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In strada a Napoli, da qualche giorno è comparso quello che potremo definire l'apoteosi del sodalizio napoletano.

Come esisteva ed esiste tutt'oggi l'usanza del caffè sospeso, per quelle persone che, purtroppo, non si possono permettere il piacere di un caffè al bar, il concetto di fratellanza qua a Napoli è qualcosa che forse ha eguali in tutto il pianeta: la bandiera sospesa per i meno abbienti.

E si perché essere napoletano non è solo un fatto di carta d'identità, di nascita, di quartiere di residenza o di ascendenze più o meno vicine.

Essere napoletano, per dirla alla Luciano De Crescenzo, è essere presone più d'amore che di libertà.

Parole che sembrano prese da quel capolavoro di filosofia moderna che è il Così parò Bellavista, ma che in fin dei conti, non è solo un retaggio di una immaginifica Napoli ancorata ad antichi ricordi della Napoli che fu, ma è la realtà più vera di una cultura e cività senza eguali.

Molto probabilmente i più scaltri la possono immaginare come una potentissima manovra da marketing estremo (e forse lo è anche), però pensare che il 3° scudetto sia stato festeggiato da un capo all'altro del pianeta, collorando le piazze di tutto il mondo di Azzurro Napoli fa capire quanti uomini d'amore esistono e che rispecchiano sia nella città sia nella sua unica squadra (solo il nome dell'ex sindaco di New York Bill De Blasio che stava festeggiando a Manhattan e che verrà a Napoli per il 4 giugno per lo scudetto la dice tutta).

Tutti devono festeggiare essere parte di quella immensa gioia che è stata supremazia e vittoria in una annata che è entrata di diritto nella Storia del Calcio, e deve essrne parte anche chi non si può permettere di comprare una bandiera, una sciarpa un gadget per festeggiare insieme, e la Città stessa che provvede, come se fosse un'entità viva e non un agglomerato di case e di persone.

Ma del resto non è sempre a Napoli che i figli venivano cresciuti in quella comunità che chiamato quartiere, vicolo, palazzo?

Non è sempre da noi qua a Napoli che quando qualcuno ha un problema in un palazzo, chi più e chi meno ci si aiuta?

Quindi la bandiera sospesa non è altro che quella civiltà della prossimità, di quella fratellanza chiamata Napoli, dove veramente ti trovi ad abbracciare uno sconosciuto che ti sembra di conoscere da tempo immemore e dove il trovarsi tutti insieme a Piazza Plebiscito diventa rito di unione.

Infine chi si aspettava la solita cartolina dell'anarchia indisciplinata alla Napoletana, per di più tipica dei festeggiamenti in barba alle leggi, è rimasto con tanto di naso.

L'ho visto la sera dello scudetto e l'ho rivisto domenica sera nell'ulteriore giro, anche quello rituale dei festeggiamenti, nessuno si è fatto male e tutti hanno rispettato i divieti, perfino i semafori.

Certo il morto che è scappato, lascia l'amaro in bocca, ma essendo un regolamento di conti, se non era giovedì sera, sarebbe stato un altro giorno, ma era altamente probabile che prima o poi sarebbe caduto sotti i colpi di arma da fuoco.

Se si fa un calcolo rapido per la massa di persone che si sono mosse, specialmente giovedì notte, dove al Plebiscito c'era un vero muro umano, considerando anche i fuochi sparati, fumogeni e quant'altro (praticamente un secondo capodanno) la civiltà dimostrata non ha eguali al mondo

Napoli città complessa, dalle mille sfumature, ma sempre città di inclusione e questa Bandiera sospesa ne è l'ennesima prova e dimostrazione

#ForzaNapoliSempre