SAPIENTIA
RATIONIS LUMINE
MONITOPEDIA
Supplemento Enciclopedico
del MONITORE NAPOLETANO

Fondato nel 2012
Direttore Giovanni Di Cecca

Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIS) Stampa
Mercoledì 03 Settembre 2014 11:18
Stato Islamico
الدولة الإسلامية
ad-Dawlah l-ʾIslāmiyyah

Seal of the Islamic State in Iraq and the Levant.png
Attiva 2004 - oggi
Nazione Siria Siria
Iraq Iraq
Contesto guerra d'Iraq
guerra civile siriana
insorgenza irachena
Ideologia Sunnismo
Jihadismo
Fondamentalismo islamico
Alleanze Fino al 2014:
  • Al-Qaida

Dal 2014:

  • Esercito degli uomini dell'Ordine di Naqshbandi
  • Boko Haram
  • Jemaah Islamiah
Componenti
Fondatori Abu Musab al-Zarqawi
Componenti principali Abu Bakr al-Baghdadi
Abu Omar al-Shishani
Abu Mohammad al-Adnani
Attività
Azioni principali Battaglia di Aleppo

Lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (in arabo: الدولة الإسلامية في العراق والشام, al-Dawla al-Islāmiyya fī al-ʿIrāq wa al-Shām, a volte tradotto come Stato Islamico dell'Iraq e della Grande Siria), ufficialmente solo Stato Islamico[1], spesso abbreviato con l'acronimo inglese ISIL[2], ISIS[3], IS o in arabo: داعش, Dāʿish, è un gruppo jihadista attivo in Siria e in Iraq il cui leader, Abu Bakr al-Baghdadi, ha unilateralmente[4] – e illegittimamente secondo l'ONU – proclamato la rinascita del califfato nei territori caduti sotto il suo controllo.

Cambi di nome

Il gruppo, formatosi nel 2004 come Jama?at al-Taw?id wa-al-Jihad (Organizzazione del Monoteismo e della Jihad, JTJ), ha subito numerosi cambi di nome.

Nell'ottobre del 2004 il leader del gruppo, Abu Musab al-Zarqawi, giurò fedeltà ad Osama bin Laden e cambiò il nome del gruppo in "Tan?im Qa?idat al-Jihad fi Bilad al-Rafidayn" (Organizzazione della Base della jihad nel Paese dei due Fiumi (con riferimento alla mesopotamia), più comunemente conosciuta come Al-Qaeda in Iraq (AQI).[5][6] Anche se il gruppo non si è mai riferito a se stesso come Al-Qaeda in Iraq, questo nome è stato frequentemente usato per descrivere le sue varie incarnazioni.[7]

Nel gennaio del 2006 AQI unì vari e più piccoli gruppi ribelli iracheni sotto l'organizzazione chiamata Mujahideen Shura Council. Questo fu più che altro un atto propagandistico e un tentativo di dare al gruppo un sapore più iracheno e forse di distanziare al-Qaeda da alcuni errori tattici di al-Zarqawi come l'attentato terroristico di Amman nel 2005 nel quale vennero colpiti tre hotel.[8] Al-Zarqawi venne ucciso nel 2006 dopo un nuovo cambio di direzione del gruppo.

Il 12 ottobre del 2006 il Mujahideen Shura Council si unì ad altre quattro fazioni ribelli e rappresentanti varie tribù arabe irachene, ed insieme strinsero la loro alleanza con il tradizionale giuramento arabo chiamato ?ilf al-mu?ayyabin ("Patto dei profumati").[9][10]

Durante la cerimonia i partecipanti giurarono di liberare l'Iraq sunnita da quella che descrissero come Shia e oppressione straniera e di promuovere il nome di Allah e riportare l'islam alla gloria. Durante questa cerimonia i partecipanti dichiararono:

« Noi crediamo ciecamente in Allah […] che noi ci batteremo per liberare i prigionieri dalle manette per porre fine all'oppressione alla quale i sunniti sono stati sottoposti dai malvagi sciiti e dalle crociate occupanti, di assistere gli oppressi e ripristinare i loro diritti anche a costo della nostre stesse vite […] per far diventare la parola di Allah suprema nel mondo e ripristinare la gloria dell'islam.[9] »

Il 13 ottobre del 2006 venne annunciata la fondazione del Dawlat al-?Iraq al-Islamiyah (Stato islamico dell'Iraq, ISI).[6][11]

