Alla riunione dei soci della Società Napoletana di Storia Patria ha partecipato il Sindaco di Napoli de Magistris,che in qualità di Sindaco è anche Presidente Onorario della Società, con l’ assessore alla cultura Antonella Di Nocera.

Come già scritto nel precedente articolo della mia Vice-Direttrice, il Sindaco ha più volte sostenuto che il Comune di Napoli non può non puntare sulla Cultura in questa città che ha si tanti problemi (non ultimo un bilancio che si è dovuto approvare alla velocità della luce: solo 15 giorni), ma ha anche tantissime risorse che possono essere usate  come le biblioteche comunali ed, in modo particolare, quella della Società Napoletana di Storia Patria.

Come a dire che Napoli non è solo Munnezza (come a volte viene disegnata anche dai motori di ricerca come Google), ma anche allegria e cultura.

Il Sindaco ha introdotto, poi, l’arguta assessore alla Cultura Antonella Di Nocera che ha esposto il piano di intervento del Comune di Napoli per la Società.

In primo luogo si sta cercando di sbloccare i contributi Comunali del 2008, che come ha poi esposto la Presidenta Prof. Renata De Lorenzo, usando il metodo della Cessione del Credito sulla I Tranche, si dovrebbe se non pareggiare il problema del bilancio, quantomeno appianare alcuni debiti della Società.

L’Assessore, però, è andata oltre cercando di portare alcune proposte, tra le quali:

• Proporre degli Stages agli studenti delle Università (che, incredibilmente possono solo effettuare ricerche sotto lettera di presentazione del Prof. in un tempo massimo di 10 giorni)
• Aprire la Società anche al Pubblico utilizzando i ragazzi del Servizio Civile come supporto e aiuto
• Portare il Maschio Angioino (Castelnuovo) a diventare un museo e rendere alcune stanze della Società parte di questo museo

Tutti questi interventi sono mirati a rendere, nel tempo (non troppo lontano, cioè il più possibile vicino) la Società il più possibile autonoma da un punto di vista finanziario.

Tra le varie problematiche emerse dalla riunione c’è anche quella della digitalizzazione del catalogo della Biblioteca, che risulta ancora incompleto nel catalogo SBN.

Dalla riunione è dunque emerso un momento di fiducia di speranza, ma i problemi restano.

Il Sindaco ha inoltre esortato la Presidente De Lorenzo alla stesura di un cosiddetto Business Plan per meglio individuare, una volta superate o quasi il livello di emergenza, come proseguire e, soprattutto, come investire le risorse messe a disposizione della Società, senza ricadere nello strapiombo di una crisi come quell'attuale.

A dire il vero, dalle tante proposte che ci sono arrivate in redazione a seguito della nostra campagna di sensibilizzazione, cui, ahimé, solo noi del Monitore Napoletano abbiamo risposto, mentre altre testate sono rimaste in un silenzio assordante ed immobili al grido di dolore lanciato dalla cultura che si vede sempre più cedere il terreno sotto i piedi, vogliamo proporre alcune di queste.

In prima analisi la possibilità di poter supportare la Società mediante la possibilità di effettuare donazioni online usando il canale di PayPal o similaria.

Incominciare a prendere contatti con associazioni di meridionali sparsi sia in Italia che all’Estero per la promozione della cultura ed eventuali mostre di alcuni materiali della Biblioteca sia in Italia che all’estero in modo particolare in quegli stati come l’Argentina e gli Stati Uniti dove la presenza di napoletani ed in generale di emigranti provenienti dal Sud Italia è molto forte.

Proporre di effettuare una mostra di materiale musicologico (di cui la Biblioteca della Società è fornita) al Teatro San Carlo.

In generale iniziare quell’opera che possiamo brutalmente definire di Marketing che nel corso degli anni è mancato a scapito di una settarizzazione estremizzata e  perpetrata da precedenti gestioni.

Il punto è quello di dire in prima battuta ai Napoletani che la Società esiste e che è un bene di tutti.

Il Monitore continuerà a seguire l’evolversi di queste problematiche che stanno attanagliando la prestigiosa Società Napoletana di Storia Patria, con la speranza di poter ripetere quel grido liberatorio con cui esordì  il primo numero del Monitore nel 1799: "Siam liberi infine…"