LIBERTÀ
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Carlo Lauberg ed Eleonora de Fonseca Pimentel
Anno CCXXV

Rifondato nel 2010
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Giornalismo - E' morto Eugenio Scalfari, fondatore di "la Repubblica", aveva 98 anni - Le Reazioni - La Scheda Stampa
Scritto da Giovanni Di Cecca   
Giovedì 14 Luglio 2022 11:31

Se ne è andato uno dei più grandi giornalisti del XX Secolo (insieme con Indro Montanelli).

E' stato uno dei primi (se non il primo) Direttore-Manager nel settore Editoria e fondò nel 1976 il secondo quotidiano più influente d'Italia: la Repubblica, con editore il Principe Carlo Caracciolo.

 

 

LE REAZIONI ALLA MORTE DI SCALFARI

 

Il dolore di Papa Francesco per "la scomparsa del suo amico"

"Papa Francesco ha appreso con dolore della scomparsa del suo amico, Eugenio Scalfari. Conserva con affetto la memoria degli incontri - e delle dense conversazioni sulle domande ultime dell'uomo - avute con lui nel corso degli anni e affida nella preghiera la sua anima al Signore, perché lo accolga e consoli quanti gli erano vicini". Con queste parole il Pontefice ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa del fondatore di Repubblica.

 

Il Presidente Sergio Mattarella: "Particolarmente addolorato"

"Sono particolarmente addolorato per la scomparsa di Eugenio Scalfari giornalista, direttore, saggista, uomo politico, testimone lucido e appassionato della nostra storia repubblicana". Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Dai primi passi all'interno di quella grande scuola di giornalismo che fu 'il Mondo', alla direzione dell'Espresso, fino alla fondazione della 'Repubblica', Scalfari ha sempre costituito un punto di riferimento coinvolgente per generazioni di giornalisti, intellettuali, classe politica e un amplissimo numero di lettori. Da sempre convinto assertore dell'etica nella società e del rinnovamento nella vita pubblica, si era magistralmente dedicato, negli ultimi tempi, ai grandi temi esistenziali dell'uomo con la consueta efficacia e profondità di riflessione".

 

John Elkann: "Suo contributo vivo nell'identità di Gedi"

 

"La scomparsa di Eugenio Scalfari è motivo di profondo cordoglio per il nostro Paese oltre che di grande tristezza per il nostro gruppo e per me personalmente. Il contributo che ha dato nel fondare e poi sviluppare una delle più grandi realtà editoriali europee, puntando in particolare sull'originalità e sull'innovazione, rimane tuttora vivo e presente nell'identità di Gedi". È il pensiero di John Elkann, presidente di Gedi.

 

Napolitano: "Addio ad amico e giornalista innovatore"

"Con profondo dolore apprendo la notizia della morte di Eugenio Scalfari, al quale sono stato legato da lunga amicizia e frequentazione. Con Scalfari scompare non solo un grande giornalista innovatore e un acuto e poliedrico intellettuale, ma anche un protagonista della vita pubblica e del confronto delle idee, animato sempre da alto senso civico e indomita passione civile". Così il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano in un telegramma. "Per decenni ha seguito con partecipazione l'evoluzione della sinistra italiana, e l'ho sempre sentito vicino nei miei lunghi e difficili anni da Presidente della Repubblica. In questo spirito invio ai famigliari, a chi ha condiviso con lui la straordinaria esperienza a 'La Repubblica' e a tutti quanti lo hanno conosciuto e stimato le più sentite condoglianze. Giorgio Napolitano".

 

Romano Prodi: "Grande innovatore giornalismo italiano"

"Eugenio Scalfari è stato un grande innovatore del giornalismo italiano, capace di imprimere un segno indelebile nel mondo dell'editoria e di trovare nuove formule di comunicazione, prima con l'Espresso e poi con La Repubblica. Sono molto addolorato per la sua scomparsa, con lui oggi l'Italia perde un eccezionale interprete della vita del Paese": lo scrive l'ex premier Romano Prodi.

