Spagna - Breve storia della Catalogna del XX e XXI Secolo |
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Scritto da Redazione |
Sabato 30 Settembre 2017 13:29 |
Il matrimonio tra Ferdinando II di Aragona e Isabella I di Castiglia, nel 1469, pose le basi per l'unificazione della Corona di Spagna.
Con la fine della riconquista, con l'annessione dell'emirato di Granada nel 1469, la Spagna unita cominciò la politica coloniale con la scoperta dell'America e il potere politico si spostò verso la Castiglia.
Tuttavia, fino all'avvento della dinastia dei Borboni, con la Guerra di Successione Spagnola, la Catalogna rimase con una certa indipendenza e con delle sue leggi. Durante la stessa guerra la Catalogna appoggiò le pretese del membro del ramo Austriaco degli Asburgo. Con la sconfitta delle truppe catalane, il nuovo re Filippo V, decretò la fine delle principali tradizioni e istituzioni politiche catalane, decretò la fine delle strutture territoriali medievali, tra cui la corona di Aragona e quindi il principato di Catalogna. Con l'imposizione dell'accademia reale di Spagna nel 1714, anche la lingua Catalana perse di importanza.
Nel diciottesimo secolo, la fine del commercio monopolistico tra Castiglia e colonie americane, diede la possibilità ad una nuova crescita economica della regione. L'occupazione napoleonica, come in buona parte d'Europa, portò un periodo turbolento, sia dal punto di vista politico che da quello economico, con una notevole industrializzazione nella seconda metà del secolo.
Fino alla Seconda Repubblica spagnola, la Catalogna recuperò e riperse vari gradi di autonomia dal potere centrale, tra cui il recupero dell'uso ufficiale della sua lingua.
La guerra civile del 1936-1939, che portò alla fine della Repubblica e all'avvento di Francisco Franco, cancellò nuovamente l'autonomia della Catalogna, al punto che il catalano fu dichiarato illegale.
Quando Franco morì nel 1975, la Catalogna votò per la formazione della nuova democrazia spagnola, nella quale la costituzione, pur esplicitando l'unitarietà e l'indivisibilità della Spagna, riconosce notevoli autonomie alle varie regioni.
Dichiaratasi nazionalità nel proprio statuto (e una nazione nel preambolo di questa legge), la Catalogna esprime rivendicazioni nazionalistiche, autonomistiche e anche indipendentistiche derivanti dalle proprie peculiarità linguistiche e culturali. Negli ultimi anni, tuttavia, il sentimento indipendentista della Catalogna è cresciuto nuovamente al punto tale che nel novembre 2014 si è tenuto un referendum per la separazione dalla Spagna. Il catalano e il nazionalismo catalano
Regno di Alfonso XIII e la dittatura di Primo de Rivera
Il XX Secolo
Il 13 settembre del 1923 il capitano generale della Catalogna, Miguel Primo de Rivera si ribellò contro il Governo e dette inizio a un colpo di Stato con l'appoggio della maggioranza delle unità militari. La riunione prevista delle Cortes Generales per una data immediatamente successiva con l'obiettivo di analizzare il problema del Marocco e il ruolo dell'esercito nella contesa, fu il detonatore della rivolta. Oltre a questa situazione il sistema monarchico stava affrontando una grave crisi, non riuscendo a inquadrarsi nel XX secolo, segnato dalla rivoluzione industriale accelerata, dal ruolo non riconosciuto alla borghesia, tensioni nazionaliste e i partiti politici tradizionali che non erano capaci di affrontare un regime pienamente democratico.
Dopo la crisi economica del 1927, accentuata soprattutto nel 1929, la repressione violenta degli operai e degli intellettuali e la mancanza di sintonia tra la borghesia e la dittatura, la monarchia divenne l'obiettivo dell'opposizione, riunitasi al completo nell'agosto del 1930 nel Patto di San Sebastian. I governi Dámaso Berenguer, denominato la "dictablanda", e di Juan Bautista Aznar-Cabañas, non riuscirono a invertire la tendenza. Dopo le elezioni amministrative del 1931, il 14 aprile viene proclamata la Seconda Repubblica, terminando la restaurazione borbonica in Spagna.
Caduta la dittatura del generale Primo de Rivera, Macià fece finalmente ritorno in Catalogna il 22 febbraio del 1931 e si iscrisse alla Esquerra Republicana de Catalunya.
Il 14 aprile 1931, dopo la vittoria della Esquerra Republicana de Catalunya alle elezioni municipali, Macià proclamò la Repubblica Catalana, dentro d'una federazione di repubbliche iberiche, in un famoso discorso dal balcone del Palazzo della Generalitat. La proclamazione della Repubblica catalana giunse soltanto alcune ore prima della proclamazione di Niceto Alcalá-Zamora della nascita della Seconda Repubblica spagnola.
