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Fondato nel 1799 da Carlo Lauberg ed Eleonora de Fonseca Pimentel Anno CCXXIV |
Rifondato nel 2010 |
Web Tax – La commissione Bilancio fa passare la cosiddetta “norma anti-Google” |
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Scritto da Giovanni Di Cecca |
Venerdì 13 Dicembre 2013 23:04 |
I primo firmatario è stato Edoardo Fanucci (Pd) ed è stata fortemente sostenuta dal presidente stesso della commissione, Francesco Boccia (Pd).
Qual è il problema: Google, Amazon, Facebook e Apple (più volte accusate di elusione dai governi europei) sarebbero anche fatturati nel nostro Paese, con il conseguente gettito, mentre oggi vengono fatturati in altri paesi con regimi fiscali agevolati (uno per tutti, l'Irlanda).
L'obbligo scatterebbe non solo per i servizi di e-commerce (diretto o indiretto) ma anche per l'acquisto dei link sponsorizzati che appaiono nelle pagine dei risultati dei motori di ricerca visualizzabili sul territorio italiano.
In pratica, l'inserzione potrebbe essere venduta, come detto, solo da imprese con regolare partita Iva italiana.
Tutto ciò per arginare “l’emorragia” di denaro che passa dall’Italia verso altre nazioni a regime fiscale agevolato, come detto, ad esempio, l’Iralnda.
Sull'impianto normativo che punta a tassare le web company straniere si è espressa nelle ultime settimane l'American Chamber of Commerce in Italy, rappresentanza della "Confindustria" americana, secondo cui «è evidente la contraddizione tra le finalità di questi emendamenti, dal vago sapore protezionista, rispetto agli scopi di apertura ed incremento dell'attrattività del Paese contenuti nel piano Destinazione Italia. Da un lato si chiede agli investitori internazionali di scommettere sull'Italia, dall'altro, invece, si innalzano nuove barriere per difendere presunti interessi nazionali».
Inoltre, ha avvertito AmCham «come sottolineato da numerosi esperti del settore, tale norma, se approvata, potrebbe esporre l'Italia ad una procedura d'infrazione da parte della Commissione Europea, per possibili violazioni dei trattati e delle normative Ue sui princìpi del mercato unico e della libera circolazione dei servizi».
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