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Afghanistan - La fuga dell'Occidente Stampa
Scritto da Giovanni Di Cecca   
Sabato 21 Agosto 2021 10:25


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La fuga precipitosa degli Stati Uniti dal teatro di guerra dell'Afghanistan ha creato non pochi problemi da un punto di vista strategico nell'area mediorentale.

Se 20 anni fa, il casus belli di attacco fu il celeberrimo attentato alle Torri Gemelle del World Trade Center di New York (il prossimo 11 settembre 2021 ricorrerà il 20° anniversario) e la cattura ed uccisione del ricercato numero 1 Osama Bin Laden, che proprio grazie alla copertura dei Talebani in Afghanistan.

 

 

Gli aspetti che stanno caratterizzando la caduta di Kabul e dell'intero Afghanistan sono, comunque riconducibili a due aspetti fondamentali.

Il primo è quello di non essere riusciti sia gli USA che le forze NATO ISAF (International Security Assistance Force) a smontare (o condurre) l'apparato sociale da una forma di intransigenza religioso ad uno basato sul diritto di stampo internazionale ed alla distinzione tra struttura religiosa e sociale.

Il secondo punto, soprattutto in ambito USA di evitare di dover spiegare all'opinione pubblica la necessità di spendere miliardi di dollari in una missione che è troppo distante dalla concezione dell'americano medio.

In verità la paura principale di Biden è quella di evocare una nuova Saigon, ovvero una seconda sconfitta militare bruciante.


Cosa accadde a Saigon nel 1975

La rapidità con la quale la posizione del Vietnam del Sud crollò nel 1975 fu una sorpresa per la maggior parte degli osservatori americani e sudvietnamiti e, probabilmente, anche per i Vietnamiti del Nord e loro alleati. Ad esempio, in una nota preparata dalla CIA e dallo spionaggio dell'esercito pubblicata il 5 marzo, si indicava come il Vietnam del Sud avrebbe potuto resistere per l'attuale stagione secca, cioè almeno fino al 1976. Queste previsioni si rivelarono un grave errore: il generale Dung stava preparando una grande offensiva nelle Montagne Centrali (Tay Nguyen) del Vietnam la quale, iniziata il 10 marzo, portò alla conquista di Buon Ma Thuot. L'esercito della Repubblica del Vietnam del Sud iniziò una ritirata disordinata e costosa, sperando di ridistribuire le proprie forze e tenere la parte meridionale del Vietnam del Sud, forse in un'enclave a sud del 13º parallelo nord.

Alla fine di marzo del 1975 il Vietnam del Nord, supportato da artiglieria e carri armati, continuò a marciare verso Saigon catturando le principali città del Vietnam del Sud poste nei pressi dei confini settentrionali, Huế il 25 e Đà Nẵng il 28. Lungo la strada, si videro ritiri disordinati dei sudvietnamiti e la fuga dei profughi, con più di 300.000 profughi dalla sola Da Nang annullando le prospettive di una controffensiva dei sudvietnamiti. Dopo la perdita di Da Nang, le possibilità di una controffensiva erano già state dichiarate inesistenti dagli ufficiali della CIA presenti in Vietnam, i quali sostenevano che solo un bombardamento con i B-52 contro Hanoi avrebbe potuto fermare il Vietnam del Nord.

A partire dall'8 aprile 1975 il Politburo del Vietnam del Nord, che a marzo aveva raccomandato a Dung cautela, telegrafò allo stesso ordinandogli di continuare con "vigore un incessante attacco fino al cuore di Saigon". Il 14 aprile, l'ufficio politico ribattezzò la campagna verso sud come "campagna di Ho Chi Minh", in onore del leader rivoluzionario Ho Chi Minh, morto nel 1969, nella speranza di vincere prima dell'anniversario del suo compleanno, il 19 maggio. Nel frattempo, il Vietnam del Sud falliva il tentativo di ottenere un aumento degli aiuti militari da parte degli Stati Uniti, nonostante il Presidente Nguyễn Văn Thiệu sperasse in un rinnovato supporto americano.

Il 9 aprile le forze nordvietnamite raggiunsero Xuân Lộc, l'ultima linea difensiva prima di Saigon. Nella città la 18ª Divisione sudvietnamita portò avanti l'ultima resistenza e mantenne la città, attraverso duri combattimenti, per diversi giorni. Le forze nordvietnamite presero Xuân Lộc il 20 aprile dopo gravi perdite. La linea del fronte con il Vietnam del Nord era ora a 42 km (26 miglia) dal centro della capitale Saigon. La vittoria a Xuân Lộc aveva allontanato molte truppe sudvietnamite dal delta del Mekong, aprendo così alle forze nordvietnamite la via per circondare la città. Il 27 aprile 100.000 soldati furono posti intorno alla città e con le poche truppe del sud-vietnamite rimaste, la caduta della città venne sostanzialmente dichiarata.

