Roma - Ciro Esposito - In Corte di Assise Daniele De Santis è stato condannato a 26 anni |
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Scritto da Redazione |
Lunedì 25 Luglio 2016 16:14 |
La Corte giudica errata la consulenza del colonnello Frattini avendo De Santis sparato con i guanti e avendo sparato senza esser stato prima ferito come risultante dai referti del pronto soccorso e di prime cure dove non risultano tagli.
Inoltre, viene considerata credibile la testimonianza di Puzone e stigmatizzata la negligenza dell'organizzazione dell'evento in quanto, nonostante la pericolosità del tifoso De Santis, proprio quella zona non era adeguatamente controllata e presidiata dalle forze dell'ordine. Una conferma giuridica della difesa di Ciro Esposito all'esito di una ricostruzione istruttoria chiara e completa di testimonianze, video, audio e prove chiari e inconfutabili». Così gli avvocati Angelo e Sergio Pisani commentano le motivazioni della sentenza pubblicata oggi dalla terza sezione della Corte di Assise di Roma (secondo grado di giudizio) con la condanna a 26 anni di carcere di Daniele De Santis. «Quanto emerge ogni giorno sul mondo del calcio – aggiungono i legali – mostra ancora una volta il quadro di uno sport avvelenato, inquinato, sporco, per cui necessita una rivoluzione culturale e la vittoria delle regole e valori su ogni male se vogliamo far vincere i valori sulle violenze. Rendendo giustizia a un innocente come Ciro Esposito, che quella tragica mattina sacrificò la propria vita per mettere in salvo donne e bambini dalla violenza ultrà, la giustizia italiana ha dato un primo segnale decisivo per fermare o quanto meno arginare questa barbarie, dentro e fuori gli stadi, ora tocca alla politica ed alle altre istituzioni scendere in campo per far vincere lo sport e i valori sani . Abbiamo atteso il verdetto come un primo passo importante verso la verità e chiediamo ancora giustizia a 360 gradi – conclude Pisani – perché resta da indagare sui complici mascherati di De Santis fuggiti dopo l’assalto e su tutte le altre responsabilità anche istituzionali e dei cosiddetti organizzatori di quella giornata, anche per il giusto risarcimento che si deve alla famiglia Esposito dopo la tragedia dimenticata da quelle istituzioni cui ha insegnato tanti valori».
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