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Supplemento Enciclopedico
del MONITORE NAPOLETANO

Fondato nel 2012
Direttore Giovanni Di Cecca

Conclave Stampa
Domenica 24 Febbraio 2013 21:25

Conclave è un termine che deriva dal latino cum clave, cioè "(chiuso) con la chiave". Usualmente indica sia la sala in cui si riuniscono i cardinali per eleggere il nuovo papa, sia la riunione vera e propria. Viene spesso riferito allegoricamente anche a riunioni generiche (conclave di medici, conclave di giuristi, ...).

L'evento storico che diede il nome di Conclave all'elezione dei Pontefici, risale al 1270, quando gli abitanti di Viterbo, allora sede papale, stanchi di anni di indecisioni dei cardinali, li chiusero a chiave nella sala grande del palazzo papale e ne scoperchiarono parte del tetto, in modo da metterli in condizioni di decidere al più presto chi eleggere a nuovo pontefice, che fu papa Gregorio X.

Tuttavia il primo Pontefice eletto cum clave fu papa Gelasio II, eletto il 24 gennaio 1118 all'unanimità dei cardinali riuniti nel Monastero di San Sebastano sul Palatino, luogo segreto e chiuso al pubblico scelto appositamente per evitare interferenze esterne sulla scelta del successore di Pietro (si era in piena lotta per le investiture).

Indice

Storia dell'elezione papale e origine del conclave

Nei primi anni del cristianesimo l'elezione del nuovo pontefice avveniva nell'assemblea dei cristiani di Roma, a volte su indicazione stessa del predecessore (secondo la tradizione cattolica, è il caso ad esempio di papa Lino, successore di Pietro apostolo). Ci fu anche il caso di papa Fabiano che, secondo una tradizione tramandata, nel 236 venne eletto poiché durante l'assemblea una colomba si sarebbe posata sul suo capo, fatto che venne interpretato come segno della volontà divina.[1] In seguito al diffondersi della nuova religione dal 336, su decisione di papa Marco, l'elezione fu riservata ai soli sacerdoti romani. Nel 1059 papa Niccolò II decise di affidare l'elezione ai soli cardinali vescovi[2] e, nel 1179, papa Alessandro III stabilì che dovesse decidere l'intero collegio cardinalizio.[3] Era comunque sempre possibile l'elezione anche di semplici maschi battezzati.

Durante i secoli spesso ci fu anche l'ingerenza di re e imperatori che imponevano alcuni candidati o imponevano il veto su altri. Ottone I nel 964 si fece attribuire da papa Leone VIII il diritto di approvare o meno la scelta del papa, che avrebbe dovuto poi giurare fedeltà all'imperatore.[4] Ancora nel 1903, quando si trattò di eleggere il successore di papa Leone XIII, l'imperatore d'Austria pronunciò il suo veto contro il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro.[5] Il collegio cardinalizio respinse il veto ma elesse comunque un diverso candidato, il patriarca di Venezia Giuseppe Sarto, che divenne Pio X. Il neo eletto, nel 1904, finalmente stabilì che i futuri elettori non avrebbero dovuto accettare mai più alcun "veto".

Nel 1198 i cardinali si riunirono per la prima volta in volontaria clausura[6] ma la decisione dell'isolamento della riunione cardinalizia fu stabilita solo nel 1274 dal Concilio di Lione II, con la Costituzione apostolica Ubi Periculum,[7] per impedire i ritardi, i tentativi di influenza esterna e le corruzioni che in diversi casi si erano verificati. Un caso eclatante si verificò appunto dopo la morte di Papa Clemente IV nel 1268, quando la città di Viterbo fu sede dell'elezione papale del 1268-1271. Dal momento che i 19 cardinali riuniti non riuscivano ad eleggere un papa, dopo 19 mesi di sede vacante, la città rinchiuse letteralmente i cardinali nel palazzo vescovile, li mise a pane ed acqua e scoperchiò il tetto. Nonostante queste costrizioni, peraltro successivamente ridotte, i porporati impiegarono ben 1006 giorni per eleggere papa Gregorio X.