Il generale Nguyễn Văn Toàn, comandante del III Corpo delle forze sudvietnamite, aveva predisposto cinque centri di resistenza per difendere Saigon, collegati in modo da avvolgere l'intera area est, nord e ovest della città: il fronte Cu Chi a nordovest era difeso dalla 25ª Divisione, il fronte Binh Duong a nord dalla 5ª Divisione, il fronte Bien Hoa a nordest dalla 18ª Divisione, i fronti Vung Tau e Linea 15 a sudest erano sotto la responsabilità della 1ª Brigata aerotrasportata e da un battaglione della 3ª Divisione. Il fronte Long An, sotto la responsabilità del Distretto militare della Capitale, era difeso da elementi della riorganizzata 22ª Divisione. Le truppe sudvietnamite intorno a Saigon erano circa 60.000. I profughi che si erano diretti a Saigon, all'interno dei quali c'erano molti soldati sudvietnamiti, avevano aumentato il numero delle truppe oltre le 250.000 unità, ma molte di queste unità erano malconce e senza leader e di conseguenza determinarono una maggiore anarchia nella città


La Caduta di Kabul del 2021

Come per Saigon, la stessa cosa, almeno pubblicamente, sembra essere quella di errate informazioni della CIA, e su un sopravvalutamento della volontà delle forze armate Afghane di resistere con l'avanzata Talebana.

Il problema può essere visto anche qui da alcune angolazioni.

Sicuramente, i cosiddetti Studenti Coranici, non sono stati smantellati, ma per il momento, un momento di circa 20 anni, si sono imboscati nella popolazione portando avanti la loro opera di proselitismo nella visione più oscurantista possibile della Sharia, la legge coranica, che di fatto fa regredire il paese di circa 20 anni indietro.

Più realisticamente, la presa di posizione di Biden, fa parte di un disimpegno planetario da parte degli USA iniziato a suo tempo già con la Presidenza Obama che voleva ridimensionare fortemente la presenza militare sullo scacchiere internazionale.

I costi sono diventati troppo alti, e soprattutto l'opizione pubblica americana non riesce più a considerare strategico il perdere vite americane in territri esteri per nulla.

E' la fine del cosiddetto Imperialismo Americano.

Va anche detto che lo scontro culturale tra la visione USA della vita e quello di stampo Islamico è fortemente antitetico e da una parte e dall'altra manca la volontà di capire e trovare un punto di incontro, spostanto l'asse dal sistema economico e sociale dello scontro USA-URSS allo scontro anti-religioso (Occidente) - Religioso (Oriente Islamico)

Resta il fatto che comunque la disfatta americana (ed occidentale) si è consumata in pochissimi giorni, dove una sistema di difesa che tutto sommato ha sempre considerato le Forze ISAF come un esercito invasore e non come pacificatore dal loro punto di vista.

I Talebani, come detto, hanno solo aspettato (qualche giornale ipotizza addirittura accordi sottobanco per una "fuga" in sicurezza degli USA), applicando il vecchio principio cinese dell'attendere che il cadavere del tuo nemico passi sul fiume.

Tutto quello che sta accadendo, oggi, è invece lo specchio di una relatà che non ha avuto nè modo nè tempo di modificarsi, e soprattutto la volontà.

I processi che gli USA (e noi occidentali con loro) di rispetto delle persone, delle donne, della scissione tra religione e stato, sono stati lunghi e complessi (ed anche molto sanguinosi, ad esempio la Rivoluzione Francese, Napoletana, Americana...).

Oggi possiamo solo vedere un occidente più smarrito di prima, che cerca un dialogo inesistente con un sordo ed un muto che non può e non vuole capire usando parole magnifiche, eterne come Libertà, Uguaglianza e Fratellanza, che non possono essere concepitoda chi applica la Sharia che non ha nulla di legge se non quello di una presunta derivazione divina mutuata da una interpretazione molto alla buona del Corano in virtù di leggi tribali, troppo distanti dal nostro modo di concepire stato e diritto.

Ora rimane solo la figuraccia di chi si è autoproclamato Impero che fugge nella notte, e la disperazione di quanti hanno creduto nella rinascita del proprio paese adattando i principi universali occidentali al loro popolo, che in questi 20 anni hanno visto dei fiori germogliare.

Ci vorrà tempo e l'Unione Europea, se veramente esiste, deve sostituirsi agli USA....

 

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Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011
ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)
Direttore Responsabile & Editore: GIOVANNI DI CECCA


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