Ecatombe Canale Sicilia - Il racconto di un sopravvissuto |
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Scritto da Redazione |
Lunedì 20 Aprile 2015 11:35 |
Eccole, sono di un giovane del Bangladesh che è tra i 28 sopravvissuti: "siamo partiti da un porto a cinquanta chilometri da Tripoli, ci hanno caricati sul peschereccio e molti migranti sono stati chiusi nella stiva. I trafficanti hanno bloccato i portelloni per non farli uscire". Lo sanno tutti che funziona così: sotto ci vanno i paria, i senza diritti, quelli che pagano meno perché hanno meno soldi. Ma anche i più deboli, le donne sole con i bambini. Perché anche tra i disperati c'è chi è più disperato. Chi sta là sotto ha meno di 20 centimetri a disposizione, spesso l'acqua è mischiata con la nafta per consumarne di meno, la notte è nera che più nera non si può. Non ti muovi: muori fermo. A Lampedusa, quando hanno tirato fuori i morti che erano rimasti nella stiva, li hanno trovati ancora accucciati. I bambini abbracciati alle mamme. Ne sono arrivati decine di pescherecci così, con i migranti infilati - letteralmente - dai trafficanti anche tra le macchine. E una barca così è una bomba ad orologeria, basta un movimento sbagliato e non c'è speranza. In quei momenti era già tutto compiuto. Chi ha potuto, chi era sul ponte, ha gridato, ha tentato di aggrapparsi a qualcosa.
In zona sono stati dirottati anche diversi pescherecci. In uno di questi c'era il comandante Giuseppe Margiotta. "Ci hanno chiamato dalla centrale operativa e ci hanno chiesto di mollare la pesca e di andare a salvare delle persone. E noi come sempre, non ci siamo tirati indietro. Ma di vivi non ne abbiamo visti. |