Conclave |
Domenica 24 Febbraio 2013 21:25 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Conclave è un termine che deriva dal latino cum clave, cioè "(chiuso) con la chiave". Usualmente indica sia la sala in cui si riuniscono i cardinali per eleggere il nuovo papa, sia la riunione vera e propria. Viene spesso riferito allegoricamente anche a riunioni generiche (conclave di medici, conclave di giuristi, ...).
L'evento storico che diede il nome di Conclave all'elezione dei Pontefici, risale al 1270, quando gli abitanti di Viterbo, allora sede papale, stanchi di anni di indecisioni dei cardinali, li chiusero a chiave nella sala grande del palazzo papale e ne scoperchiarono parte del tetto, in modo da metterli in condizioni di decidere al più presto chi eleggere a nuovo pontefice, che fu papa Gregorio X.
Tuttavia il primo Pontefice eletto cum clave fu papa Gelasio II, eletto il 24 gennaio 1118 all'unanimità dei cardinali riuniti nel Monastero di San Sebastano sul Palatino, luogo segreto e chiuso al pubblico scelto appositamente per evitare interferenze esterne sulla scelta del successore di Pietro (si era in piena lotta per le investiture).
Storia dell'elezione papale e origine del conclave
Nei primi anni del cristianesimo l'elezione del nuovo pontefice avveniva nell'assemblea dei cristiani di Roma, a volte su indicazione stessa del predecessore (secondo la tradizione cattolica, è il caso ad esempio di papa Lino, successore di Pietro apostolo). Ci fu anche il caso di papa Fabiano che, secondo una tradizione tramandata, nel 236 venne eletto poiché durante l'assemblea una colomba si sarebbe posata sul suo capo, fatto che venne interpretato come segno della volontà divina.[1] In seguito al diffondersi della nuova religione dal 336, su decisione di papa Marco, l'elezione fu riservata ai soli sacerdoti romani. Nel 1059 papa Niccolò II decise di affidare l'elezione ai soli cardinali vescovi[2] e, nel 1179, papa Alessandro III stabilì che dovesse decidere l'intero collegio cardinalizio.[3] Era comunque sempre possibile l'elezione anche di semplici maschi battezzati.
Durante i secoli spesso ci fu anche l'ingerenza di re e imperatori che imponevano alcuni candidati o imponevano il veto su altri. Ottone I nel 964 si fece attribuire da papa Leone VIII il diritto di approvare o meno la scelta del papa, che avrebbe dovuto poi giurare fedeltà all'imperatore.[4] Ancora nel 1903, quando si trattò di eleggere il successore di papa Leone XIII, l'imperatore d'Austria pronunciò il suo veto contro il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro.[5] Il collegio cardinalizio respinse il veto ma elesse comunque un diverso candidato, il patriarca di Venezia Giuseppe Sarto, che divenne Pio X. Il neo eletto, nel 1904, finalmente stabilì che i futuri elettori non avrebbero dovuto accettare mai più alcun "veto".
Nel 1198 i cardinali si riunirono per la prima volta in volontaria clausura[6] ma la decisione dell'isolamento della riunione cardinalizia fu stabilita solo nel 1274 dal Concilio di Lione II, con la Costituzione apostolica Ubi Periculum,[7] per impedire i ritardi, i tentativi di influenza esterna e le corruzioni che in diversi casi si erano verificati. Un caso eclatante si verificò appunto dopo la morte di Papa Clemente IV nel 1268, quando la città di Viterbo fu sede dell'elezione papale del 1268-1271. Dal momento che i 19 cardinali riuniti non riuscivano ad eleggere un papa, dopo 19 mesi di sede vacante, la città rinchiuse letteralmente i cardinali nel palazzo vescovile, li mise a pane ed acqua e scoperchiò il tetto. Nonostante queste costrizioni, peraltro successivamente ridotte, i porporati impiegarono ben 1006 giorni per eleggere papa Gregorio X.
