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Scritto da Giovanni Di Cecca  
Giovedì 25 Aprile 2024 13:56

E' uno di quegli eventi che il mondo aspetta da secoli per non dire da millenni.

L'eruzione del Vesuvio del 79 d. C. oltre ad aver sterminato le città di Pompei ed Ercolano, di fatto le ha preservate fino ai giorni nostri.

Oltre alla magnificenza e alla ricchezza delle città sepolte, sono giunte fino a noi molti papiri manoscritti con informazioni che fino a qualche giorno fa sembravano inaccessibili e orami perduti per sempre.

 

 

La lettura dei papiri carbonizzati è stato un problema, poiché la soluzione più naturale che si era cercata è sempre stata quella di aprire il papiro con una serie di tecniche chimiche, che però sono naufragate irrimediabilmente dopo pochissimi istanti con la distruzione di parte del papiro stesso.

Nel 2015 contenuto dei papiri sopravvissuti all'eruzione del Vesuvio si è iniziato a leggerli tramite una tecnica messa a punto da Vito Mocella del CNR-IMM di Napoli in collaborazione con Emmanuel Brun e Claudio Ferrero dell'ESRF (il sincrotrone europeo di Grenoble) e con Daniel Delattre del CNRS-IRHT di Parigi, che come pubblicarono su “Nature Communications”, i quattro sono infatti a riusciti a visualizzare lettere e parole vergate su una superficie nascosta all'interno di uno di questi rotoli.

Nel corso degli ultimi 9 anni la tecnica tipo TAC si è affinata, come i raggi X, la tomografia, e con l'aggiunta delòl'imaging all'infrarosso e la microscopia digitale ad alta risoluzione, con l'aggiunta dell'intelligenza artificiale  si èandati parecchio oltre.

Il progetto GreekSchools, guidato da Graziano Ranocchia dell'Università di Pisa, in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche e i suoi Istituti di Scienze del Patrimonio Culturale e di Linguistica, in collaborazione con la Biblioteca nazionale di Napoli che materialmente conserva i papiri carbonizzati di Ercolano, sono riusciti a leggere 1000 parole in più rispetto a quello che si conosceva dal lontano 1991, ovvero il 30% in più di informazioni.

«Alcune integrazioni precedenti sono state sostituite, alcuni passaggi precedentemente frammentari sono stati integrati o riletti. L'aumento del testo corrisponde all'incirca alla scoperta di 10 nuovi frammenti di papiro di media grandezza», spiegano dall’équipe guidata da Graziano Ranocchia.

I papiri svelano adesso «che Platone fu sepolto nel giardino di Platone, un'area privata destinata alla scuola platonica, dell'Accademia di Atene, vicino al cosiddetto Museion o sacello sacro alle Muse. Finora era solo noto che egli era sepolto genericamente nell’Academia», raccontano Graziano Ranocchia e Kilian Fleischer, che continuano «Emerge ora che Platone fu venduto come schiavo sull'isola di Egina già nel 404 a.C., quando gli Spartani conquistarono l'isola o, in alternativa nel 399 a.C., subito dopo la morte di Socrate. Fino ad ora si era creduto che Platone fosse stato venduto come schiavo nel 387 a.C. durante il suo soggiorno in Sicilia alla corte di Dionisio I di Siracusa».

L'episodio dell'ultima notte di Platone e della visita del caldeo è stato radicalmente rivisto: «il dialogo tra i personaggi è ora diverso - spiegano gli studiosi - Adesso è chiaro chi parla, chi fa commenti e in che momento. Platone si esprime in modo sprezzante sulle capacità musicali e ritmiche di una musicista barbara, originaria della Tracia».

"Carneade! Chi era costui?" si chiedeva Don Abbondio ne "I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni.

A tale domanda l'equipe di ricercatori riesce a dare anche una spiegazione sempre attingendo dalle fonti dei papiri di Ercolano

Premesso che Carneade è stato un filosofo greco antico della corrente degli scettici. Viene considerato come il fondatore della terza Accademia di Atene (nota anche come Nuova Accademia). Fu uno scettico radicale e il primo filosofo a sostenere il fallimento dei metafisici che volevano scoprire un significato razionale nelle credenze religiose. Criticò lo stoicismo ad Atene e fu scolarca dell'Accademia platonica.

«Si forniscono le ragioni per cui egli non lasciò una produzione scritta e apprendiamo, tra l'altro, di discussioni filosofiche con lo stoico Diogene di Babilonia. Si parla anche della famosa ambasciata dei caposcuola ateniesi (Carneade, Diogene, Critolao) a Roma del 146 a.C.», raccontano gli studiosi.


Il futuro dei Papiri... in digitale

Un bene così prezioso e pure così fragile, sfortunatamente non puà né essere messo in mostra al grande pubblico, né ci si può aspettare che viva in eterno.

«Abbiamo immagazzinato tutte le immagini ottenute con le varie tecniche in un dispositivo di storage e backup dislocato a Montelibretti, nella sede romana del CNR-Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale - spiega Graziano Ranocchia - Tra poche settimane esse saranno disponibili ad accesso aperto nel repositorio digitale della Biblioteca Nazionale di Napoli. Si tratta principalmente delle seguenti tipologie di immagini: fotografia tecnica a luce visibile, infrarossa e ultravioletta, fotogrammetria, immagini iperspettrali a luce infrarossa, immagini ottenute con microscopio digitale ad alta risoluzione e mappe di distribuzione dei metalli ottenute con macro-fluorescenza a raggi X».

 

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