Con la Costituzione apostolica Ubi Periculum, i cardinali dovevano riunirsi in un'area chiusa e non avevano diritto a stanze singole. Nessun cardinale doveva farsi assistere da più di un servitore, a meno che non fosse infermo. Il cibo doveva essere somministrato attraverso una finestra e dopo tre giorni i cardinali avrebbero ricevuto solamente un pasto al giorno; dopo cinque soltanto pane, vino ed acqua. Durante il conclave inoltre nessun cardinale poteva ricevere alcuna rendita ecclesiastica.[8]

Le regole rigide di Gregorio X furono in seguito sospese nel 1276 da papa Adriano V,[9] ma papa Celestino V le ripristinò nell 1294,[10] dal momento che per la sua elezione erano stati necessari ben due anni, e papa Bonifacio VIII le inserì nel Codice di diritto canonico nel 1298. Nel 1562, Papa Pio IV emise una bolla papale che introduceva nuovi regolamenti sulla segretezza del voto ed altre norme procedurali. Quasi sempre tuttavia i conclavi si sono tenuti a Roma e, a partire dalla sua creazione alla fine del XV secolo, si sono svolti nella Cappella Sistina in Vaticano.

Papa Gregorio X aveva 65 anni quando arrivò ad Arezzo, alcuni giorni prima del Natale 1275. Ritornava a Roma da Lione, dove aveva convocato e presieduto un Concilio Ecumenico. Da alcuni mesi soffriva di improvvise febbri debilitanti. Arrivò col suo seguito papale e fu ricevuto e ospitato nel nuovo palazzo vescovile di Arezzo, costruito dal Vescovo Guglielmo degli Ubertini. Venerdì 10 gennaio 1276 Gregorio X morì nell'episcopo di Arezzo. Lasciò alla città un'ingente somma di denaro da utilizzarsi per la costruzione della nuova Cattedrale. L'arrivo, la morte e la sepoltura di Gregorio X sono state una pietra miliare nella millenaria storia di Arezzo. Poche altre città hanno avuto il privilegio di custodire i resti mortali di un Papa e di ospitare un Conclave, com'è avvenuto ad Arezzo per la successione di Gregorio X. Il primo Conclave della storia di Santa Romana Chiesa è stato celebrato in Arezzo nel gennaio 1276.

Dal 1621, i cardinali potevano eleggere il papa per "ispirazione" o "acclamazione" (accordo unanime per ispirazione dello Spirito Santo), per "compromesso" (affidando il compito a un ristretto manipolo scelto tra loro), o con "votazioni a schede" (la maggioranza prevista era di due terzi). La bruciatura delle schede che vengono usate, effettuata per conservare il segreto sugli schieramenti formatisi, dà, attraverso dei segnali di fumo, la caratteristica fumata nera in caso di elezione mancata, mentre quando viene raggiunta la decisione sul nome del nuovo pontefice dà la famosa fumata bianca grazie all'aggiunta di sostanze chimiche.

Riassumendo:

