Sepoltura dei videogiochi Atari |
Sabato 08 Dicembre 2012 21:17 |
La sepoltura dei videogiochi Atari (in inglese Atari video game burial) è un importante evento della storia dei videogiochi che vide Atari distruggere centinaia di migliaia di cartucce giochi della sua console Atari 2600, soprattutto Pac-Man e E.T. the Extra Terrestrial, in una discarica di rifiuti del Nuovo Messico. L'evento fu causa ed effetto della crisi dei videogiochi del 1983.
I fatti che portarono alla sepoltura
Le difficoltà finanziarie
Atari venne acquistata nel 1976 da Warner Communications per 28 milioni di dollari, quando era in piena crescita. Nel 1982 i suoi utili arrivarono a 2 miliardi di dollari. A quel tempo, Atari era accreditata dell'80% dell'intero mercato dei videogiochi, e generava più della metà del fatturato della società a cui apparteneva,[2] arrivando a generare il 65/70% dei guadagni di Warner Communications. Alla fine del 1982 le previsioni di crescita per l'anno seguente davano Atari in aumento del 50%.
Inaspettatamente, il 7 dicembre 1982 la società dichiarò che le previsioni di crescita del fatturato per il 1982 sarebbero state solo del 10/15%. Il giorno seguente il prezzo delle azioni di Warner Communications crollarono di un terzo ed il trimestre fiscale si chiuse con gli utili di Warner ridotti del 56%. A questo si aggiunse il fatto che l'amministratore delegato di Atari, Ray Kassar fu indagato per insider trading con l'accusa di aver venduto 5.000 azioni della Warner mezz'ora prima dell'annuncio delle disastrose previsioni per l'anno seguente. Kassar fu costretto a dimettersi dalla sua carica nel mese di luglio del 1983. Fu in seguito prosciolto da ogni accusa. Durante il 1983 Atari perse 536 milioni di dollari e fu poi venduta da Warner Communications l'anno seguente.
I giochi che non ebbero successo
La tendenza di Atari a convertire giochi arcade di successo per la sua console aveva portato alla creazione di titoli di successo, come la conversione del suo Asteroids o quella di Space Invaders di Taito. Quando Atari negoziò con Namco la licenza di Pac-Man essa pensava che la conversione per Atari 2600 del titolo avrebbe venduto molte copie, trascinata dal successo dell'originale. Per questo motivo decise di produrne 12 milioni di cartucce, nonostante avesse venduto solo 10 milioni di console. La società aveva calcolato che Pac-Man non solo avrebbe generato 500 milioni di dollari di guadagno dalla vendita delle cartucce ma avrebbe incrementato anche le vendite della console, confidando sul fatto che molte persone avrebbero voluto divertirsi con quel gioco anche a casa propria.
Il prodotto finito però, distribuito nel mese di marzo del 1982, fu aspramente criticato per la sua scarsa giocabilità, e, nonostante divenne il titolo per Atari 2600 più venduto di sempre con le sue 7 milioni di copie, lasciò Atari con 5 milioni di copie invendute nei magazzini, a cui si sommarono quelle che i clienti insoddisfatti del titolo avevano restituito per il rimborso.
Oltre ai problemi legati alle scarse vendite di Pac-Man, Atari dovette fronteggiare anche il fallimento commerciale dell'adattamento a videogioco del film E.T. l'extra-terrestre. Il gioco, intitolato anch'esso E.T. the Extra-Terrestrial, fu il risultato di un accordo intercorso fra la stessa Warner Communications ed il regista del film Steven Spielberg. L'accordo per la licenza era costato una cifra compresa fra i 20 ed i 25 milioni di dollari, un importo veramente elevato per l'epoca, ed Atari si mise all'opera anche se l'idea di fare un videogioco basato su un film e di poterlo vendere cavalcando il successo della pellicola piuttosto che fare l'adattamento di un titolo arcade di successo che fosse stato trascinato dalla popolarità nelle sale giochi fece sollevare diversi dubbi.[1] Atari produsse 5 milioni di cartucce del gioco ma, nonostante fosse stato rilasciato in tempo per le festività natalizie del 1982, vendette solo 1,5 milioni di copie: Atari si ritrovò quindi con più della metà delle cartucce del gioco invendute Il gioco fu duramente criticato, guadagnandosi dalla critica il titolo di "peggior videogioco mai prodotto". La rivista Billboard riportò la notizia secondo cui l'elevato numero di copie invendute del gioco, unito all'aumento della concorrenza, spinse i rivenditori di videogiochi a chidere ai produttori l'istituzione di programmi di restituzione ufficiali.
I fallimenti di questi titoli furono ulteriormente aggravati dalle politiche commerciali che Atari aveva attuato nel 1981. Confidando nelle forti vendite dei suoi prodotti, la società aveva chiesto ai rivenditori di piazzare gli ordini per il 1982 tutti in una volta. Però le vendite nel settore videoludico nel 1982 subirono un rallentamento ed i rivenditori che avevano piazzato gli ordini in blocco si ritrovarono con un sacco di articoli Atari invenduti. Il risultato fu che i distributori restituirono quei prodotti ed Atari si ritrovò alla fine con diversi milioni di cartucce assolutamente invendibili.
