizzata e il tentato omicidio di un agente federale.

La "pallottola magica"

La cosiddetta "pallottola magica" dalla traiettoria impossibile e che ferì Kennedy e il governatore Connally sarebbe in realtà compatibile con la posizione dell'auto presidenziale che stava svoltando. L'aggettivo "magica", in senso figurato, sarebbe comunque non appropriato.[16]

Il filmato di Oswald al deposito

In un filmato si vedrebbe un'ombra alla finestra del deposito: molti obiettano che non si tratta di una prova ma ad un'analisi computerizzata la sagoma assomiglia molto a quella di Oswald.[17]

Conclusioni

La conclusione generale delle inchieste fu che Oswald aveva ucciso Kennedy da solo (tranne nell'ultima che ammette la possibilità di più partecipanti al delitto), per compiere un gesto importante che lo avrebbe reso famoso e avrebbe riscattato, dal suo punto di vista, la sua vita mai all'altezza delle aspettative.

Oswald nella cultura popolare

  • Il personaggio di Lee Harvey Oswald appare nel musical Assassins di Stephen Sondheim.
  • Viene citato nei film Io e Annie, Full Metal Jacket, Zoolander, I soliti sospetti, Salt, e nella serie TV Prison Break, I Simpson (dove appare in versione animata), CSI: scena del crimine.
  • Ha un ruolo molto importante, benché passivo, nel romanzo di Stephen King intitolato 22/11/'63.
  • È il capro espiatorio del complotto indetto dalla mafia ai danni dei Kennedy in "Sei pezzi da mille" di James Ellroy.
  • Appare nel manga Billy Bat di Naoki Urasawa alla fine del capitolo 28.
  • È stato protagonista di un episodio in due parti nella quinta stagione della serie In viaggio nel tempo (Quantum Leap): Lee Harvey Oswald, Part I 05/10/1957 e Lee Harvey Oswald, Part II 22/11/1963
  • È il protagonista del romanzo Libra di Don DeLillo.

Film sulla vita

La vita di Lee Harvey Oswald, ha ispirato film e serie televisive. Di seguito elencati i titoli più importanti e i nomi degli attori che gli hanno prestato il volto:

  • 1991, JFK - Un caso ancora aperto - Ruolo interpretato da Gary Oldman
  • 1992, Ruby: Il terzo uomo a Dallas - Ruolo recitato da Willie Garson
  • 1998, Mio marito è innocente (film Tv) - Ruolo proposto da Frank Whaley
  • Nel 1996, l'attore Morgan Weisser interpreta la figura di Oswald in un episodio di X Files.

Note

Collegamenti esterni

Lee Harvey Oswald in «Open Directory Project», Netscape Communications. (Segnala su DMoz un collegamento pertinente all'argomento "Lee Harvey Oswald")

 

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Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011

ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)