Castello di Cisterna - I Carabinieri sulle tracce dell'assasino di Anatoly Korol |
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Scritto da Giovanni Di Cecca |
Lunedì 31 Agosto 2015 10:55 |
Come tutte le indagini è un lavoro complesso che parte dal moto rubata (Honda SH) a Pomigliano d'Arco il 7 agosto 2015.
Altro fattore di indagine è una pistola a tamburo calibro 38, come emerso da una delle ogive rinvenute sul luogo del delitto al momento dei rilievi. Null'altro, almeno per quanto ci è dato sapere, e si prosegue senza sosta e non si esclude alcuna pista. Fra le numerose ipotesi al vaglio degli investigatori, infatti, anche quella di una coppia di rapinatori seriali, già responsabili di altri colpi messi a segno nel circondario con analoghe, ma meno tragiche, modalità. Un elemento che potrebbe certamente aiutare gli inquirenti a stringere il cerchio. Per quanto riguarda le indagini, gli inquirenti stanno lavorando nel massimo riserbo. Sul fronte della tragedia invece sulla saracinesca chiusa c'è una grande corona di fiori ed una serie di mazzi di fiori che ricordano l'Eroe di Castello di Cisterna, forse l'unica persona che ha detto no a quello che, come detto precedentemente sembra essere una sorta di prassi consolidata di rapine seriali. Quando è arrivato in paese, otto anni fa, Anatolij aveva tanti capelli biondi, una bella moglie al suo fianco e una piccina di sette anni con gli occhi grandi e impauriti. Adesso quella chioma bionda se n’era andata ma il sorriso gentile e lo sguardo da persona pulita erano gli stessi del giorno in cui era arrivato. Il lavoro da operaio edile gli piaceva, anche dare una mano agli altri gli piaceva. Raccontano adesso tra le lacrime i vicini che lui non si faceva pregare, se c’era qualcosa in casa che aveva bisogno di manutenzione lui ci provava e se ti azzardavi a dargli dei soldi ti guardava storto: «Andiamo a prenderci un caffe? Offro Io». L’eroe che ha perduto la vita per fermare due rapinatori, nei racconti dei vicini e degli amici, diventa una persona normale con una vita normale, senza eccessi. Solo famiglia e lavoro, nessuna uscita serale con gli amici, nemmeno le partite di calcetto. «Onoreremo in ogni modo il coraggio di un uomo perbene che si è opposto alla prepotenza». È addolorato Michele Piccolo, il titolare della catena di supermercati che conta 500 dipendenti, tra cui la sede di via Selva a Castello di Cisterna dove è stato ucciso sabato sera Anatoliy Korol. «La famiglia di Anatoliy ora è anche la mia», ripete l’imprenditore. Che aggiunge: «Considero un onore e un dovere aiutare la famiglia di Anatoly. La signora Nadia (moglie di Anatoly) lavora ma questo non può certo bastare a portare avanti una famiglia, con una bimba piccola e un’altra ragazza che studia. Sono a loro completa disposizione, per qualunque supporto ritengano necessario affinché le figlie possano studiare così come avrebbe voluto il papà. Mi piacerebbe ricordare questo giovane con un gesto che resti a imperitura memoria, credo debba essere proposto per una medaglia al valore civile».
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