SAPIENTIA
RATIONIS LUMINE
MONITOPEDIA
Supplemento Enciclopedico
del MONITORE NAPOLETANO

Fondato nel 2012
Direttore Giovanni Di Cecca

Metropolitana di Napoli - Stazioni dell'arte Stampa
Sabato 01 Dicembre 2012 00:03
« Sono veri e propri musei d'arte contemporanea, con opere importanti e pensate appositamente per le stazioni, da artisti figurativi e concettuali, dai principali esponenti dell'arte povera e della transavanguardia, da grandi fotografi, e anche da giovani artisti napoletani e italiani che si stanno affermando. »
(Antonio Bassolino)

Le stazioni dell'arte sono delle fermate della metropolitana di Napoli in cui è stata prestata particolare attenzione a rendere gli ambienti belli, confortevoli e funzionali.

Con la costruzione ed il potenziamento di numerose linee il comune di Napoli elaborò il progetto Stazioni dell'arte (anche noto come Piano delle cento stazioni), con il quale si intendeva affidare la progettazione degli scali metropolitani a noti architetti ed artisti contemporanei. Successivamente, con una delibera (deliberazione del 19 maggio 2006 numero 637) la regione Campania emanò delle linee guida da applicare per la progettazione e la costruzione di una stazione.

Per il resto le stazioni dell'arte, distribuite lungo la linea 1 e 6 della rete, accolgono più di 180 opere d'arte realizzate da 90 autori di fama internazionale e da alcuni giovani architetti locali, riuscendo così a combinare differenti stili architettonici.. Il 30 novembre 2012, la stazione Toledo è stata premiata come la più impressionante d'Europa dal quotidiano The Daily Telegraph, mentre quella di Materdei è risultata al 16° posto.

Le stazioni dell'arte, oltre a (come già accennato) essere belle da vedere e confortevoli da frequentare, hanno anche l'obiettivo di riqualificare le zone circostanti (quali Piscinola, Scampia o Chiaiano) e di spingere alla realizzazione di nuove costruzioni (come l'ospedale del Mare o la Cittadella del libro).


Caratteristiche

Comunicazione

La segnaletica nelle stazioni dell'arte è ordinata e chiara. Nella foto, la stazione di Toledo, con la chiesa di San Nicola alla Carità sulla destra.

La funzionalità è assicurata dalla facile accessibilità a tutte le fasce d'utenza, resa possibile con un aumento delle aree di servizio per una rapida identificazione di una stazione.

Quest'ultima, infatti, viene resa facilmente riconoscibile grazie ad un sistema di comunicazione ed orientamento che, facendo uso di segnali visivi, sonori o personalizzati (come gli info point), raffigura il carattere unitario del sistema.

La segnaletica è chiara ed ordinata, in modo da permettere all'utenza di potersi muovere autonomamente all’interno della stazione (consentendo anche ad un fruitore affrettato l'istantaneo orientamento planimetrico) sfruttando in maniera ottimale ogni servizio offerto dalla struttura.

Il materiale informativo è esposto secondo un preciso progetto che integra in modo dinamico opere d'arte, segnaletica e spazio architettonico.

Una rinnovata piazza Scipione Ammirato, a Materdei, dopo gli interventi di scavo che l'hanno interessata.

Qualità e comfort

La gradevolezza delle stazioni è garantita da notevoli livelli di qualità architettonica, congiuntamente con la riqualificazione delle zone limitrofe.

All'interno delle fermate sono presenti opere di finitura che tutelano la pulizia e il comfort ambientale; quest'ultimo in particolare occorre uno standard di qualità riconosciuto solo attraverso la scelta di impianti che danno origine ad un ambiente elegante, comodo, pulito, confortevole e moderno.

Ciò si rende utile anche per invogliare l'utenza ad assumere comportamenti corretti.

Materiali

La spazialità prodotta dalla struttura riveste una significativa importanza nelle stazioni; in questo ambito è determinante la qualità del materiale.

L'uso del materiale, la lavorazione, il colore, la grana e la tessitura determinano le diverse funzioni del complesso; risulta preminente soprattutto l'utilizzo materiali della tradizione locale (in questo caso, il tufo) che rendono l'architettura dell'opera immediatamente percepibili e riconoscibili dall'utenza, soprattutto ai residenti della zona.