  • III e IV secolo: il papa è eletto dal collegio dei sette diaconi; poi su designazione del clero e del popolo romano, con ratifica dei vescovi suburbicari della provincia.
  • Giustiniano (527-565) sottomise l'elezione del papa all'approvazione imperiale (Vigilio 540 e Pelagio 543) fino al 731 (Gregorio III).
  • In seguito il papa è eletto dal clero e dal popolo romano sotto il controllo del potere civile o della pressione di fazioni politiche.
  • Nicola II nel 1059 con la bolla In Nomine Domini riservò l'elezione ai soli cardinali vescovi.[2]
  • Nel 1179 Alessandro III estese l'elezione a tutti i cardinali;[3] (Canone Licet de evitanda discordia del concilio Lateranense III) l'eletto doveva raccogliere i 2/3 dei voti.
  • Il Conclave venne di fatto istituito da papa Gregorio X che - certo memore di quanto accaduto a Viterbo durante la sua elezione - promulgò la Costituzione apostolica Ubi Periculum nel corso del Concilio di Lione II (1274);,[7] in sintesi si stabiliva che i cardinali elettori, ciascuno con un solo accompagnatore, dieci giorni dopo la morte del papa, si riunissero in una grande sala del palazzo ove risiedeva il papa defunto e fossero lì segregati; qualora dopo tre giorni non fosse avvenuta l'elezione, ai cardinali sarebbe stato ridotto il vitto ad una sola portata per pasto; dopo altri cinque giorni il vitto sarebbe stato ulteriormente ridotto a pane, vino ed acqua; inoltre, durante tutto il periodo della Sede vacante le rendite ecclesiastiche dei porporati erano trasferite nelle mani del Camerlengo, che le avrebbe poi messe a disposizione del nuovo papa..[8][11]
  • La Ubi Periculum venne sospesa da papa Adriano V nel 1276[9] su richiesta di alcuni cardinali e quindi addirittura revocata da papa Giovanni XXI nel settembre dello stesso anno, con la costituzione Licet felicis recordationis,[12] salvo essere ripristinata quasi completamente da papa Celestino V con la bolla Quia in futurum, del 28 settembre 1294[10] e successivamente inserita integralmente da papa Bonifacio VIII nel Codice di Diritto Canonico nel 1298.[13]
  • Gregorio XV (1621-1623) diede due rinnovate Costituzioni per l'elezione pontificia, in balia dei tre grandi stati cattolici di allora, Aeterni Patris e Decet Romanorum Pontificem, che ribadivano la clausura e la maggioranza dei due terzi; il voto doveva essere segreto.[14]
  • Le potenze cattoliche continuarono a intromettersi con il diritto di veto, che venne abolito da papa Pio X con la Costituzione Commissum nobis del 20 gennaio 1904.[15]

  • Dal 1970, con il compimento dell'ottantesimo anno di età, i cardinali perdono il diritto di eleggere il Romano Pontefice e quindi anche il diritto di entrare in conclave (lettera apostolica di papa Paolo VI Ingravescentem Aetatem)

La normativa attuale

Le modifiche più consistenti nella normativa per il conclave sono state effettuate da Paolo VI (Ingravescentem aetatem, 1970; Romano Pontifici eligendo, 1975), che ha escluso dal conclave i cardinali ultraottantenni e fissato in 120 il numero dei componenti del collegio elettorale.

Giovanni Paolo II con la Universi dominici gregis del 1996, pur confermando le modalità essenziali in vigore, ha stabilito un nuovo luogo per i cardinali in clausura nella Domus Sanctae Marthae, sempre in Vaticano; ha, inoltre, eliminato le possibilità dell'elezione per acclamazione e per compromesso (ormai comunque in disuso da alcuni secoli) ed ha recuperato, infine, il ruolo dei cardinali che hanno già compiuto ottant'anni: la loro funzione, però, è semplicemente spirituale. Partecipano, infatti, solo alle fasi preliminari dell'elezione e guidano le preghiere della Chiesa Universale.

Benedetto XVI con il Motu proprio De Aliquibus Mutationibus dell'11 giugno 2007 (pubblicato il 26) ha stabilito che la maggioranza dei voti per l'elezione del Papa deve essere pari ai 2/3 dei votanti per tutti gli scrutini e che a partire dal 34º scrutinio (o 35° se si era votato anche il giorno di apertura del Conclave) si procederà al ballottaggio, ma sempre con maggioranza di almeno i 2/3 dei votanti, tra i due cardinali più votati all'ultimo scrutinio; questi però perdono entrambi il diritto di voto. Si è così corretta una norma sancita da Papa Giovanni Paolo II[16] ma già dichiarata possibile in passato da papa Paolo VI[17] che prevedeva una riduzione del quorum alla maggioranza assoluta a partire dal 34º o 35º scrutinio, qualora ci fosse stato su tale modo di procedere il consenso dei Cardinali elettori.