Con la Costituzione apostolica Ubi Periculum, i cardinali dovevano riunirsi in un'area chiusa e non avevano diritto a stanze singole. Nessun cardinale doveva farsi assistere da più di un servitore, a meno che non fosse infermo. Il cibo doveva essere somministrato attraverso una finestra e dopo tre giorni i cardinali avrebbero ricevuto solamente un pasto al giorno; dopo cinque soltanto pane, vino ed acqua. Durante il conclave inoltre nessun cardinale poteva ricevere alcuna rendita ecclesiastica.[8]
Le regole rigide di Gregorio X furono in seguito sospese nel 1276 da papa Adriano V,[9] ma papa Celestino V le ripristinò nell 1294,[10] dal momento che per la sua elezione erano stati necessari ben due anni, e papa Bonifacio VIII le inserì nel Codice di diritto canonico nel 1298. Nel 1562, Papa Pio IV emise una bolla papale che introduceva nuovi regolamenti sulla segretezza del voto ed altre norme procedurali. Quasi sempre tuttavia i conclavi si sono tenuti a Roma e, a partire dalla sua creazione alla fine del XV secolo, si sono svolti nella Cappella Sistina in Vaticano.
Papa Gregorio X aveva 65 anni quando arrivò ad Arezzo, alcuni giorni prima del Natale 1275. Ritornava a Roma da Lione, dove aveva convocato e presieduto un Concilio Ecumenico. Da alcuni mesi soffriva di improvvise febbri debilitanti. Arrivò col suo seguito papale e fu ricevuto e ospitato nel nuovo palazzo vescovile di Arezzo, costruito dal Vescovo Guglielmo degli Ubertini. Venerdì 10 gennaio 1276 Gregorio X morì nell'episcopo di Arezzo. Lasciò alla città un'ingente somma di denaro da utilizzarsi per la costruzione della nuova Cattedrale. L'arrivo, la morte e la sepoltura di Gregorio X sono state una pietra miliare nella millenaria storia di Arezzo. Poche altre città hanno avuto il privilegio di custodire i resti mortali di un Papa e di ospitare un Conclave, com'è avvenuto ad Arezzo per la successione di Gregorio X. Il primo Conclave della storia di Santa Romana Chiesa è stato celebrato in Arezzo nel gennaio 1276.
Dal 1621, i cardinali potevano eleggere il papa per "ispirazione" o "acclamazione" (accordo unanime per ispirazione dello Spirito Santo), per "compromesso" (affidando il compito a un ristretto manipolo scelto tra loro), o con "votazioni a schede" (la maggioranza prevista era di due terzi). La bruciatura delle schede che vengono usate, effettuata per conservare il segreto sugli schieramenti formatisi, dà, attraverso dei segnali di fumo, la caratteristica fumata nera in caso di elezione mancata, mentre quando viene raggiunta la decisione sul nome del nuovo pontefice dà la famosa fumata bianca grazie all'aggiunta di sostanze chimiche.
Riassumendo:
La normativa attuale
Le modifiche più consistenti nella normativa per il conclave sono state effettuate da Paolo VI (Ingravescentem aetatem, 1970; Romano Pontifici eligendo, 1975), che ha escluso dal conclave i cardinali ultraottantenni e fissato in 120 il numero dei componenti del collegio elettorale.
Giovanni Paolo II con la Universi dominici gregis del 1996, pur confermando le modalità essenziali in vigore, ha stabilito un nuovo luogo per i cardinali in clausura nella Domus Sanctae Marthae, sempre in Vaticano; ha, inoltre, eliminato le possibilità dell'elezione per acclamazione e per compromesso (ormai comunque in disuso da alcuni secoli) ed ha recuperato, infine, il ruolo dei cardinali che hanno già compiuto ottant'anni: la loro funzione, però, è semplicemente spirituale. Partecipano, infatti, solo alle fasi preliminari dell'elezione e guidano le preghiere della Chiesa Universale.
Benedetto XVI con il Motu proprio De Aliquibus Mutationibus dell'11 giugno 2007 (pubblicato il 26) ha stabilito che la maggioranza dei voti per l'elezione del Papa deve essere pari ai 2/3 dei votanti per tutti gli scrutini e che a partire dal 34º scrutinio (o 35° se si era votato anche il giorno di apertura del Conclave) si procederà al ballottaggio, ma sempre con maggioranza di almeno i 2/3 dei votanti, tra i due cardinali più votati all'ultimo scrutinio; questi però perdono entrambi il diritto di voto. Si è così corretta una norma sancita da Papa Giovanni Paolo II[16] ma già dichiarata possibile in passato da papa Paolo VI[17] che prevedeva una riduzione del quorum alla maggioranza assoluta a partire dal 34º o 35º scrutinio, qualora ci fosse stato su tale modo di procedere il consenso dei Cardinali elettori.