 

Maurizio Costanzo: "Grandissimo giornalista, stima infinita"

"È morto un grandissimo giornalista. Ho sempre avuto una stima infinita nei suoi confronti. Mi sembra un mondo che a pezzi sta andando via". Così Maurizio Costanzo sulla scomparsa di Eugenio Scalfari.

 

Mario Draghi: "Vuoto incolmabile nella vita pubblica italiana"

"La scomparsa di Eugenio Scalfari lascia un vuoto incolmabile nella vita pubblica del nostro Paese. Fondatore de L'Espresso e de La Repubblica, che ha diretto per vent'anni, Scalfari è stato assoluto protagonista della storia del giornalismo nell'Italia del dopoguerra". Così il premier Mario Draghi, ricordando Scalfari. "La chiarezza della sua prosa, la profondità delle sue analisi, il coraggio delle sue idee - prosegue il presidente del Consiglio - hanno accompagnato gli italiani per oltre settant'anni e hanno reso i suoi editoriali una lettura fondamentale per chiunque volesse comprendere la politica, l'economia. Deputato della Repubblica, ha accompagnato il suo amore per il giornalismo all'impegno civile e politico, all'alto senso delle istituzioni e dello Stato. Esprimo ai suoi cari, ai direttori Maurizio Molinari e Lirio Abbate e a tutti i giornalisti de La Repubblica e de L'Espresso, le più sentite condoglianze a nome di tutto il Governo. A me mancheranno molto i nostri confronti, la nostra amicizia".


Silvio Berlusconi: "Riferimento per miei avversari, ma grande giornalista"

"Eugenio Scalfari è stato una figura di riferimento per i miei avversari in politica. Oggi, però, non posso non riconoscergli di essere stato un grande direttore e giornalista, che ho sempre apprezzato per la dedizione e la passione per il suo lavoro". Così in un tweet il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi.

 

"Scompare uno dei più grandi protagonisti del giornalismo italiano. Ci mancheranno la sua penna e la sua testa". Lo scrive su Facebook il ministro della Salute, Roberto Speranza.

"Ci lascia Eugenio Scalfari. Con la sua voce ha accompagnato la storia del nostro paese, storia di diritti, di domanda di giustizia, di libertà, di ricerca di una solidarietà autentica tra donne e uomini liberi". Lo afferma la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti in un tweet.

"Una preghiera e un pensiero per Eugenio Scalfari, grande protagonista del giornalismo italiano degli ultimi decenni". Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini.

"Eugenio Scalfari sarà per sempre ricordato come uno dei maggiori protagonisti della storia del giornalismo italiano. Nonostante le nostre diverse visioni, politiche e non, ho sempre avuto grande stima e rispetto del suo lavoro. Possa riposare in pace". Lo scrive su Twitter Antonio Tajani, Coordinatore nazionale di Forza Italia.

"Le agenzie hanno appena dato la notizia della scomparsa di Eugenio Scalfari, uno dei più grandi giornalisti e imprenditori giornalistici del Novecento". Così l'assessore alla cultura di Roma Capitale Miguel Gotor in apertura della presentazione del 18/o Rapporto di Federculture invitando la platea del Ministero della cultura a osservare un minuto di silenzio. "Una figura - ha poi aggiunto Gotor - che ha eccezionalmente ricoperto un doppio ruolo: Scalfari non era solo una delle più valide penne del giornalismo italiano ma ha avuto anche la capacità di fare impresa con due grandi progetti editoriali, prima L'Espresso e poi Repubblica".


La Scheda

Eugenio Scalfari (Civitavecchia, 6 aprile 1924 – Roma, 14 luglio 2022) è stato un giornalista e scrittore italiano.

Considerato uno dei più grandi giornalisti italiani del XX secolo contribuì, con altri, a fondare il settimanale l'Espresso ed è fondatore del quotidiano la Repubblica. I campi principali dell'analisi di Scalfari sono l'economia e la politica. La sua ispirazione politica è socialista liberale, azionista e radicale. I temi dominanti nei suoi articoli recenti sono la laicità, la questione morale e la filosofia.


