Le grandi città metropolitane d’Italia: ROMA – MILANO – NAPOLI - nel loro primo mese di vita |
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Scritto da Bruno Mazza | ||||||||||||||||||||
Lunedì 12 Gennaio 2015 13:26 | ||||||||||||||||||||
La legge istitutiva si è preoccupata di trovare la cura da un male di cui è affetto il territorio italiano: quello derivante dallo sviluppo disordinato delle aree che si trovano intorno alle città più grandi e popolose.
E’ una cura che agisce in due modi diversi, a secondo delle città su cui si applica.
Trattasi di intervento preventivo su quelle aree la cui antropizzazione eccessiva è solo nella fase iniziale: Torino, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Bari, Reggio Calabria. Per queste città esiste un buon margine di tempo prima che il persistere dello sviluppo disordinato del territorio conduca a situazioni di vero pericolo, pertanto gli interventi dei nuovi Enti sul territorio di competenza possono essere avviati senza eccessiva fretta e comunque senza i crismi dell’urgenza.
Diverso è il caso per le tre grandi aree metropolitane di Roma, Milano e Napoli, dove i fenomeni di sviluppo selvaggio e disordinato si sono sovrapposti e incancreniti ormai già da più di un decennio. Qui i tempi di azione dell’Ente Metropolitano debbono forzatamente essere veloci,concretamente migliorativi, possibilmente urgenti.
Detti interventi dovranno essere eseguiti sulla base di regole, che la Legge istitutiva ha dato solo per contorni generali, demandando agli Statuti che le singole Città Metropolitane si sarebbero dovuti dare entro il 31.12.2014 la parte concretamente applicativa. Ogni Città Metropolitana doveva costruirsi tale modus operandi sulla base delle proprie esigenze e necessità.
Scopo della presente analisi è quello di eseguire un confronto tra le tre metropoli indicate, la situazione di partenza in cui si sono venute a trovare il 01.01.2015, le prospettive che si pongono sulla base degli statuti che si sono date.
Ovviamente si guarda in particolare a Napoli, esaminando con occhio critico come sta partendo la nostra città metropolitana.
Si comincia col confrontare:
1) La popolazione attuale dei comune capoluogo
2) Il territorio del comune Capoluogo
3) La popolazione attuale dell’Area metropolitana individuata come territorio dell’ex Provincia;
4) Il territorio dell’ex Provincia.
Ne discende la seguente tabella
Per quanto precedentemente detto, l’esigenza prioritaria della riforma è quella di ridurre la densità di popolazione.
Vediamo cosa è accaduto nel passaggio dalla città capoluogo di provincia alla città metropolitana
Le densità delle città capoluogo di provincia erano, al 31.12.14:
Roma 2.230 ab./Kmq.
Milano 7.353 ab./Kmq.
Napoli 8.737 ab./Kmq.
Chi stava peggio era Napoli, subito seguita da Milano.- Il dato di Roma, pur se abbastanza elevato, era molto meno preoccupante.
Nel passaggio alle città metropolitane la situazione si è venuta così a modificare:
Roma 808 ab./Kmq.
Milano 2.456 ab./kmq.
Napoli 2.672 ab./Kmq.
Dunque, il semplice fatto che sono nate le città metropolitane ha portato Roma da una situazione di medio affollamento ( e criticità) ad una situazione correttamente gestibile per lo sviluppo (così vanno intese le aree metropolitane che non superano i 1000 ab/Kmq.)
Profondamente diverso il caso di Milano e Napoli.
Entrambe riducono a circa un terzo l’affollamento dell’area ( Milano 2,99; Napoli 3,26), ma purtroppo la densità di popolazione resta ancora troppo elevata perché possano essere colte molte delle occasioni dello sviluppo. E comunque Napoli resta quella che sta peggio, con una densità superiore del 10% a quella di Milano.
Mentre per Roma dotarsi di un serio statuto in tempi celeri è una corretta opzione; per Milano e Napoli è una necessità inderogabile.
E’ nello Statuto che dovranno essere trovati i poteri per l’azione delle Città Metropolitane, oggi strette tra le potentissime regioni e gli altrettanto potenti comuni capoluogo. Poteri che potranno discendere solo dall’elezione diretta del Sindaco. Elezione diretta che potrà essere fatta solo e soltanto (così detta la legge istitutiva) “ripartendo il territorio in zone omogenee e articolando il territorio del comune capoluogo in più comuni….ovvero …… in zone dotate di autonomia amministrativa ….. in coerenza con lo Statuto della Città Metropolitana”.
Ritorna lo Statuto, dunque: documento fondamentale per partire con il piede giusto.
Vediamo cosa è stato fatto a Roma, Milano, Napoli, entro il 31.12.1914.
1) Roma: lo statuto della città metropolitana è stato approvato dal Consiglio Metropolitano il 16.12.2014. Per l’esecutività deve essere ancora fatto il passaggio per la Conferenza metropolitana.
2) Milano: Lo Statuto della città metropolitana è stato approvato dal Consiglio metropolitano il 17.12.2014 e successivamente approvato dalla Conferenza metropolitana il 22.12.2014. Pertanto lo Statuto è operativo a Milano dal primo gennaio 2015.
3) Napoli: NIENTE. Il Sindaco De Magistris si è limitato ad installare, il 23.12.2014, la Commissione che dovrà compilare lo statuto. Poi? Più niente.
Discende una amara considerazione: Roma e Milano hanno fatto quello che era necessario ed opportuno per le rispettive esigenze: la prima ha approvato lo statuto per tempo in Consiglio, e – non avendo particolari problemi di urgenza- si prevede che lo renderà esecutivo, con l’approvazione in Conferenza metropolitana, entro il prossimo giugno (data entro cui scatterebbero i poteri sostitutivi dello stato in caso di inerzia delle città metropolitane); la seconda ha bruciato i tempi, ed ha reso operativo lo Statuto addirittura prima dell’avvio alla gestione della città metropolitana, del 01.01.15.
Napoli è ancora al palo. Se le cose continuano così, se non si dà un’accelerata alla procedura di approvazione, verrà commissariata. Nel frattempo, vista la mancanza di statuto, e dunque l’impossibilità di organizzare l’Ente per le nuove competenze, si allarga il divario tra Milano e Roma da un lato, e noi poveri, miseri napoletani, ancora una volta traditi dai nostri politici che pensano solo ai cavoli loro. E pensare che per andare avanti in questa cosa non servono soldi, ma solo seria disponibilità al lavoro.
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