Londra - a sfida tutta al femminile tra Theresa May e Andrea Leadsom per la successione a David Cameron |
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Scritto da Redazione |
Sabato 09 Luglio 2016 09:51 |
Forse, anzi, non è neppure la chiave di volta d'una partita che incrocia una serie d'aspetti: lo scontro fra outsider ed establishment, quello fra nuova destra e destra tradizionale, ma soprattutto quello fra fronte del Leave e trincea del Remain dopo il clamoroso risultato del referendum che ha sancito la Brexit, il divorzio di Londra dall'Ue. Il filo-Tory Daily Telegraph prova a riunire May e Leadsom sotto la comune eredità della Lady di Ferro, con una notissima citazione thatcheriana datata 1965 che potrebbe valere per entrambe: «Se volete che una cosa sia detta, chiedere a un uomo. Se volete che sia fatta, chiedete a una donna». Ma altrove il richiamo all'unica premier donna della storia dell'isola è assai meno ecumenico. Per i due tabloid destrorsi più popolari, il Daily Mail e il Sun, schierati apertamente con Theresa (anzi Tezza, come la ribattezza il foglio di Rupert Murdoch con un diminutivo familiare), la ministra dell'Interno è l'unica degna epigona della defunta Iron Lady. Una «Iron MayDen», secondo il solito gioco di parole. Mentre per il Mirror, vicino ai laburisti, la vera «Maggie 2» è Andrea, e lo è in negativo: in passato ha suggerito l'abolizione del salario minimo e dei permessi di maternità nelle micro-aziende, la accusa il giornale della working class, tuonando che c'è da averne «paura, molta paura». L'elemento di novità che per la prima volta siano due donne, e solo due donne, a giocarsi la posta più alta - fatto in effetti «senza precedenti», come sottolinea Anne Perkins sul Guardian - viene stemperato dal profilo non proprio innovativo dell'accoppiata di rivali britanniche (come del resto di altre potenziali leader supreme in giro per il mondo, da Hillary Clinton negli Usa fino a Marine Le Pen in Francia): nè May nè Leadsom - taglia corto Oliver Duff, direttore di I, nato da un costola del liberale Independent - «hanno finora avuto la chance di esprimere una visione della Gran Bretagna» pur che fosse. Non che Leadsom non appartenga anche lei all'establishment, con i suoi 25 anni di attività alla City fra banche e società, i 10 in parlamento e gli incarichi nei governi Cameron di numero numero 2 del ministero del Tesoro e poi dell'Energia. Ma il suo è, in questa fase, un nome più dirompente: se Theresa viene descritta da Duff come «pragmatica, taciturna e talora spietata» (sull'immigrazione è la più dura delle due), Andrea può far leva su slogan che strizzano l'occhio alla destra sociale oltre che sul mantra di un «ottimismo» che le fa dire «prosperità, non austerità». Senza contare i 7 anni meno dell'avversaria: 53 contro 60, guarda caso l'età della Thatcher quando nel '79 fece irruzione - da padrona - al numero 10 di Downing Street.
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