Iran - Venti di Guerra dopo l'uccisione del Generale Soleimani |
![]() |
Scritto da Redazione |
Sabato 04 Gennaio 2020 14:32 |
Migliaia di iracheni hanno partecipato questa mattina a Baghdad al corteo funebre del generale iraniano Soleimani gridando - tra la sua bara e quella del suo principale luogotenente in Iraq, Abu Mehdi al-Mouhandis - "morte all'America".
Il corteo ha sfilato tra le vie del distretto di Kazimiya, dove si trova un santuario sciita. Al termine, nella zona verde di Baghdad si è tenuto un funerale nazionale ufficiale alla presenza di molti leader iracheni. I resti di Soleimani saranno portati in Iran dopo la cerimonia. Intanto, un comandante del gruppo paramilitare iracheno filo-iraniano Hashed Al Shaabi è stato ucciso nella notte in un nuovo raid aereo Usa a nord di Baghdad. Resta altissima la tensione fra Stati Uniti e Iran. Trump ribadisce di non volere la guerra, ma "siamo pronti a qualunque risposta sia necessaria"; la guida suprema iraniana Khamenei lo avverte: "Prepara le bare".
"La risposta ad un'azione militare è un'azione militare. Da parte di chi? Quando? Dove? Lo vedremo". Lo ha detto l'ambasciatore iraniano all'Onu, Takht Ravanchi, in un'intervista alla Cnn. "Non possiamo rimanere in silenzio, dobbiamo agire ed agiremo", ha detto ancora sottolineando che il raid degli Stati Uniti contro il generale iraniano Ghassem Soleimani "è stato un atto di guerra contro il popolo iraniano". Massima allerta anche in Italia per i nostri militari in Iran per azioni di ritorsione. La Difesa innalza ovunque le misure di sicurezza dei contingenti, blindando le basi e limitando al minimo gli spostamenti. La decisione è dello stesso ministro Lorenzo Guerini, che da subito dopo l'attacco americano è in contatto continuo con il Coi, la struttura che gestisce tutte le operazioni fuori area, e con gli organismi di intelligence. In queste ore l'allerta è ai massimi livelli. Chi era il Generale Qasem Soleimani Dal 1998 alla morte è stato il capo della Niru-ye Qods (in lingua persiana "Brigata Santa", a volte chiamata anche Forza Quds dalla stampa occidentale, che riprende la traduzione inglese del termine), l'unità delle Guardie Rivoluzionarie responsabile per la diffusione dell'ideologia khomeinista fuori dalla Repubblica Islamica.
Il 3 gennaio 2020 è stato ucciso da un raid statunitense sull'Aeroporto Internazionale di Baghdad, in Iraq, su ordine del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Biografia
Qassem Soleimani nacque da una famiglia contadina nel piccolo villaggio montuoso di Rabor, capoluogo della contea omonima nella provincia di Kerman[5], fattore che sarà estremamente importante nella scelta di Qassem Soleimani come capo della Brigata Santa. Nel 1970, per ripagare i debiti del padre contadino verso il Governo iraniano, Qassem, insieme ad Ahmad Soleimani, poi ucciso nella guerra con l'Iraq nel 1984, lascia il suo villaggio per lavorare nella città di Kerman ottenendo un lavoro presso la locale società idrica.
La scelta rivoluzionaria
Qassem Soleimani sostenne di aver iniziato la sua attività rivoluzionaria nel 1976 grazie agli infiammanti sermoni del Hojjatoleslam Rezal Kamyab, ucciso nel 1981 dai Mojahedin-e Khalq, pur continuando a lavorare per la Kerman Water Organization. Questa ricostruzione si scontra con il fatto che Kamyab è arrivato a Kerman solo nel 1977. Nella stessa provincia erano attivi personaggi come Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, Mohammad-Ali Movahedi e Yahya Jaʿfari. Questa discrepanza fa pensare a una limitata partecipazione alla rivoluzione khomeinista di Qassem.
L'ingresso nei Pasdaran
Si ritiene che Qassem Soleimani sia entrato nelle Guardie Rivoluzionarie (IRGC) immediatamente dopo la rivoluzione del 1979. Privo di una esperienza militare, secondo quanto dichiarato dal veterano dei Pasdaran nella Provincia di Kerman Asghar Mohammad Hosseini, Soleimani venne addestrato per 45 giorni. Immediatamente dopo l'addestramento, Qassem Soleimani prese servizio presso Mahabad, nella provincia denominata "Azerbaigian Occidentale", contribuendo attivamente alla repressione dell'insurrezione curda tra il 1979 e il 1980. Nella repressione curda, Qassem Soleimani ha collaborato a stretto contatto con Ahmad Motevasselian, nominato successivamente responsabile dei Pasdaran in Libano e poi lì rapito il 5 luglio del 1982.
