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L'esempio di Atene per ripartire Stampa
Scritto da Tommaso Manzillo   
Sabato 25 Febbraio 2012 19:36

La crisi economica è oramai entrata nella sua fase più alta, e sta esplicando il massimo dei suoi effetti possibili sulla contrazione degli ordinativi all’industria (tiene bene l’agricoltura e il terziario), la riduzione dell’occupazione con il susseguirsi dell’aumento della disoccupazione giovanile. A tutto questo si aggiunge un grande pericolo per la salvaguardia del sistema Europa e della sua moneta unica, ossia il caso Grecia.

Salta subito agli occhi dell’osservatore attento il fatto che un piccolo Paese come la Grecia, con il suo prodotto interno lordo piuttosto contenuto rispetto a quello di Germania, Francia e Italia, possa creare serie difficoltà all’Europa, ma soprattutto scompiglio sui mercati finanziari, dovuto alla sua permanenza nell’Euro. La prima cosa che si può, senza ombra di dubbio dire, è che il caso Grecia rappresenta, già di per se, il fallimento dell’Eurozona, perché non dobbiamo scordarci che Atene ha falsificato i dati rappresentati nei suoi bilanci pubblici pur di entrare nel Gruppo. Cosa inaudita! E il reato è doppio: da un lato c’è la Grecia e i suoi bilanci falsificati; ma dall’altro troviamo una Commissione Europea, formata da tanti illustri Maestri della Finanza mondiale, miope nella valutazione dei dati di bilancio greco. Ora, riconosciuta la colpa di Atene, occorre che anche l’Europa faccia il suo mea culpa (in vigilando), senza straziare un popolo ormai martirizzato da una micidiale crisi economica, seconda solo a quella del ’29. A volte si ha l’impressione di trattare il popolo greco come fosse carne da macello, chiedendo sempre di più a chi non ha nemmeno un lavoro e la prospettiva del giorno dopo.

 

Soluzione: escludere dalla zona Euro la Grecia? Tagliare fuori Atene dall’Europa certamente vuol dire creare una reazione a catena senza precedenti, innescare una miccia proprio nell’anno dell’ulteriore allargamento della zona verso altri Paese dell’Est Europa. Sarebbe la soluzione ideale per un Paese che ha fatto ricorso a tanti sotterfugi pur di entrare nel Club, ma vorrà anche significare il totale fallimento del progetto dell’Europa, che non seppe, o non fu in grado, di prevedere il caso Grecia. Quello che sta succedendo ad Atene dimostra la volontà di un popolo che vuole rimanere nell’area dell’Euro, per sfruttare i vantaggi di una moneta unica, per accrescere la propria competitività economica in vista di prospettive di crescita, ma senza rinunciare alla propria dignità di uomini e di persone.

L’uscita di Atene dall’Euro porterà sicuramente ad una crisi di fiducia nella moneta unica europea con pesanti ripercussioni sui mercati mondiali, appesantendo l’attuale congiuntura economica già negativa. Il crollo del valore dell’Euro, se in teoria facilita le esportazioni con un cambio più competitivo, dall’altro rende molto più difficile l’acquisto delle materie prime tutte quotate in dollari, creando stagflazione e avviluppando tutta l’economia europea, in principal modo quei Paesi che presentano alti livelli di debito pubblico in rapporto alla ricchezza prodotta, vedi la Spagna, l’Italia, il Portogallo. Non può finire così!

Tocca all’Europa venire incontro alla Grecia, grazie alla seconda tranche di un prestito da 130 miliardi di Euro, ma non rappresenta certamente la conclusione del caso Grecia, che rimane una sorvegliata speciale: occorre valutare come Atene possa restituire il prestito, proprio in questo momento di recessione economica e con pesanti compiti a casa da svolgere, soprattutto per la riduzione del debito pubblico dall’attuale 170 percento sul P.I.L. al 120 percento nel 2013. Dall’altro lato, diventa essenziale ricostruire l’intera governance europea, puntando veramente all’unificazione economica e non solo monetaria, garantendo un sistema di controllo dei conti pubblici più serio e severo, che non diventi freno alla crescita e alle prospettive future.

Per finire, occorre tranquillizzare il lettore che l’Italia non è un caso Grecia, vuoi per la tenuta dei conti pubblici, checché se ne dica, vuoi per avere una economia polivalente rispetto a quella greca. Se la loro si basa esclusivamente sul manifatturiero con un piccolo specchio sul turismo, la nostra economia si allarga molto all’agricoltura, all’esportazione dei nostri manufatti, servizi per il turismo e suoi contorni. Presentiamo, insomma, tutte le caratteristiche necessarie per innescare la retro marcia dalla crisi, uscendo fuori più forti di prima, ma sicuramente anche diversi, perché dobbiamo essere preparati alle nuove sfide che si vedono all’orizzonte, ricucendo un tessuto produttivo che divenga veramente competitivo sui mercati mondiali

 

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Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011
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