Per realizzare questa opera esposta nella stazione di Materdei, La leggenda di Bobe, è stato utilizzato il polivinilcloruro. Altri materiali ricorrenti nella metropolitana partenopea sono il marmo, l'acciaio corten, la vetroresina, il cristallo ...

Finiture, decorazioni, scritte determinano quindi il carattere espressivo degli ambienti dello scalo (banchine, mezzanino, corridoi di collegamento) e, analogamente, definiscono l'univocità dell'immagine dell'opera.

Struttura

Generalmente le stazioni dell'arte sono progettate secondo precisi standard tecnici, che prevedono la presenza di tre corpi funzionali costituiti dalle banchine, dal mezzanino e dai locali tecnici.

Di seguito un testo elaborato dalla Regione Campania che ben sintetizza la struttura e l'unitarietà delle stazioni dell'arte:

« [...] Una rappresentazione dello spazio delle funzioni che si carichi di valori simbolici si esplicita attraverso una lettura di contesto che consideri:
  1. l’individuazione esatta della natura delle funzioni;
  2. le funzioni identificate dalle strutture che formano lo spazio non sono solo in termini costruttivi e statici ma anche nei termini necessari a renderne percettivamente il carattere;
  3. l’uso espressivo delle strutture per "raccontare" lo spazio che si va a rappresentare [...].

Pertanto l’obiettivo del progetto architettonico è quello di prefigurare una struttura in vista di un uso che giustifichi i significati dell’esistenza stessa del progetto. Quando si parla dei caratteri oggettivi che sono a fondamento della strategia progettuale il riferimento è:

  1. al luogo, inteso come l’insieme degli elementi che costituiscono i "dati" del progetto e strettamente interrelato alla necessità cui esso è destinato;
  2. alle funzioni secondo cui lo spazio si struttura nelle sue componenti quantitative e qualitative. »
Un esempio di buon controllo di luce naturale e artificiale è ben visibile nella stazione di Toledo, dove l'illuminazione naturale, che filtra attraverso lucernari esterni, riesce a integrarsi ottimamente con la luce artificiale.

Illuminazione

La luce è in grado di dare espressività plastica alle singole funzioni e rappresenta anche un arricchimento rispetto al minimo necessario per soddisfare le sole necessità.

L'uso ben controllato della luce può giocare un ruolo non banale nell'organizzazione di percorsi e spazi all'interno degli scali, garantendo (come già accennato) un immediato orientamento del pubblico.

La luce naturale deve essere inoltre dosata con l'ausilio di filtri regolatori e deve essere integrata con l'illuminazione artificiale in modo da garantire il comfort del fruitore e la naturale percezione degli ambienti.

Sicurezza

Si presta molta attenzione alla sicurezza delle infrastrutture; viene infatti garantita sia la sicurezza dei passeggeri e del personale che quella degli impianti e delle zone contigue da incendi ed altre calamità.

A tal scopo è stato quindi redatto un Piano della Sicurezza che così enuncia:

« Bisogna [...]:
  1. Evidenziare la presenza di sistemi di monitoraggio e controllo delle aree e segnalazione dei percorsi da seguire;
  2. Assicurare di un livello di illuminazione ottimale anche in caso di emergenza (mancanza della fonte principale di energia elettrica);
  3. Assicurare l'operatività in tutta la stazione dei telefoni cellulari (predisposizione di sistemi di copertura di rete anche per stazioni in sotterraneo);
  4. Predisporre sistemi di monitoraggio visivo delle aree aperte al pubblico (sbarco/imbarco percorsi meccanizzati, punti a rischio aggressione lungo i percorsi), di sistemi di avviso da parte degli utenti in caso di aggressione e di sistemi di controllo degli accessi in stazione (per le aree aperte al pubblico e per il personale tecnico);
  5. Predisporre sistemi di monitoraggio/allarme per individuare il trasporto illecito di armi (da taglio o fuoco) in corrispondenza degli ingressi e la presenza di oggetti estranei sospetti nell'ambiente stazione. »

Quadro generale

Metro Napoli L1 icon.png Linea 1

Università

Interni della stazione Università, aperta al pubblico nel 2011.

