Il caso dei Marò Italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone |
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Scritto da Giovanni Di Cecca |
Martedì 26 Marzo 2013 19:05 |
Il tutto accade il 16 febbraio 2012 quando nell’ambito del monitoraggio della Marina Militare sull’antipirateria, due marinai del glorioso Battaglione San Marco Massimiliano Latorre e Salvatore Girone a bordo della nave mercantile Enrica Lexie, secondo le ricostruzioni ufficiali indiane, sparano uccidendo due pescatori indiani.
Il tutto accadeva a circa 30 miglia dalla costa indiana nelle cosiddette acque internazionali.
L’accusa ai due militari è di omicidio, in base all'art. 302 del Codice penale indiano.
Uno dei primi problemi è la contraddittorietà delle versioni di India e Italia.
La Marina italiana sostiene che la petroliera Enrica Lexie si trovava in acque internazionali al momento dell'incidente e che i due marò avrebbero sparato scambiando i pescatori per pirati, a causa dell'atteggiamento "ostile".
La vicenda, già abbastanza ingarbugliata di suo, ha avuto alterne vicende nel corso di questo anno.
Gli avvocati dei marinai, sostengono la legittimità dell’intervento armato portando come informazione aggiuntiva che poche ore più tardi una petroliera greca Olympic Flair, la cui testimonianza è agli atti, ha avuto un attacco piratesco poco dopo da cui è riuscita a uscirne.
Altra stranezza che ha aggravato la crisi diplomatica che si è venuta a creare tra Italia ed India, e che la Enrica Lexie degli armatori italiani Fratelli D’Amato è stata fatta rientrare in India con un inganno.
Le autorità indiane hanno un elemento indiscutibile e tragico da cui partire: i corpi di Valentine Jalastine e di Ajeesh Pinku, i due poveri pescatori crivellati da quattro colpi. Ma la tesi del Governo Italiano, del nucleo anti pirateria del Battaglione San Marco che proteggeva la nave, e dell'equipaggio del mercantile è una soltanto: Valentine e Ajeesh sono stati uccisi da qualcun altro.
Se i pescatori indiani avessero segnato il nome della nave che ha crivellato il loro peschereccio, il gioco per la guardia costiera sarebbe fatto. Invece gli indiani sono costretti a tendere un tranello. Li chiamano uno per uno alla radio, e li tranquillizzano: "Abbiamo trovato un peschereccio con armi a bordo, avete per caso subito un attacco?". Rispondono tutti di non saperne nulla, tranne la Enrica Lexie che conferma; e non ha alcuna difficoltà ad assecondare la guardia costiera quando le autorità indiane chiedono loro "per favore" di rientrare in porto per sporgere denuncia, aiutandoli a riconoscere il peschereccio e i pirati.
«È una situazione molto ingarbugliata. Di fatto il caso diplomatico è già nato», sancisce il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E il Ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata: «Ci sono considerevoli divergenze giuridiche, e non credo si sia sviluppata la collaborazione fra India e Italia che sarebbe auspicabile». Il clima è pessimo. Il 20 febbraio 2012 i due marò sono arrivati alla Casa del magistrato di Kollam per essere interrogati, i nazionalisti indù del Bharathya Janata Party e il sindacato dei pescatori li hanno presi a ciabattate e hanno tentato di assalirli.
«Volava di tutto», raccontano i testimoni. Li hanno ricacciati indietro con i bastoni di bamboo. Chiedevano l'arresto anche per il comandante della nave: «Se proveranno a liberare la petroliera siamo pronti a circondarla con i nostri pescherecci».
Se fosse mai possibile ingarbugliare tutto di più ci si è messo anche un problema di politica interna:
affossare l’italiana Sonia Gandhi.
Infatti l’avvocatura della Difesa Italiana ha chiesto al Governo Indiano di effettuare l’autopsia ed i conseguenti rilievi balistici per determinare la provenienza dei colpi che hanno uccisi i due pescatori indiani.
Ma il Governo dice che i corpi sono stati seppelliti e che non è possibile effettuare le procedure richieste.
Il caso già ingarbugliato diventa se possibile, ancora più complesso.
I due Marò, per questo presunto delitto, rischiano la pena capitale.
Il Governo Italiano è riuscito per via Diplomatica a far tornare in Italia i due Marinai per il Natale e per le ultime votazioni politiche.
Proprio il secondo rientro è stato al centro di una ulteriore tensione tra Italia ed India, in quanto la Farnesina non voleva farli rientrare.
Il rientro in India, invece è avvenuto in seguito ad un accordo scritto tra il Governo Indiano ed il Governo Italiano ci sia stato un accordo scritto che i due militari non abbiano la pena di morte
Ma in questa faccenda molto ingarbugliata, il colpo di scena non è mancato.
Il Governo Indiano, ha detto candidamente che non è da escludere in base al giudizio che possa essere praticata la Pena Capitale, mandando a monte il presunto accordo.
Alla trasmissione Terra! di Toni Capuozzo su Canale 5 (andata in onda , Salvatore Girone ha dichiarato «Caro Toni, non ci serve ora sapere di chi sia stata la colpa, perché non ci porta a nulla e tanto meno non porta a nulla che le forze politiche si rimbalzino le responsabilità. Quel che vi chiediamo ora è non divisione ma, come i nostri fucilieri, mettetevi a braccetto, unite le forze e risolvete questa tragedia»
Con informazioni di ieri, i Marò italiani Latorre e Girone saranno giudicati da un tribunale appositamente costituito a New Delhi che non ha nei suoi poteri la possibilità di condannare a morte un imputato.
In particolare il primo comma della Sezione 29 del Codice di procedura penale indiano - confermato da fonti legali - specifica che: "il tribunale di un magistrato capo giudiziario può dettare qualsiasi sentenza autorizzata dalla legge, eccetto quelle che prevedano la pena di morte o l'ergastolo, fino ad un massimo di sette anni di carcere". |