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Maradona - Una Piazza con 10.000 persone ha salutato il napoletano Diego Armando Maradona Stampa
Scritto da Redazione   
Giovedì 06 Luglio 2017 08:36

Delirio per 10.000 tifosi a piazza del Plebiscito dove Diego Armando Maradona è salito sul palco alle 22.35 tra cori assordanti a ritmo di "Life is life", la mitica canzone che lo accompagnò durante un indimenticabile palleggio prima della semifinale di Coppa Uefa col Bayern Monaco.

«Noi napoletani quando andiamo a giocare ovunque soffriamo il razzismo. Ne devo parlare con Infantino (presidente della Fifa, ndr) perché siamo tutti uguali ma qui, e io l'ho vissuto in carne e ossa, il napoletano è discriminato» ha detto Diego dal palco, dopo aver ringraziato «il sindaco di Napoli e tutti quelli che hanno reso possibile che io da oggi sono uno in più di voi». L'ex fuoriclasse del Napoli ha fatto cenno anche alla piazza non piena, ricordando la tragedia di Piazza San Carlo, a Torino, ed alle misure di sicurezza: «Siamo così per quello che è successo a Torino perché altrimenti si poteva riempire tutta la piazza». Sulla concessione della cittadinanza napoletana, Maradona ha sottolineato: «In Italia serve sempre un pezzo di carta, ma io sono sempre stato napoletano». L' ex «Pibe de oro» era salito sul palco accolto dal coro «Diego, Diego» ed ha ballato sul coro «Ho visto Maradona» prima di dirigere i tifosi chiedendo il coro «un capitano». Poi sul palco sono saliti i campioni del Napoli del primo scudetto (1987), tra cui Ciro Ferrara, fischiato dalla piazza che gli ha subito dedicato il coro «chi non salta è juventino» nonostante i tentativi di Maradona di dissuaderli.Applausi a Bruscolotti, De Napoli, Carannante, De Fusco, Renica, Romano, Giordano, Carnevale. Maradona ha raccontato: «La prima volta che sono entrato al San Paolo ne sono uscito piangendo, ma ho pianto anche quando me ne sono andato nel 1991». La serata era iniziata con le immagini del 5 luglio 1984, quando Maradona entrò per la prima volta al San Paolo. Poi sul palco si sono alternati i Foja, Tomaso Primo e gli omaggi in musica a Pino Daniele e Massimo Troisi. Ma la chiusura è stata per Maradona: «Dopo 33 anni Napoli mi fa suo cittadino ma io lo sono sempre stato», ha ribadito. Poi intonato «'O surdato innamorato» insieme all'attrice Serena Rossi ed ai suoi compagni di squadra di un tempo.

Diecimila in piazza, dunque. Una cifra consistente, ma nettamente al di sotto dei 30 mila previsti ed autorizzati dalla Questura di Napoli, che ha predisposto misure di sicurezza straordinarie. In piazza c'erano quelli che gli anni degli scudetti e delle Coppe conquistate da Diego li hanno vissuti in prima persona, ma anche i loro figli, e tanti ragazzi che di Maradona hanno conosciuto solo i video ed i racconti di genitori e nonni. L'ex «Pibe de oro» è salito sul palco solo a metà spettacolo, dopo l'esibizione di cantanti e gruppi musicali, accolto da cori di entusiasmo. Ma la seconda giornata di Maradona, giunto a Napoli per ricevere la cittadinanza onoraria del sindaco De Magistris era stata contrassegnata da annunci e smentite, in un clima teso anche per quanto accaduto a Palazzo San Giacomo, preso d' assalto stamattina da un gruppo di manifestanti di un Centro sociale, che ha travolto gli agenti della Municipale di guardia, ferendone uno, ed ha occupato la Sala della Giunta.


De Magistris, dopo che ieri striscioni di contestazione firmati dagli Ultrà della Curva A, lo accusavano di cercare solo «soldi e pubblicità», ha annunciato che la consegna della cittadinanza onoraria, prevista in piazza del Plebiscito, sarebbe stata spostata in Comune. Negativa la risposta dello staff di Maradona. È cominciata così una estenuante trattativa, condotta da due stretti collaboratori del sindaco, per convincere l'ex fuoriclasse argentino a recarsi a Palazzo San Giacomo. «Andrà solo in piazza», filtrava dal suo staff. «La presenza al Comune non era prevista». «Andrà a Palazzo San Giacomo solo dopo lo spettacolo». La preoccupazione di Maradona era quella di non apparire distante dai gruppi del tifo organizzato, che, comunque, in piazza non sono andati. Alla fine, con un'ora di ritardo, Maradona è giunto in Comune, dove nell' androne era stata sistemata una pedana con il Gonfalone della Città, ed ha ritirato (e baciato) la pergamena della cittadinanza onoraria. De Magistris (assente allo show) lo ha abbracciato. «Con lui la città ha dimostrato di saper vincere», ha detto. E lui: «Sono stato napoletano dal primo giorno che sono arrivato. Nessuno mi ha voluto bene come voi».


Chi sono le 30 aziende che hanno sponsorizzato l'evento

Chi sono gli sponsor che hanno permesso il ritorno di Diego a Napoli? In prima linea ci sono i ristoranti della famiglia Giugliano, che hanno investito la quota più cospicua: D’Angelo-Santa Caterina, per l’appunto, e Mimì alla Ferrovia.

Oltre ai due rinomati ristoranti, compaiono poi Radio Kiss Kiss, Canale 21, Corriere dello Sport, Alcott (abbigliamento), Caffè Kenon (torrefazione), La Torrente (conserve alimentari), l’agenzia per il lavoro «Generazione vincente», Skill up (formazione e consulenza aziendale), la pizzeria La Notizia e Burger Italy. E ancora la pasticceria Poppella, l’azienda casearia Mozzarè, la boutique Umberto Giugliano, l’azienda vinicola Feudi di San Gregorio, il birrificio Karma, We Concept, Marr, Mandrarossa e Fattorie La Rivolta.

Ciascuno di questi sponsor martedì sera ha avuto diritto ad un numero di invitati proporzionato alla somma versata.

E ha conquistato uno spazio sul maxischermo di piazza del Plebiscito e sulle torri ai lati del palco.

Un ritorno di immagine che lo spostamento della cerimonia a Palazzo San Giacomo avrebbe vanificato, o quanto meno ridimensionato.

«È stato fatto un grandissimo sforzo da parte di un gruppo di imprenditori napoletani che amano prima di tutto la città, e per questo scelgono di investire qui energie e risorse - spiega Ida Giugliano, responsabile della comunicazione di Mimì alla Ferrovia e di D’Angelo - Maradona è un simbolo della Napoli che sa lottare per vincere: non potevamo non essere in prima linea per omaggiarlo»

 

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Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011
ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)
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