La stazione di Università, progettata dagli architetti Karim Rashid e Alessandro Mendini, è stata inaugurata il 26 marzo 2011; la stessa, a trenta metri sotto il livello della strada, serve inoltre piazza Giovanni Bovio e corso Umberto I.

La fermata, eclettica e piena di colori, è stata concepita per simboleggiare l'era digitale e l'informazione. Ha affermato infatti Rashid che lui immaginò degli spazi «che incarnassero i saperi e i linguaggi della nuova era digitale, che trasmettessero le idee di comunicazione simultanea, d’innovazione e di mobilità proprie dell’attuale Terza Rivoluzione Tecnologica». Infatti, accanto alle scalinate che conducono allo scalo, sono state poste delle mattonelle di ceramica sulle quali è possibile trovare numerosissime parole coniate a partire dagli anni sessanta, come «network», «operativo», «portatile», «database», «interfaccia» o «software».

L'atrio della stazione è caratterizzato da pannelli e colori molto suggestivi; i materiali utilizzati per la loro realizzazione sono il Corian e l'acciaio specchiante. Negli interni è presente un forte contrasto cromatico tra i due colori principali, rosa fucsia e lime, che si rivelano utili anche per indirizzare l'utenza alle banchine.

Nella hall ci sono numerose opere d'arte. Al di là dei tornelli è presente Conversational profile, ovvero due grandi pilastri cilindrici nei quali è possibile intravedere due volti di profilo, che simboleggiano il dialogo e la comunicazione tra gli esseri umani. La seconda, Ikon, è un esteso light box in cui sembrano galleggiare numerose figure tridimensionali. Tra i pilastri neri e il light box si erge invece Synapsi (o Synopsis), una scultura in acciaio satinato che rimanda all'intelligenza umana ed al reticolo neurale del cervello.[11]

I pannelli di cristallo serigrafati in rosa e azzurro.

Procedendo verso le scale mobili la luce penetra nel complesso dalla controsoffittatura attraverso pannelli di cristallo traslucido, serigrafati in azzurro e in rosa; lo stesso motivo si ripete nella parete verticale presente sopra la scalinata. Al piano intermedio (-1) il pavimento, dai toni neri con reticoli azzurri, gialli e verdi dell'atrio principale, assume tonalità arancioni e rosa. A fianco le scale mobili, inoltre, sono presenti dei pannelli in cristallo azzurro che contribuiscono ad aumentare la luminosità della stazione e a creare complessi giochi di rispecchiamento.

Al secondo livello (-2) il pavimento è composto da numerose mattonelle su cui sono presenti motivi grafici digitali, disposte in modo da comporre un pattern tridimensionale a tre colori. In questo piano, oltre a due light-box a forma rettangolare, sono rappresentate sulle scalinate anche due immagini di Dante Alighieri e Beatrice Portinari, riprodotti per evidenziare l'importanza del legame tra la cultura umanistica e l'arte contemporanea.

Dopo il secondo piano è possibile accedere alle banchine dove sono posti quattro grandi pannelli prodotti con il sistema lenticolare H3D; grazie a quest'ultimo le immagini riprodotte sui pannelli, al muoversi di colui che le osserva, sembrano librarsi e volteggiare nello spazio.

Toledo

Nel piano banchine domina il blu, il colore caratteristico del mare.

La stazione di Toledo è stata progettata dal designer spagnolo Óscar Tusquets Blanca ed è stata inaugurata il 17 settembre 2012. La stessa è stata inoltre concepita per servire l'omonima strada, il rione Carità ed i Quartieri Spagnoli.

Per il resto lo scalo, profondo circa 50 metri, è stato costruito sotto la falda acquifera ed occupa un volume di 43.000 metri cubi.

Nello spazio esterno della fermata sono presenti tre piramidi a forma esagonale, rivestite di pannelli color ocra e blu, che forniscono luce naturale al primo livello della stazione.

L'ascensore (rivestito di pannelli in vetro) è posizionato vicino la scala mobile, fornita di una copertura ondulata, ed è seguito da una particolare passeggiata formata da grandi cerchi arancioni e fornita di sedute in pietra vulcanica.