Venne formato un governo e Abu Abdullah al-Rashid al-Baghdadi divenne l'emiro di ISI, ma di fatto era solamente un prestanome dato che il potere era detenuto dall'egiziano Abu Ayyub al-Masri.[12] La dichiarazione incontrò una critica ostile non solo dagli jihadisti rivali di ISI in Iraq, ma anche dai principali ideologi jihadisti fuori dal paese.[13] Al-Baghdadi e al-Masri vennero entrambi uccisi in un'operazione congiunta di Stati uniti e Iraq nell'aprile del 2010. Abu Bakr al-Baghdadi, che prese il potere successivamente, è l'attuale leader di ISIS.

Il 9 aprile 2013, essendosi espanso all'interno della Siria, il gruppo adottò il nome di Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, conosciuto anche come Stato Islamico dell'Iraq e di al-Sham.[14][15] Il nome viene abbreviato in ISIS o ISIL. La s finale nell'acronimo ISIS deriva dalla parola araba Sham (or Shaam), che nel contesto di una jihad globale si riferisce al Levante o alla Grande Siria.[16][17] ISIS era anche conosciuta come al-Dawlah (Lo Stato), o al-Dawlah al-Islamiyah (Lo Stato Islamico). Queste sono forme abbreviate del nome dello Stato Islamico dell'Iraq e al-Sham.[18]

I detrattori di ISIS, particolarmente in Siria, si riferiscono al gruppo usando l'acronimo arabo DAESH (????), che dovrebbe significare Dawlat al-Islamiyya fi al-Iraq wa s-Sham (Stato Islamico dell'Iraq e del Levante - o più Grande Siria), ma che può essere letto con significati spregiativi come "vigliacchi e polvere" (Dahis wa’l-Ghabra’) o con altre interpretazioni.[19][20] ISIS, a quanto riferiscono voci non confermate, usa la fustigazione come punizione per le persone che usano quell'acronimo.[21]

Il 14 maggio del 2014 il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha annunciato la sua decisione di usare "Islamic State of Iraq and the Levant" (ISIL) come nome primario del gruppo.[20]

La questione dell'acronimo corretto da utilizzare per riferirsi al gruppo è stata discussa da molti commentatori.[17][18] Ishaan Taroor del Washington Post ha concluso:

« Nel crescente campo di battaglia delle controversie di editing, la distinzione tra ISIS o ISIL non è così grande.[18] »

Il 29 giugno 2014 venne annunciata la fondazione di un nuovo califfato, Abu Bakr a-Baghdadi venne nominato come suo califfo e il gruppo cambiò formalmente il suo nome in Stato Islamico.[22][23]

Ideologia e credo

ISIS è un gruppo estremista che segue la linea dura dell'ideologia di al-Qaeda e aderisce ai principi dello jihadismo globale.[24]

Come al-Qaeda e molti altri gruppi jihadisti odierni, ISIS emerge dall'ideologia dei Fratelli Musulmani, la prima organizzazione islamista al mondo fondata nel 1928 in Egitto.[25]

ISIS segue un'interpretazione estremamente anti-occidentale dell'Islam, promuove la violenza religiosa e considera coloro che non concordano con la sua interpretazione come infedeli e apostati. Allo stesso tempo ISIS mira a fondare uno stato islamista orientato al salafismo in Iraq, Siria e altre parti del levante.[24]

L'ideologia di ISIS trae origine dalla branca dell'islam moderno che mira a ritornare ai primi giorni dell'islam, rifiutando le "innovazioni" più recenti nella religione che sono ritenute responsabili della corruzione del suo spirito originario. Condanna i califfati più recenti e l'Impero ottomano per aver deviato da quello che viene chiamato puro islam e perciò ha cercato di stabilire un suo califfato.[26] Comunque commentatori sunniti come Zaid Hamis, ed anche mufti jihadi e salafiti come Adnan al-Aroor e Abu Basir al-Tartusi, ritengono che ISIS e altri gruppi terroristici ad esso correlati non siano minimamente sunniti, ma eretici kaharigisti a servizio di un'agenda imperiale anti islamica.[27][28][29][30]