Lo svolgimento del conclave

Il giorno fissato per l'inizio del conclave, tutti i cardinali si riuniscono nella basilica di San Pietro dove celebrano la Missa Pro eligendo Romano Pontifice. Il pomeriggio i cardinali elettori in abito corale si recano in processione cantando il Veni Creator dalla cappella paolina verso la cappella Sistina, dove, nei giorni dell'interregno, sono stati allestiti i banchi per la votazione nel coro, è stata eseguita la bonifica da qualsiasi mezzo audiovisivo o di trasmissione all'esterno[18], ed è stata montata la stufa, nella quale verranno bruciati appunti e voti degli elettori e verrà dato, attraverso i segnali di fumo, una fumata nera per ogni avvenuta votazione, fino a quando non verrà raggiunto il quorum previsto, che è indicato all'esterno con una fumata bianca.

Il giuramento

Giunti nel coro della cappella, il cardinale decano (oppure nell'ordine seguente, il vice decano o il più anziano dei cardinali elettori secondo l'ordine cardinalizio consueto di precedenza, se uno o più dei precedenti sia assente o impedito o sia un cardinale non elettore) pronuncerà per tutti gli elettori il giuramento:

(LA)
« Nos omnes et singuli in hac electione Summi Pontificis versantes Cardinales electores promittimus, vovemus et iuramus inviolate et ad unguem Nos esse fideliter et diligenter observaturos omnia quae continentur in Constitutione Apostolica Summi Pontificis Ioannis Pauli II, quae a verbis « Universi Dominici Gregis » incipit, data die XXII mensis Februarii anno MCMXCVI. Item promittimus, vovemus et iuramus, quicumque nostrum, Deo sic disponente, Romanus Pontifex erit electus, eum munus Petrinum Pastoris Ecclesiae universae fideliter exsecuturum esse atque spiritualia et temporalia iura libertatemque Sanctae Sedis integre ac strenue asserere atque tueri numquam esse destiturum. Praecipue autem promittimus et iuramus Nos religiosissime et quoad cunctos, sive clericos sive laicos, secretum esse servaturos de iis omnibus, quae ad electionem Romani Pontificis quomodolibet pertinent, et de iis, quae in loco electionis aguntur, scrutinium directe vel indirecte respicientibus; neque idem secretum quoquo modo violaturos sive perdurante novi Pontificis electione, sive etiam post, nisi expressa facultas ab eodem Pontifice tributa sit, itemque nulli consensioni, dissensioni, aliique cuilibet intercessioni, quibus auctoritates saeculares cuiuslibet ordinis et gradus, vel quivis hominum coetus vel personae singulae voluerint sese Pontificis electioni immiscere, auxilium vel favorem praestaturos. »
(IT)
« Noi tutti e singoli Cardinali elettori presenti in questa elezione del Sommo Pontefice promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo di osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni contenute nella Costituzione apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis, emanata il 22 febbraio 1996. Parimenti, promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede. Soprattutto, promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l'elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell'elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l'elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice; di non prestare mai appoggio o favore a qualsiasi interferenza, opposizione o altra qualsiasi forma di intervento con cui autorità secolari di qualunque ordine e grado, o qualunque gruppo di persone o singoli volessero ingerirsi nell'elezione del Romano Pontefice. »
(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - III, 53)

Poi ciascun cardinale singolarmente si reca all'Evangeliario e pronuncia l'ultima parte del giuramento:

(LA)
« Et ego N. Cardinalis N. spondeo, voveo ac iuro. »
(IT)
« Ed io N. Cardinale N. prometto, mi obbligo e giuro. »
(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - III, 53)

posta la mano sul Vangelo, prosegue:

(LA)
« Sic me Deus adiuvet et haec Sancta Dei Evangelia, quae manu mea tango. »
(IT)
« Così Dio mi aiuti e questi Santi Evangeli che tocco con la mia mano. »
(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - III, 53)

Quando tutti i cardinali avranno pronunciato il giuramento il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie pronuncia:

(LA)
« Extra omnes. »
(IT)
« Fuori tutti. »
(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - III, 52)

Interno della Cappella Sistina.
Sintesi visiva degli avvenimenti descritti
(clicca sull'immagine per ingrandire)