L'atrio è caratterizzato da due mosaici di William Kentridge realizzati dal mosaicista Costantino Aureliano Buccolieri; nel primo (Ferrovia Centrale per la città di Napoli, 1906) si susseguono le figure principali della mitologia e dell'iconografia napoletana, tra cui lo stesso autore e San Gennaro; nel secondo (Bonifica dei quartieri bassi di Napoli in relazione alla ferrovia metropolitana, 1884) sono raffigurate due persone che si adoperano per portare un carretto carico di simboli della repubblica napoletana del 1799.

Nel mezzanino, inoltre, sono integrati nel progetto architettonico i resti della cinta muraria aragonese, rinvenuti durante gli scavi, provviste da appositi pannelli descrittivi. Procedendo si trova il secondo mosaico, che raffigura due persone che si adoperano per sorreggere un carretto.

Man mano che aumenta la profondità, il percorso è scandito dall'alternarsi dei colori che rimarcano i vari livelli dello scalo: nell'atrio pavimento e pareti sono neri, che richiama l'asfalto della civiltà contemporanea, scendendo diventano color ocra (alludendo ai colori caldi della terra e del tufo napoletano) mentre nel piano binari diventano azzurro come il mare e gli abissi.

Nel piano banchine, è presente un monumentale ambiente sotterraneo, in cui domina la bocca ovoidale del Crater de luz, un grande cono che attraversa tutti i piani della stazione. Guardando al suo interno, è possibile riconoscere la luce del sole e un gioco di luci LED, Relative light, opera di Robert Wilson.

Successiva alla sala monumentale sotterranea è invece la «galleria del mare» di Bob Wilson, lunga 24 metri, dove si susseguono pannelli animati a luce LED che raffigurano il mare increspato dalle onde.

Sulle pareti delle scale fisse al piano ammezzato c'è invece Men at work, un intervento fotografico di Achille Cevoli che intende omaggiare gli operai che hanno realizzato le stazioni della metropolitana e le gallerie.


Dante

Intermediterraneo, opera di Michelangelo Pistoletto.

La stazione di Dante, progettata da Gae Aulenti, è ubicata sotto l'omonima piazza ed è stata aperta al pubblico il 27 marzo 2002.

La stazione di piazza Dante è stata inaugurata il 27 marzo 2002. Il progetto dell’architetto Gae Aulenti ha riguardato anche la risistemazione urbanistica della piazza, che ha rispettato l’impianto settecentesco. La pavimentazione in pietra etnea a lastre e cubetti segue il disegno delle architetture progettate dal Vanvitelli e gli accessi alla stazione, in cristallo trasparente e acciaio, sono stati concepiti in modo da assicurare la visibilità dell’emiciclo da ogni lato.

L'accesso alla stazione, in acciaio e cristallo trasparente, è visibile da ogni lato dell'emiciclo.

Per il resto gli interni della fermata, ricoperti da pannelli in vetro bianco con borchie in acciaio, accolgono numerose opere realizzati da noti artisti contemporanei.

L'atrio dello scalo ospita due affreschi di Carlo Alfano, Luce-Grigio (realizzato nel 1982), e l'opera Frammenti di un autoritratto (1985). Sopra le scale mobili che conducono al livello inferiore si erge l'opera di Joseph Kosuth, Queste cose visibili, costituita da una serie di tubolari di neon bianco che compongono alcune frasi del Convivio di Dante Alighieri.

Nel livello inferiore è invece presente Senza titolo di Jannis Kounellis, un esteso pannello in acciaio su cui sono situati dei binari che bloccano numerosi oggetti: un cappello, un soprabito, alcuni trenini giocattolo e molte paia di scarpe maschili e femminili.

Sopra le scale mobili che conducono al secondo piano interrato è situata invece l'opera di Michelangelo Pistoletto, Intermediterraneo, una lastra specchiante che intende simulare il mar Mediterraneo.

L'ultima opera contemporanea presente nella stazione è Universo senza bombe, regno dei fiori. 7 angeli rossi. Quest'ultima non sarebbe altro che un grande mosaico in cui volteggiano ovali ed altre figure geometriche.


Museo (Piazza Cavour)

Riproduzione dell'Ercole Farnese, esposta nell'atrio dello scalo.

La stazione di Museo (connessa con un marciapiede mobile con quella di Piazza Cavour), realizzata su progetto di Gae Aulenti, è stata inaugurata nell'aprile del 2001.

