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Napoli - È morto Luigi Necco Stampa
Scritto da Redazione   
Martedì 13 Marzo 2018 09:56

Lutto nel mondo del giornalismo: è morto all'ospedale Cardarelli di Napoli Luigi Necco, il popolare giornalista napoletano volto storico di 90’ minuto negli anni degli scudetti del Napoli di Maradona. Avrebbe compiuto 84 anni a maggio, ma è stato stroncato da una grave insufficienza respiratoria.

 

Video - Napoli - Milan 3 a 0


Impegnato per qualche tempo anche in politica (fu consigliere comunale) rimase ferito in agguato in Irpinia a opera di un sedicente tifoso dell'Avellino nei tempi in cui Necco in serie A seguiva anche i biancoverdi. Ha diretto l'Ente provinciale per il turismo e, negli ultimi anni, curava una trasmissione dal titolo «L'emigrante» sull'emittente Canale 9.

Dal Comune arriva il messaggio di cordoglio del sindaco de Magistris: «Con Luigi Necco - si legge - muore un maestro del giornalismo napoletano. Indimenticabile, nei miei anni di gioventù, la sua inconfondibile voce a 90° minuto, sempre puntuale e pungente. Giornalista d'inchiesta e capace di approfondimenti originali, sempre da pungolo per tutti. Con Lui ho avuto un rapporto autentico, di stima e di affetto reciproci, gli ho sempre voluto bene anche quando capitava che non ne condividevo le analisi sulla Città. Con Luigi Necco se ne va un pezzo storico del giornalismo di Napoli. Un forte abbraccio personale alla famiglia ed al mondo dei giornalisti ai quali anche Necco, da pensatore libero, non risparmiava critiche. Ci resterà il ricordo della sua arguzia, della sua ironia e della sua straordinaria competenza sportiva ed archeologica. L’amministrazione comunale, a mio nome, esprime profondo cordoglio per la scomparsa di un napoletano vero, autentico, legato alla nostra terra da un profondo amore».


Mentre è ancora studente in Istituzioni dell'Europa orientale nell'allora Istituto Universitario Orientale (oggi Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"), scrive sul Corriere di Napoli, successivamente entra alla RAI partenopea, dove legge il giornale radio. Poi passa alla televisione.

Per quindici anni (dal 1978 al 1993) Luigi Necco è stato telecronista, raggiungendo la popolarità con la trasmissione sportiva 90º minuto, condotta da Paolo Valenti. Sono rimasti famosi i suoi collegamenti dallo stadio San Paolo a fine partita, spesso attorniato da numerosi tifosi partenopei. Nel corso delle sue telecronache (dagli stadi di Napoli e Avellino) ha coniato espressioni come "Milano chiama, Napoli risponde" che l'hanno reso famoso. Fece un'altra battuta famosa a Città del Messico nel 1986, quando Maradona segnò un goal con la mano all'Inghilterra: "La mano de Dios o la cabeza de Maradona" (La mano di Dio o la testa di Maradona); Maradona gli rispose "Las dos" (Tutt'e due): venne per questo intervistato da numerose TV sudamericane.

Nel 1992 ha condotto la trasmissione culturale Parlato semplice di Gabriele La Porta[1]. Nel 1997 ha anche condotto per qualche mese, subito dopo l'abbandono del precedente conduttore Antonio Lubrano, il programma Mi manda Raitre appena rinominato (fino a quel momento si era chiamato infatti Mi manda Lubrano). Nel 2005 dopo che Mediaset acquisisce i diritti calcistici, chiamato da Maurizio Costanzo, passa a Canale 5, dove cura le dirette dai campi di calcio per Buona Domenica.

Mentre era in pensione dalla Rai lavorò ancora: conduceva su un'emittente locale, Teleoggi Canale9, il programma televisivo L'emigrante, cronaca quotidiana di fatti e misfatti napoletani. È stato anche eletto, nelle liste dei Democratici di Sinistra, consigliere comunale a Napoli nelle elezioni del 1997.

L'archeologo e scrittore

Dopo 90º Minuto, Luigi Necco si dedicò all'archeologia, sua passione giovanile. Dal 1993 al 1997 ideò e condusse una rubrica dal titolo L'occhio del faraone per la quale ha realizzato e messo in onda 360 documentari e servizi sull'archeologia nell'area Mediterranea, dalla Grecia alla Giordania, dall'Egitto all'Iraq, da Pompei alla Turchia. Per moltissimi anni, inseguendo un sogno giovanile, si è dedicato alla ricerca del tesoro che Heinrich Schliemann aveva trovato a Troia nel 1873 e che ufficialmente i tedeschi davano per distrutto nei tremendi bombardamenti dello Zoo di Berlino del 1945.

