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Carlo Lauberg ed Eleonora de Fonseca Pimentel
Anno CCXXV

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Freddy Mercury – L’ultimo immortale Stampa
Scritto da Giovanni Di Cecca   
Venerdì 25 Novembre 2011 13:10

In una triste serata di fine novembre, quando ormai si è tutti concentrati per le imminenti feste natalizie, Farrokh Bulsara, in arte Freddy Mercury, lasciò la sua vita terrena per entrare di diritto nella leggenda del Rock.

Sono passati 20 anni da quella tragica sera, e Fred, come lo chiamavano gli amici più stretti, è a tutt’oggi ancora un’icona della musica mondiale come John Lennon, Frank Zappa, e, soprattutto, il suo cantante preferito Jimi Hendrix.

Ma chi era Farrokh prima di essere Freddy?

Nasce a Stone Town (Zanzibar) il 5 settembre 1946, da genitori di origine Indiana.

Il padre era Cassiere per la Segreteria di Stato per le Colonie, e a causa di ciò dovette trasferirsi in Africa per lavoro.

All’età di 8 anni iniziò a praticare diversi tipi di sport tra i quali il pugilato ed il velocista.

Ma la sua vera passione ed il suo smisurato talento era nella musica.

Il primo ad accorgersene fu il preside del collegio che frequentava St. Peter College che consigliò ai genitori di fargli studiare ulteriormente musica, con un piccolo aumento della retta scolastica.

Farrokh arrivò fino la IV grado di studio del Pianoforte.

In quegli anni, Farrokh creò il gruppo degli The Hectics, che si esibiva nelle feste scolastiche.

A causa della Rivoluzione di Zanzibar dovette spostarsi in Inghilterra a Londra, dove con la famiglia andarono a vivere in una casa vicino l’aeroporto di Hetrow.

 

Qui studiò arte, e quando fu ammesso all’Ealing Art College, si trasferì nel quartiere di Kensinton.

 

Qui fa l’incontro artistico della sua vita: Roger Taylor, il batterista e Brian May, il chitarrista. Fred all’Ealing, conobbe anche Tim Staffel bassista e vocalist degli Smile, ma non riuscì a riuscì a farlo entrare nella sua band come secondo cantante.

1970 – Queen

Nel 1970 dopo un deludente esordio del primo singolo, Earth / Step on me, e con l’abbandono definitivo di Tim Staffel, May, Bulsara, e Taylor decisero di cambiare il proprio nome in Queen:

«Anni fa ho pensato al nome Queen... È solo un nome, ma è molto regale e sembra splendido. È un nome forte, molto universale e immediato. Aveva un sacco di potenziale visivo ed era aperto ad ogni tipo di interpretazione. Ero certamente consapevole delle connotazioni gay, ma quello era solo uno dei suoi aspetti. (Freddy Mercury)»

Con questo nome si misero in cerca di un bassista.

Il quartetto fu completato da John Deacon nel 1971.

In quello stesso periodo Farrokh decise di cambiare il suo nome in Freddy Mercury.

Sempre nel 1970, Fred conosce la donna della sua vita Mary Austin, con la quale convisse per sette anni.

Mary resterà sempre al fianco di Freddy fino alla fine.

Di lei, egli stesso ebbe a spiegare con spontanea chiarezza: «Tutti i miei amanti mi chiedono perché non possono sostituire Mary, ma questo è semplicemente impossibile. Lei è la mia unica amica e non desidero nessun altro. Per me è come se fosse mia moglie. Per me è come un matrimonio».

Dopo aver fatto un ritocco grafico al logo, basato su quello della Regina d’Inghilterra, con i loro segni zodiacali, nel 1973 esce il primo album: Queen

Segue nel 1974 Queen II.

Molto apprezzati sia dalla critica che dal pubblico.

Ma è il 1975 a consacrare la band alla storia con l’album A night at the opera, ed il singolo Bohemian Rapsody.

Una dichiarazione programmatica delle sonorità che il gruppo porterà fino agli anni 80, anni in cui cambia tutto, ma non lo stile.

Si susseguono A night at the race (1976) e, forse, l’album con la sound track più abusata della storia in particolar modo in ambito sportivo: We are the champions dall’album News of the World (1977).

Dopo l’album Jazz (1978) di cui è notabile Don’t stop me now e Mustafa (fortemente infarcita di sonorità mediorientali) il gruppo sembra aver esaurito un po’ le idee.

Dall’album The Game (1979) resta memorabile Crazy Little Thing called love.

Questo periodo vide la luce anche l’album Hot Space (1980) che a differenza dei precedenti ebbe poco successo sia da parte di pubblico (si ricorda solo Another one bites the dust), e soprattutto dalla critica.

In quello stesso periodo usci la prima raccolta dei successi dei Queen: Queen Greatest Hits (1981).