Lo scalo si prospetta come una serie di edifici di rosso pompeiano e pietra vesuviana che ricordano, nei colori e nei materiali, il vicino museo Archeologico Nazionale. Gli interni, come quelli della stazione precedente di Dante, sono stati costruiti in vetro bianco ed in acciaio.

Nell'atrio della stazione è collocato una riproduzione in vetroresina dell'Ercole Farnese, realizzata dall'Accademia di Belle Arti partenopea, mentre nel locale d'ingresso secondario si presenta un calco in bronzo della Testa di Cavallo (detta «Carafà»).

I corridoi diretti verso il museo archeologico sono caratterizzati dalla presenza delle fotografie in bianco e nero di Mimmo Jodice, che anticipano le opere del mondo antico presenti nello scalo con Anamnesi e con la serie degli Atleti e delle Danzatrici.

Nell'ingresso superiore è presente un calco in bronzo del Laocoonte, realizzato dall'antica scultura in gesso custodito nella Gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. La statua viene ripresa in altre istantanee di Mimmo Jodice, che ne illustra alcuni particolari.

Sul corridoio che collega la fermata con il museo Archeologico Nazionale si affaccia la stazione Neapolis, un ambiente museale che si focalizza sui reperti archeologici portati alla luce durante gli scavi della linea 1, in particolare nelle aree di via Toledo, piazza Giovanni Bovio, piazza Nicola Amore e piazza Municipio.

Pannelli decorativi all'interno della stazione di Museo.

La passatoia che connette la stazione Museo a quella di Piazza Cavour della linea 2 accoglie opere prodotte da quattro artisti campani che sono i protagonisti della fotografia contemporanea.

Nel corridoio sono presenti nove opere di Luciano D'Alessandro che testificano alcuni tra gli anni più significativi della sua vita; D'Alessandro, infatti, nelle sue istantanee presta sempre un'inalterata attenzione verso la condizione dell'essere umano. Nel corridoio sono presentate istantanee come Venditore di uccellini di carta, Vico Arriviello e Cimitero dello sbarco in Normandia.

Procedendo è esposta India '70 di Fabio Donato, ovvero una serie di fotografie scattate durante un suo viaggio giovanile in India. Sono presenti altri tre lavori che sottolineano il suo legame tra l'arte ed il teatro partenopei: Fate Presto, una stampa fotografica con il gallerista Lucio Amelio davanti a una prima pagina del Mattino, ed Eduardo e Masaniello, dove è rappresentata una recita del 1976 con Mariano Rigillo protagonista.

Infine sono presenti i polittici di Antonio Biasucci, che raccoglie in un'unica opera più fotografie nelle quali l'artista offre una percezione ravvicinata degli oggetti.

Al termine del corridoio che conduce alla stazione di Piazza Cavour sono esposte le istantanee di Rafaella Mariniello che raffigurano una periferia: Giostra dismessa, Sulla spiaggia, Cassettiera e Infissi.


Materdei

Pannelli colorati di Sol LeWitt.

Lo scalo Materdei, aperto nel 2003, è stato progettato da Alessandro Mendini ed è ubicato in piazza Scipione Ammirato, nell'omonimo rione, in prossimità dell'Arenella.

L'ingresso della stazione si affaccia (come già accennato) su piazza Scipione Ammirato che, oltre ad essere stata trasformata in un'isola pedonale, ha conosciuto un ampliamento di spazi verdi e l'installazione di opere d'arte contemporanea come Carpe diem, la statua in bronzo colorato realizzata da Luigi Serafini, ed i rilievi in ceramica che coprono l'ascensore. L'ingresso, inoltre, è rivestito da un mosaico ed è sormontato da una grande stella gialla e verde.

L'atrio della stazione, illuminato dal pinnacolo in vetri colorati ed acciaio (che, di forma e dimensioni, è molto simile alla guglia della stazione Salvator Rosa), presenta colori che variano dall'azzurro al verde.

La base del pinnacolo è rivestita da un mosaico di Sandro Chia; le pareti, invece, presentano dei solidi geometrici tridimensionali realizzati da Ettore Spalletti.