I salafiti come gli appartenenti all'ISIS credono che solo una autorità legittimata possa intraprendere la direzione del jihad, e che la purificazione della società islamica sia prioritaria rispetto ad altre attività, come quella di combattere contro paesi non musulmani. Ad esempio, per quanto riguarda la questione palestinese, ISIS considera Hamas, un gruppo sunnita, come apostata e senza alcuna autorità a guidare il jihad. Combattere Hamas sarà quindi il suo primo passo verso il confronto con Israele.[31]

Obiettivi

Fin dal suo inizio l'istituzione di uno stato islamico puro è stato uno degli obiettivi principali dell'organizzazione.[32] Secondo la giornalista Sarah Birke, una delle "differenze significative" tra il fronte Al-Nusra e ISIS è che quest'ultima "tende ad essere più focalizzata sull'istituzione di un proprio governo nel territorio conquistato". Mentre entrambi i gruppi condividono l'ambizione di costruire uno stato islamico, ISIS è "molto più spietata […] compiendo attacchi settari e imponendo immediatamente la sharia".[33] ISIS ha raggiunto il suo obiettivo il 29 giugno 2014, quando ha rimosso la dicitura "Iraq e Levante" dal proprio nome, iniziando a riferirsi a se stessa come "Stato islamico", e dichiarando i territori occupati di Iraq e Siria come un nuovo califfato.[34]

Nella metà del 2014 il gruppo ha pubblicato un video intitolato "La fine di Sykes-Picot", nel quale è presente un cileno, Abu Safyya, che parla inglese. Il video annuncia le intenzioni del gruppo di eliminare gli attuali confini tra i paesi islamici del medioriente; questo è un riferimento ai confini decisi dall'Accordo Sykes-Picot durante la prima guerra mondiale.[35][36]

Rivendicazioni territoriali

Il 13 ottobre 2006 il gruppo ha annunciato la fondazione dello Stato Islamico dell'Iraq, che rivendica l'autorità sui governatorati islamici di Baghdad, al-Anbar, Diyala, Kirkuk, ?ala? al-Din, Ninawa e parti del governatorato di Babil.[11]

In seguito all'espansione del gruppo all'interno della Siria nel 2013 e l'annuncio dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, il numero di wilaya (province) rivendicate è salito a 16. In più rispetto alle sette irachene, le wilaya siriane, in gran parte entro i confini dei governatorati esistenti, sono Hassaké, Deir el-Zor, al-Raqqa, Homs, Aleppo, Idlib, Hama, Damasco e Laodicea.[37]

La sede del potere di ISIS in Siria è il governatorato di al-Raqqa. È risaputo che più importanti leader dell'ISIS, incluso Abu Bakr al-Baghdadi, abbiano visitato il capoluogo, al-Raqqa.

Propaganda e social media

Il logo del al-Furqan Media al-Furqan Institute for Media Production

Il gruppo è anche conosciuto per il suo uso efficace della propaganda.[38]

Il logo del Al-Hayat Media Center

Nel novembre del 2006, poco dopo la creazione dello Stato Islamico dell'Iraq, il gruppo ha fondato il al-Furqan Institute for Media Production, il quale produce CD; DVD, poster, pamphlet e propaganda relativa al web.[39] Il principale organo di stampa di ISIS è l'I'tisaam Media Foundation,[40] che venne fondato nel marzo del 2003 e distribuisce tramite il Global Islamic Media Front (GIMF).[41]

Nel 2014 ISIS ha fondato il Al Hyat Media Center, che mira ad un pubblico occidentale e pubblica materiale in inglese, tedesco, russo e francese.[42][43] Nel 2014 ha anche fondato la Anjad Media Foundation, che pubblica Anasheed (canti religiosi) jihadisti.[44]

L'uso da parte di ISIS dei social media è stato descritto da un esperto come "probabilmente più sofisticato di [quelli della] maggior parte delle compagnie statunitensi".[45][46]

ISIS regolarmente si avvantaggia dei social media, in particolare di Twitter. Per distribuire il suo messaggio organizza campagne hashtag, incoraggiando tweet con hashtag popolari e utilizzando software che abilitano ISIS a diffondere la propria propaganda sugli account dei suoi sostenitori.[47]

Un altro commento è che "ISIS mette più enfasi nei social media rispetto agli altri gruppi jihadisti […] Hanno una presenza sui social media molto coordinata".[48]

Anche se i feed di ISIS su Twitter vengono regolarmente messi al bando, frequentemente questi vengono ricreati, mantenendo una forte presenza online. Il gruppo ha tentato di espandersi in altri social network quali Quitter, Friendica e Diaspora; questi ultimi due hanno immediatamente rimosso la presenza di ISIS.[49]

Storia

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Guerra civile siriana e Guerra d'Iraq.

