AIDS - L’Hiv si nasconde in cellule umane - Farmaco anticancro efficace per "risvegliare" retrovisrus |
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Scritto da Marina Ranucci |
Giovedì 24 Luglio 2014 09:46 |
Il male del secolo che miete circa 1 milione e 600 vittime l’anno, non ha ancora una cura definitiva ed ogni scoperta dona speranze in più. La più recente è stata presentata da scienziati danesi alla Conferenza Internazionale sull’Aids tenutasi a Melbourne.
Lo studio curato dall’Università di Aarhus, è stato condotto in alcuni pazienti con infezione da Hiv che stavano effettuando la terapia antiretrovirale. In combinazione alla cura, i ricercatori hanno fatto assumere loro il Romidepsin, un farmaco usato per casi di linfoma. Questo medicinale anticancro è stato in grado di “risvegliare” sacche di Hiv nascoste nelle cellule dei pazienti che assumevano farmaci anti-Hiv, esponendo il virus al sistema immunitario e rendendolo vulnerabile al suo attacco. In pratica, in presenza di cure per Aids, talvolta, anche se il virus non viene più rilevato nel sangue, esso continua a sopravvivere a lungo in alcune cellule denominate CD4. Tali cellule però non sono in grado di combattere da sole l’Hiv, poichè quel ruolo spetta ai cosiddetti “killer” del sistema immunitario, ovvero le cellule-T. Ma poiché le cellule-T non possono individuare l’Hiv nascosto nelle cellule CD4, non lo possono nemmenp combattere. «Si può chiamare approccio “stanare e uccidere” - ha spiegato Ole Schmeltz Soegard, ricercatore del dipartimento malattie infettive dell’Università di Aarhus - significa che le cellule-T possono individuare il virus e combatterlo, perché una volta attivato lascia una traccia fuori delle cellule CD4 e si diffonde nel flusso sanguigno». I ricercatori hanno somministrato il Romidepsin a sei pazienti affetti da Hiv ed hanno scoperto che il farmaco può identificare il virus in ibernazione e spingerlo fuori dai suoi nascondigli. E non solo. Sono riusciti anche a registrate che tale farmaco incrementa tra le due e le quattro volte più del normale la produzione del virus nelle cellule infettate dall’Hiv, rendendo così più facile rintracciarlo. «Abbiamo dimostrato - ha continuato il ricercatore - che con il Romidepsin possiamo attivare il virus in ibernazione, e che il virus attivato circola nel flusso sanguigno in grandi quantità». La speranza è che una volta attivate le cellule dormienti, risulti possibile “sradicarle” con trattamenti esistenti o con vaccini sotto sperimentazione. «É un passo importante nella giusta direzione - ha concluso Ole Schmeltz Soegard - ma vi è ancora molta strada da fare e molti ostacoli da superare, prima di poter parlare di una cura definitiva contro l’Hiv». |