Sopra la scalinata che connette la hall ai piani inferiori si staglia un mosaico con altorilievi in ceramica prodotto da Luigi Ontani, nel quale sono raffigurati animali fantastici, la figura partenopea dello scugnizzo ed un Pulcinella che presenta il volto di Ontani.

In prossimità delle banchine sono situate le illustrazioni su pannelli in legno di Domenico Bianchi; il corridoio centrale, invece, è rivestito dai Wall Drawings di Sol LeWitt, che ha realizzato anche un calco in vetroresina presente in fondo al corridoio.

Entrambe le banchine presentano serigrafie policrome di Mathelda Balatresi, Anna Gili, Stefano Giovannoni, Robert Gliglorov, Denis Santachiara, Innocente e George Sowden.


Salvator Rosa

I giardini terrazzati della stazione di Salvator Rosa, che accolgono il ponte romano, numerose installazioni ed una chiesetta neoclassica ottocentesca.

La stazione di Salvator Rosa, in funzione dal 2001, si affaccia sull'omonima strada dell'Arenella ed è stata progettata da Alessandro Mendini.

L'esteso giardino terrazzato accoglie un ponte romano ed una cappella neoclassica del XIX secolo di ridotte dimensioni; i palazzi limitrofi, inoltre, sono stati tramutati in opere d'arte grazie all'intervento degli artisti Ernesto Tatafiore, Gianni Pisani, Mimmo Rotella, Mimmo Paladino e Renato Barisani. Quest'ultimi hanno infatti prodotto numerosi mosaici in vetricolor come Il volo di Icaro, Diderot Filosofia o Il treno che parte dall'isola.

I livelli del giardino sono connessi tramite una scala mobile esterna, grazie alla quale è possibile raggiungere anche il piazzale dei giochi realizzato su progetto di Salvatore e Domenico Palladino. Quest'ultimo, sul suo pavimento di pietra lavica, presenta tre giochi praticabili come il tris, il labirinto e la campana.

Nello stesso piazzale sono situate anche le «sculture ludiche» e l'enorme mano in acciaio corten di Salvatore e Domenico Palladino.

Per il resto il parco è stato arricchito con le installazioni contemporanee di Alex Mocika, Augusto Perez. Renato Barisani, Lucio Del Pezzo, Nino Longobardi, Riccardo Dalisi, Ugo Marano.

Il complesso, eclettico e rivestito di marmi dorati, riprende con la sua forma il vicino ponte romano; esso presenta inoltre una guglia in vetri colorati ed acciaio.

A subway è chiù sicura, opera di Perino&Vele.

Il percorso che decorre dall'atrio al piano binari ospita le opere di Enzo Cucchi, Raffaella Nappo, LuCa, Natalino Zullo, Quintino Scolavino e Santolo De Luca.

Anche le banchine, nei cui pressi è presente l'installazione A subway è chiù sicura (tre automobili di Perino&Vele realizzate in ferro, cartapesta e vetroresina), accolgono altre opere d'arte (quella in direzione sud, per esempio, ospita un acrilico su tela opera di Anna Sargenti).

La fermata è raggiungibile anche tramite una seconda uscita a valle di via Salvator Rosa (inaugurata nel dicembre 2002) L'esistenza di quest'ultima è sottolineata da un altro pinnacolo, realizzato da Mendini, posto al centro di un piccolo slargo; il basamento della guglia è inoltre ricoperto dagli altorilievi in ceramica di Enzo Cucchi che raffigurano alcune figure dell'iconografia napoletana.

Poco distante dalla guglia si erge l'installazione di Lello Esposito, Eccomi qui, ovvero un Pulcinella che (come ha affermato l'autore) «guarda dall’alto la strada, osserva il mondo e la vita».

Al seguito è presente l'edificio in cui soggiornò Giovanni Capurro (autore della canzone 'O sole mio), decorato con vessilli colorati e con una pioggia di raggi ambrati (prodotti da Mimmo Palladino).


Quattro Giornate

Una gigantesca immagine fotografica dove è letteralmente «imprigionato» il volto di Betty Bee, autrice dell'intervento artistico.

La stazione di Quattro Giornate, inaugurata nel 2001 su progetto di Domenico Orlacchio, è stata concepita per servire l'omonima piazza, lo stadio Arturo Collana e la parte occidentale del Vomero.

