LIBERTÀ
EGUAGLIANZA
MONITORE NAPOLETANO
Fondato nel 1799 da
Carlo Lauberg ed Eleonora de Fonseca Pimentel
Anno CCXXV

Rifondato nel 2010
Direttore: Giovanni Di Cecca

Non solo stabilità dei conti Stampa
Scritto da Tommaso Manzillo   
Sabato 03 Novembre 2012 12:20

In questo contributo trattiamo della Legge di Stabilità per il 2013.

Piuttosto che portare benefici al 99 percento dei contribuenti italiani, questa manovra, o come ognuno la vuol chiamare, non piace al 99 percento dei contribuenti italiani: rimane quell’un percento rappresentato dai nostri governanti, e non solo, che stanno facendo le migliori, o peggiori, acrobazie, dipende dal proprio punto di vista, per portare il bilancio in pareggio nel 2013.

Ma è proprio il linguaggio usato dai tecnocrati che lascia perplessi: a loro dire hanno abbassato l’aliquota dell’I.V.A.!? Ma non che dal 21 percento si scende al 20, o dal 10 al 9 percento! Piuttosto, invece di salire al 23 e al 12, rispettivamente, passeranno al 22 e all’11 percento. In sostanza, hanno tagliato l’aumento, ma sempre di aumento si tratta, anche se rinviato al primo luglio 2013, e riguardando le imposte indirette, cioè quelle che colpiscono i trasferimenti di beni, quindi i consumi principalmente, vanno a colpire tutti quanti noi. Aumenteranno sia i beni tassati all’attuale 21 sia quelli all’attuale 10 percento, tra cui va ricordato le bollette dell’energia elettrica, del gas e dell’acqua (10%), e del telefono (21%), come se non fossero già state toccate da altri aumenti.

Di converso la manovra punta al taglio di un punto percentuale delle aliquote I.R.P.E.F. dei primi due scaglioni di reddito: dal 23 al 22 e dal 27 al 26 percento per redditi, rispettivamente, fino a 15 mila e 28 mila Euro annui. Fumo negli occhi, perché verranno tagliate, o meglio, ridimensionate tutte quelle voci di spesa che sono deducibili dal reddito imponibile o detraibili dall’imposta lorda. Ricordiamo che il tetto delle spese detraibili è di 3 mila euro, assorbito interamente dagli interessi sul mutuo sull’abitazione principale, per i giovani che lo hanno contratto recentemente, e questo vuol dire negare la detrazione per tutte le altre spese che riguardano la famiglia, come l’istruzione. Inoltre, la particolarità del taglio degli oneri deducibili, va precisato, è l’aumento della base imponibile anche per il calcolo delle addizionali comunali e regionali, proprio mentre le istituzioni locali corrono all’aumento delle loro aliquote di competenza. Risultato del taglio delle aliquote e dell’imposizione di un limite alle deduzioni e detrazioni d’imposta è l’aumento della tassazione a tutti i livelli.

 

In questo anno di attività il governo tecnico ha varato diversi provvedimenti legislativi tesi al pareggio del bilancio; abbiamo intravisto timidi segnali verso le liberalizzazioni economiche, poi svaniti nelle stanze del potere politico: ma sulla crescita abbiamo assistito solo a quella che riguarda la pressione fiscale. Hanno pensato esclusivamente al pareggio di bilancio trascurando gli interessi di tante persone che vivono nell’area degli incapienti e che non sono toccati affatto dal taglio delle aliquote irpef, ma certamente lo sono dall’aumento dell’IVA. E non solo, perché la manovra in questione comporta tagli nell’istruzione, nella sanità, solo per citare qualcuno. Questa non è la politica liberale che merita l’Italia, piuttosto è una macelleria sociale dagli effetti devastanti se pensiamo che in questa fascia degli incapienti rientrano cassintegrati e licenziati a causa della crisi economica e che non hanno un soldo da spendere. Una manovra che va cambiata immediatamente, rimanendo sempre nell’ottica del rigore finanziario, ma aprendo la strada ad altre soluzioni che non siano solo tasse-tasse-tasse. Si vuole stimolare la crescita, ma si tassano i consumi: indefinibile!

In nome del pareggio di bilancio, come si può aumentare la tassazione in questa fase congiunturale e, allo stesso modo, tagliare i servizi indispensabili alla persona, come i posti letto, oppure chiudere gli ospedali, o ancora alla cultura, mentre riesce difficile tagliare gli sprechi della pubblica amministrazione, o non saper controllare il bilancio di un ente locale il cui amministratore impazzito (?) si è dato alle spese folli a danno dei contribuenti? La politica liberale, a parere di chi scrive, non è quella messa in campo da questo governo in ambito nazionale. Le colpe, certamente, vanno divise con una classe politica oramai allo sbando, in cerca di visibilità perché oscurata dal male visibile della corruzione dilagante e dei privilegi, alla faccia della crisi, dei contribuenti e del loro onesto lavoro quotidiano.

Ci si rende conto che qui nessuno vuole pagare il conto del risanamento: i ricchi non vogliono perché sono gli unici che possono permettersi di far girare l’economia con i loro consumi voluttuosi, i politici manco a parlarne, i poveri non hanno più nulla. Le elezioni politiche si avvicinano e soluzioni corpose che vadano nella direzione della crescita (non fiscale) economica non se ne vedono nemmeno da quel tunnel dove qualcuno intravede una luce. Mettere al centro prima di tutto la famiglia, con tutto il suo bagaglio valoriale che è rappresentato dal lavoro, dai servizi alla persona, l’istruzione e la giustizia. Da qui il passo è breve per richiamare in Italia capitali esteri indispensabili per nuovi investimenti, ossia nuovo sviluppo e crescita.

Fin dal primo giorno i tecnici ci hanno ribadito che dobbiamo cambiare mentalità, scordandosi che con questa mentalità abbiamo conosciuto livelli eccezionali di crescita e prosperità, e tassando sempre e solo i consumi non fanno altro che soffocare quello che ancora è rimasto di buono nel nostro Paese: la genialità nel fare impresa. E questo vuol dire lavoro, sviluppo, uscita dalle sacche della miseria, della fame, maggiore istruzione.

La strada della crescita è segnata dal riscoprire lo spirito costruttivo e combattivo di un tessuto imprenditoriale che ha fatto la storia economica italiana e che ha ancora tanta speranza e voglia di ritornare a vivere.

 

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Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011
ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)
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