Conclave del 2005 |
Lunedì 11 Febbraio 2013 17:47 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il conclave del 2005 venne convocato il 18 aprile a seguito della morte di papa Giovanni Paolo II e si concluse con l'elezione, dopo soli quattro scrutini, del cardinale Joseph Alois Ratzinger, il quale assunse il nome di Benedetto XVI.
Situazione generale
Per il conclave sono attualmente previsti due scrutini la mattina e due al pomeriggio: quando uno di essi ha dato esito positivo viene immediatamente seguito dalla famosa fumata bianca. Nel conclave del 2005 furono necessarie per l'elezione 77 preferenze, ossia i voti dei due terzi dei cardinali riuniti ed aventi diritto di voto. Dopo 34 scrutini infruttuosi, però, di voti per essere eletti ne sarebbero bastati 58, ossia la metà più uno: così stabilivano le regole per il conclave promulgate nel 1996 da Giovanni Paolo II. Se le votazioni avessero avuto esito negativo gli appunti e le schede sarebbero stati bruciati al termine della sessione delle due votazioni mattutine, con fumata nera alle 12, ed al termine della sessione delle due votazioni pomeridiane, con fumata nera alle 19.
Si stabilì che, da questo conclave, il suono delle campane di San Pietro avrebbe sancito definitivamente l'esito positivo delle votazioni e fugato così ogni dubbio circa il colore della fumata. Un'altra novità riguardò la mancanza della tradizionale fumata gialla, che veniva solitamente fatta salire pochi giorni prima dell'inizio del conclave per verificare che la stufa fosse stata montata correttamente.
L'apertura del conclave
La mattina del 18 aprile, nella basilica di San Pietro, venne celebrata la messa Pro Eligendo Romano Pontifice, che diede inizio ai riti del primo conclave del terzo millennio. Presiedette il rito, concelebrato da tutti i 115 cardinali, il decano del collegio cardinalizio, Joseph Ratzinger, che pronunciò l'omelia. In uno dei passaggi del suo discorso Ratzinger richiamò la necessità di riscoprire una "fede matura, radicata nell'amicizia con Cristo", senza lasciarsi trasportare dalla "dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le proprie voglie".[1]
Nel primo pomeriggio i cardinali entrarono in processione nella Cappella Sistina e, dopo il canto del Veni Creator e dopo aver pronunciato in latino il solenne giuramento di fedeltà al segreto del conclave con la tradizionale formula Extra omnes pronunciata dal maestro delle cerimonie liturgiche Piero Marini, le porte della Sistina si chiusero. Il cardinale Tomáš Špidlík, 85enne e quindi non elettore, esperto in spiritualità orientale, guidò la meditazione, per lasciare poi la sala e permettere l'avvio dei lavori con l'estrazione a sorte dei tre cardinali scrutatori e degli altrettanti revisori.
Le votazioni
Jorge Mario Bergoglio.
Secondo alcuni vaticanisti, la sera del 18 aprile le votazioni si aprirono con l'unica candidatura organizzata in grado di contare su un blocco di voti sicuri, quella del cardinale Ratzinger. Le previsioni dei vaticanisti più informati oscillavano fra i 30 ed i 50 voti già sicuri per lui. Molto inferiori alle aspettative, invece, i voti raccolti dal cardinale Carlo Maria Martini. Il primo scrutinio, che non era scontato avvenisse entro la giornata, ebbe esito negativo: alle ore 20:05 uscì dal comignolo della Cappella Sistina la fumata nera.
Il giorno successivo, 19 aprile, i sostenitori di Ratzinger si concentrarono sul vasto blocco degli incerti. I cardinali dalla parte di Camillo Ruini fecero sapere che il loro piccolo pacchetto di voti si sarebbe riversato su Ratzinger. Sul fronte opposto prevalse invece l'orientamento verso l'elezione del cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires.[2] Anche i cardinali che votarono per Martini si convinsero a puntare sul porporato argentino, il quale poteva contare su tutti i voti dei cardinali provenienti dall'America latina, esclusi solo il colombiano Alfonso López Trujillo, avversario della teologia della liberazione, ed il cileno Jorge Medina Estévez, responsabile dell'edizione cilena della rivista Communio, creatura teologica di Ratzinger.