I giardinetti della stazione ospitano tre sculture: la scultura in acciaio corten a forma di V di Renato Barisani e le due statue bronzee di atleti di Lydia Cottone.

In modo analogo alla piazza, anche lo scalo è dedicato all'episodio storico di insurrezione che ha visto scontrarsi le milizie armate naziste e la popolazione partenopea, le quattro giornate di Napoli.

L'atrio della fermata ospita le sculture in bronzo e i dipinti di Nino Longobardi, ispiratosi per la loro realizzazione all'insurrezione napoletana.

Lungo il percorso che dall'atrio conduce al piano binari sono presenti le sequenze di guerra e di caccia di Sergio Fermariello, la lamiera in alluminio con fibre ottiche di Baldo Diodato e la serigrafia su cinque pannelli in policarbonato (denominata Sabe que la lucha es cruel) prodotta da Anna Sargenti.

I corridoi che, invece, decorrono dalle banchine all'uscita accolgono tre polittici fissati al muro con travi di ferro, realizzati da Umberto Manzo con la tecnica dell'emulsione fotografica, un olio su tela di Maurizio Cannavacciuolo intitolato Amore contronatura, una light box in cui è imprigionata un'immagine raffigurante il volto di Betty Bee (autrice dell'opera) ed infine quattro bianche figure femminili (le Combattenti), realizzate da Marisa Albanese.


Vanvitelli

La spirale in neon di Mario Merz.

La stazione, inaugurata nel 1993 su progetto di Michele Capobianco, si affaccia sull'omonima piazza nel sud del Vomero.

La fermata ha conosciuto una ristrutturazione nel 2005 e nel 2006, in cui l'architetto Capobianco è intervenuto restaurando gli ampi ambienti in modo che potessero contenere le opere d'arte di altri autori contemporanei.

Gli ambienti del complesso, luminosi e ben definiti, sono caratterizzati da un'attenta scelta dei colori, che variano dal blu al lilla e dal giallo al grigio.

Nell'atrio è presente Off limits, un'opera di Giulio Paolini dove un masso sembra infrangere la gabbia di vetro in cui è imprigionato.

I corridoi che conducono ai binari accolgono due strisce di Vettor Pisani, Oriente e Occidente, e due fotografie raffiguranti la tipica architettura partenopea, realizzate da Olivo Barbieri e Gabriele Basilico.

Sulla volta del piano inferiore è fissata la spirale blu in neon sabbiato, policarbonato e carta di Mario Merz. L'installazione, realizzata dall'artista poco prima la sua morte, prosegue sul muro del livello intermedio dove sono raffigurati alcuni animali preistorici.

Sempre nel piano intermedio sono ubicate due stelle in acciaio di Gilberto Zorio, mentre all'incrocio tra i corridoi che conducono ai binari in direzione sud e nord sono posti otto cilindri in metallo, i Pozzi, prodotti con cristallo, cera, vetro e pigmenti in polvere.

Poco distante dalle banchine ci sono infine due grandi mosaici in pietra e pasta vitrea di Isabella Ducrot.


Rione Alto

La stazione di Rione Alto, inaugurata nel 1993, serve l'omonimo rione e la porzione meridionale della Zona Ospedaliera.

Il piazzale davanti l'accesso, realizzato in vetro e cupole metalliche, è arricchito da una fontana in cui è presente un mosaico di Achille Cevoli.

Sulle pareti dell'atrio sono presenti i wall drawings di David Tremlett, realizzati con il pastello su intonaco.

Tra le scale ed i marciapiedi mobili, invece, ci sono i pannelli decorativi polimaterici di Giuseppe Zevola, seguiti dalle stampe fotografiche di Katharina Sieverding e dai due light box di Bianco&Valente (nom de plume di Giovanna Bianco e Pino Valente), che si stagliano sulla volta del tunnel d'accesso alle banchine.

Il termine della galleria accoglie le installazioni di Danilo Donzelli, Donatella Di Cicco, Marco Zezza, Marco Anelli, Ivan Malerba, Pina Gigi e Pennacchio Argentato.

Metro Napoli L6 icon.png Linea 6

Cancello decorativo di Alan Fletcher, che ha prodotto un motivo incrociando le parole «Mergellina» e «metropolitana» ritagliate sul cancello.