Dopo aver autoproclamato la propria sovranità politica su Siria e Iraq, lo Stato Islamico ha proclamato l'intenzione di allargare il suo progetto di dominio, come suggerisce la stessa inclusione del "Levante" nella denominazione, anche su Giordania, Israele, Palestina, Libano, Kuwait, Cipro e una zona meridionale della Turchia (l'ex Vilayet di Aleppo).[50][18] Attivo nella guerra civile siriana e in Iraq, dove ha occupato nel gennaio 2014 la città di Falluja, lo Stato Islamico è colpevole di numerosi crimini contro l'umanità.

Questa organizzazione jihadista si è unita ad al-Qa?ida nel 2004 prendendo il nome di al-Qa?ida in Iraq ed è guidata da Abu Bakr al-Baghdadi. Il rapporto tra al-Qa?ida in Iraq e al-Qa?ida si incrina nel 2005, quando emergono tensioni legate alla brutalità delle operazioni gestite dall'allora leader Abu Mu??ab al-Zarqawi, che rischiano di alienare il sostegno popolare al gruppo.[51]. La definitiva rottura delle relazioni con al-Qa?ida avviene nell'aprile del 2013 quando Ayman al-Zawahiri disconosce l'appartenenza dell'ISIL al gruppo islamista, riconoscendo invece il Fronte al-Nusra come emanazione ufficiale di al-Qa?ida in Siria.[52] L'azione di disconoscimento viene ribadita nuovamente a febbraio 2014 con un comunicato di al-Qa?ida diffuso via web.[53] Al-Qa?ida ha giudicato troppo estremi i propositi del movimento.[54]

L'obiettivo di ISIL è quello di imporre la Shari?a nei territori controllati e di realizzare un grande califfato islamico sunnita, riunendo le regioni a maggioranza sunnita di Siria e Iraq, all'interno di un unico Stato.[55]

Creazione dello Stato Islamico

La sera del 29 giugno 2014 l'ISIS ha proclamato la restaurazione del Califfato islamico,[56] con Abu Bakr al-Baghdadi come califfo.

Il 25 luglio 2014, viene distrutta a Mossul la Moschea di Giona poiché frequentata anche dai cristiani e definita dallo Stato Islamico "meta di apostasia".[57] L'ISIS ha inoltre imposto ai cristiani di Mossul di abbandonare la città e di lasciare i propri beni o, in alternativa, di pagare la tassa di protezione, altrimenti sarebbero stati uccisi.[58].

L'8 agosto 2014 il presidente USA Barack Obama ha autorizzato bombardamenti mirati contro l'ISIL nel nord dell'Iraq, uniti al lancio di aiuti umanitari alle popolazioni in fuga dalle zone da esso occupate.[59][60] Tali attacchi servono per frenare l'avanzata dello Stato Islamico verso est e potrebbero andare avanti per mesi, fino ad avere raggiunto l'obiettivo.[61]

I primi attacchi sono stati effettuati con dei caccia F-18 e dei droni Predator.[62] I raid americani hanno permesso a ventimila dei quarantamila Yazidi (una minoranza finita nel mirino dell'ISIS, che nei giorni precedenti ne aveva uccisi almeno 500 durante l'avanzata nel nord dell'Iraq, seppellendo vive parte delle vittime, inclusi donne e bambini, e rapendo quasi trecento donne per trasformarle in schiave), di fuggire dai Monti del Sinjar, dove erano intrappolati sotto la minaccia degli jihadisti. Inoltre grazie all'appoggio aereo i Curdi hanno riconquistato Guwair e Makhmur, due cittadine in posizione strategica, e l'esercito iracheno ha lanciato due controffensive una nel distretto di Al-Bakri e una nel distretto di Muqdadiya.[63] Il 10 agosto gli Jihadisti hanno assediato 50.000 Yazidi rifugiatisi sul monte Sinjar, uccidendone almeno 500 e seppellendoli in fosse comuni.[63]