La sepoltura
Nel mese di settembre del 1983 l'Alamogordo Daily News, un giornale di Alamogordo, Nuovo Messico, dichiarò in una serie di articoli che tra il 10 ed il 20 del mese diversi autoarticolati rovesciarono il carico dei loro semirimorchi, consistente in scatole, cartucce e console giochi provenienti da un magazzino di Atari che si trovava a El Paso, Texas, per distruggerlo e seppellirlo nella vicina discarica della città. Questo fu il primo utilizzo da parte di Atari della discarica, che fu scelta perché in essa non era permesso lo scavo e la sua spazzatura veniva tritata e sepolta durante la notte. La spiegazione che Atari dette a tale fatto fu che stava passando dai giochi per l'Atari 2600 a quelli per l'Atari 5200 ma questa affermazione fu contraddetta più tardi da un dipendente che dichiarò che non era quello il motivo.
Bruce Enten, un responsabile di Atari, dichiarò in via ufficiale che la società stava mandando al macero alla discarica di Alamogordo soltanto cartucce difettose che erano state restituite, quindi principalmente materiale non più utilizzabile.
Il 28 settembre 1983 il New York Times si interessò alla storia della discarica del Nuovo Messico usata da Atari. Un rappresentante di Atari confermò l'articolo del giornale in cui si affermava che la merce mandata al macero proveniva da uno stabilimento Atari di El Paso, che sarebbe stato chiuso e convertito ad impianto di riciclaggio.. L'articolo del Times non specificò quali giochi fossero stati distrutti ma gli articoli successivi si riferirono generalmente alla storia della discarica citando il ben noto fallimento del gioco E.T.. Inoltre il titolo "City to Atari: 'E.T.' trash go home" in uno degli articoli dell'Alamogordo News implicava che le cartucce fossero proprio quelle di E.T..
L'allora presidente e amministratore delegato di Atari dichiarò che quasi tutte le cartucce di E.T., ne furono prodotte circa 5 milioni, tornarono indietro invendute. Ad essere invendute risultarono anche 5 milioni di cartucce di Pac-Man, su un totale di 12 milioni di copie prodotte. Molti specularono che la maggior parte di quelle cartucce finirono al macero nella discarica, triturate e sepolte come spazzatura.
A partire dal 29 settembre del 1983 sopra al materiale triturato iniziò ad essere colato del calcestruzzo, un evento molto raro in una discarica. Un lavoratore anonimo dichiarò: «ci sono degli animali morti lì sotto. Non vogliamo che dei bambini si ammalino, scavando nella discarica». La cittadinanza cominciò a protestare contro il massiccio quantitativo di materiale che Atari inviava alla discarica, una protesta riassunta da un consigliere comunale con la dichiarazione «noi non vogliamo essere un impianto industriale di smaltimento per El Paso».
Il consigliere ordinò ad Atari di cessare al più presto lo smaltimento presso la discarica cittadina e, a causa dell'impopolare azione di Atari, furono presi provvedimenti affinché la società di gestione della discarica fosse in futuro più limitata nel poter accettare le richieste di smaltimento provenienti da enti esterni alla cittadina per soli motivi economici.
Analisi dell'evento
La storia delle cartucce sepolte si è trasformata in una specie di leggenda metropolitana per cui molte persone stentano a credere che essa sia vera. In un paio di interviste rilasciate nel 2004 e nel 2005 anche lo stesso autore del gioco E.T., Howard Scott Warshaw, ha espresso dubbi sulla veridicità dell'evento e sulla possibilità che milioni di copie del gioco possano aver fatto quella fine, affermando invece che secondo lui Atari abbia riciclato i componenti delle cartucce per recuperare parte del denaro perso.[18] Warshaw pensa anche che l'insuccesso commerciale di Pac-Man ed E.T. non sia stata la vera causa che hanno portato Atari alla crisi del 1983: secondo lui, infatti, è stata l'errata politica commerciale della società che ha fatto esplodere la bolla non appena Atari si è trovata in cattive acque.
La tesi secondo cui non è stata la scarsa qualità dei giochi ad affossare Atari è sposata anche da Travis Fahs di IGN, che crede che i problemi della società, incluso il grosso quantitativo di cartucce invendute, sia colpa della stima in eccesso fatta dai suoi analisti della capacità del mercato dell'Atari 2600 di sostenere ancora la ricezione di molti nuovi giochi piuttosto che dalla qualità intrinseca dei giochi stessi. John Wills ha scritto su Pacific Historical Review che anch'egli crede che la sepoltura sia una leggenda metropolitana, la cui popolarità è stata alimentata dal fatto che la località sede dell'evento sia vicina sia al sito dell'incidente dell'UFO di Roswell sia al luogo del primo test nucleare.
L'evento è divenuto ben presto uno dei più significativi della crisi dei videogiochi del 1983, ed è spesso citato come monito circa le conseguenze che si possono avere per colpa di errate scelte commerciali, anche se viene suggerito come la distruzione dei prodotti invenduti, così come Atari fece con le cartucce dei suoi giochi, permetta alle società di eliminarli dal magazzino e quindi dal bilancio finale dato che ai fini fiscali un prodotto in giacenza produce comunque un utile.
Riferimenti nella cultura popolare
I personaggi di Code Monkeys vivono un'esperienza simile quando decidono di creare la loro versione del gioco E.T..
Il romanzo Lucky Wander Boy descrive una scena che si svolge fuori da Alamogordo in cui due dei personaggi discutono di un parcheggio in lontananza, che apparentemente sorge proprio sopra le cartucce sepolte.
Nel videoclip "When I Wake Up" del gruppo Wintergreen viene raccontata la storia dell'insuccesso commerciale di "E.T.". Il filmato termina con i membri del gruppo che scavano nella discarica di Alamogordo dissotterrando delle cartucce del gioco. |