Fase 2 - Tra riaperture, sostegni e seconde case regna il caos |
![]() |
Scritto da Giovanni Di Cecca |
Mercoledì 13 Maggio 2020 08:39 |
Se fino ad ora abbiamo vissuto sull'onda emozionale degli "eroi in corsia" (che tra l'altro stavano già in corsia ben prima della tempesta Covid19), in questa Fase 2, quella del dopo lockdown che dovrebb farci tornare ad una vita tutto sommato regolare, si è aperto il baratro del caos.
Infatti se da un lato serpeggia in modo sempre meno marcato la paura del ritorno del contagio, cosa accaduta già in Germania, e si evocano gli spettri di USA, Russia e GB (che hanno in queste ore una fase violentissima di contagi e decessi) il Sistema Paese sta facendo ora i conti con i mancati incassi, la paura dei fallimenti e la necessità di far partire una macchina semplice da fermare, e complessa nel restart
Ma andiamo con ordine
Attività commerciali
Il primo punto da cui ripartire sono le attività commerciali, quelle che hannno subito il primo e più grosso danno economico.
Non tanto quelli che sono stati i negozi primari come Alimentari, Elettronica/Informatica, Ricambistica auto, edicole, ovvero tutti quelli che sono stati i pilastri portanti della fase emergenziale, ma ci sono quelle che sono state considerate meno importanti come ristoranti, pizzerie, abbigliamento, scarpe, estetica, foto/cine, spettacolo, insomma tutto ciò che è stato considerato meno importante da punto di vista strutturale e che ora pagano il costo del lockdown.
I problemi sono tutti quelli relativi alle sanificazioni, ad esempio.
Un negozio di abbigliamento dove dobbiamo necessariamente provare un vestito, abbiamo il problema a parte di far entrare un numero limitato di persone (pensiamo ad esempio ai grandi negozi di abbigliamento di Via Roma), ma poi come si fa a ri-igenizzare il vestito che abbiamo provato?
A questo poi ci sono i Ristoranti/Pub che sono una delle spine dorsali della nostra economia, sorpattutto al Sud, dove aiutato anche dalla ruota del turismo, la quantità di sistemi di accoglienza ristorativa è aumentato a dismisurae produce lavoro e redditi in modo consistente.
Con le direttive emanate del distanziamento sociale, lo spazio richiesto tra i tavolini (circa 4 metri di distanza) secondo le stime delle associazioni di categoria farebbe perdere circa il 60% dei posti a sedere tanto da non essere più conveniente riaprire.
La direttiva della discordia sono le indicazioni Inail-ISS sulla Ristorazione, che come dice nella prefazione: Il settore della ristorazione in Italia conta circa 1,2 milioni di lavoratori. Con le misure che hanno portato al lockdown, con particolare riferimento al DPCM del 10 Aprile 2020, 1,1 milioni di lavoratori sono stati sospesi.
A Pagina 13 del documento si legge: Il layout dei locali di ristorazione andrebbe quindi rivisto con una rimodulazione dei tavoli e dei posti a sedere, garantendo il distanziamento fra i tavoli – anche in considerazione dello spazio di movimento del personale – non inferiore a 2 metri e garantendo comunque tra i clienti durante il pasto (che necessariamente avviene senza mascherina), una distanza in grado di evitare la trasmissione di droplets e per contatto tra persone, anche inclusa la trasmissione indiretta tramite stoviglie, posaterie, ecc.; anche mediante specifiche misure di contenimento e mitigazione. Le sedute dovranno essere disposte in maniera da garantire un distanziamento fra i clienti adeguato, anche per le motivazioni in precedenza riportate e tenendo presente che non è possibile predeterminare l’appartenenza a nuclei in coabitazione. In ogni caso, va definito un limite massimo di capienza predeterminato, prevedendo uno spazio che di norma dovrebbe essere non inferiore a 4 metri quadrati per ciascun cliente, fatto salvo la possibilità di adozioni di misure organizzative come, ad esempio, le barriere divisorie.
A questo andrebbe poi aggiunto la prenotazione obbligatoria
Balenazione
Ma anche la balneazione, visto che stiamo andando verso l'estate (e il caldo inizia a farsi sentire) ha creato non pochi problemi.
Anche qui, con l'elimianzione delle spiagge libere (che rimane da capire se è non si creino dei pasticci burocratici che eliminano definitivamente lo spazio di accesso al mare non a pagamento garantito per legge) il distanziamento secondo le indicazioni Inail-ISS dovrebbe essere così: Al fine di garantire il corretto distanziamento sociale nello stabilimento e un minor rischio, occorre definire misure di distanziamento minime tra le attrezzature di spiaggia che possano essere di riferimento, fermo restando che deve in ogni caso essere assicurato il distanziamento interpersonale di almeno un metro. Nella ridefinizione del layout degli spazi, bisogna rispettare le seguenti distanze:
1. La distanza minima tra le file degli ombrelloni pari a 5 metri.
A tutto quersto va anche aggiunto i divieti (pagina 14 delle direttive) che sono tipici dell'attività estiva come i giochi, le piscine, le cabine per spogliarsi, docce e quant'altro.
Seconde case e viaggi
Altro tema scottante in queste ore sono l'accesso alle seconde case, che se sono presenti nella stessa regione non danno luogo a problemi, ma per chi possiede case in altre regioni (Lazio, Sardegna, Abruzzo, ecc) diventa un problema perché non sono ancora stati aperti i cancelli regionali dove orami da due mesi siamo confinati.
Il rischio per gli utenti è farsi altri 14 giorni di "domiciliari obbligatori" da decontaminazione.
Senza troppi giri di parole: un assurdo insopportabile!!!
Tutto questa necessità di dover "difendere" i confini regionali (per carità comprensibile politicamente e umanamente) dalle orde di persone potenzialmente infette asintomatiche che potrebbero contagiare regioni rimaste per lo più indenni o con pochissimi casi circoscritti rispetto alle "stragi del nord" dei giorni scorsi, creano un problema, specialmente al Sud, a tutta la filiera del turismo dove si è basata la rinascita di città come Napoli che da 10 anni a questa parte è sempre piena di turisti in ogni giorno dell'anno (basti pensare solo ai B&B aperti in questi anni). Ma se il problema di mobilità interna è complessa, ancora di più lo è quella esterna, con aeroporti e aerei a terra ed un settore come il trasporto aeromobile in profonda crisi con migliaia di persone che rischiano il posto anche per le ristrutturazioni post lockdown E poi se si ha la paura di persone infette in ambito italiano, immaginiamo le perplessità di far atterrare aerei di persone che vengono da regioni del mondo più colpite come ad esempio Stati Uniti (New York in particolare), Russia, Gran Bretagna (Londra in particolare) e Germania per citare qualche nazione In GB la quarantena per chi atterra è obbligatoria |