Terrorismo - Arrestati 6 presunti Jiadisti- pm: "Parlavano di attentati in Italia, Roma nel mirino" |
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Scritto da Redazione |
Giovedì 28 Aprile 2016 12:58 |
Tra le persone raggiunte da provvedimento di ordinanza cautelare ma tuttora latitanti ci sono anche Alice Brignoli, italiana di 39 anni, che ha cambiato il nome in Aisha dopo la conversione all'Islam, e il marito 31enne Mohamed Koraichi, nato in Marocco. Il loro caso era uscito fuori settimane fa. Entrambi sono scomparsi da Bulciago (Lecco) dal febbraio 2015 assieme ai figli e si sospetta abbiano raggiunto i territori siriano-iracheni per unirsi alle milizie dell'Isis. Tra gli arrestati figura anche la sorella di Koraichi.
Dalle intercettazioni è emerso che Koraichi parlava con uno degli arrestati di attentati da compiere in Italia. Sui possibili attacchi c'era "un'attenzione particolare alla città di Roma", hanno detto gli inquirenti perchè, da come ritengono gli arrestati, "per il Giubileo è sede di pellegrinaggio e dove i pellegrini trovano la forza di combattere gli islamici". Dalle zone di guerra siriano-irachene sarebbe arrivata "la richiesta di effettuare attentati sul territorio italiano, una indicazione non generica ma specifica che ci risulta da messaggi che abbiamo intercettato", ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli.
L'uomo marocchino arrestato perchè voleva partite per unirsi all'Isis con la moglie e i due figli "è uno sportivo di qualità un pugile di kickboxing di alto livello in Italia e all'estero. Sarebbe stato lui - ha spiegato il procuratore - a ricevere la richiesta di compiere attentati in Italia da parte dell'uomo marocchino che era residente a Bulciago e che più di un anno fa è andato con la moglie e i tre figli nelle zone di guerra".
La vicenda di Alice Aisha Brignoli e Mohamed Koraichi - i cui nomi sono finiti nell'elenco dei foreign fighters 'italiani' - è emersa a maggio del 2015 quando la madre della donna ne ha denunciato la scomparsa portando con se' i tre figli, il più grande di sette anni e il più piccolo di solo un anno e mezzo. Aisha e suo marito Mohamed hanno iniziato il percorso di radicalizzazione nel 2009, in concomitanza con la nascita del primo figlio: lei ha iniziato ad indossare il velo e a studiare l'arabo, lui si e' fatto crescere la barba e sempre più spesso si faceva vedere in giro con una tunica bianca. Con il passare del tempo i due hanno tagliato i ponti con le famiglie e a maggio dell'anno scorso sono partiti. Prima tappa la Turchia, da dove poi hanno raggiunto la Siria. Quando e' entrata nell'appartamento della figlia a Bulciago, la madre di Aicha ha trovato solo un messaggio: "sono partita, non mi cercate, non torno". Da allora gli investigatori hanno intercettato due telefonate, per dire che stava bene e di non preoccuparsi, e un ultimo messaggio verso la fine dell'anno.
Destinatario della misura restrittiva anche un marocchino di 23 anni, residente in provincia di Varese. Il giovane è il fratello di Oussama Khachia, 30 anni, operaio, un foreign fighter cresciuto a Brunello, in provincia di Varese. Fu espulso dall'Italia il 28 gennaio 2015 per alcuni post su Facebook a favore dell'Isis. In seguito fu allontanato anche dalla Svizzera e infine avrebbe raggiunto la Siria dove sarebbe morto dopo essersi unito al Califfato. L'operazione, coordinata dalla Procura distrettuale di Milano d'intesa con la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, è scattata in diverse province della Lombardia e del Piemonte, ed è stata condotta congiuntamente dalle Digos di Lecco, Varese, Milano - supportate dal Servizio Centrale Antiterrorismo della Dcpp/Ucigos - e dal Ros dei Carabinieri, coadiuvato dai Comandi dell'Arma territoriali. Sono arrivati con un tweet anche i complimenti del premier. "Operazione stamani anti estremisti al nord molto importante. Complimenti a ministro, intelligence, inquirenti e forze ordine #tuttiinsieme": così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in un tweet. Alfano, arrestati avevano intenzioni molto brutte - Gli arrestati "avevano intenzioni molto brutte", visto che "erano stati indotti a valutare l'ipotesi di compiere anche in Italia degli attentati o degli atti violenti". Lo ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano a 'Mattino 5'. "In un contesto in cui il rischio zero non esiste, la prevenzione ha funzionato" ha ribadito il titolare del Viminale. "Noi siamo riusciti a fermarli prima" che realizzassero i loro progetti, "e questa è la prova che le cose stanno funzionando". Alfano ha poi ricordato che la coppia che voleva partire per la Siria è stata arrestata "in base ad una legge che abbiamo voluto" perché "noi i foreign fighters li arrestiamo". Prima della legge, ha spiegato, "chi aveva intenzione di recarsi a combattere non poteva essere arrestato, solo se era un reclutatore poteva essere arrestato, ora invece finisce in carcere". Alfano, infine, ha sottolineato la "bella azione di squadra" che ha consentito di arrivare agli arresti. Ci sono state indagini che sono state efficaci e coordinate dalla procura distrettuale di Milano
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