Per aiutare gli Yazidi in trappola gli Stati Uniti hanno inviato una missione militare composta da 100 uomini tra marines e forze speciali con il compito di organizzare una via di fuga per i civili minacciati.[64] Il 15 agosto 2014 il consiglio europeo ha approvato la fornitura di armi ai Curdi per aiutarli a contenere l'avanzata dell'ISIS.[65]

Nei giorni successivi gli jihadisti si sono resi responsabili di un nuovo massacro nel villaggio Yazida di Kocho, in cui hanno ucciso oltre 80 uomini e hanno rapito più di 100 donne, dopo che gli abitanti si erano rifiutati di convertirsi all'Islam. Lo stato islamico ha operato massacri anche in Siria, dove nelle prime due settimane di agosto ha ucciso oltre 700 membri della tribù Chaitat, che si era ribellata alla sua autorità nell'est del paese.[66][67] Il 17 agosto 2014 le forze peshmerga curde annunciano di aver ripreso il controllo della diga di Mossul, un importante sito strategico, con l'aiuto dei raid aerei americani, e di aver riconquistato le cittadine di Tel Skuf, Ashrafia e Batnaya.[68]. La notizia viene smentita dall'ISIS che la rigetta come "mera propaganda di guerra".[69] Anche secondo altre fonti la diga di Mossul sarebbe ancora nelle mani dell'ISIS.[70][71][72] Il 19 agosto 2014 l'esercito iracheno lancia un'offensiva per riconquistare la città di Tikrit.[73]

