Coronavirus - La Sindrome Cinese affosa le borse - Rientrati gli Italiani a Wuhan in quarantena alla Cecchignola a Roma |
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Scritto da Redazione |
Lunedì 03 Febbraio 2020 20:36 |
Sono rientrati stamani a Pratica di Mare i 60 connazionali che si trovavano a Wuhan in Cina, tornati con un aereo militare.
Dopo i controlli medici che effettuati sul posto, i nostri connazionali sono stati portati al campus olimpico della Cittadella Militare della Cecchignola dove resteranno per i 15 giorni previsti di quarantena, il tempo di incubazione del virus. A bordo dell'aereo c'erano anche sei bambini, mentre la persona rimasta in Cina perchè ha accusato febbre "si trova in ospedale- ha detto Verrecchia- con l'assistenza del personale dell'ambasciata italiana". Il Premier Conte si è recato allo Spallanzani per incontrare e congratularsi con i medici che hanno isolato il Virus, poi ha fatto un tavolo di Governo per il Coronavirus con maggioranza ed opposizione.
I numeri aggiornati Se il numero di contagiati ha superato quota 17.450 e quella dei decessi 362 (quindi una mortalità ancora intorno al 2,40% per eccesso) i numeri delle persone che stanno guarendo da questa malattia sono molto più interessanti: 536, ovvero il 3,20% dei casi (photo sopra) A fornire i dati è il Johns Hopkins Center for System Science and Engineering (Clicca qui per la mappa aggiornata in tempo reale)
In Borsa Gli effetti devastanti del Coronavirus si sono fatti notare anche in Borsa che ha riaperto dopo il periodo di chiusura del Capodanno Cinese, con un tonfo eccezionale Shanghai ha -7,72%, Shenzhen -8,41%, bruciando in una sola seduta 420 Miliardi di dollari. A seguire il prezzo del greggio ha rallentato, poiché la domanda è di molto inferiore all'offerta, essendo, praticamente, tutta la Cina ferma per il Coronavirus.
A Napoli e Frosinone Nelle ultime ore sta montando, però, la psicosi in tutta Italia, del tutto ingiustificata. Nella cosiddetta Chinatown del sesso a Napoli, nella zona tra Corso Arnaldo Lucci e Via Ferraris, dove ci sono molte donne cinesi sfruttate sessualmente, che passeggiano in attesa di clienti, stanno facendo alzare il malumore tra la cittadinanza che ovviamente teme un contagio da Coronavirus, non potendo essere sicuri della provenienza delle povere criste sfruttate, soprattutto se si tratta di immigrazione clandestina o meno «Ogni sera qui si incontrano decine di prostitute orientali, e nessuno può stabilire se si tratta di donne che vanno e vengono dai loro paesi di origine, alcuni dei quali potrebbero anche trovarsi nelle regioni considerate a rischio - denuncia Gianfranco Wurzburger dell’associazione “Gioventù Cattolica” - inoltre sono al di fuori di qualsiasi accertamento sanitario e questo, ovviamente, preoccupa tutti i residenti». «La prostituzione cinese concentrata su corso Lucci rappresenta un problema di degrado sociale e, certamente, non contribuisce a far sentire al sicuro le famiglie che vivono nel quartiere - aggiunge Wurzburger che ha raccolto le lamentele dei residenti per farne una petizione - l’aspetto sanitario, però, acquista una maggiore forza adesso che esiste un’allerta coronavirus». E poi spiega: «Non ci sono dati, né vi è la possibilità di risalire alla provenienza delle prostitute cinesi, e dei loro eventuali spostamenti, perché si tratta di un mercato nero fuori ogni controllo, compreso quello igienico-sanitario». Non solo: «In passato ci è stato anche detto che si tratta di un problema di decoro e se ne dovrebbe occupare il Comune – aggiunge il presidente dell’AssoGioCa – a questo punto chiediamo l’intervento di tutte le istituzioni che non devono sottovalutare l’aspetto del rischio sanitario». Ma ancora, sempre nella nostra città i bazaar cinesi hanno subito un forte decremento di vendite senza motivi precisi, ma per psicosi tutto sommato ingiustificato. Sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo, quando nel Medioevo la plebe individuavano arbitrariamente gli untori e venivano uccisi o arsi vivi nel peggiore dei casi. Sempre nella Psicosi, a Frosinone un gruppo di studenti cinesi della Scuola di Belle Arti locali ha subito una sassaiola senza ragioni. «Io sono senza parole, spero che i responsabili siano coscienti di dover rispondere di questa vergogna. Se la disinformazione porta addirittura a gesti pericolosi come questo, dobbiamo impegnarci tutti e di più per raccontare la verità e le notizie corrette. Solidarietà alle vittime di una vera e propria aggressione». Così su Facebook il segretario del Pd e presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, in merito alla sassaiola contro gli studenti cinesi dell'Accademia di Belle Arti di Frosinone Il problema dell'immigrazione clandestina africana Ma ciò che all'orizzonte fa più paura potrebbe essere il contagio da parte di migranti clandestini che, come abbiamo potuto osservare partono dalle coste africane e giungono in Italia. La preoccupazione è lanciata direttamente dall'OMS che ha elevato il rischio da moderato a elevato nei giorni scorsi. Il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha riconosciuto infatti che «la più grande preoccupazione» dell'organizzazione è che l'epidemia partita dalla Cina possa raggiungere «Paesi con sistemi sanitari più deboli». Come appunto l'Africa. «In Africa ancora non sono emersi casi di Coronavirus - spiega Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell'Iss (Istituto Superiore di Sanità) -, ma il continente potrebbe rappresentare un punto debole». La paura di un'epidemia in quel continente c'è. «Si tratta di un continente molto popoloso - ammette Rezza -. Finora segnalazioni di casi sospetti ce ne sono stati in alcuni Paesi. In Costa d'Avorio è risultato negativo un test effettuato poi in Francia. In Sudan, in Guinea equatoriale, Mauritius e Angola hanno messo in quarantena diverse persone provenienti dalla Cina e hanno inviati i campioni per i test in Germania, India e Sudafrica» «Sappiamo naturalmente che l'Africa ha punti fragili e deboli della catena sanitaria. Conforta però che finora i casi sospetti non abbiano avuto esito positivo - ammette Rezza -. In teoria, gli stati africani non hanno la stessa rete dei laboratori europei. E la febbre di varia natura che possono contrarre le persone potrebbe essere confusa con altre infezioni e non essere riconosciuta come da Coronavirus. Motivo per cui è bene che gli organismi internazionali stiano in allerta».
Una buona Notizia
«Sappiamo naturalmente che l'Africa ha punti fragili e deboli della catena sanitaria. Conforta però che finora i casi sospetti non abbiano avuto esito positivo - ammette Rezza -. In teoria, gli stati africani non hanno la stessa rete dei laboratori europei. E la febbre di varia natura che possono contrarre le persone potrebbe essere confusa con altre infezioni e non essere riconosciuta come da Coronavirus. Motivo per cui è bene che gli organismi internazionali stiano in allerta». |