Caso Pantani - Chi ha ucciso il Pirata? - Dopo 10 anni riaperto il caso |
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Scritto da Giovanni Di Cecca |
Domenica 03 Agosto 2014 19:15 |
Sucidio o Omicidio? Queste sono le stesse domande che 10 anni fa (era il 14 febbraio 2004), giornalisti ed inquirenti si facevano a seguito del ritrovamento del corpo di Pantani morto nella stanza D5 del residence "Le Rose" di Rimini. L'autopsia rivelò che la morte era stata causata da un edema polmonare e cerebrale, conseguente a un'overdose di cocaina.
L'autopsia sul corpo del campione dopo la tragica morte e in particolare l'analisi del midollo osseo ha escluso che Pantani avesse fatto uso frequente e in quantità elevata di Epo durante la sua carriera.
La morte di Pantani lasciò sgomenti tutti gli appassionati delle due ruote, per la perdita di un grande corridore; uno degli sportivi italiani più popolari del dopoguerra, protagonista di tante imprese. I presunti abusi di sostanze stupefacenti e, soprattutto, l'essere stato trovato positivo all'antidoping, motivo che gli costò la squalifica di 15 giorni, e soprattutto, l'ombra dell'onta, cioè l'essere stato un corridore scorretto. Dopo la squalifica, la depressione lo fecero piombare in un bvarato senza fine... Per questa ragione, il ritrovamento del cadavere morto per overdose, sembrò il tragico epilogo di un corridore che non aveva più forza per combattere. La madre di Marco Pantani (così come la sorella, il padre e tutta la famiglia), Tonina, afferma che il modo che Marco avrebbe scelto per assumere la droga o per suicidarsi, ossia l'ingestione di cocaina, non è verosimile. La signora Pantani sostiene da sempre che il figlio sia stato assassinato, probabilmente per farlo tacere riguardo a qualche scomodo segreto, legato al doping nel ciclismo e alla sua squalifica, di cui sarebbe stato a conoscenza.
Tonina Pantani ha richiesto più volte la riapertura dell'indagine archiviata, sostenendo che le firme per il prelievo dei soldi, che Pantani avrebbe usato per comprare la droga, sarebbero falsificate, e che non c'era traccia di droga nella camera del residence, come ci si aspetterebbe dalla stanza di un tossicodipendente che ne fa uso abituale e che il ciclista non era dipendente dalla cocaina, né voleva suicidarsi. Afferma che la stanza era stata messa apposta in disordine, c'erano residui di cibo cinese, che Pantani non mangiava mai, nessuna bottiglietta d'acqua per ingerire la dose di cocaina, e alcuni lividi sospetti sul corpo del ciclista.
Il 2 agosto 2014 viene reso noto che è stata riaperta l'inchiesta, curata dalla procura della repubblica di Rimini, con ipotesi di reato "omicidio volontario"
«Me l’hanno ammazzato. La mia sensazione, sin da subito, è che avesse scoperto qualcosa e gli abbiano tappato la bocca»: così Tonina, la mamma di Marco Pantani a Tgcom24, il canale all news Mediaset. «Non vedo altre ragioni. Non mi sono mai sbagliata su Marco. Così come non credo che siano stati gli spacciatori». «Sono 10 anni - aggiunge la signora Tonina - che lotto e non mollerò, fino alla fine. Voglio la verità, voglio sapere cosa è successo a mio figlio. Da subito ho detto che me l’hanno ammazzato e, infatti, me l’hanno ammazzato».
È stata proprio la madre di Pantani su Facebook ad annunciare la riapertura del caso: «Sedici anni fa, 2 agosto Marco vinceva il Tour e quest’anno, a 10 anni della sua morte, mentre Cesenatico festeggiava la sua notte gialla non più dedicata a lui vi dò una notizia. A tutti i tifosi e a quelli che hanno creduto e voluto bene al mio Marco, il caso è aperto per omicidio».
In particolare, a persuadere il procuratore capo, Paolo Giovagnoli, sarebbe stata la perizia medico-legale eseguita per conto della famiglia dal professor Francesco Maria Avato: «Le ferite sul corpo di Marco Pantani - si legge, secondo quanto riportato dalla Repubblica - non sono autoprocurate, ma opera di terzi». E La Gazzetta dello Sport ha fatto notare che il campione, vincitore di Giro d’Italia e Tour de France nel 1998, sarebbe stato picchiato e «costretto a bere cocaina» mentre era nella sua stanza del residence: le grandi quantità di stupefacente trovate nel suo corpo si potrebbero assumere solo se diluite in acqua.
La nuova ipotesi della Procura, a quanto trapela, sarebbe quella di “omicidio con alterazione del cadavere e dei luoghi”. Il fascicolo dell’indagine bis, su cui vige un riserbo assoluto, è stato affidato al pubblico ministero Elisa Milocco, è stato iscritto nel registro delle notizie di reato e al momento non ci sono indagati.
«Abbiamo appena ricevuto le carte presentate dai familiari e aperto un’indagine. È un atto dovuto quando arriva un esposto-denuncia per omicidio volontario. Leggeremo le carte, se ci sarà l’esigenza di indagini chiederemo al Gip», ha detto all’Ansa il procuratore Paolo Giovagnoli.
«Sulla morte di Marco ho ancora tanti dubbi che vorrei fossero chiariti - aveva detto la mamma in una recente intervista - Ho letto i faldoni del tribunale e ci sono scritte cose non vere. Marco non era solo nel residence, con lui potevano esserci più persone. Ha chiamato i carabinieri, parlando di “persone che gli davano fastidio”, e dopo un’ora è stato trovato morto. Nella sua stanza sono stati trovati alcuni giubbotti che aveva lasciato a Milano, dal momento che, quando era arrivato in quell’albergo, non aveva bagaglio. Chiedo la riapertura del processo perché voglio spiegazioni, ricevere risposte. Secondo me Marco aveva pestato i piedi a qualcuno, perché lui quello che pensava diceva: parlava di doping, diceva che il doping esiste. Marco non tornerà mai, ma io aspetto ancora la verità, su Rimini come su Madonna di Campiglio». |