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E se Dracula fosse sepolto a Napoli? Stampa
Scritto da Giovanni Di Cecca   
Mercoledì 11 Giugno 2014 12:01

Può sembrare assurdo, ma un gruppo di ricercatori, forse è riuscito nell’impresa più assurda della storia, quella di collocare la tomba di Vlad III Tepes di Valacchia, più noto la mondo come Dracula (dal titolo del Padre Vlad II), soprattutto per il famoso ed omonimo bestsellers di Bram Stoker.

Se Frankestein nasce a Napoli alla Riviera di Chiaia («Un paradiso abitato da demoni» scriveva Mary Shelley), e poi partiva per Inglostad in Germania, è paradossale che anche l’altro mito ottocentesco della letteratura, ma questa volta reale, arriva a Napoli.

Verso la fine del 1400 a Napoli arriva una bambina di 7 anni Zaleska di Valacchia, figlia illegittima (unica figlia a quanto pare) di Vlad III di Valacchia, noto per la sua fama di impalatore, da cui il “titolo” Tepes, che in rumeno significa appunto l’Impalatore.

 

 

Fu lo stesso Re di Napoli Alfonso d’Aragona, a portarla con se tornando dalla guerra contro i turchi, la minaccia dell’Europa occidentale, mentre l’Europa orientale era già sotto assedio .

La piccola a Napoli, alla corte del Re, prese il nome di Maria Balsa.

Di lei, a corte, si sapeva che fosse erede di un importante trono, ma sia il Re, che la piccola, non osavano rivelarne il nome.

«Chi è Maria? Qual è il suo trono?»

Erano le domande che serpeggiavano a Corte.

Arrivata in età da marito, Re Alfonso, la concede al nipote primogenito Giacomo Alfonso Ferrillo, conte di Muro Lucano e Signore di Acerenza, che la porterà, poi, nei suoi possedimenti.

Nel 1520 i Coniugi Ferrillo-Balsa ordinano la ristrutturazione della Cattedrale del Paesino di Acerenza, facendo edificare una misteriosa cripta.

Questo stemma è molto particolare, come spiega anche Adriana D’Agostino:

«A quel tempo tra la Serbia e la Romania, l’unico che possedeva nel blasone simbolo il Drago era il celebre Vlad III Basrad o Balsarad. Non solo. Nel blasone della Balsa, oltre al Drago, compare la Stella: anche questa immagine rimanderebbe a Dracula, divenuto despota proprio l’anno del passaggio della cometa di Halley.

Sempre sul drago è importante dire che Vlad II, padre del noto impalatore, era stato il co-fondatore, nel 1408, insieme con Sigismondo di Lussemburgo, al padre di Alfonso di Aragona ed a Scandeberg d’Albania, di un Ordine detto del Drago, una alleanza di reciproco soccorso per contrastare l’invasione dei Turchi.

Il nome Balsa, quindi, deriverebbe o da Balcana (despota dei Balcani) contratto in Balsa, o da Basarad».


Cinque secoli dopo…

L’avvocato Raffaele Glinni ed il fratello Giandomenico, ricercatore a Tallinn in Ucraina iniziano a fare una ricerca per l’archivio storico da lui presieduto, focalizzato sulle antiche famiglie di Acerenza nel 1500.

Uno dei focus della sua ricerca (in un primo tempo) era quello di stabilire a quale famiglia apparteneva un quadro di Leonardo da Vinci ritrovato in loco.

Nella sua ricerca si imbatte nella famiglia dei Ferrillo-Balsa, e nota la strana scarsità di informazioni della moglie del Signore di Acerenza

Inizia così una personale quanto folle ricerca, che basa tutto su una intuizione folle anch’essa: Maria Balsa era la figlia Zaleska di Vlad III, il voivoda di Valacchia (il termine voivoda sta per sovrano), il leggendario Dracula.

Partiamo da alcune considerazioni.

Alla morte della principessa, lo stemma dei Ferrillo è sovrastato da quelle dei Balsa che, per rango, sovrasta giustamente quello del marito.

L’immagine rappresenta un drago inferocito e con le narici dilatate (tratto estetico caratteristico di Vlad più volte testimoniato).

Il Drago spiega delle grandi ali simili a quelle di un pipistrello.

L’interno della cattedrale presenta, inoltre, altri simboli di straordinaria coincidenza, tra cui due dipinti e strane incisioni.