Questo ordine invita tutti gli astanti, fuorché lo stesso maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, l'ecclesiastico incaricato di tenere la meditazione e i cardinali elettori, a uscire dalla Cappella Sistina. Il Maestro chiude la porta di accesso sotto chiave. L'ecclesiastico conduce la sua meditazione concernente i problemi della Chiesa e le qualità che il nuovo eletto dovrà possedere. Dopo la sua meditazione l'ecclesiastico lascia la cappella insieme al maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Seguono le preghiere. Il cardinale decano chiederà se vi sono ancora dubbi relativi alle procedure. Con la chiarificazione dei dubbi, le operazioni di voto possono cominciare[19]. I signori cardinali arrivati dopo l'inizio del conclave sono comunque ammessi. Un cardinale malato può lasciare il conclave e poi esserne riammesso, un cardinale che lasci il conclave per qualsiasi altra ragione, non può ritornarvi.

Anche se nel passato i cardinali elettori potevano essere accompagnati da assistenti ("conclavisti"), ora solo un infermiere può accompagnare un cardinale che per motivi di salute necessita di assistenza, come confermato dal Collegio dei Cardinali.[20]

Per assolvere alle incombenze dell'elezione dovranno essere disponibili il segretario del collegio dei cardinali, Il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, due cerimonieri, due religiosi addetti alla sacrestia pontificia e un ecclesiastico assistente del decano del collegio dei cardinali, tutti preventivamente approvati dal camerlengo di Santa Romana Chiesa e dai suoi tre cardinali assistenti pro tempore.[21] Il camerlengo e i tre cardinali assistenti pro tempore sono obbligati a vigilare perché non venga violata la riservatezza sia prima sia durante sia dopo le operazioni di voto e di spoglio. La segretezza è imposta per tutta la durata del conclave: ai cardinali, ai conclavisti e a tutto il personale non è permesso rivelare informazioni in merito all'elezione. Ai cardinali è fatto divieto di conversare con persone fuori dal conclave o di comunicate per posta, per radio o per telefono. La violazione del segreto da parte del personale ammesso ad assolvere alle imcombenze del conclave è un reato punibile con la scomunica latae sententiae. Ai signori cardinali si fa ordine, graviter onerata ipsorum conscientia, di conservare il segreto anche dopo l'elezione del pontefice.

Prima dell'inizio del conclave del 2005 furono utilizzate le più sofisticate tecnologie per identificare la presenza di dispositivi di sorveglianza o di intercettazione. La Universi Dominici Gregis vieta espressamente la presenza dei giornali, radio e televisione.

Gli scrutini

Posto che la Universi Dominici Gregis abolisce le forme di elezione dette per acclamationem seu inspirationem e per compromissum, l'unica forma di elezione del Romano Pontefice ammessa è per scrutinium. Per la valida elezione sono richiesti i due terzi dei suffragi, conteggiati sul numero degli elettori presenti. Nel caso in cui il numero non sia divisibile per tre è necessario un voto in più.[22]

Agli scrutini si accede subito dopo la chiarificazione degli ultimi dubbi di voto. Nel caso in cui le elezioni inizino il pomeriggio del primo giorno di conclave, vi sarà un solo scrutinio. I giorni seguenti vi saranno due scrutini al mattino, due al pomeriggio. Ciascun scrutinio si divide in tre fasi:

  1. Antescrutinium
  2. Scrutinium vere proprieque
  3. Post-scrutinium

Antescrutinium

Questa prima fase prevede che i cerimonieri preparino e distribuiscano due o tre schede a ciascun cardinale elettore; che l'ultimo cardinale diacono estragga a sorte fra tutti i cardinali elettori, tre scrutatori, tre incaricati detti infirmarii che raccolgano i voti dei cardinali infermi presso la Domus Sanctae Marthae, e tre revisori; che i cardinali elettori, durante le votazioni, rimangano soli. Subito dopo la distribuzione delle schede, ma prima che gli elettori scrivano sulla propria scheda, il segretario del collegio dei cardinali, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie ed i cerimonieri escono. L'ultimo cardinale diacono chiude e apre la porta ogni volta si renda necessario (ad esempio quando gli infirmarii escono con una cassetta per raccogliere i voti dei cardinali infermi presso la Domus Sanctae Marthae, e poi ritornano).