Note

  1. ^ La Siria dice sì ai raid Usa sui terroristi Isis ma «con il nostro coordinamento» in Il Sole 24 Ore. URL consultato il 28 agosto 2014.
  2. ^ Sigla per Islamic State of Iraq and the Levant.
  3. ^ Sigla per Islamic State of Iraq and Syria oppure Islamic State of Iraq and al-Sham.
  4. ^ Come si organizza lo Stato Islamico di al-Baghdadi in Istituto per gli studi di politica internazionale. URL consultato il 28 agosto 2014.
  5. ^ (EN) Death Could Shake Al-Qaeda In Iraq and Around the World, washingtonpost.com, 10 giugno 2006. URL consultato il 15 agosto 2014.
  6. ^ a b Uppsala Data Conflict Programme: Conflict Encyclopaedia. URL consultato il 15 agosto 2014.
  7. ^ (EN) The ISIL's Stand in the Ramadi-Falluja Corridor, ctc.usma.edu, 29 maggio 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  8. ^ Fishman 2008, pp. 48–9.
  9. ^ a b (EN) Jihad Groups in Iraq Take an Oath of Allegiance, memrijttm.org, 17 ottobre 2006. URL consultato il 17 agosto 2014.
  10. ^ (EN) al Qaeda's Grand Coalition in Anbar, longwarjournal.org, 12 ottobre 2006. URL consultato il 17 agosto 2014.
  11. ^ a b (EN) The Rump Islamic Emirate of Iraq, longwarjournal.org, 16 ottobre 2006. URL consultato il 17 agosto 2014.
  12. ^ Fishman 2008, pp. 49–50.
  13. ^ Phillips 2009, p. 74.
  14. ^ (EN) Key Free Syria Army rebel 'killed by Islamist group', bbc.com, 12 luglio 2013. URL consultato il 17 agosto 2014.
  15. ^ (EN) Al-Qaeda in Iraq confirms Syria's Nusra Front is part of its network, english.alarabiya.net, 9 aprile 2013. URL consultato il 17 agosto 2014.
  16. ^ (EN) Profile: Islamic State in Iraq and the Levant (ISIS), bbc.com, 11 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  17. ^ a b (EN) ISIS vs ISIL - Which One Is It?, inquisitr.com, 18 giugno 2014. URL consultato il 20 giugno 2014.
  18. ^ a b c d (EN) ISIS or ISIL? The debate over what to call Iraq's terror group, washingtonpost.com, 18 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  19. ^ On the Origin of the ‘Name’ DAESH – The Islamic State in Iraq and as-Sham 19 agosto 2014.
  20. ^ a b (EN) Terrorist Designations of Groups Operating in Syria, United States Department of State, 14 maggio 2014. URL consultato il 18 giugno 2014.
  21. ^ (EN) Who Is Abu Bakr al-Baghdadi?, slate.com, 16 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  22. ^ (EN) Iraq crisis: Isis changes name and declares its territories a new Islamic state with 'restoration of caliphate' in Middle East, independent.co.uk, 29 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  23. ^ (EN) This Is What The World's Newest Islamic Caliphate Might Look Like, businessinsider.com, 30 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  24. ^ a b (EN) Islamic State, nationalsecurity.gov.au. URL consultato il 17 agosto 2014.
  25. ^ (EN) Iraq crisis: What does the Isis caliphate mean for global jihadism?, independent.co.uk, 30 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  26. ^ (EN) Don’t believe the people telling you to freak out over this "ISIL" map, qz.com, 1º luglio 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  27. ^ (EN) Is ISIL really 'Sunni'? Not at all, presstv.ir, 17 giugno 2014. URL consultato il 6 luglio 2014.
  28. ^ (EN) Syria: Umar Shishani's Second-in-Command in ISIS Slams Scholars Who "Sow Discord" & Don’t Fight, eaworldview.com, 7 febbraio 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  29. ^ (AR) ????? ??????? ??? ??? (????) ??????? ???????? ???????? ????????? ????????? ???????????, ????????. URL consultato il 17 agosto 2014.
  30. ^ (AR) ????? ??????? ??? ??? (????) ??????? ???????? ???????? ????????? ??????????????: "???????" ???? ???????? ?? ???? ? ????? ????????, ?????. URL consultato il 17 agosto 2014.
  31. ^ (EN) Why Islamic State has no sympathy for Hamas, al-monitor.com, 29 luglio 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  32. ^ (EN) Letter dated 9 July 2005, web.archive.org, 9 luglio 2005. URL consultato il 22 luglio 2014.
  33. ^ (EN) How al-Qaeda Changed the Syrian War, nybooks.com, 27 dicembre 2013. URL consultato il 17 agosto 2014.
  34. ^ (EN) Isis rebels declare 'Islamic state' in Iraq and Syria, bbc.com, 30 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  35. ^ (EN) Isis announces Islamic caliphate in area straddling Iraq and Syria, theguardian.com, 30 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  36. ^ (EN) Watch this English-speaking ISIS fighter explain how a 98-year-old colonial map created today's conflict, dailynews.com, 2 luglio 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  37. ^ (EN) ISIS' 'Southern Division' praises foreign suicide bombers, longwarjournal.org, 9 aprile 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  38. ^ (EN) ISIS Attacks Twitter Streams, Hacks Accounts To Make Jihadi Message Go Viral, ibtimes.com, 17 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  39. ^ (EN) US targets al Qaeda's al Furqan media wing in Iraq, longwarjournal.org, 28 ottobre 2007. URL consultato il 17 agosto 2014.
  40. ^ Bilger 2014, p. 1.