La guerra contro l'Iraq
Durante la guerra Iran-Iraq, Qassem Soleimani ha comandato la XIV Divisione Thār Allāh (in persiano: ثارالله) dei Pasdaran. Secondo il blogger iraniano Majid Malek, Soleimani avrebbe svolto inizialmente missioni sporadiche come quelle di rifornimento di acqua per il fronte. Sempre secondo il blogger, Soleimani sarebbe solo successivamente stato inviato al fronte per una missione di breve durata, per poi rimanerci per l'intero conflitto. La lista delle missioni a cui avrebbe partecipato è lunga e includerebbe la liberazione di Bostan (novembre-dicembre 1981), la liberazione della parte Ovest di Dezfoul e Dehloran (marzo 1982), l'Operazione Karbala (1986) e la disastrosa operazione nella penisola di al-Faw (aprile 1988).
Dopo la fine della guerra contro l'Iraq (la "guerra imposta" secondo gli iraniani), Qassem Soleimani e la sua divisione vennero riassegnati alla Provincia di Kerman per agire da lì contro i villaggi della regione del Sistan e Baluchistan, a maggioranza sunnita, considerati dal potere centrale sciita come potenziali minacce. In quel periodo Soleimani ricoprì anche un ruolo centrale nella lotta al narcotraffico.
La nomina a comandante della Forza Quds
La scelta di Qassem Soleimani come comandante della Forza Quds avviene tra il 1997 e il 1998 Una delle motivazioni che fa pendere su di lui la scelta dell'allora capo dei Pasdaran Safavi e della Guida Suprema Khamenei è la sua conoscenza delle aree tribali al confine con l'Afghanistan. In quel periodo il ruolo dell'Iran in Afghanistan era molto ridimensionato, in favore di gruppi jihadisti sunniti come i Talebani. L'8 agosto del 1998 nove diplomatici iraniani vennero catturati e uccisi dai Taliban. Soleimani riprese la penetrazione iraniana in Afghanistan attraverso il finanziamento dell'Alleanza del Nord attraverso il Tagikistan.
Lotta all’ISIS
Nel corso dell'intervento iraniano a sostegno di Bashar al-Assad nella guerra civile siriana iniziata nel 2011 e nel contrasto all'avanzata dell'ISIS in Iraq a partire dal 2014 Soleimani ha guidato le forze di Teheran imperniate proprio attorno all'unità da lui guidata. Con il comando di Soleimani, le truppe siriane, iraniane e irachene fermarono l’avanzata dell’ISIS in Siria e Iraq.
Controversie
Nel 1999 Qassem Soleimani fu uno dei 24 ufficiali dei Pasdaran che, durante le proteste studentesche iniziate il 9 luglio, inviarono una lettera all'allora presidente riformista Khatami, esprimendo la forte preoccupazione delle Guardie Rivoluzionarie dopo le rivolte democratiche degli studenti iraniani. Nella lettera i Pasdaran invitavano Khatami ad agire prima che loro stessi prendessero in mano le redini della situazione.[12] Nel 2007 Qassem Soleimani è stato inserito nella lista delle persone colpite dalla Risoluzione del Consiglio delle Nazioni Unite 1747 per il suo coinvolgimento nel programma nucleare iraniano. Nel 2008 Soleimani mandò un messaggio al Generale Petraeus dichiarando di avere in mano la politica dell'Iran in Afghanistan, Iraq, Libano e Gaza e che lo stesso ambasciatore iraniano in Iraq era un membro dei Pasdaran.[14] Il 24 luglio del 2011 l'Unione Europea ha inserito Qassem Soleimani nella lista delle persone soggette a sanzioni per il loro coinvolgimento nel "fornire equipaggiamento e supporto al regime siriano nella repressione delle proteste".[15]
MorteIn risposta all’attacco di milizie sciite alla base aerea K-1 di Kirkuk il 27 dicembre 2019 e all’attacco all'ambasciata statunitense a Baghdad del 31 dicembre 2019, alle prime luci dell’alba del 3 gennaio 2020 il magg. gen. Qassem Soleimani è rimasto ucciso in un attacco statunitense sull'aeroporto internazionale di Baghdad, in Iraq assieme al capo delle Forze di Mobilitazione Popolare sciite irachene Abu Mahdi al-Muhandis. L'operazione era stata ordinata dal presidente statunitense Donald Trump, dopo conferma della CIA. |