Ciascun cardinale elettore dispone di una scheda di forma rettangolare, con riportata la scritta

« Eligo in Summum Pontificem »
(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - V, 65)

sotto la quale ognuno scriverà con grafia non riconoscibile il nome del cardinale che intende eleggere a Romano Pontefice.

Scrutinium vere proprieque

Quindi un cardinale alla volta si reca, tenendo in mano la scheda piegata in due e ben visibile[23], presso l'altare dove sono i tre scrutatori e un'urna con un piatto appoggiatovi sopra. Arrivato dinanzi all'affresco Giudizio Universale di Michelangelo pronuncerà il giuramento:

(LA)
« Testor Christum Dominum, qui me iudicaturus est, me eum eligere, quem secundum Deum iudico eligi debere. »
(IT)
« Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto. »
(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - V, 66)

e posta la scheda sul piatto, lo alzerà per lasciarla scivolare all'interno dell'urna; quindi tornerà al proprio posto.

Compiute le operazioni di voto si procede alle operazioni di spoglio. Il primo scrutatore agita le schede nell'urna per mescolarle mentre l'ultimo scrutatore le conteggia una ad una ponendole in un'altra urna vuota, più piccola. Se il numero non corrispondesse al numero dei cardinali elettori le schede andrebbero bruciate subito, senza spoglio.

Il primo e il secondo scrutatore osservano e leggono il nome scritto su ciascuna scheda, mentre l'ultimo lo pronuncia a voce alta perché anche i cardinali elettori possano tenere il conto. Ciascun scrutatore riporta i voti in appositi fogli.[24]. L'ultimo scrutatore legge le schede e contemporaneamente le fora dalla parte interna, dove si trova la parola "Eligo", per farvi passare un filo. Una volta finito lo spoglio, l'ultimo scrutatore fa un nodo ai due capi del filo e lo pone in un contenitore.

Post-scrutinium

Quest'ultima fase comprende il conteggio dei voti e il bruciamento delle schede nella stufa, solo dopo il secondo scrutinio eccetto per il pomeriggio del primo giorno o in caso di avvenuta elezione già al primo scrutinio.

Gli scrutatori assommano i voti che ciascuno ha riportato. Sia che il quorum sia stato raggiunto sia in caso di esito negativo i revisori devono controllare tutte le schede e le annotazioni degli scrutatori per vigilare sul loro operato. Se il quorum non è stato raggiunto si procede a un'immediata nuova votazione, eccetto che per il primo giorno di conclave. Nel secondo scrutinio i cardinali ripeteranno le stesse operazioni ma senza pronunciare di nuovo il giuramento o altre ripetizioni. Al termine della seconda votazione e prima che i cardinali abbandonino la Sistina, le schede del secondo e del primo scrutinio vengono bruciate dagli scrutatori, dal segretario del collegio e dai cerimonieri, richiamati dall'ultimo cardinale diacono. Si fa ordine a ciascun cardinale di consegnare i propri appunti al camerlengo o ai cardinali assistenti, affinché anch'essi siano bruciati. È inoltre previsto che il camerlengo e i cardinali assistenti stilino una relazione sull'esito di ciascuna sessione di voto da consegnare al nuovo pontefice in una busta sigillata.[25]

Elezione e proclamazione del nuovo pontefice

Se per un candidato i voti raggiungono i due terzi dei votanti, l'elezione del pontefice è canonicamente valida. L'ultimo dell'ordine dei cardinali diaconi richiama il maestro delle celebrazioni liturgiche e il segretario del collegio cardinalizio. Il decano o il vice decano oppure il primo cardinale dei cardinali vescovi si rivolge all'eletto dicendo:

(LA)
« Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem? »
(IT)
« Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice? »
(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - VII, 87)

e a risposta affermativa, soggiunge:

(LA)
« Quo nomine vis vocari? »
(IT)
« Come vuoi essere chiamato? »
(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - VII, 87)

Il candidato risponderà con il nome pontificale. Dopo l'accettazione si bruciano le schede, facendo in modo che dalla piazza San Pietro possa vedersi la classica fumata bianca.

