Coppa Italia - Spunta l'ipotesi Ultrà Romanista nella indagini sugli scontri pregara |
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Scritto da Giovanni Di Cecca |
Domenica 04 Maggio 2014 08:12 |
A sparare, secondo un’ipotesi investigativa non ancora definitivamente confermata, potrebbe essere stato un tifoso romanista, Daniele De Santis, 48 anni (nella foto), famoso per aver convinto - con altri sei giallorossi - Francesco Totti nel 2004 a non giocare un derby in notturna perché la polizia aveva travolto e ucciso un ragazzino, notizia che fu poi rivelata un falso che scatenò il panico fuori l'Olimpico e mostrò come il calcio, giocatori e dirigenza è in mano al tifo ultrà!
L’ultrà, solo sospettato (nella notte è stato sottoposto alla prova dello stub), è piantonato al Policlinico Gemelli in prognosi riservata, con ferite alla testa e trauma cranico. Accanto a lui gli agenti della Digos hanno trovato una pistola calibro 7.65 con la matricola abrasa e sette bossoli. Un altro romanista sarebbe fuggito dal Ciak, dove De Santis lavora come custode. Il Ciak è una discoteca chiusa da qualche settiimana per motivi amministrativi, è un noto ritrovo di capi ultrà della Roma. Si trova in Via Tor di Quinto, la strada percorsa dai Bus delle tifoserie per giungere allo Stadio Olimpico. E' qui che sono avvenuti gli scontri. Nella notte si sono conosciuti anche i nomi dei feriti, almeno quelli più gravi della folle giornata Ultrà di ieri. Si tratta di Ciro Esposito, 31 anni, colpito al torace, a una spalla e a una mano: è gravissimo all’ospedale Villa San Pietro dove c’è anche Alfonso Esposito (43), colpito a una mano. Il terzo ultrà partenopeo - Gennaro Fioretti (26) - si trova al Santo Spirito con una ferita alla spalla. Gli altri 6-7 tifosi (si è parlato di 10 feriti) si trovano al Gemelli e al Gemelli si trovano anche alcuni poliziotti rimasti contusi. Ieri sera al rientro si sono paralizzati i caselli autostradali da più di 450 pullman carichi di tifosi che, sotto scorta, sono stati portati fino all’Olimpico. Il piano di sicurezza aveva preso in considerazione il rischio agguati, ma non agguati con pistole. Ma chi è Daniele De Santis noto come Gastone? Come detto, nel 2004 fece bloccare il derby Roma-Lazio con false inforazioni secondo cui una camionetta della Polizia aveva travolto ed ucciso un bambino. Notizia rivelatasi, come detto infodata. Il giudice monocratico Patrizia Pacifici dispose il «non doversi procedere» nei confronti di Daniele De Santis e di altri sei imputati per il derby del marzo 2004 sospeso - e seguito da gravi incidenti fuori dall’Olimpico, come quelli di ieri. «Gastone» anche nell’elenco dei 19 arrestati per gli scontri a Brescia-Roma, 20 novembre 1994, con l’accoltellamento del vice questore di polizia Giovanni Selmin. I romanisti erano armati di asce e altri 15 poliziotti finirono in ospedale con gravi ferite. Ma anche allora De Santis - con altri quattro imputati - fu assolto, per non aver commesso il fatto. Aveva 28 anni. La sua carriera ai vertici dei gruppi (in quel periodo i Boys e Frangia Ostile) che dominavano nella curva Sud era già avviata. I romanisti ascoltavano i suoi interventi nelle radio private, seguivano le sue indicazioni allo stadio. Insomma un leader riconosciuto e influente. Per questo motivo la sua presenza ieri pomeriggio in quell’ex vivaio trasformato in discoteca a Tor di Quinto proprio mentre passava il grosso dei tifosi napoletani - e quella pistola con il caricatore pieno pronta all’uso - rappresentano un giallo che la polizia vuole chiarire al più presto. Secondo gli investigatori da qualche tempo De Santis lavorava proprio in quella struttura e lo scontro con gli ultrà azzurri sarebbe stata quindi soltanto una coincidenza che ha poi innescato anche l’assalto alla polizia. Una «causa occasionale», l’ha definita ufficialmente la Questura, che però potrebbe nascondere dell’altro. Sulla dinamica degli indicenti che lo hanno visto coinvolto stanno indagando le gli inquirenti. La motivazione degli scontri è forse collegato a un regolamento di conti fra ultrà rivali, forse una disperata difesa dopo essere stato riconosciuto dai napoletani per via di quel tatuaggio inconfondibile su un braccio: «SPQR». Per la polizia De Santis, trovato privo di sensi, con la testa insanguinata, non era solo. Ma l’hanno lasciato solo. E forse questo non era previsto. |