Smog killer, rischio infarto - La ricerca pubblicata dal British Medical Journal |
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Scritto da Micaela Tempesta |
Martedì 28 Gennaio 2014 11:59 |
A dimostrarlo è lo studio "Long term exposure to ambient air pollution and incidence of acute coronary events: prospective cohort study and meta-analysis in 11 European cohorts from the ESCAPE Project", appena pubblicato sul British Medical Journal.
E’ la prima volta che viene dimostrata una correlazione tra l’esposizione cronica ad inquinamento dell’aria prodotto dagli scarichi dei veicoli, dalle industrie e dagli impianti di riscaldamento, anche al di sotto dei limiti oggi permessi dalle leggi italiane e dalla normativa Ue, e l’aumento del rischio di infarto e angina. Il nuovo studio ESCAPE (European Study of Cohorts for Air Pollution Effects), coordinato dal dipartimento di Epidemiologia del Lazio e dalla Città della Salute di Torino, ha esaminato più di 100.000 soggetti residenti in 7 città di 5 Paesi europei. Lo studio, condotto su 11 coorti, stima che per ogni aumento nella media annuale di esposizione a particolato (le particelle di diametro inferiore a 10 micrometri, PM10) di 10 µg/m3 vi è un aumento del rischio di attacchi cardiaci del 12%. Le concentrazioni medie annuali degli inquinanti (ossidi di azoto e particolato) sono state stimate alla residenza di tutti i soggetti partecipanti, utilizzando modelli di regressione land-use. I soggetti in studio sono stati seguiti per circa 12 anni e più di 5.000 hanno avuto un primo infarto o un ricovero per angina instabile. In Italia lo studio, coordinato da Francesco Forastiere (Direttore della U.O.C. Epidemiologia Eziologica ed Occupazionale del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio) è stato condotto a Roma e a Torino (Centro per l'Epidemiologia e la Prevenzione oncologica in Piemonte della Città della Salute e della Scienza - Università di Torino) e ha coinvolto 14.000 persone. Tra gli altri enti collaboratori, le Agenzie ambientali dell'Emilia-Romagna, del Lazio e del Piemonte. L'associazione tra esposizione prolungata a particolato ed incidenza di infarto ed angina è stata confermata anche tenendo conto di diversi fattori individuali, come l'abitudine al fumo, lo stato socio-economico, l'attività fisica, il livello di istruzione e l'indice di massa corporea. I risultati mostrano che il particolato è l'inquinante più dannoso, anche per concentrazioni sotto i limiti consentiti dalla legislazione europea. Secondo gli autori della ricerca «I risultati suggeriscono un effetto del particolato anche per concentrazioni al di sotto dell'attuale limite annuale europeo di 25 µg/m3 per il PM2,5. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) propone del resto come Linea guida 10 µg/m3 e i nostri risultati supportano l'idea che avvicinandoci a questo target si potrebbero raggiungere grandi benefici per la salute delle persone». |