Mergellina

La stazione di Mergellina, aperta al pubblico il 4 febbraio 2007, si trova nell'omonimo quartiere ed è stata progettata dallo Studio Protec.

L'atrio dello scalo, realizzato su progetto di Vittorio Magnago Lampugnani, è un ampio vano in cui sono presenti due mosaici dell'artista Gerhard Merz che ricoprono le pareti laterali.

I cancelli sono stati prodotti da Alan Fletcher, uno dei maggiori grafici internazionali, che ha creato un motivo incrociando le parole «Mergellina» e «metropolitana», ritagliate nella superficie ferrea delle inferriate.

L'accesso alle banchine, infine, è garantito sia da una scalinata che da un ascensore inclinato parallelo alle scale mobili.


Lala

La stazione di Lala, ubicata nel quartiere di Fuorigrotta, è stata progettata dallo Studio Protec ed asseconda completamente il perimetro circolare dell'omonimo largo.

Negli interni sono presenti cinque stampe fotografiche prodotte da alcuni artisti contemporanei.

La foto Untitled 12/ La Habana, scattata dal brasiliano Salvino Campos nel 2002, raffigura un'automobile d'epoca ed è esposta nelle scale che conducono ai binari in direzione est.

La stazione di Lala.

La stampa Caponeria, Salvador, Bahia, realizzata da Salvino Campos nel 2004, riprende una figura maschile nell'atto di danzare un antico ballo sudamericano.

Femme Terre, invece, è stata prodotta da Ousmane Ndiaye Dago nel 1998 ed esalta nuovamente il corpo umano ritraendo alcuni nudi femminili ricoperti da uno strato di argilla che li fa sembrare sculture viventi.

Poco prima le banchine in direzione ovest, invece, si scaglia la fotografia di Monica Biancardi che mostra una donna urlante ricoperta da veli, Aldilà.

L'ambiente urbano napoletano viene invece ripreso negli scatti di Luca Campigotto e Vincenzo Castella.

L'unica installazione presente nello scalo è quella di Nanni Balestrini, Allucco, dove sono esposte delle schegge di superficie specchiante prodotte con alcuni interventi grafici.


Augusto

Lo scalo di Augusto, posto nei pressi del viale omonimo e del largo Veniero, è entrato in servizio il 4 febbraio 2007 ed è stato progettato dallo Studio Protec.

Il complesso accoglie, nei corridoi che conducono ai binari in direzione ovest, i rilievi in ceramica (Sonno profondo e Cellule del pensiero).

In una delle passatoie è presente invece una serie di light box di Franco Scognamiglio intestati alla vita del fisico toscano Galileo Galilei

L'altro corridoio di accesso alle banchine è interamente occupato dall'installazione di Botto&Bruno che intende esprimere il disagio giovanile, urbano e sociale che si vive nelle periferie.

Poco prima delle banchine in direzione est è presente un mosaico in strass in materiale plastico e ceramica a rilievo di Cristina Crespo, La via lattea.

Al piano binari si trovano le opere di Matteo Fraterno e di Carmine Rezzuti. Nel primo c'è un vortice rosso che imprime movimento nell'intera opera (Toupie - or - not - to - be), mentre nel secondo c'è una pantera nera che ruggisce davanti a un cielo infuocato (Il guardiano del fuoco).


Mostra

La stazione di Mostra, inaugurata nel 2007, è situata nei pressi dello stadio San Paolo e della Mostra d'Oltremare; la progettazione dello scalo è stata affidata allo Studio Protec.

Nell'atrio sono presenti le istantanee di Gabriele Basilico, in cui viene esaltata la pulizia delle architetture della vicina Mostra d'Oltremare.

La hall principale accoglie anche tre mosaici realizzati da Costantino Buccolieri su bozzetto di Mario Sironi, mentre il corridoio al piano mezzanino di collegamento con la ferrovia Cumana ospita alcune fotografie di Pino Musi.

Nei tre corridoi che conducono al piano binari sono presenti Monumento a G. P, in cui l'artista Gianni Pisani commenta il tema del suicidio d'artista, l'esteso volto femminile realizzato da Marisa Merz e l'installazione astratta prodotta da Carla Accardi.

 

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Supplemento Enciclopedico del MONITORE NAPOLETANO
Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011

ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)