Stage e tirocini sinonimo di sfruttamento legalizzato. |
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Scritto da Miriam Favale |
Mercoledì 12 Dicembre 2012 11:48 |
Terminati gli studi, molti giovani (leggittimamente) ambiziosi, si pongono alla ricerca di un lavoro inerente al loro titolo di studi nella speranza di riuscire a trovarlo nella propria città d'origine ma attualmente questa aspettativa diventa sempre più un sogno remoto.
Attualmente molti laureati si vedono costretti a accettare delle condizioni di totale di sfruttamento da parte delle aziende, che usano loro come cavie da laboratorio per mollare il lavoro più duro e meno stimolante della ditta.
Perfino medici specializzati si sottopongono a stage fino a 6 mesi, anche fuori regione, senza alcun rimborso spese ma con orari rigidi da rispettare, senza giorni di riposo e con il doppio del lavoro di un vero dipendente remunerato. Queste disonorevoli situazioni sembrano ormai diventate un rito di iniziazione a cui l'aspirante lavoratore deve necessariamente sottoporsi, un sacrificio ordinario, mentre in realtà in molti casi è pura illegalità alla quale bisogna ribellarsi e opporsi.
Navigando sul web si può percepire il malessere di molte vittime le quali si sfogano affermando:
“ho 28 anni laurea 3+2 entrambe conseguite con 110e lode in scienze dell'educazione la prima e in pedagogia la seconda...ho fatto 5 stage di formazione ...risultato? Disoccupata...stanca...e demotivara in un Italia che non mi da futuro non riesco a pensare ad una famiglia mia sono una delle tante precarie....";
“Ho 28 anni, due lauree, ho sempre lavorato per pagarmi gli studi (...) credevo nello strumento del tirocinio, avevo voglia di dare incondizionatamente con grande fiducia nel ritorno di competenza, ad un certo punto mi sono resa conto della presa in giro e per un certo periodo, consapevole mi sono umiliata nel continuare ad accettare questo sistema di sfruttamento legalizzato, pur di continuare a fare e sperare. Di tirocini ne ho
fatti 8, la maggior parte mascherava sfruttamento, nessuno aveva come finalità il reale inserimento(...)”.
Tanti i giovani desiderosi di lavorare e troppe le aziende che usano la crisi come stratagemma per non stipendiare gli stagisti.
La Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione dei Lavoratori) tramite l'ultimo sondaggio, dichiara che il 52,4% degli stage non prevede alcun rimborso spese, mentre per 1/3 dei tirocini è previsto un rimborso spese bassissimo: il 14% offre da €200 a €300 al mese e il 17% offre da €250 a €500 mensili e tenendo conto che tali stage vengono offerti da metropoli costosissime come Milano e Roma il misero rimborso, tra spese di fitto e di sopravvivenza, diventa inesistente.
Diversamente la legge in Francia fissa la quota minima di retribuzione per uno stage obbligatorio e non a €417 su una base di 35 ore settimanali, e lo stagista viene nettamente distinto dal lavoratore come anche le sue mansioni; i contratti sono determinati dalla concertazione fra organizzazioni sindacali e industriali con la mediazione del Governo.
In Italia lo stage non è considerato come rapporto di lavoro subordinato e dunque lo stagista non ha diritto ad avere un contratto, una retribuzione e neanche i contributi.
Lo scorso 12 Settembre il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha emanato una circolare per fornire chiarimenti in merito alla riforma dei tirocini formativi e di orientamento, inserita nell'articolo 11 "Livelli di tutela essenziali per l'attivazione dei tirocini" del DL n° 138 del 13 agosto 2011.
La legge tutela esclusivamente i tirocini formativi e di orientamento espressamente finalizzati ad agevolare le scelte professionali e la occupabilità dei giovani nella delicata fase di transizione dalla scuola al lavoro mediante una formazione in ambiente produttivo e una formazione diretta del mondo del lavoro.
In base a tale legge, gli studenti di scuola media secondaria la durata massima prevista è di 4 mesi, per i post-laureati la durata è di 6 mesi e per i disabili è di 24 mesi.
Non rientrano nell'applicazione di tale legge i tirocini di inserimento al lavoro svolti da disoccupati o inoccupati; sono esclusi anche i tirocini curriculari ossia universitari e scolastici.
I giovani però, per fortuna, non sono del tutto soli nella lotta contro questo tipo di sfruttamenti infatti la Cgil chiede che gli stage durino sei mesi al massimo (nove in casi eccezionali), che non si superi un certo numero di stagisti e che sia rafforzato il divieto di ricominciare lo stage nello stesso posto mediante la convenzione con un ente diverso dal primo, creando a tal fine un’anagrafe delle imprese che offrono stage. Ma la proposta più importante della Cgil è quella di rendere obbligatorio in ogni caso una specie di salario minimo di 400 euro mensili. Per i praticanti, ad esempio di studi legali, lo stipendio sarebbe crescente con il tempo e il maturare dell’esperienza.
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