  41. ^ (EN) New statement from the Global Islamic Media Front: Announcement on the Publishing of al-I'ti?am Media Foundation – A Subsidiary of the Islamic State of Iraq – It Will Be Released Via GIMF, jihadology.net, 8 marzo 2013. URL consultato il 17 agosto 2014.
  42. ^ (EN) New Al Qaeda Group Produces Recruitment Material for Americans, Westerners, freebeacon.com, 13 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  43. ^ (EN) ISIS Declares Islamic Caliphate, Appoints Abu Bakr Al-Baghdadi As 'Caliph', Declares All Muslims Must Pledge Allegiance To Him, oximity.com, 30 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  44. ^ (EN) ISIL Launches "Ajnad Media Foundation" to Specialize in Jihadi Chants, siteintelgroup.com, 15 gennaio 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  45. ^ (EN) Selling terror: how Isis details its brutality, ft.com, 17 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  46. ^ (EN) How ISIS Games Twitter, theatlantic.com, 16 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  47. ^ (EN) ISIS Propaganda Campaign Threatens U.S., blog.adl.org, 27 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  48. ^ (EN) Meet The "ISIS Fanboys" Spreading The Message Of Iraq’s Most Feared Terror Group, buzzfeed.com, 16 giugno 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  49. ^ (EN) ISIS Faces Resistance From Social Media Companies, blog.adl.org, 23 luglio 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  50. ^ (EN) The Short Answer: What is Islamic State?, blogs.wsj.com, 12 giugno 2014. URL consultato il 10 agosto 2014.
  51. ^ (EN) A Revolt Within the al Qaeda Movement, rightsidenews.com, 20 giugno 2013. URL consultato il 10 agosto 2014.
  52. ^ (EN) Iraqi al-Qaeda chief rejects Zawahiri orders, aljazeera.com, 15 giugno 2013. URL consultato il 10 agosto 2014.
  53. ^ Siria-Iraq, al Qaeda disconosce l'Isil: "Non è un nostro gruppo, noi siamo vicini al Fronte al-Nusra", qn.quotidiano.net, 3 febbraio 2014. URL consultato il 10 agosto 2014.
  54. ^ (EN) ISIS “too extreme for al-Qaeda”, presstv.com, 7 febbraio 2014. URL consultato il 10 agosto 2014.
  55. ^ (EN) Battle to establish Islamic state across Iraq and Syria, independent.co.uk, 9 giugno 2014. URL consultato il 10 agosto 2014.
  56. ^ L'Isis proclama la rinascita del califfato dell'Islam tra Iraq e Siria, tgcom24.mediaset.it, 29 giugno 2014. URL consultato il 10 agosto 2014.
  57. ^ Iraq, distrutta la moschea di Giona, Isis: «Era meta di apostasia», corriere.it, 25 luglio 2014. URL consultato il 10 agosto 2014.
  58. ^ Iraq, pulizia religiosa contro i cristiani. “O ti converti all’Islam o ti uccidiamo”, ilfattoquotidiano.it, 21 luglio 2014. URL consultato il 10 agosto 2014.
  59. ^ Iraq, Obama autorizza raid contro lo Stato islamico: "C'è rischio di genocidio", repubblica.it, 8 luglio 2014. URL consultato il 10 agosto 2014.
  60. ^ Gli Stati Uniti hanno attaccato in Iraq, ilpost.it, 8 agosto 2014. URL consultato il 10 agosto 2014.
  61. ^ 5 cose per capire cosa succede in Iraq, ilpost.it, 8 agosto 2014. URL consultato il 10 agosto 2014.
  62. ^ Obama e gli attacchi aerei sull’Iraq, ilpost.it, 9 agosto 2014. URL consultato il 10 agosto 2014.
  63. ^ a b Iraq, massacro di yazidi: in 500 sepolti vivi, lastampa.it, 10 agosto 2014. URL consultato l'11 agosto 2014.
  64. ^ Iraq,Obama manda 100 Marines per salvare gli Yazidi in trappola, corriere.it, 14 agosto 2014. URL consultato il 14 agosto 2014.
  65. ^ Iraq, dall’Europa via libera alle armi ai curdi. Mogherini: “Per l’Italia decide il Parlamento”, lastampa.it, 15 agosto 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  66. ^ Iraq, fonti curde: “Uccisi da Isis altri 80 yazidi, 200 rapiti”. Primi aiuti italiani, ilfattoquotidiano.it, 16 agosto 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  67. ^ I massacri dell’IS in Iraq e in Siria, ilpost.it, 17 agosto 2014. URL consultato il 17 agosto 2014.
  68. ^ Iraq, raid Usa per proteggere la diga di Mossul. I curdi annunciano: “Riconquistata”, lastampa.it, 17 agosto 2014. URL consultato il 18 agosto 2014.
  69. ^ Battle rages for control of Mosul dam, aljazeera.com, 18 agosto 2014. URL consultato il 20 agosto 2014.
  70. ^ Iraq Conflict: Fighting Resumes At Mosul Dam, sky.com, 19 agosto 2014. URL consultato il 20 agosto 2014.
  71. ^ ISIS booby traps Mosul Dam, which could unleash 18-metre-high wall of water on Iraq’s second largest city, nationalpost.com, 18 agosto 2014. URL consultato il 20 agosto 2014.
  72. ^ ‘World’s most dangerous’: Iraq’s retaken Mosul Dam could cause 500,000 deaths in days, rt.com, 19 agosto 2014. URL consultato il 20 agosto 2014.
  73. ^ Iraq, esercito iracheno cerca di riprendere Tikrit. Renzi a Bagdad ed Erbil, repubblica.it, 19 agosto 2014. URL consultato il 20 agosto 2014.

 

Collegamenti esterni

 

Contenuto disponibile sotto la licenza

Creative Commons License




Powered by dicecca.net - web site

Supplemento Enciclopedico del MONITORE NAPOLETANO
Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011

ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)