Parigi - Arrestate tre ragazze che preparavano un attentato a la Gare de Lyon |
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Scritto da Redazione |
Venerdì 09 Settembre 2016 15:45 |
«Fanatiche e radicalizzate», le ha definite il ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve, in una conferenza stampa.
Secondo quanto si apprende da fonti degli inquirenti, volevano «vendicare l'uccisione del "ministro degli attentati" di Daesch», al-Adnani. Nessuno dei due è grave. La ragazza è ricoverata, le due complici sono in carcere. Al termine dell'estate della polemica sul burkini, è un commando gestito, guidato, incentrato sulle donne a provocare il massimo allarme in una Francia a nervi scoperti. Una di queste era legata ad Hayat Boumedienne, la compagna del terrorista dell'assalto al supermercato HyperCacher (gennaio 2015), Amedy Coulibaly. Hayat Boumedienne fuggì dalla Francia poco prima degli attentati compiuti dal suo compagno e dai fratelli Kouachi nella redazione di Charlie Hebdo e sarebbe attualmente nei territori siriani controllati dall'Isis. Resta il mistero della Peugeot. Un'auto lasciata in piena notte con le quattro frecce lampeggianti in funzione, in divieto di sosta fra Notre Dame e il principale commissariato del centro, con una bombola vuota sul sedile e altre sei, piene, nel cofano. E alcune taniche di gasolio. Ma nessuna miccia, nessun detonatore. Gli inquirenti si chiedono se sia stato un tentativo molto artigianale, mal condotto per inesperienza, o se si trattasse di un segnale, una sorta di minaccia in vista di un'azione che stasera Cazeneuve ha definito «violenta e imminente». Ieri il presidente Francois Hollande, quasi anticipando Cazeneuve e gli eventi della serata, aveva parlato di diversi attentati sventati in questi ultimi giorni sul territorio della République. «Al termine della lotta, la democrazia trionferà, non ho alcun dubbio», ha assicurato Hollande in un lungo discorso. «Farò di tutto per proteggere i francesi», ha aggiunto, assicurando che «i terroristi verranno braccati, ridotti, e annientati». Intanto, Salah Abdeslam, l'unico superstite dei commando di jihadisti che uccise oltre 130 persone il 13 novembre 2015 tra Saint-Denis, il Bataclan, e gli altri locali del centro di Parigi, ha rifiutato ancora una volta di rispondere al giudice istruttore nel terzo tentativo di interrogatorio da quando, il 27 aprile, è stato estradato in un carcere francese dal Belgio. «Ha esercitato il suo diritto al silenzio», ha detto al termine dell'interrogatorio il legale del terrorista, Frank Berton. E in Austria, la magistratura ha incriminato due uomini legati agli attentati del 13 novembre a Parigi. «Un attentato è stato sventato», ha aggiunto il presidente rendendo omaggio all'azione «silenziosa e efficace» di polizia e 007.
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