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Addio a Rita Levi-Montalcini Stampa
Scritto da Virginia Bellino   
Lunedì 31 Dicembre 2012 13:49

Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.
Rita Levi Montalcini

Il male assoluto del nostro tempo è di non credere nei valori. Non ha importanza che siano religiosi oppure laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte.
Rita Levi Montalcini

 

Non arrendersi mai di fronte alle difficoltà, impegnandosi sempre al meglio delle proprie possibilità in ogni fase della nostra vita, in gioventù come in età avanzata, anzi, soprattutto in età avanzata quando spesso le sferzate che la vita mai risparmia indeboliscono e piegano anche il più forte degli animi conducendolo verso avvilimento e cupa rassegnazione.

E CREDERE!!! Credere che a dispetto di tutte le brutture di cui il nostro tempo ci fa fare indigestione, il mondo abbia un lato gentile e delicato fatto di tutti quei valori, qualunque essi siano, che rendono ogni vita degna di essere vissuta.


 

Con queste briciole del suo immenso lascito morale scegliamo oggi di salutare Rita Levi Montalcini, una donna che non ha certo bisogno di presentazioni e che oggi, 30 dicembre, si è spenta nella sua casa di Roma alla veneranda età di 103 anni, mentre era insieme ad alcuni suoi cari che, accortisi del peggioramento delle sue condizioni di salute, in un primo momento (come è stato riferito da loro stessi) hanno chiamato un’ambulanza per portarla alla vicina clinica Villa Margherita. Il quadro clinico è andato però rapidamente peggiorando, e la senatrice si è poi spenta nella sua abitazione.

Fra i primi a commentare la notizia, il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno: “ La scomparsa di Rita Levi Montalcini è un gravissimo lutto non solo per la città di Roma e per l’Italia, ma per tutta l’umanità. Una persona che ha rappresentato la coscienza civile, la cultura e lo spirito di ricerca del nostro tempo e che ha saputo mettere insieme il rigore scientifico col massimo livello di umanità

Anche il presidente del Senato Schifani ha espresso tutto il suo cordoglio, ricordando che ”a coronamento di una vita così straordinaria, il presidente Ciampi la nominò, nel 2001, senatrice a vita negli anni in cui ha fatto parte di questa assemblea, la sua attenta e attiva presenza ha saputo farsi amare e apprezzare da tutti i senatori per il tratto discreto e gentile,: ma anche per la fermezza nella difesa dei suoi valori e di quanto più le stava a cuore

Una donna straordinaria

«La mia vita è tanto lunga e piena di splendide cose, ma quello che importa sono i valori», aveva detto Rita per i suoi suoi 100 anni e l’unico regalo che davvero desiderava era un mondo che credesse nei valori etici e nella scienza, perché senza scienza non c'è futuro.

Poche battute che racchiudono in sintesi i colori della lunghissima vita di Rita Levi Montalcini, vero e proprio simbolo della ricerca italiana, donna elegante, sobria e con  un aspetto esile dietro cui si nascondeva però una personalità fortissima capace di fronteggiare le sfide più difficili.

Nata a Torino il 22 aprile 1909, fin da bambina diceva di «non essere interessata dagli uomini né a un futuro di buona moglie o di buona madre». Nonostante le resistenze paterne, si iscrisse a Medicina e studiò nella scuola dell'istologo Giuseppe Levi insieme a Salvador Luria e Renato Dulbecco, che come lei sarebbero diventati Nobel.

Le leggi razziali la costrinsero a trasferirsi in Belgio, dove continuò a studiare lo sviluppo del sistema nervoso nell'università di Bruxelles. Poi tornò a Torino, dove aveva allestito un laboratorio di fortuna in camera da letto, una stanzetta di due metri per tre: un periodo difficile, ma fertile intellettualmente, del quale non si stancava mai di raccontare. Nonostante i pochissimi mezzi (ma preziosi, come le uova di pollo in piena guerra) scoprì fenomeni fondamentali legati allo sviluppo del sistema nervoso e alla morte cellulare.

I bombardamenti la costrinsero a trasferirsi prima vicino Asti e poi a Firenze, dove nel 1944 lavorò come medico al servizio degli alleati (e dove capì che fare il medico non faceva per lei), e poi di nuovo ad Asti.


Nel 1947 ci fu il grande passo verso gli Stati Uniti , dove le era stata offerta una cattedra nella Washington University di St Louis.

Senza saperlo ci ritrovammo sulla stessa nave ”, raccontava divertito Renato Dulbecco , da sempre legato a Rita Levi Montalcini da una fortissima amicizia. “ Facevamo lunghe passeggiate sul ponte parlando del futuro, delle cose che volevamo fare “.

E proprio quegli ameni discorsi pronunciati magari al chiaro di luna, avrebbero poi influenzato reciprocamente le loro ricerche. Quello che avrebbe dovuto essere un soggiorno di pochi mesi si trasformò in un'esperienza di 30 anni.

E l’11 giugno 1951 arrivò la  scoperta fondamentale, quella che avrebbe dato a questa piccola grande donna il posto che le spettava tra i premi Nobel: il fattore di crescita delle cellule nervose o Nerve Growth Factor (NGF)

Stavo leggendo un giallo di Agatha Christie quando è arrivata la telefonata da Stoccolma “, raccontava deliziosamente Rita con la semplicità che le era  caratteristica, “ il Nobel non cambierà la mia vita, continuerò a lavorare come ho sempre fatto “.

 

1986 - Rita Levi-Montalcini Riceve il Premio Nobel per la Medicina


Ed è esattamente cosi che è andata, questa piccola grande guerriera ha mantenuto fede al suo impegno fino all’ultimo respiro.

Ciao piccola grande donna, possa il tuo esempio essere di ispirazione per le giovani  e demotivate generazioni  a cui spesso mancano totalmente quei valori a te tanto cari!!!

 

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Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011
ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)
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