Lo svolgimento del conclave
Il giorno fissato per l'inizio del conclave, tutti i cardinali si riuniscono nella basilica di San Pietro dove celebrano la Missa Pro eligendo Romano Pontifice. Il pomeriggio i cardinali elettori in abito corale si recano in processione cantando il Veni Creator dalla cappella paolina verso la cappella Sistina, dove, nei giorni dell'interregno, sono stati allestiti i banchi per la votazione nel coro, è stata eseguita la bonifica da qualsiasi mezzo audiovisivo o di trasmissione all'esterno[18], ed è stata montata la stufa, nella quale verranno bruciati appunti e voti degli elettori e verrà dato, attraverso i segnali di fumo, una fumata nera per ogni avvenuta votazione, fino a quando non verrà raggiunto il quorum previsto, che è indicato all'esterno con una fumata bianca.
Il giuramento
Giunti nel coro della cappella, il cardinale decano (oppure nell'ordine seguente, il vice decano o il più anziano dei cardinali elettori secondo l'ordine cardinalizio consueto di precedenza, se uno o più dei precedenti sia assente o impedito o sia un cardinale non elettore) pronuncerà per tutti gli elettori il giuramento:
Poi ciascun cardinale singolarmente si reca all'Evangeliario e pronuncia l'ultima parte del giuramento:
posta la mano sul Vangelo, prosegue:
Quando tutti i cardinali avranno pronunciato il giuramento il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie pronuncia:
Questo ordine invita tutti gli astanti, fuorché lo stesso maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, l'ecclesiastico incaricato di tenere la meditazione e i cardinali elettori, a uscire dalla Cappella Sistina. Il Maestro chiude la porta di accesso sotto chiave. L'ecclesiastico conduce la sua meditazione concernente i problemi della Chiesa e le qualità che il nuovo eletto dovrà possedere. Dopo la sua meditazione l'ecclesiastico lascia la cappella insieme al maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Seguono le preghiere. Il cardinale decano chiederà se vi sono ancora dubbi relativi alle procedure. Con la chiarificazione dei dubbi, le operazioni di voto possono cominciare[19]. I signori cardinali arrivati dopo l'inizio del conclave sono comunque ammessi. Un cardinale malato può lasciare il conclave e poi esserne riammesso, un cardinale che lasci il conclave per qualsiasi altra ragione, non può ritornarvi.
Anche se nel passato i cardinali elettori potevano essere accompagnati da assistenti ("conclavisti"), ora solo un infermiere può accompagnare un cardinale che per motivi di salute necessita di assistenza, come confermato dal Collegio dei Cardinali.[20]
Per assolvere alle incombenze dell'elezione dovranno essere disponibili il segretario del collegio dei cardinali, Il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, due cerimonieri, due religiosi addetti alla sacrestia pontificia e un ecclesiastico assistente del decano del collegio dei cardinali, tutti preventivamente approvati dal camerlengo di Santa Romana Chiesa e dai suoi tre cardinali assistenti pro tempore.[21] Il camerlengo e i tre cardinali assistenti pro tempore sono obbligati a vigilare perché non venga violata la riservatezza sia prima sia durante sia dopo le operazioni di voto e di spoglio. La segretezza è imposta per tutta la durata del conclave: ai cardinali, ai conclavisti e a tutto il personale non è permesso rivelare informazioni in merito all'elezione. Ai cardinali è fatto divieto di conversare con persone fuori dal conclave o di comunicate per posta, per radio o per telefono. La violazione del segreto da parte del personale ammesso ad assolvere alle imcombenze del conclave è un reato punibile con la scomunica latae sententiae. Ai signori cardinali si fa ordine, graviter onerata ipsorum conscientia, di conservare il segreto anche dopo l'elezione del pontefice.