L'Ordo rituum conclavis prevede che, se il candidato non fosse vescovo, venga subito consacrato; lo stesso Ordo regola le procedure da seguire nel caso l'eletto risieda fuori del Conclave.[26]

Stanza delle lacrime

Al termine del conclave il papa neo-eletto si ritira nella "stanza delle lacrime", ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina, per indossare per la prima volta i paramenti papali con i quali si presenterà in pubblico dalla Loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro. Il nome di tale luogo deriva dal fatto che, si presume, il pontefice scoppi a piangere per la commozione e per il peso della responsabilità del ruolo che è chiamato a svolgere.

Tradizionalmente, nella sacrestia sono presenti paramenti papali di tre diverse misure, che possono approssimativamente adattarsi alla taglia del nuovo eletto. Famosa in proposito è la vicenda del neo-eletto Giovanni XXIII, pontefice piuttosto robusto, per adattare al quale gli abiti della taglia più ampia fu necessario tagliarli ampiamente e poi fermarli con spille da balia.

Nel caso teorico che il papa eletto non fosse un cardinale partecipante al conclave, la vestizione del nuovo papa avverrebbe sul luogo dell'annuncio.

Preghiera per il nuovo Pontefice e ossequio dei cardinali

Dopo la vestizione con i paramenti papali, il neoeletto ritorna nella Cappella Sistina e siede alla cattedra. Il cardinale decano invita il nuovo Papa, «eletto alla Cattedra di Pietro», a rileggere il testo di Matteo 16,13-19, con il quale Cristo promise a Pietro e ai suoi successori il primato del ministero apostolico.

Dopo la lettura evangelica e la preghiera per il nuovo Papa, i cardinali si accostano al Sommo Pontefice per prestargli l'atto di ossequio e di obbedienza. Infine viene intonato il canto del Te Deum.[27] A questo punto il conclave è terminato.

Annuncio dell'elezione: Habemus papam

A questo punto il Cardinale protodiacono si affaccia dalla loggia della Basilica di San Pietro e dà l'annuncio della nuova elezione con l'Habemus papam; seguirà il nuovo pontefice, preceduto dalla croce astile, che impartirà la solenne benedizione Urbi et Orbi. Fino all'elezione di papa Giovanni Paolo II non era consuetudine che il nuovo pontefice pronunciasse le sue prime parole alla folla riunita in Piazza San Pietro prima della benedizione; già papa Giovanni Paolo I avrebbe voluto parlare alla piazza, ma il cerimoniere glielo negò, facendogli notare che ciò non era previsto dal cerimoniale e dalla tradizione.

Curiosità

  • Giovanni XXIII, data la sua notevole stazza non gli permise di indossare normalmente nemmeno la veste più ampia, il sarto dovette tagliare di dietro, e fissare il tutto, provvisoriamente, con spille da balia e cuciture improvvisate.
  • Giovanni Paolo I volle, dopo l'annuncio della sua elezione, parlare ai fedeli riuniti in Piazza S. Pietro, ma questo gli fu negato dal cerimoniere, che gli fece notare come non fosse permesso parlare ai fedeli.
  • Giovanni Paolo II ebbe invece l'opportunità di parlare ai fedeli dopo l'Habemus Papam, al contrario del suo predecessore Giovanni Paolo I, con la famosa frase "Se mi sbaglio, mi corrigerete".
  • Nel corso del XVIII secolo, per venire incontro all’enorme curiosità che lo svolgimento dei conclavi e in generale gli eventi della Sede vacante suscitavano nell’opinione pubblica, si stamparono a Venezia alcuni giornali settimanali specializzati sull’argomento.

Elenco dei conclavi più recenti

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Elenco delle elezioni papali.

