Caso Marò - Proroga altri 6 mesi il permesso a Latorre - India accetta arbitrato internazionale |
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Scritto da Redazione |
Lunedì 13 Luglio 2015 11:46 |
Latorre, insieme all'altro marò Salvatore Girone ancora bloccato in India, è accusato di aver ucciso nel 2012 due pescatori, scambiandoli per pirati, durante un'operazione di servizio al largo delle coste indiane.
La decisione della Corte allunga ancora i tempi per l'inizio del processo dei due marò in attesa che sia attivato l'arbitrato internazionale chiesto dall'Italia a fine giugno, in un caso che ha creato tensione diplomatica tra l'Italia e l'India.
Roma - che ha già indennizzato le famiglie dei pescatori, pur senza riconoscere la responsabilità dei due marò - ritiene che l'India non può processare i militari perché coperti da immunità nell'esercizio di una missione internazionale
La procura indiana ha oggi accettato in Corte suprema il procedimento di arbitrato internazionale presentato dall'Italia per il caso dei marò.
I giudici hanno quindi fissato un'udienza per il 26 agosto per ricevere il rapporto ufficiale del governo sulla questione.
All'inizio della seduta i legali dei maro' hanno informato la sezione della Corte, presieduta dal giudice Anil R.Dave, dell'attivazione dell'arbitrato internazione prevista dalla convenzione dell'Onu sul diritto del mare (Unclos) a sostegno della richiesta della sospensione di tutti i procedimenti giudiziari a carico di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Successivamente e' intervenuto il rappresentante del governo (Solicitor General), Ranjit Kumar, il quale ha chiarito che in quanto firmataria dell'Unclos l'India e' tenuta ad accettare l'arbitrato in essa previsto per la soluzione delle controversie internazionali. A questo punto, la Corte ha fissato una nuova udienza il 26 agosto, entro cui il governo indiano presentera' un rapporto e si discutera' sulla possibile sospensione dei procedimenti.
All'uscita il 'Solicitor General' ha confermato l'accettazione dell'Arbitrato sottolineando pero' che l'India "partecipera' per dire agli arbitri che la giurisdizione e' nostra e non dell'Italia"
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