Ruggiero Renato |
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Domenica 04 Agosto 2013 22:37 | ||||||||||||||||||||
Indice
Biografia
Primi incarichi
Laureatosi in giurisprudenza all'Università di Napoli nel 1953, Renato Ruggiero entra in carriera diplomatica nel 1955, ed è subito inviato in Brasile, presso il consolato italiano a San Paolo. Nel gennaio 1959, è assegnato all'ambasciata italiana a Mosca e, nel 1962, all'ambasciata italiana a Washington. Nel 1964 rientra in Italia per ricoprire l’incarico di capo-segreteria della Direzione generale per gli Affari politici del Ministero degli Affari esteri; nel 1966 è cancelliere presso l'ambasciata di Belgrado[1].
La carriera diplomatica ai massimi livelli presso la CEE e alla Farnesina
Nel 1969, Ruggiero è inviato a Bruxelles alla rappresentanza italiana permanente presso la CEE. Nel luglio 1970 è Capo di gabinetto del Presidente della Commissione europea Franco Maria Malfatti. In questo ruolo, partecipa ai negoziati che portano all'ingresso nella CEE di Gran Bretagna, Danimarca e Irlanda. Dopo le dimissioni di Malfatti (giugno 1972), Ruggiero resta per un breve periodo alla Presidenza della Commissione CEE come consigliere politico del nuovo Presidente Sicco Mansholt, per essere poi incaricato della Direzione generale per la Politica regionale della Commissione europea (1973-77). Nel 1977 diviene portavoce di Roy Jenkins, successivo Presidente della Commissione europea, che assiste nei negoziati per il lancio del Sistema monetario europeo. Tra il 1978 e il 1980, Ruggiero rientra a Roma ed è consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri e Capo di Gabinetto di due Ministri degli esteri; in tali vesti è tra i negoziatori dell'entrata dell'Italia nel Sistema monetario europeo e si occupa anche di alcune situazioni critiche quali, ad esempio, la cosiddetta "Crisi di Sigonella".
Nel 1980 raggiunge il grado di ambasciatore ed è nuovamente inviato a Bruxelles come rappresentante permanente dell'Italia presso la Comunità europea, sino al 1984. In seguito rientra in Italia, come Direttore Generale per gli Affari Economici della Farnesina (1984-1985) e, per due anni, dal 1985 al 1987, è Segretario generale del Ministero degli esteri, cioè la più alta carica della diplomazia italiana[1].
La carriera politica
Dopo le elezioni politiche del 1987, Ruggiero entra in politica, ed è nominato Ministro del Commercio estero nel Governo Goria (28 luglio 1987-13 aprile 1988), in quota PSI; è confermato al medesimo ministero nei successivi governi De Mita e Andreotti, sino al 12 aprile 1991. Tra il 1991 e il 1995 è responsabile delle relazioni internazionali del gruppo FIAT[2], e riveste vari incarichi dirigenziali e di consulenza presso società italiane ed europee. Nel 1995 è eletto direttore generale del WTO, con sede a Ginevra, carica che terrà sino al 1999; durante tale periodo promuove la liberalizzazione su scala mondiale delle telecomunicazioni, delle tecnologie informatiche e dei servizi finanziari. In seguito è nominato Presidente dell'ENI e (a settembre 1999) vicepresidente internazionale e Presidente per l'Italia di Schroder Salomon Smith Barney.
L'11 giugno 2001 Renato Ruggiero è chiamato da Silvio Berlusconi a ricoprire la carica di Ministro degli esteri nel suo secondo governo. Tale nomina sorprende favorevolmente gli ambienti politici, sia per l’indiscusso prestigio del neo-ministro, sia per la sua sostanziale indipendenza dai partiti politici. Ma dopo appena sei mesi, Ruggiero rassegna le dimissioni per incompatibilità della sua politica europeista e liberista con il localismo del partito di governo della Lega Nord[3].
Tra il 2006 e il 2008, Ruggiero ha ricoperto l'incarico di consigliere per la Costituzione europea del Presidente del Consiglio Romano Prodi[2]. Attualmente era in Svizzera, in qualità di presidente di Citigroup e vicepresidente della Citigroup European Investment Bank; in Italia era presidente del Comitato consultivo internazionale di UniCredit.
È morto il 4 agosto 2013[4].
Onorificenze
Note
Collegamenti esterni
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