Conclave Cardinali elettori Cardinali entrati in conclave Scrutini Giorni Ritratto Nome secolare dell'eletto Nome pontificale dell'eletto
Conclave del 1903 64 62 7 3 Papst Pius X-01..jpg Giuseppe Melchiorre Sarto Papa Pio X
Conclave del 1914 65 57 10 4 Benedictus XV.jpg Giacomo Della Chiesa Papa Benedetto XV
Conclave del 1922 61 53 14 5 Pio XI.jpg Ambrogio Damiano Achille Ratti Papa Pio XI
Conclave del 1939 64 63 3 2 Pio XII Pacelli.jpg Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli Papa Pio XII
Conclave del 1958 53 51 11 4 Giovannixxiii.jpg Angelo Giuseppe Roncalli Papa Giovanni XXIII
Conclave del 1963 82 80 6 3 Paolovi.jpg Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini Papa Paolo VI
Conclave dell'agosto 1978 114 111 4 2 P366.jpg Albino Luciani Papa Giovanni Paolo I
Conclave dell'ottobre 1978 111 111 8 3 Gpii.jpg Karol Józef Wojtyla Papa Giovanni Paolo II
Conclave del 2005 117 115 4 2 Pope Benedict XVI 1.jpg Joseph Aloisius Ratzinger Papa Benedetto XVI
Conclave del 2013






Note

  1. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 25
  2. ^ a b Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 117
  3. ^ a b Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 130
  4. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 102
  5. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 255
  6. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 135
  7. ^ a b Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 150
  8. ^ a b Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, pp. 151-152
  9. ^ a b Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 152
  10. ^ a b Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 152
  11. ^ Cesare Pinzi:Storia della Città di Viterbo, Roma, Tip.Camera dei Deputati, 1889 -lib.VII, pagg.269 e segg.-. L'attento testo del Pinzi riporta moltissimi brani della Ubi Periculum ed indica anche il punto preciso dei Decretalia di papa Bonifacio VIII (lib.VI, tit.4, cap.3) ove si trova il testo manoscritto della Costituzione apostolica.
  12. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 153
  13. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 156
  14. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, pp. 209-211
  15. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, pp. 259-260
  16. ^ Giovanni Paolo II, Costituzione apostolica Universi Dominici gregis, n. 75
  17. ^ Paolo VI, Costituzione apostolica Romano Pontifici eligendo, n. 76 - ultime righe
  18. ^ Universi Dominici Gregis - III, 51
  19. ^ Universi Dominici Gregis - III, 54
  20. ^ Universi Dominici Gregis, 42
  21. ^ Universi Dominici Gregis, 46
  22. ^ Universi Dominici Gregis, V, 62
  23. ^ Universi Dominici Gregis - V, 66
  24. ^ Universi Dominici Gregis, V, 69
  25. ^ Universi Dominici Gregis, V, 71
  26. ^ Universi Dominici Gregis, n.90.
  27. ^ [http://www.conclave.name/preghiere.php?id=proclamazione Ordo rituum Conclavis, nn. 58-73.

Bibliografia

  • Alberto Melloni, Il conclave. Storia dell'elezione del Papa, Il Mulino, Bologna 2005
  • Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, Casale Monferrato, Edizioni Piemme, 2003, ISBN 88-384-1060-7
  • Paolo Francia, Il conclave, Geper, Bologna 2005
  • Luciano Trinca, Conclave e potere politico. Il veto a Rampolla nel sistema delle potenze europee (1887-1904), Edizioni Sudium, Roma 2004. ISBN 978-88-382-3949-6
  • Giovanni Faperdue, "I Conclavi Viterbesi", Grotte di Castro (Viterbo) 2004.
  • Rudj Gorian, Le gazzette sul conclave (1724-1779). Analisi di una tipologia di periodici veneziani, Marcianum Press, Venezia 2007. ISBN 978-88-89736-17-3


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Ultimo aggiornamento Venerdì 08 Marzo 2013 11:34
 

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Supplemento Enciclopedico del MONITORE NAPOLETANO
Periodico mensile registrato presso il Tribunale di Napoli Num. 45 dell' 8 giugno 2011

ISSN 2239-7035 (del 14 luglio 2011)