Biografia

Formazione e vita privata

Scalfari nasce a Civitavecchia (Roma) il 6 aprile del 1924 da genitori calabresi. Iscrittosi dapprima presso il Liceo Mamiani di Roma, sarà poi al liceo classico G.D. Cassini di Sanremo, dove intanto s'era trasferito con la famiglia per via del lavoro del padre, chiamato a svolgervi l'attività di direttore artistico del locale Casinò, nel quale compirà fino alla fine il suo ciclo di studi liceali, avendo come suo compagno di banco il futuro scrittore Italo Calvino.

Nel 1950 si sposa con la figlia del giornalista Giulio De Benedetti, Simonetta, morta nel 2006, dalla quale ha avuto le due figlie Enrica e Donata.

Dalla fine degli anni settanta Scalfari è sentimentalmente legato a Serena Rossetti, già segretaria di redazione de L'Espresso (e poi di Repubblica), che sposerà dopo la scomparsa della moglie Simonetta.

Eugenio Scalfari era ateo.


Esordi giornalistici durante il fascismo

Tra le prime esperienze giornalistiche di Scalfari c'è Roma Fascista, organo ufficiale del GUF (Gruppo Universitario Fascista), mentre era studente di giurisprudenza. Negli anni successivi Scalfari continua a collaborare con riviste e periodici legati al fascismo, come Nuovo Occidente, diretto dall'ex squadrista e fascista cattolico Giuseppe Attilio Fanelli. Nel 1942 Scalfari sarà nominato caporedattore di Roma Fascista.

All'inizio del 1943 scrive una serie di corsivi non firmati sulla prima pagina di Roma Fascista in cui lancia generiche accuse verso speculazioni da parte di gerarchi del Partito Nazionale Fascista sulla costruzione dell'EUR. Questi articoli portarono alla sua espulsione dai GUF e dal Partito per opera di Carlo Scorza, allora vicesegretario del PNF. Di fronte al gerarca, intenzionato a perseguire gli speculatori, il giovane Scalfari aveva ammesso come i suoi corsivi fossero basati su voci generiche. Il gerarca accusò poi il giovane di essere un imboscato, e lo prese materialmente per il bavero strappandogli le mostrine dalla divisa del partito.


Carriera giornalistica nel dopoguerra

Dopo la fine della seconda guerra mondiale entra in contatto con il neonato Partito Liberale Italiano, conoscendo giornalisti importanti nell'ambiente. Nel 1950, mentre lavora presso la Banca Nazionale del Lavoro, diventa collaboratore, prima a Il Mondo e poi a L'Europeo, di due personalità che spesso richiama nei suoi scritti: Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti. Ricorderà poi, con orgoglio, di essere stato licenziato dalla BNL per una serie di articoli sulla Federconsorzi non graditi alla direzione.

Nel 1955 partecipa all'atto di fondazione del Partito Radicale. Nello stesso anno nasce il settimanale L'Espresso: Scalfari è direttore amministrativo e scrive articoli di economia.

Nel 1963 somma la carica di direttore responsabile de L'Espresso a quella di direttore amministrativo. Il settimanale arriva in cinque anni a superare il milione di copie vendute. Il successo giornalistico si fuse con il piglio imprenditoriale, dato che Scalfari continuò a gestire anche la parte organizzativa e amministrativa.

Sempre nel 1967 Scalfari pubblica insieme a Lino Jannuzzi l'inchiesta sul SIFAR che fa conoscere il tentativo di colpo di Stato chiamato piano Solo. Il generale De Lorenzo li querela e i due giornalisti vengono condannati rispettivamente a 15 e a 14 mesi di reclusione, malgrado la richiesta di assoluzione fatta dal Pubblico Ministero Vittorio Occorsio, che era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse il segreto di Stato.