Non credendo alle dichiarazioni ufficiali dopo annose, minuziose e dispendiose ricerche in tutte le aree orientali dell'Europa, divisa in due blocchi, è riuscito nel suo scopo, individuando i ladri e il nascondiglio del tesoro, che è stato finalmente esposto il 16 aprile 1996 nel Museo Puškin delle belle arti di Mosca. Su questa avventura ha scritto, per l'editore Pironti di Napoli, un libro intitolato Giallo di Troia pubblicato nel 1993. Nel 2014 ancòra l'editore Pironti di Napoli pubblicò la sua opera Operazione Teseo dedicata al pluridecorato eroe militare Siro Riccioni.

L'attentato

Nell'ottobre del 1980, Antonio Sibilia, presidente dell'Avellino, si reca accompagnato dall'allora calciatore brasiliano Juary a una delle tante udienze del processo che vede imputato Raffaele Cutolo, capo incontrastato della Nuova Camorra Organizzata. Durante una pausa saluta il boss con tre baci sulla guancia e gli consegna, tramite Juary, una medaglia d'oro con dedica («A Raffaele Cutolo dall'Avellino calcio»). Giustificherà il suo omaggio con queste parole:

« Cutolo è un supertifoso dell'Avellino; il dono della medaglia non è una mia iniziativa, è una decisione adottata dal consiglio di amministrazione »

L'intera vicenda suscita l'interesse giornalistico di Necco, che ne parlerà a 90º minuto. Il 29 novembre 1981 il giornalista viene gambizzato in un ristorante di Avellino per mano di tre uomini inviati da Vincenzo Casillo, detto 'O Nirone, luogotenente di Cutolo fuori dal carcere.


Teo Teocoli saluta Luigi Necco

«Caro Luigi, mi mancherai. Ti faccio una promessa, ti riporterò la giacca azzurra». Teo Teocoli ricorda così Luigi Necco, storico volto di 90° minuto al quale il popolare imitatore si ispirò per uno dei suoi personaggi più noti: Felice Caccamo. Oltre alla capigliatura fulva, gli occhialoni anni '60, era proprio quella giacca azzurra troppo stretta, abbinata alla cravatta con il Golfo di Napoli, a rendere inconfondibile il giornalista napoletano apparso per la prima volta a Paperissima nel '90 e poi divenuto volto storico di Mai dire gol.

«I miti di Caccamo erano, oltre a Necco, Giuseppe Bruscolotti e Bruno Pesaola, tutti personaggi che hanno fatto la storia del calcio a Napoli - sottolinea Teocoli in un'intervista con l'Ansa -. Luigi è stato il primo a raccontare lo sport in un modo diverso, alla sua maniera. In quegli anni erano tutti molto seri, mentre lui suscitava simpatia. Era sempre pronto alla battuta, per questo a Napoli lo amavano. Resterà nell'immaginario collettivo l'immagine dei bambini che gli correvano dietro, l'immagine della felicità».

«Eravamo amici - ricorda lo showman -. Era venuto a vedermi un paio di volte a teatro. Io gli dicevo: siamo due vecchi napoletani. Io sono milanese, ma ho avuto sempre una passione per Napoli». «Ricordo che una volta ci siamo incontrati a Taormina - aggiunge -. Io avevo uno spettacolo a teatro e prima della serata ero andato al ristorante. Lui venne lì in costume e mi disse: ma come non hai la giacca azzurra? Guarda che mi devi pagare le royalties per quella giacca... Ci stanno i biglietti per stasera? Era la spontaneità e la simpatia personificata».

Teocoli ricorda con affetto il calore che riceveva ogni volta che andava a Napoli. «Avevo tanti amici, come Luigi Merola mi chiamava e mi diceva: vieni subito a casa mia, passa da qua e poi vai a fare le prove - rivela -. Nello spettacolo Teo in the box ritraevo proprio questo ambiente: in una mattina ero costretto a bere quattro caffè, mangiare quattro babà, andare a tagliarmi i capelli da un barbiere che me lo chiedeva. Recentemente ho incontrato una signora a Napoli che mi ha salutato e mi ha detto: eh però, sì fatto vicchiariello!. Quello che amo di Napoli è la genuinità».

Teocoli richiama anche alla mente una puntata di Tale e Quale Show di un paio d'anni fa nella quale Claudio Lippi diede la notizia che Luigi Necco era morto. «Io non ne sapevo nulla - ricorda -. Lo disse in diretta. Ero un po' imbarazzato. Dissi che mi dispiaceva, ma lasciai correre la cosa. Poi alla fine della puntata lui mi chiamò: ma quale morto? Sono vivo e sono a casa. Digli a chillo che ha fatto 'na figura e.... Forse quella volta gli abbiamo allungato la vita».


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Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011
ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)
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