L'autoproclamazione preoccupò il governo provvisorio della Seconda Repubblica. Vennero inviati per l'occasione a Barcellona, il 17 aprile del 1931, con l'intento di trovare una mediazione, i ministri Fernando de los Ríos, Marcel·lí Domingo e Lluís Nicolau d'Olwer. La mediazione fu trovata con molti sforzi da entrambe le parti. Macià dovette rinunciare alla Repubblica Catalana in ragione di una nuova forma di ampia autonomia, la Generalitat de Catalunya, antica istituzione d'autogoverno di Catalogna.
Macià fu quindi a capo del governo di Catalogna e fu presidente della Generalitat de Catalunya dal 28 aprile 1931 fino alla sua morte (1933). Il nuovo governo provvisorio catalano aveva come obiettivo principale la redazione di uno statuto di autonomia. Il primo abbozzo fu ultimato a Núria il 20 giugno 1931. Il testo fu sottoposto all'approvazione dei municipi catalani, che si pronunciarono a favore.
I fatti d'Ottobre Nel 1934 scoppiò la polemica intorno ai Contratti di lavoro agricolo, che lo vide opposto ai grandi proprietari terrieri e al governo centrale.
L'inclusione di tre ministri della Confederación Española de Derechas Autónomas (CEDA) nel governo guidato da Ricardo Samper, avvenuta il 1º ottobre 1934, innescò il 5 ottobre lo sciopero generale voluto dai sindacati di sinistra. A Madrid vi fu il tentativo di occupare il ministero dell'Interno, il Parlamento e la Banca di stato ma furono tutti arrestati dalle forze di sicurezza. Tra gli arrestati anche Francisco Largo Caballero. In Catalonia lo sciopero ebbe maggior successo, nonostante l'assenza dei sindacati anarchici della CNT. Lluis Companys che era succeduto a Francesc Macià ne approfittò per proclamare l'indipendenza dello stato Catalano il 6 ottobre 1934 dal balcone del palazzo della Generalitat de Catalunya.
« Gli ambienti monarchici e fascisti che hanno da qualche tempo tentato di tradire la repubblica sono riusciti a raggiungere il loro obiettivo. In quest'ora solenne, in nome del popolo e del parlamento, il governo che presiedo si assume tutte le cariche del potere e proclama lo stato catalano della repubblica federale spagnola e, serrando i ranghi di coloro che sono uniti nella comune protesta contro il fascismo, li invita a sostenere il governo provvisorio della repubblica catalana. »
Ci fu qualche scontro tra le milizie catalane e le forze dell'esercito che procò una ventina di morti, poi il nuovo primo ministro Lerroux ordinò lo stato di guerra e diede disposizioni al generale Domingo Batet e di far terminare la sommossa. Batet fece schierare alcuni cannoni caricati a salve e, quando il mattino del 7 ottobre Lluis Companys gli propose di schierarsi dalla parte dei ribelli, rispose "Io sono per la Spagna" e procedette all'arresto. Furono arrestati Lluis Companys e diversi membri del governo. Tra gli arrestati vi fu anche Manuel Azaña che si trovava a Barcellona casualmente come fu poi appurato.
Lo sciopero, capeggiato dai sindacati Unión General de Trabajadores (UGT) e Confederación Nacional del Trabajo (CNT) si trasformò nelle Asturie in un sollevamento armato, soffocato dall'esercito spagnolo che intervenne anche in Catalogna. Companys venne arrestato insieme agli altri membri del governo catalano e incarcerato nella nave Uruguay ancorata nel porto di Barcellona
Sospeso d'autorità lo Statuto di Autonomia della Catalogna, Companys fu trasferito a Madrid, dove fu giudicato e condannato, insieme a tutti gli altri membri del Governo Catalano, a trenta anni di reclusione.
Fu trasferito quindi al carcere di El Puerto de Santa María (Cadice).
La Catalogna durante la Guerra Civile
Gli anni dell'anarchia e la Guerra Civile Spagnola
Emblema della Generalitat de Catalunya
Liberato nel 1936 dopo la vittoria del Frente Popular, Companys nominò il capitano Frederic Escofet Commissario Generale in Catalogna dell'Ordine Pubblico, in previsione di un possibile sollevamento popolare.
In effetti il golpe ci fu 18 luglio 1936 ma, mentre altrove gli insorti prendevano il sopravvento, dando inizio alla guerra civile spagnola, in Catalogna il sollevamento non ebbe successo. Companys fece imbarcare su navi straniere 5.000 persone sospette di osteggiare il governo repubblicano, la sicurezza e l'incolumità dei quali non poteva garantire, alla luce dei numerosi omicidi che si produssero in quel periodo.
Durante tutto il trascorrere della guerra civile spagnola Companys fu a capo del Governo di Catalogna tentando di mantenere l'unione dei partiti politici e dei sindacati che lo appoggiavano. Questo compito fu molto arduo, a causa delle tensioni fra i comunisti e i socialisti riuniti nel Partit Socialista Unificat de Catalunya (PSUC) e gli anarchici della Confederació Nacional del Treball (CNT), appoggiati questi ultimi dal Partit Obrer d'Unificació Marxista (POUM).
