Napoli – La nuova Zona Rossa ed il rischio Vesuvio |
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Scritto da Giovanni Di Cecca |
Domenica 01 Giugno 2014 12:00 |
È entrato nel nostro immaginario collettivo, come il simbolo di una Città e di una Regione, al pari del Colosseo a Roma, della Tour Eiffel a Parigi o del Big Bang a Londra.
Eppure quel simbolo è più di una semplice montagna.
È la bomba atomica ad orologeria di tutta Europa: il Vesuvio.
Da tempo ormai si parla di piani di evacuazione, per la maggior parte incentrati su un trasporto su gomma.
«La Regione Campania dovrà fornire elementi utili ad una delimitazione ancora più definita della “zona rossa” e del numero di residenti che andrebbero effettivamente allontanati in caso di eruzione del Vesuvio. Analogo dettaglio andrà precisato entro giugno per i campi Flegrei».
Lo ha reso noto il capo del dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli (ex capo dei servivi segreti civili), in una recente conferenza stampa. «Non è una differenza da poco – ha sottolineato Gabrielli – avere un censimento preciso permetterebbe di calibrare ancora meglio le procedure di evacuazione che nel caso del Vesuvio, al momento, riguarderebbero 800mila persone e nel caso dei Campi Flegrei altre 400mila. Un’eventuale evacuazione anche via mare? Sino ad oggi si è pensato solo al trasporto su gomma, ma è un’ipotesi che non mi sento di escludere in partenza
Certo, sarebbe un evento di proporzioni importanti, che proporrebbe una serie di problemi almeno in parte gestibili solo sul campo, nell’immediato, e che dal punto di vista dei costi richiederebbe un fondo molto cospicuo e, quasi inevitabilmente, un contributo dell’Unione europea»
Secondo quanto è stato ipotizzato, nel caso di esplosione del Vesuvio:
«Nella fase iniziale dell’eruzione si solleva fino a 15-20 chilometri di altezza una colonna eruttiva composta di gas e frammenti piroclastici, seguita dalla ricaduta a terra di pomici, lapilli e ceneri trasportati dal vento. Il rischio è correlato al carico esercitato dalla coltre piroclastica sui tetti degli edifici di cui provoca eventualmente il crollo, nonché alle difficoltà respiratorie, alla contaminazione delle colture e dell’acqua, alle difficoltà di autorizzare vie di fuga e agli ingorghi stradali. Il territorio che può subire questi fenomeni è indicato come zona gialla.
Questa zona comprende 96 comuni delle province di Napoli, Avellino, Benevento e Salerno per un totale di circa 1.100 chilometri quadrati e 1.100.000 abitanti.
Nella fase successiva, la colonna eruttiva collassa producendo colate piroclastiche che possono raggiungere velocità dell’ordine di 100 km/h e un enorme potere distruttivo.
I modelli fisico-numerici indicano che dal momento del collasso della colonna eruttiva, le colate piroclastiche impiegheranno 5-10 minuti per raggiungere la costa. Il territorio esposto a questo rischio è definito zona rossa, comprende 18 comuni è per un totale di circa 200 chilometri quadrati di estensione e poco meno 600.000 abitanti.
Nella terza fase si possono generare colate di fango anche a distanza di giorni dall’eruzione.
I territori soggetti a questo rischio sono indicati come zona blu che include 14 comuni della provincia di Napoli per un totale di 180.000 abitanti.
Inoltre, i comuni di Torre del Greco e Trecase, presentano un’elevata pericolosità da invasione di lave pur trovandosi ad una certa distanza dal cratere sommitale».
Uno scenario apocalittico!
Studi recenti hanno calcolato che nel periodo dal 1951 al 2001, nell’insieme dei 18 comuni considerati “zona rossa” vi è stato un sensibile incremento demografico, pari al 56,3 per cento (da 353.172 a 551.837 abitanti), soprattutto nella fascia costiera.
Inoltre, vi è stato un aumento della densità abitativa tale da rendere questo comuni tra i più densamente abitati d’Italia, nonché un’esplosa crescita del numero di abitazioni (da 73.141 a 187.407 edifici).
Nell’ultimo decennio il cancro cementizio ha allungato le sue metastasi senza alcun freno istituzionale.
Se il Vesuvio dovesse dare segnali, malinterpretati (più o meno volutamente) e il piano, come è quasi scontato che avvenga con una popolazione come quella Campana facile all’isteria di massa (troppo facile), con i dati che abbiamo riportato, e solo nelle prime due ore dal fenomeno esplosivo, i morti potrebbero aggirarsi intorno il milione (1.000.000).
Perché?
Oltre alle problematiche ovvie legate all’attività esplosiva (e quindi tutti i comuni proprio sotto il Vesuvio stesso), ci saranno vittime tra la popolazione civili (soprattutto al Centro Storico di Napoli ed in alcune zone del Vomero e dell’Arenella) che sarà consequenziale alla Paura.
Un effetto Heysel (il famoso stadio dove ci furono 39 vittime a causa degli Hooligans) già visto nel Terremoto del 1980.
La riuscita del cosiddetto “piano di emergenza” dipende dalla capacità di prevedere l’eruzione del Vesuvio con sufficiente anticipo. In ogni caso, vi è una difficoltà oggettiva, anche se la popolazione fosse adeguatamente pronta e preparata, nell’evacuare una zona densamente abitata come quella vesuviana. La strategia di evacuazione è legata ai tempi di previsione: questa è possibile solo tre giorni prima dell’evento, un tempo notoriamente insufficiente ad evacuare da 500 a 600 mila persone.
Infine, i Campi Flegrei (area ad alta densità di residenti) sono un’altra zona campana ad elevatissimo rischio vulcanico.
Proprio in loco sono in fase di realizzazione delle sperimentazioni di cui la popolazione locale ed italiana, non è a conoscenza.
Anche nei Campi Flegrei potrebbero avvenire delle eruzioni esplosive.
Nel 1944 ci fu l’ultima eruzione.
Da allora sono stati riconosciuti 18 cicli eruttivi separati da brevi intervalli di stasi inferiori a 7 anni.
Gli studi scientifici hanno consentito di accertare che nei periodi di quiescenza, il magma si è accumulato in una camera posta a 5-7 chilometri di profondità.
Il rischio vulcanico è il prodotto di tre fattori: pericolosità vulcanica, valore esposto e vulnerabilità.
Quali sono le Precauzioni che la Regione Campania sta prendendo in caso di eruzione?
La Presidenza del Consiglio dei Ministri, sotto il Governo Letta I (14 febbraio 2014) ha fornito una nuova disposizione in caso di eruzione.
Ma a nostro avviso molto lacunosa….
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