Brexit - Lo Stallo per il No Deal |
![]() |
Scritto da Giovanni Di Cecca, Special Correspondent, Londra |
Martedì 02 Aprile 2019 09:22 |
A -10 giorni dall'uscita senza accordo della Gran Bretagna dalla UE, si respira un'aria surreale, come se le preoccupazioni fossero solo dei politici mentre la vita scorre (apparentemente) tranquilla in tutta la Città.
>>> Photogallery - Bretieers in Parliament Square - 29-03-2019 Ci sono delle preoccupazioni da parte dei giovani in particolare sia sul loro futuro che sul futuro stesso della Gran Bretagna, ma nonstante questo la vita scorre normale, mentre il baratro del No Deal è praticamente di fornte agli occhi. E la Politica è quella che sta giocando un ruolo fondamentale in questo stallo tragicomico della Brexit. Credo che anche i Monty Pyton avrebbero potuto creare sketch più divertenti rispetto a quello che il parlamento sta facendo. In primo luogo altra giornata di passione. Essendo passata la palla al Parlamento rispetto al Governo, le 4 opzioni di piano B alternative all'accordo di divorzio raggiunto dalla premier Theresa May con Bruxelles, dopo il precedente nulla di fatto della settimana scorsa sono state bocciate. Una maggioranza non è emersa né sulle due ipotesi di Brexit più soft (con permanenza del Regno nell'unione doganale l'una, in un cosiddetto 'mercato unico 2.0' l'altra), né in favore d'un secondo referendum, né di una revoca dell'articolo 50 come alternativa a un no deal. Insomma ancora uno scontro sul nulla con il rischio di un tracrollo definitivo della GB. Già perché se la Gran Bretagna sta rischiando grosso (come grosso rischiano anche gli oltre 4 miloni di cittadini UE, principalmente italiani che lavorano e vivono li) anche il resto d'Europa guarda ad un No Deal con una certa paura sull'effetto domino che potrebbe generare. Il Presidente BCE Mario Draghi ha sostenuto che rispetto a 6 mesi fa il sistema è più pronto a qualsiasi evenienza e sono state prese tutte le contromisure possibili per evitare danni all'economia Europea, ma resta il fatto non proprio da escludere che questa situazione possa dare uno scossone non positivo alla crescita europea che per quest'anno non è prevista in grandi numeri, ed addirittura potrebbe generare deflazione. C'è anche da considerare che negli ultimi 25 quasi 30 anni, dopo i trattati di Maastricht e Shengen sulla libera circoalzione delle persone e delle merci, il sistema economico europeo è diventato tanto interconnesso (basti pensare solo a come è cambiato il Calcio dopo la Sentenza Bosman del 1995) che venendo meno il pezzo Inghilterra, un po' tutto ciò che davamo per scontato può crollare e a 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino, vedere innalzare un nuovo muro diventa ai nostri occhi quasi anacronistico, soprattuto per le conseguenze economiche che questo evento può generare. Eppure c'è una maggioranza, indubbia (almeno al 2016), nel paese che crede che l'isolazionismo sia la strada maestra per riprendere il controllo della propria vita, del proprio destino. Il 29 marzo 2019, la data in cui doveva esserci la Brexit per le strade di Londra c'è stata una manifestazione di sostenitori della Brexit, ma a guardare in faccia chi sostiene queste tesi fa pensare molto: persone anziane, figli di quelli che hanno visto crollare l'Impero più grande della Storia e che hanno ancora un risentimento e la voglia di riscatto. Ma ciò che mi ha lasciato interdetto è stata la quantità, veramente esigua di manifestanti rispetto ai Remain di due settimane fa, che si sono contate nell'ordine di 1 milione almeno di partecipanti. Le poche persone under 50 che ho avuto modo di incontrare hanno alcuni dubbi e preoccupazioni, ma il loro problema, da quanto è trapelato, è la paura dell'immigrazione africana non controllata che nuoce all'Inghilterra. Va anche detto che gli inglesi hanno avuto gravi attentati, e come è accaduto negli Stati Uniti d'America dopo l'ormai storico 11 Settembre 2001, la paura del diverso serpeggia, ha serpeggiato ed ha creato mostri, più virtuali che reali, e nemici da combattere per difendere la propria identità. Ma se questo è il quadro di Londra, una delle città più multiculturali del pianeta (seconda, forse, a New York), il quadro che sta emergendo in questi giorni a Bruxelles ed in tutte le Capitali dell'Europa Politica / Amministrativa, è ancora più marcato. Infatti, se come sembra essersi avviato al No Deal, quasi 500 funzionari Britannici in UE dovrebbero veder concluso il loro mandato e quindi trovarsi dalla sera alla mattina senza un lavoro in "terra straniera". Anche le politiche Belghe sull'immigrazione, quali questi funzionari, paradossalmente diverrebbero, sono particoalri e tutto il tempo trascorso a Bruxelles (almeno 5 anni per avere la cittadinanza) andrebbero perduti, poiché gli anni da funzionari non sono, per legge belga, validi per la cittadinanza. Insomma la patata bollente che è in mano da ormai troppo tempo a Downing Street sta rischiando di bruciare tutti. L'unico scenario che potrebbe accadere di qui a uno al più due anni è, nel caso di una uscita senza accordo, o di una distruzione completa della Gran Bretagna, con Scozia e Irlanda del Nord che si staccherebbero più o meno violentemente dall'Inghilterra per diventare protettorati o nazioni UE (all'indomani del voto sulla Brexit, furono grandi le voci di una scissione della Scozia dalla Gran Bretagna). Qui Londra, vediamo come evolve. |