Scalfari e Jannuzzi evitano il carcere grazie all'immunità parlamentare offerta loro dal Partito Socialista Italiano: alle elezioni politiche del 1968 Scalfari viene eletto deputato, come indipendente, nelle liste del PSI, segreteria Mancini, mentre Jannuzzi diviene senatore. Scalfari, che era stato eletto sia nella circoscrizione di Torino che in quella di Milano, opta per la seconda e aderisce al gruppo del PSI. Resta deputato fino al 1972. Nel 1968, dopo la candidatura al Parlamento, aveva lasciato la direzione de L'Espresso.

Nel 1971 sottoscrive la lettera aperta a L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi. Nel 2017, dopo 45 anni, ammette che "quella firma era stata un errore".

In quegli anni critica accanitamente le manovre di Eugenio Cefis, prima presidente dell'ENI e poi di Montedison, appoggiando spesso chi gli si opponeva; tra questi vi fu nel 1971 Sindona nel suo scontro con Mediobanca per il controllo di Bastogi[17]. Soprattutto contro Cefis è indirizzato il celebre libro-inchiesta pubblicato da Scalfari e da Giuseppe Turani nel 1974, Razza padrona.


Fondazione e direzione de la Repubblica

Nel 1976, dopo aver già tentato (inutilmente) di varare un quotidiano insieme a Indro Montanelli, che aveva respinto la proposta definendola piuttosto azzardata, Scalfari fonda il quotidiano la Repubblica, che debutta nelle edicole il 14 gennaio di quell'anno. L'operazione, attuata con il Gruppo L'Espresso e la Arnoldo Mondadori Editore, apre una nuova pagina del giornalismo italiano. Il quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie in pochissimi anni una scalata imponente, diventando per lungo tempo il principale giornale italiano per tiratura.

L'assetto proprietario registra negli anni ottanta consolidamenti della posizione dello stesso Scalfari e l'ingresso di Carlo De Benedetti, nonché un vano tentativo di acquisizione da parte di Berlusconi in occasione della "scalata" del titolo Arnoldo Mondadori Editore, finito con il "lodo Mondadori", resosi necessario a causa del fatto che (come accertato dalla magistratura in seguito) Silvio Berlusconi, a capo della Fininvest, aveva corrotto uno dei tre giudici per avere un pronunciamento favorevole nella disputa con De Benedetti per il controllo della Mondadori: tale accordo fu fortemente voluto da Giulio Andreotti, grazie all'intermediazione di Giuseppe Ciarrapico. Sotto la guida di Scalfari, "Repubblica" apre il filone investigativo sul caso Enimont, che dopo due anni verrà in buona parte confermato dall'inchiesta di "Mani pulite".

Contro Craxi, a differenza che con Spadolini e con De Mita, Scalfari s'era speso sin dall'inizio del decennio precedente, considerandolo l'archetipo della questione morale contro cui si scagliava l'anima della sinistra rappresentata da Berlinguer. Di questi invece elogiò lo "strappo" con l'Unione Sovietica in occasione del golpe polacco, pur restando essenzialmente estraneo alla tradizione comunista e rimanendo su posizioni legate all'intellettualità laica e alla tecnocrazia. In tal senso vanno lette alcune sue importanti iniziative, tutte sostenute per il tramite di "Repubblica": sponsorizza il "governo del Presidente", candidandovi il governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, già negli anni ottanta; indica al presidente Scalfaro il commissario PSI a Milano Giuliano Amato come viatico per la sua scelta a premier nel 1992; apprezza Guido Rossi come commissario delle aziende travolte nel turbine di Tangentopoli. Il 27 gennaio 1994 incomincia, dapprima in solitaria, la sua ventennale battaglia contro Silvio Berlusconi . Sconfitto Vittorio Sgarbi , il 7 maggio 2008 è il primo a percepire e ad avvertire il pubblico circa la potenziale discesa in politica di Beppe Grillo. Il 9 gennaio 2018 rompe definitivamente con il suo ex editore Carlo De Benedetti. Il 13 aprile 2019 è il primo a preconizzare una possibile, futura alleanza d'intesa fra Matteo Renzi e Matteo Salvini .