Nel prima raffigurazione si può riconoscere S. Andrea, patrono, guarda caso, della Romania. Nella seconda appare la stessa Maria rappresentata con le vesti di una santa che schiaccia con il piede, ancora una volta, un drago.

E poi un volto.

Il volto di un uomo inciso nella cripta.

L’uomo ha la barba che termina a riccio, le narici visibilmente aperte ed addirittura i canini sporgenti, tratto estetico caratteristico di Vlad più volte testimoniato).

Il Drago spiega delle grandi ali simili a quelle di un pipistrello.


E se Vlad non fosse morto a Giurgiu?

C’è anche un altro aneddoto che ha fatto poi lievitare il mistero del Nosferatu, il non morto.

Nel 1932-1933 furono effettuati degli scavi nel monastero di Snagov, sotto quella lastra di marmo le cui scritte sono state cancellate dal tempo e dai passaggi dei monaci, in cui è tradizione che l’Impalatore fosse sepolto.

I frati sostengono che era stata messa li affinché venisse calpestata dai celebranti durante gli uffizi così che l'anima peccatrice del defunto trovasse un qualche sollievo alle pene eterne alle quali era condannata.

La pietra si trova di fronte alle porte dell'iconostasi, davanti all'altare maggiore.

Ebbene lo scavo mostrò la tomba vuota!!!

I direttori degli scavi, l'archeologo Dinu V. Rosetti e lo storico George D. Florescu scavaroo ancora di più e trovarono nella tomba una bara rivestita con un tessuto color porpora dalle cuciture dorate.

Il corpo del defunto venne riconosciuto come di sesso maschile, vestito con un abito di velluto color porpora o verde, di taglio occidentale, chiuso con grossi bottoni di filo d'argento dorato, stretto in vita con una cintura di placche d'argento a losanga.

Il volto della salma era coperto da un drappo di seta e, da una manica, pendeva un anello femminile.

Un diadema d'oro da torneo, decorato con piccole sfere di ceramica alternante a gancetti d'oro che trattenevano un turchese, era posato vicino alle mani.

A contatto con l'aria il corpo si decompose in pochi minuti, prima che gli archeologi potessero vederne il volto o scattare una foto

Si pensò che fossero i resti di Vlad II, il padre.

Ma ovviamente la decomposizione fu talmente rapida che non fu possibile approfondire gli studi.

E poi c’era anche la leggenda che a Vlad III fu mozzata la testa e portata a Costantinopoli.

E se oltre quella bambina di 7 anni, fosse venuto anche il padre, Vlad III?

Il giallo di infittisce e prende i contorni sempre più nitidi di una ricerca alla Indiana Jones.

 

Si cambia set e da Snagov, si torna a Napoli, Centro Storico, dove tutto ebbe inizio.


Napoli - Santa Maria la Nova
Presunta Tomba di Vlad III Tepes di Valacchia

Riconosciuta come tomba di Maria Balsa


La ricerca porta i nostri investigatori nella chiesa di Santa Maria la Nova, quella antica chiesa situata appunto in Via Santa Maria la Nova di fronte l’ingresso posteriore di Via Monteoliveto della Posta Centrale di Napoli.

È qui, che come in un film sotto gli occhi di tutti e per ben 5 secoli sono sepolte le spoglie di Maria Balsa, la figlia di Vlad III, i segni, i simboli trovati ad Acerenza si trovano anche li.

Ma forse il mistero ha ancora un risvolto ultimo

E se in quella tomba non si trovasse la figlia, ma il Padre?

Su una tomba del chiostro di Santa Maria La Nova, poco distante da quella del Ferrillo, ce n'è un'altra.

Appartiene ad Andronica Comnena, la donna che avrebbe ospitato la Balsa a Napoli.

Sulla sua base è inciso a chiare lettere un nome: Maria.

In ultimo, altra circostanza è abbastanza singolare e riguarda il padre dell’autore di Dracula, Bram Stoker.

Da una breve ricerca, i cui dati sono da verificare, sembra che il padre di Bram Stoker dopo essere andato in pensione, per ragioni economiche fosse stato costretto a trasferirsi nel continente con moglie e figlie, ma morì a Napoli nel 1876.

Non ci sono documenti (o non sono ancora stati trovati), ma potrebbe essere che il celebre autore di Dracula fosse venuto a conoscenza di particolari sui Balsa/Valacchia proprio a Napoli?

 

Photogallery - La Presunta tomba di Dracula

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Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011
ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)
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