DJ Fabo - la dignità della vita e della morte - Il Punto del Direttore |
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Scritto da Giovanni Di Cecca |
Martedì 28 Febbraio 2017 09:54 |
Il tema è quello classico che non può avere vie di mezzo tra essere favorevoli o contrari, ma esiste un punto che secondo me è quello che nessuno ha centrato volutamente: Dove finisce l'ingerenza dello Stato e dove inizia la libertà personale di decidere cosa fare della propria vita?
Il punto, secondo me è proprio questo, ovvero fino a che punto dobbiamo difendere la vita in corso, e quando, invece, si deve lasciare alla persona il decidere cosa sia etico fare?
Il ragionamento vale a parecchi livelli della vita quotidiana.
Il Caso Welby, DJ-Fabo e altri, sono stati quelli che più hanno riscosso il clamore mediatico, e la domanda che ritorna è: quanto vale la pena vivere, quanto sia dignitosa per quella persona, vivere in quel modo?
Il tutto sta in per quella persona.
Tutti i ragionamenti che sento da anni, soprattutto da frange cattoliche più o meno estreme, ma non solo, è il principio cardine della sacralità della vita, della remissione a Dio della sua volontà, ecc ecc ecc.
Peccato, però, che quelli che parlano così sono per la maggior parte persone fortunate che hanno una discreta salute, sono per lo più auto sufficienti, insomma persone tutto sommato normali più o meno gli acciacchi della vita.
Peccato anche, però, che questi accusatori, spesso sono persone che non hanno mai varcato le porte degli Ospedali per la cura delle malattie neoplastiche, neurodegenerative, dove il dolore è la cosa più lieve rispetto al resto.
Già perché quello che Dj-Fabo (come Welby a suo tempo) ha detto è: "Io sono un cervello attaccato ad un corpo" cioè sono un essere pensante che può parlare, può sentire, ma nulla più, in quanto il suo corpo era completamente staccato dal suo controllo a seguito di un incidente stradale che ebbe tempo a dietro, che lo rese anche cieco.
Molti lettori, forse non sanno (se non si è vissuto direttamente o indirettamente) che, ad esempio, quando si dorme la notte si cambia posizione spesso, vuoi perché gli incubi ci assalgono, perché il corpo che dorme (ma effetivamente non dorme ma stacca solo la parte cosciente), come è stato dimostrato da molti studi neuroscientifici negli ultimi anni, controlla che il sistema corpo umano sia efficiente: i polmoni non siano schiacciati dal peso del corpo, la pressione sanguignia sia in perfetto funzionamento, gli arti siano irrorati, il respiro sia efficiente, ecc.
Se capita che qualche cosa non funzioni a dovere, scatta l'allter e ci svegliamo.
In casi di corpi come quello di DJ-Fabo, dove il controllo del cervello non è più attivo perché i segnali sono stati interrotti, tutto ciò non accade, e, nel migliore dei casi, se non hai macchine che ti fanno vivere, un povero cristo (parente, badante, ecc..) ti deve girare per evitare che si formino le famose piache da decubito che poi si infettano e generano altro dolore, amputazioni nei casi più gravi ecc.
Protatto questo per anni, il concetto di qualità della vita, se non si ha una profonda fede, se non si ha qualcuno che ci ami senza riserve, se non si ha una, se non si riesce a trovare in quella situazione una missione da compiere che ti fa svegliare, e ti assorba al 1000%, il tempo basta ad uccederti dentro.
Perché se una persona non ritiene che vivere in quello stato sia confacente alla sua dignità deve andare a morire fuori dal suo paese?
Da alcuni dati riportati ieri sera da Vespa a Porta a Porta, pare che sono 117 le persone che nel corso del 2016 hanno scelto questa strada per riappropiarsi della propria dignità.
Da oltre 20 anni ci sono leggi che rimangono sepolte nelle stanze del Parlamento perché i Governi sono talmente deboli che pur di non perdere qualche pezzo, ovvero qualche deputato espressione di uno sparuto 0,x% appartenente alle frange più estremiste del pensiero cattolico sulla vita (spesso entrate in Parlamento per listoni), come dire, danno una priorità prossima allo 0 a questo genere di leggi, anche perché un Parlamento che si trovasse innanzi questa legge, avrebbe parecchi problemi a non approvarla, in virtù di quella dignità di cui ci si riempie la bocca ma di cui non ci si rende conto della sua realtà.
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