LIBERTÀ
EGUAGLIANZA
MONITORE NAPOLETANO
Fondato nel 1799 da
Carlo Lauberg ed Eleonora de Fonseca Pimentel
Anno CCXXV

Rifondato nel 2010
Direttore: Giovanni Di Cecca

Capitolo XXXVII Stampa
Scritto da Vincenzo Cuoco   
Domenica 06 Febbraio 2011 01:52
PROCIDA - SPEDIZIONE DI CUMA - MARINA

 

Il primo progetto dei congiurati era quello che gl’inglesi dovessero occupar Ischia e Procida, come difatti l’occuparono, onde aver maggior comoditá di mantenere una corrispondenza in Napoli e di prestare a tempo opportuno la mano alle altre operazioni. Questo inconveniente fu previsto; ma il governo non avea forze sufficienti per custodir Procida: i francesi non compresero il pericolo di perderla.

Gl’inglesi, padroni di Procida, tentarono uno sbarco nel littorale opposto di Cuma e Miseno. Un distaccamento di pochi nostri, che occupò il littorale, lo impedí; e la corte di Sicilia dovette piú di una volta fremere per le disfatte dei suoi superbi alleati. Forse sarebbe riuscito anche di discacciarli dall’isola. Ma la nostra marina era stata distrutta dagli ultimi ordini del re; e nei primi giorni della nostra repubblica le spese sempre esorbitanti, che seco porta un nuovo ordine di cose, avean tolto ogni modo di poter far costruire anche una sola barca cannoniera. I pochi e miseri avanzi della marina antica furono per indolenza di amministrazione militare dissipati; e si vide vendere pubblicamente il legno, le corde e finanche i chiodi dell’arsenale.

Caracciolo, ritornato dalla Sicilia[1] e restituito alla patria, ci rese le nostre speranze. Caracciolo valeva una flotta. Con pochi, mal atti e mal serviti barconi, Caracciolo osò affrontar gl’inglesi: l’officialitá di marina, tutta la marineria era degna di secondar Caracciolo. Si attacca, si dura in un combattimento ineguale per molte ore; la vittoria si era dichiarata finalmente per noi, che pure eravamo i piú deboli: ma il vento viene a strapparcela dalle mani nel punto della decisione; e Caracciolo è costretto a ritirarsi, lasciando gl’inglesi malconci, e si potrebbe dire anche vinti, se l’unico scopo della vittoria non fosse stato quello di guadagnar Procida. Un altro momento, e Procida forse sarebbe stata occupata. Quante grandi battaglie, che sugl’immensi campi del mare han deciso della sorte degl’imperi, non si possono paragonare a questa picciola azione per l’intelligenza e pel coraggio de’ combattenti!

Il vento, che impedí la riconquista di Procida, fu un vero male per noi, perché tratanto i pericoli della patria si accrebbero. Le disgrazie diluviavano: dopo due o tre giorni, si ebbero altri mali a riparare piú urgenti di Procida; e la nostra non divisibile marina fu costretta a difendere il cratere della capitale.

 

Note

  1. Caracciolo fu solennemente congedato dal re: il re istesso gli permise di ritornare in Napoli.
 

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Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011
ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)
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