Ritiro dalla direzione de la Repubblica

Scalfari, padre del quotidiano la Repubblica e della sua ascesa editoriale e politico-culturale, abbandona il ruolo di direttore nel 1996, dopo che già da tempo aveva ceduto, insieme a Caracciolo, la proprietà a Carlo De Benedetti; gli subentra Ezio Mauro. Non scompare dalla testata del giornale, poiché continua a svolgere il ruolo di editorialista dell'edizione domenicale. I suoi editoriali sono entrati oramai nella consuetudine del giornale, tanto da essere soprannominati - anche per la loro lunghezza - "la messa cantata della domenica". Cura altresì una rubrica su L'Espresso (Il vetro soffiato). Il 6 luglio 2007, sul Venerdì di Repubblica (il magazine settimanale che esce dal 1987), annuncia di voler abbandonare dopo l'estate la sua storica rubrica Scalfari risponde, ringraziando i lettori per l'affetto ricevuto e gli stimoli da loro pervenuti per le sue riflessioni. Gli subentra Michele Serra.

Su RaiSat Extra è andato in onda per qualche tempo, ogni giovedì, un programma dal titolo La Scalfittura, in cui Scalfari teneva colloqui politici con Giovanni Floris.

Dopo aver lasciato anche la sua rubrica domenicale su la Repubblica, Scalfari si è spento a Roma il 14 luglio 2022.


Controversie

Nel 2013 e nel 2014, le sue "interviste" con papa Francesco  hanno causato per due volte la smentita da parte della sala stampa vaticana in relazione alle parole attribuite da Scalfari al Pontefice. Scalfari ha ribattuto di aver scritto virgolettati "come se fossero usciti dalla bocca del Papa", senza aver preso appunti o registrato durante i colloqui, sostenendo che quello era stato il suo metodo di lavoro per quasi cinquant'anni. Il 29 marzo 2018 il Vaticano ha smentito un’altra intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco, a seguito della pubblicazione di un suo articolo su Repubblica, negando che il Papa avesse rilasciato un’intervista a Scalfari e sostenendo che il contenuto dell’articolo fosse il frutto di una sua ricostruzione.

Ciononostante, papa Francesco continua periodicamente a concedere interviste esclusive a Scalfari.


Premi e onorificenze

Scalfari ha ricevuto varie onorificenze. A livello giornalistico ha vinto nel 1988 il Premio Internazionale Trento per "Una vita dedicata al giornalismo", nel 1996 il Premio Ischia alla carriera, nel 1998 il Premio Guidarello al giornalismo d'autore e, di recente, il Premio Saint-Vincent 2003. L'8 maggio 1996 è stato nominato Cavaliere di gran croce dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro mentre nel 1999 ha ricevuto una delle più prestigiose onorificenze della Repubblica francese diventando Cavaliere della Legion d'onore (successivamente è stato promosso ufficiale). È cittadino onorario di Velletri, città in cui risiede. Il 5 maggio 2007 ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Vinci e il 23 ottobre 2008 gli è stata conferita la cittadinanza benemerita di Sanremo. Nel 2019 vince il prestigioso Premio Viareggio.

Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana

— 2 maggio 1996

Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana

— 2 giugno 1966

Ufficiale della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale della Legion d'onore


  • Cittadinanza onoraria di Vibo Valentia (1990), Velletri (1993) e Vinci (2007)
  • Cittadinanza benemerita di Sanremo (2008)