Al secondo scrutinio i voti per Ratzinger, come previsto, aumentarono rispetto al giorno prima, ma anche Bergoglio ottenne un numero di preferenze non trascurabile. Al terzo scrutinio a Ratzinger mancarono pochissimi voti per essere eletto, ma i sostenitori di Bergoglio decisero di resistere ad oltranza, sperando di portare ad una situazione di stallo continuo che avrebbe reso necessaria la messa da parte del cardinale tedesco e la ricerca di un nuovo candidato. Anche Martini era della stessa idea e, sospettando il blocco duraturo di Ratzinger, prevedeva un cambio di candidati per il giorno successivo.[3]
In termini concreti i sostenitori di Bergoglio miravano a fargli ottenere 40 voti: poiché i votanti erano 115 e poiché per essere eletti erano necessari i due terzi dei consensi, ossia 77 voti, a Bergoglio bastava ottenere appunto 40 voti per rendere aritmeticamente impossibile l'elezione di Ratzinger che, nel caso, si sarebbe dovuto fermare al massimo a 75.[4]
Tuttavia la condizione di stallo e di ricerca di un altro candidato che non fosse Ratzinger si sarebbe realizzata solo se, nel blocco che sosteneva Bergoglio, non si fosse aperta alcuna crepa. Invece una crepa, e neanche tanto piccola, si stava per aprire a favore del porporato tedesco. Diversi cardinali del blocco di Bergoglio, infatti, allo scrutinio successivo si arresero e diedero a Ratzinger i voti che gli mancavano per l'elezione. Alle 17:56 dal comignolo della Cappella Sistina uscì l'attesa fumata bianca. Alle 18:07 le campane della basilica di San Pietro iniziarono a suonare, confermando l'elezione del nuovo papa. Dopo un'attesa di circa mezz'ora il cardinale protodiacono Jorge Medina Estévez si affacciò alla loggia centrale della basilica per annunciare il tradizionale Habemus Papam, preceduto, per la prima volta, dal saluto fratelli e sorelle carissimi, pronunciato in italiano, spagnolo, francese, tedesco e inglese.
Nel primo discorso di Benedetto XVI, seguito dalla benedizione Urbi et Orbi, non mancò un ricordo del suo amico e predecessore Giovanni Paolo II:
Secondo gli appunti di un anonimo cardinale, pubblicati dal vaticanista Lucio Brunelli sul periodico Limes, i seguenti sarebbero stati i voti del conclave[2]:
Sera del 18 aprile
Primo scrutinio
Mattino del 19 aprile
Secondo scrutinio
Terzo scrutinio
Pomeriggio del 19 aprile
Quarto scrutinio
I cardinali elettori
Come stabilito da Paolo VI, ebbero diritto di voto in conclave i cardinali che non avevano ancora compiuto l'ottantesimo anno di età. Quelli che si trovarono in questa condizione erano 117, ma parteciparono effettivamente al conclave solo in 115, poiché due di loro, Adolfo Antonio Suárez Rivera e Jaime Lachica Sin erano assenti per motivi di salute.
Segue l'elenco dei paesi con rappresentanti aventi diritto di voto, indicati per numero di elettori:
Cardinali elettori raggruppati per nazionalità (52 nazioni rappresentate, per tutti e 5 i continenti):
Oltre ad essere stato il conclave più numeroso della storia della Chiesa Cattolica per numero di cardinali elettori (ma anche non elettori: ben 66), è stato anche quello con il più alto numero di nazioni rappresentate.
Note
Voci correlate
Collegamenti esterni
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