Nel 1937 Companys si scontrò duramente con il capo del governo repubblicano Juan Negrín, che fu una delle figure politiche più discusse della guerra civile spagnola, e nel 1938, in seguito alla presa di Lleida, gli scrisse una dura lettera, lamentando le arbitrarietà che il Governo centrale stava commettendo e l'isolamento che soffriva il Governo catalano
Il periodo Franchista
Il 23 gennaio 1939, quando le forze franchiste erano sul punto di entrare a Barcellona, insieme all'amico e lehendakari (Presidente della Comunità autonoma dei Paesi Baschi) José Antonio Aguirre attraversò il confine con la Francia e fuggì in esilio a Perpignano.
In seguito si trasferì a Parigi per lavorare nel Governo in esilio della Generalitat (Consell Nacional de Catalunya).
Il 13 agosto 1940 venne individuato e catturato dalla Gestapo, su ordine delle autorità spagnole e con la collaborazione dell'ambasciata spagnola in Francia. Estradato a Madrid, fu quindi trasferito al carcere di Montjuïc a Barcellona, dove fu processato sommariamente e condannato a morte.
Alle 6.45 della mattina del 15 ottobre 1940, nel fossato di Santa Eulàlia del castello di Montjuïc, Companys fu fucilato dai militari franchisti.
« Assassineu un home honrat. Per Catalunya!!! (State assassinando un uomo onesto. Viva la Catalogna) »
(Lluís Companys)
La transizione democratica
Sviluppo e autonomia
Jordi Pujol nel 1974 fondò il partito Convergenza Democratica di Catalogna, del quale fu il primo segretario. A capo della coalizione Convergenza e Unione, fu eletto presidente della Generalitat de Catalunya per la prima volta il 24 aprile 1980, per poi essere rieletto ininterrottamente nel 1984, 1988, 1992, 1995 e 1999. Si ritirò nel 2003, cedendo la leadership del partito ad Artur Mas. Il XXI Secolo 2010 - La protesta per l'autonomia catalana del 2010 è stata una dimostrazione avvenuta nel centro di Barcellona il 10 luglio 2010 contro le limitazioni dell'autonomia della Catalogna con la Spagna ed in particolare contro la recente decisione del Tribunale costituzionale spagnolo di annullare vari articoli dello statuto del 2006.
Il numero di persone che hanno preso parte alla dimostrazione è stato stimato tra gli 1,1 milioni (secondo la polizia) e 1 milione e mezzo (secondo gli organizzatori) a 56.000-62.000 secondo Lynce, una società privata.
Il giornale di Madrid El País ha stimato 425.000 dimostranti. Il sindaco di Barcellona ha descritto la manifestazione come "senza precedenti".
Lo slogan della manifestazione era, in catalano, Som una nació. Nosaltres decidim. ("Siamo una nazione. Noi decidiamo.") 2012 - La manifestazione per l'indipendenza catalana del 2012, svoltasi a Barcellona l'11 settembre 2012 (Diada Nacional de Catalunya) sotto lo slogan Catalunya, nou estat d'Europa ("Catalogna, nuovo stato d'Europa"), è stata la più grande manifestazione nazionalista catalana dalla fine della dittatura franchista, convocata per reclamare l'indipendenza della Catalogna dalla Spagna. I manifestanti sono stati 1 500 000 secondo la Guàrdia Urbana (la polizia municipale) e 2 000 000 secondo gli organizzatori. La delegazione del governo spagnolo in Catalogna ha invece abbassato la cifra a 600 000 partecipanti. Il percorso della marcia si è snodato per tre chilometri nel centro della città, con partenza dall'incrocio tra Passeig de Gràcia e Gran Via, passaggio per Via Laietana, e culmine vicino alla sede del Parlamento della Catalogna. La marcia è stata convocata dall'Assemblea Nazionale Catalana e ha visto l'adesione dei partiti Convergenza e Unione (partito di maggioranza relativa al Parlamento della Catalogna), Iniziativa per la Catalogna Verdi, Sinistra Repubblicana di Catalogna, e Solidarietà Catalana per l'Indipendenza.
Hanno annunciato la partecipazione alla manifestazione, tra gli altri, Jordi Pujol i Soley, presidente della Generalitat de Catalunya dal 1980 al 2003, Sandro Rosell, presidente del Futbol Club Barcelona, e Xavier Trias, sindaco di Barcellona.
Artur Mas, leader di Convergenza e Unione e presidente della Generalitat ha dichiarato di non poter partecipare alla manifestazione, per via della carica ricoperta, ma ha assicurato che sarebbe stato presente con lo spirito. Il giorno della manifestazione Mas ha convocato una conferenza stampa in cui ha minacciato di «aprire il cammino della regione» verso l'indipendenza nazionale, a partire dall'autonomia fiscale, se non verrà raggiunto al più presto un accordo economico con il governo centrale spagnolo.
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