Opere

  • Petrolio in gabbia, con Ernesto Rossi e Leopoldo Piccardi, Bari, Laterza, 1955.
  • I padroni della città, con Leone Cattani e Angelo Conigliaro, Bari, Laterza, 1957.
  • Le baronie elettriche, con Josiah Eccles, Ernesto Rossi e Leopoldo Piccardi, Bari, Laterza, 1960.
  • Rapporto sul neocapitalismo in Italia, Bari, Laterza, 1961.
  • Il potere economico in URSS, Bari, Laterza, 1962.
  • Storia segreta dell'industria elettrica, Bari, Laterza, 1963.
  • L'autunno della Repubblica. La mappa del potere in Italia, Milano, Etas Kompass, 1969.
  • Il caso Mattei. Un corsaro al servizio della repubblica, con Francesco Rosi, Bologna, Cappelli, 1972.
  • Razza padrona. Storia della borghesia di Stato, con Giuseppe Turani, Milano, Feltrinelli, 1974.
  • Interviste ai potenti, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1979.
  • Come andremo a incominciare?, con Enzo Biagi, Milano, Rizzoli, 1981.
  • L'anno di Craxi (o di Berlinguer?), Milano, Mondadori, 1984.
  • La sera andavamo in Via Veneto. Storia di un gruppo dal «Mondo» alla «Repubblica», Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1986; Collana Super ET, Torino, Einaudi, 2009, ISBN 978-88-061-9916-6.
  • Incontro con Io, Milano, Rizzoli, 1994; Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi, 2011, ISBN 978-88-062-0074-9.
  • Denis Diderot, Il sogno di d'Alembert seguito da Il sogno di una rosa di Eugenio Scalfari, Collana La memoria, Palermo, Sellerio, 1994. - II ed. accresciuta, nuova Introduzione di E. Scalfari, Palermo, Sellerio, 2018, ISBN 978-88-389-3809-2.
  • Alla ricerca della morale perduta, Milano, Rizzoli, 1995; Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi, 2019, ISBN 978-88-062-4057-8.
  • Il labirinto, Milano, Rizzoli, 1998; Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, 2016, ISBN 978-88-062-3011-1.
  • Attualità dell'Illuminismo, a cura di, Roma-Bari, Laterza, 2001.
  • La ruga sulla fronte, Milano, Rizzoli, 2001; Collana ET Scrittori, Torino, Einaudi, 2010, ISBN 978-88-062-0075-6.
  • Articoli, 5 voll., Roma, la Repubblica, 2004.
  • Dibattito sul laicismo, a cura di E. Scalfari, Roma, La Biblioteca di Repubblica, 2005.
  • L'uomo che non credeva in Dio, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, 2008, ISBN 978-88-061-9419-2.
  • Per l'alto mare aperto. La modernità e il pensiero danzante, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, 2010, ISBN 978-88-062-0418-1.
  • Scuote l'anima mia Eros, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, 2011, ISBN 978-88-062-0859-2.
  • Enrico Berlinguer, La questione morale. La storica intervista di Eugenio Scalfari, Reggio Emilia, Aliberti, 2011. - ed. ampliata, Prefazione di Luca Telese, Aliberti, 2012.
  • Vito Mancuso-E. Scalfari, Conversazioni con Carlo Maria Martini, Collana Campo dei fiori, Roma, Fazi, 2012, ISBN 978-88-641-1635-8.
  • La passione dell'etica. Scritti 1963-2012, a cura di Angelo Cannatà, Collezione I Meridiani, Milano, Mondadori, 2012, ISBN 978-88-04-61398-5.
  • Papa Francesco-E. Scalfari, Dialogo tra credenti e non credenti, Torino, Einaudi, 2013, ISBN 978-88-062-1995-6.
  • L'amore, la sfida, il destino. Il tavolo dove si gioca il senso della vita, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, 2013, ISBN 978-88-06-21850-8.
  • Racconto autobiografico, Collana Passaggi, Torino, Einaudi, 2014, ISBN 978-88-06-21642-9.
  • L'allegria, il pianto, la vita, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, 2015, ISBN 978-88-062-2822-4.
  • L'ora del blu, Torino, Einaudi, 2019, ISBN 978-88-06-24176-6.
  • Il Dio unico e la società moderna. Incontri con Papa Francesco e il Cardinale Carlo Maria Martini, Torino, Einaudi, 2019, ISBN 978-88-062-4386-9.
 

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Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011
ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)
Direttore Responsabile & Editore: GIOVANNI DI CECCA


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