Coronavirus - Scuole chiuse fino al 15 marzo 2020 |
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Scritto da Giovanni Di Cecca |
Mercoledì 04 Marzo 2020 15:09 |
Scuole e università chiuse in tutta Italia fino al 15 marzo: una decisione presa dal Governo seguendo la "linea della massima precauzione", nonostante il Comitato tecnico scientifico avesse evidenziato dubbi sulla sua efficacia.
Ma a parte l'emergenza da contagio c'è anche l'emergenza scolastica in senso stretto. Soprattutto per un anno scolastico a Napoli dove tra Sant'Allerta Meteo, e Covid-19 sembra che questo inizio di decennio lo studio sia una sorta miraggio. Il problema, relativo per gli studenti delle classi intermedie, è molto più complesso per quelle che vedono nella fine dell'anno il compimento del loro percorso con gli esami. Avendo chiaccherato, senza il mio solito caffé (a causa delle norme restrittive), con alcuni professori la maggior parte di loro, in particolare delle classi di età più piccola il problema sono le Prove Invalsi che dovrebbero essere programmate. Ma per le classi finali il grosso problema è dato dagli Esami di Stato, come per gli esami alle Università che in questo momento sono chiuse. Tra le ipotesi sul campo o prolungare la scuola nel periodo estivo (tipo recupero nel Calcio) oppure optare per il sostenimento esclusivo della prova orale, metodo applicato in tutte quelle aree che hanno visto la sciagura del Terremoto nel corso degli ultimi anni. Ma si pensa anche ad altre soluzio non meno efficaci nel poter continuare la didattica, in modo nuovo, ovvero usando le nuove tecnologie come la video conferenza, per tentare di guadagnare il tempo perduto e che si perderà. Alcune scuole delle Zone Rosse del Nord Italia, quelle poste sotto la quarantena, alcuni istituti hanno iniziato a sperimentare questo tipo di tecnica, notando un discreto interesse da parte degli alunni che stanno apprezzando molto di più il metodo che l'andare nella scuola fisica. Esperimento che apre anche il dibattito fatto partire dalla trasmissione "Presa diretta" del collega Riccardo Iacona, che in uno dei suoi reportage, mostrava come in alcune realtà d'Italia e dell'estero, si cercasse di dare uno spazio meno spersonalizzato di stampo ottocentesco, ma che potesse rispondere maggiormente alle esigenze delle nuove generazioni.
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