In quel periodo Fred se ne va in Germania a Monaco di Baviera ed inizia anche a fumare (solo Lucky Strike) per modificare la voce e renderla un po’ più roca.

Cambia anche il look, si fa crescere i baffi e si fa i capelli corti, look Castro Clone, lanciato da alcuni omosessuali dell’epoca.

È probabilmente il periodo in cui inizia ad incubare il virus dell’HIV (virus scoperto solo nel 1980).

Sempre agli inizi degli anni ’80 Fred incrocia la sua carriera con l’italiano (e fresco premio Oscar per Midnight Express) Giorgio Moroder, specializzato in musica dance che aveva acquisito i diritti del film di Fritz Lang “Metropolis” (capostipite di tutti i film di fantascienza come 2001: Odissea nello Spazio, Blade Runner e Matrix) e ne stava curando la colonna sonora in chiave rock e colorandola usando la tecnica della virazione di colore (attualmente conosciuta come Metropolis Versione Moroder. La versione completa è stata possibile realizzarla solo nel 2010 grazie ad un fortuito ritrovamento di una bobina completa nel Museo del Cinema di Buenos Aires).

Con Moroder, Fred scrive Love Kills che scala la vetta delle classifiche inglesi fino alla top ten.

Nel 1983 i Queen ritornano insieme per scrivere insieme uno dei più interessanti album degli anni ’80 The Works.

Canzoni come Radio Ga Ga (colonna sonora di Radio Anch’io condotto da Gianni Bisiach negli anni ’90), Hammer to fall (nel film Highlander – L’ultimo Immortale) rilanciano la band.

Ma è il 1985 che forse diventa memorabile.

Nel concerto Live Aid, organizzato da Bob Geldof per ricavare fondi per aiutare le popolazioni dell’Etiopia che ebbero una gravissima carestia, al Wembley Stadium di Londra, davanti 72.000 spettatori i Queen realizzarono i 20 minuti di concerto che consegnarono al mito la band ed il suo frontman Freddy Mercury.

Sempre nel 1985 uscì il primo album singolo di Fred: Mister Bad Guy, con all’interno la soundtrack Living on my own, già di successo all’epoca, che nella versione remix postuma (1993), divenne legendaria.

Già nel 1982 i Queen si prestarono alla creazione della colonna sonora del film Flashgordon (con la canzone Flash), ma fu nel 1986 che il regista Russel Malculay chiese ai Queen di scrivere la colonna sonora del film Highlander – L’ultimo immortale, con l’astro nascente del cinema Christofer Lambert.

Segue l’ultimo tour live della Band: il Magic Tour.

Fred in quel periodo viene a conoscenza della sua malattia. Il destino è segnato.

Dopo tre anni di silenzio (e parecchie indiscrezioni della stampa scandistica) esce l’album The Miracle (1989), il primo in cui, stranamente, le soundtrack sono firmate Queen e non dai singoli artisti come accadeva solo fino all’album precedente.

Fred è sempre più smagrito e non mostra più il suo fisico scolpito come un tempo.

Le voci iniziano a farsi sempre più rumorose anche a causa della morte di Nikolai Grishanovic, suo ex amante.

Fred anche se molto debilitato continua a registrare a Montreux in Svizzera, ma ormai è allo stremo delle forze.

Siamo al 1991, esce l’album Innuendo.

Il 22 novembre 1991 Freddy Mercury indice una conferenza stampa:

«...Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell'HIV e di aver contratto l'AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento al fine di proteggere la privacy di quanti mi circondano. Tuttavia è arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia...»

Il 24 novembre si spegne nella sua villa La Garden Lodge di Mercury a Earls Court, Kensington, Londra.

Il referto dice per complicazioni da broncopolmonite dovute all’AIDS.

I componenti rimanenti annunciano il desiderio di dare un tributo all’opera del loro amico e frontman Freddy Mercury, realizzando il 20 aprile 1992 al Wembley Stadium il Freddy Mercury Tribute Concert. Tra i nomi sul palco Tony Iommi, Metallica, Guns N' Roses, David Bowie, Roger Daltrey, Robert Plant, George Michael, Elton John, Annie Lennox, Liza Minnelli, Extreme e Def Leppard.

I 72.000 biglietti per questo evento terminarono in meno di sei ore, venendo inoltre visto in televisione da oltre un miliardo di persone.

Il concerto, oltre che per l'eccezionalità dell'evento musicale, si segnalò per l'aver richiamato il mondo sul dramma dell'AIDS ed i proventi dell'evento furono devoluti in beneficenza per dare vita all'associazione The Mercury Phoenix Trust.

Venti anni dopo Freddy Mercury rimane ancora un mito della musica mondiale che per il suo stile spudoratamente provocatorio e gentile lo ha fatto entrare di diritto nell’Olimpo della musica e nell’immortalità.

Dear Fred, we still love you…

 

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Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011
ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)
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