Coronavirus - Napoli - Il paziente 1 partenopeo racconta la sua storia - Il Punto del Direttore |
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Scritto da Giovanni Di Cecca |
Venerdì 28 Febbraio 2020 11:58 |
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In una intervista sfogo su IL MATTINO di Napoli, si racconta il Paziente 1 napoletano, avvocato, che ha aiutato a ricostruire anche la sua storia, anche dopo le inesattezze che, leggendo l'intervista, sono state dette nei primissimi momenti post strillo della notizia. Il paziente è un avvocato 50enne con studio a Napoli e Milano che durante la partita Napoli - Barcellona, fortunatamente vista in TV e non allo Stadio, ha accusato i malesseri tipici che, come detto da più parti è riconducibile sia all'influenza che al Coronavirus (che ripetiamo altro non è che un'influenza nuova nata da una mutazione animale, un salto di specie in gergo, per cui in molti casi è asintomantica in altri degenera in polmonite, come l'influenza classica).
Da persone di Diritto e acuta, ha iniziato a blindarsi. Ma ciò che ha dichiarato non può non lasciare che sconcertati: «Ho chiamato tutti i numeri verde messi a disposizione in questi giorni, ma nessuno mi ha mai risposto. Nessuno. Puoi stare ore al telefono, non ti risponde nessuno. Intanto, il medico curante mi ha consigliato una tachipirina, che mi ha fatto abbassare la febbre». Ma ancora: «Ho minacciato denunce. [...] Ma non è finita. Ho ancora registrato resistenza da parte dei medici a sottopormi al tampone per il corona virus, fino a quando - forse per evitare grane - hanno dato inizio al test», ed ancora: «Solo leggendo i giornali giovedì mattina, ho capito che l'avvocato positivo al Cotugno ero io» Una situazione grave che mostra come, probabilmente paura da un lato e necessità di togliersi l'appellativo di Appestato stia facendo fare cose sconsiderate. Se è vero che si tratta, come detto di una influenza, è vero anche che la mappatura seria come è stata fatta nelle prime 48 ore dall'inzio dell'epidemia, soprattutto nel Nord Italia, ha consentito di avere un quadro chiaro di quello che accade e che sarebbe potuto accadere se non si fossero applcate misure estreme. Fa male, a me come cittadino apprendere che la caccia a questo virus ormai sarà relegata solo ed esclusivamente alle persone che mostrano sintomi, escludendo, quindi, le persone potenzialemte contagiate, il non chiudere le frontiere da e per il resto del mondo, insomma bloccare tutto per 20 giorni e capire come agire. La politica ha paura degli effetti domino che questa situazione crea. Ma di fatto, a quanto si apprende dai vari divieti che il resto del mondo sta facendo verso i turisti italiani, c'è poco da stare allegri ed allora tanto vale andare fino in fondo e in modo da capire, guarire, ed eradicare gli effetti del contagio. Abbassare il livello di guardia a questo punto è peggio che alzarlo all'ennesima potenza, perché l'effetto è duplice e non fa bene al Governo, all'immagine del Paese, e soprattutto non fa bene ai cittadini che hanno tutto il diritto di fare la famosa dietrologia complottistica che poi si diffonde alla velocità del pensiero come si sta osservando in queste ore sui social e sui sistemi di comunicazione avanzata. Il non detto molto chiaramente che le 17 vittime erano pazienti già con gravi patologie, ma il peggio è stato non dichiarare se queste persone sono decedute per le complicazioni da Coronvirus o, semplicemente, complicazioni da altre patologie e che il contagio è stato casuale, ma era un plus ad un quadro già compromesso. Il detto poco, è che se non si fa uno screening completo il Sistema Sanitario Nazionale (spesso attaccato, ma che si è rivelato più solido di quanto si immagini), può collassare non per i pazienti da curare, ma per la mancanza di posti in terapia intensiva, che sono limitati, come faceva notare il Governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana ieri sera a Porta a Porta. Il detto poco è che in Italia è coinvolto dall'epidemia del coronavirus lo 0,1% dei comuni, le persone in quarantena sono lo 0,089% della popolazione totale e il territorio italiano in isolamento è lo 0,01%: stando ai numeri diffusi dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. E sempre il detto poco è che le persone guarite, compresi i due cinesi trovati infetti a Roma è salito a 45 unità (Johns Hopkins University), e che nel resto d'Europa i pazienti contagiati stanno in aumento. Sempre il detto poco (o non detto) è che su una epidemia stagionale di influenza, i decessi da complicazioni sono intorno le 8.000 unità in generale. Come giornale che intende la missione di un servizio informativo al pubblico, in tempi non sospetti (1 febbraio 2020, ovvero 28 giorni fa), riportavamo i dati de Il Sole 24 ore sui casi decessi da complicazioni dell'influenza stagionale 2018-2019 che apparava a valori sotto i 1.000 decessi |