Prima dell'inizio del conclave del 2005 furono utilizzate le più sofisticate tecnologie per identificare la presenza di dispositivi di sorveglianza o di intercettazione. La Universi Dominici Gregis vieta espressamente la presenza dei giornali, radio e televisione.
Gli scrutini
Posto che la Universi Dominici Gregis abolisce le forme di elezione dette per acclamationem seu inspirationem e per compromissum, l'unica forma di elezione del Romano Pontefice ammessa è per scrutinium. Per la valida elezione sono richiesti i due terzi dei suffragi, conteggiati sul numero degli elettori presenti. Nel caso in cui il numero non sia divisibile per tre è necessario un voto in più.[22]
Agli scrutini si accede subito dopo la chiarificazione degli ultimi dubbi di voto. Nel caso in cui le elezioni inizino il pomeriggio del primo giorno di conclave, vi sarà un solo scrutinio. I giorni seguenti vi saranno due scrutini al mattino, due al pomeriggio. Ciascun scrutinio si divide in tre fasi:
Antescrutinium
Questa prima fase prevede che i cerimonieri preparino e distribuiscano due o tre schede a ciascun cardinale elettore; che l'ultimo cardinale diacono estragga a sorte fra tutti i cardinali elettori, tre scrutatori, tre incaricati detti infirmarii che raccolgano i voti dei cardinali infermi presso la Domus Sanctae Marthae, e tre revisori; che i cardinali elettori, durante le votazioni, rimangano soli. Subito dopo la distribuzione delle schede, ma prima che gli elettori scrivano sulla propria scheda, il segretario del collegio dei cardinali, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie ed i cerimonieri escono. L'ultimo cardinale diacono chiude e apre la porta ogni volta si renda necessario (ad esempio quando gli infirmarii escono con una cassetta per raccogliere i voti dei cardinali infermi presso la Domus Sanctae Marthae, e poi ritornano).
Ciascun cardinale elettore dispone di una scheda di forma rettangolare, con riportata la scritta
sotto la quale ognuno scriverà con grafia non riconoscibile il nome del cardinale che intende eleggere a Romano Pontefice.
Scrutinium vere proprieque
Quindi un cardinale alla volta si reca, tenendo in mano la scheda piegata in due e ben visibile[23], presso l'altare dove sono i tre scrutatori e un'urna con un piatto appoggiatovi sopra. Arrivato dinanzi all'affresco Giudizio Universale di Michelangelo pronuncerà il giuramento:
e posta la scheda sul piatto, lo alzerà per lasciarla scivolare all'interno dell'urna; quindi tornerà al proprio posto.
Compiute le operazioni di voto si procede alle operazioni di spoglio. Il primo scrutatore agita le schede nell'urna per mescolarle mentre l'ultimo scrutatore le conteggia una ad una ponendole in un'altra urna vuota, più piccola. Se il numero non corrispondesse al numero dei cardinali elettori le schede andrebbero bruciate subito, senza spoglio.
Il primo e il secondo scrutatore osservano e leggono il nome scritto su ciascuna scheda, mentre l'ultimo lo pronuncia a voce alta perché anche i cardinali elettori possano tenere il conto. Ciascun scrutatore riporta i voti in appositi fogli.[24]. L'ultimo scrutatore legge le schede e contemporaneamente le fora dalla parte interna, dove si trova la parola "Eligo", per farvi passare un filo. Una volta finito lo spoglio, l'ultimo scrutatore fa un nodo ai due capi del filo e lo pone in un contenitore.
Post-scrutinium
Quest'ultima fase comprende il conteggio dei voti e il bruciamento delle schede nella stufa, solo dopo il secondo scrutinio eccetto per il pomeriggio del primo giorno o in caso di avvenuta elezione già al primo scrutinio.
Gli scrutatori assommano i voti che ciascuno ha riportato. Sia che il quorum sia stato raggiunto sia in caso di esito negativo i revisori devono controllare tutte le schede e le annotazioni degli scrutatori per vigilare sul loro operato. Se il quorum non è stato raggiunto si procede a un'immediata nuova votazione, eccetto che per il primo giorno di conclave. Nel secondo scrutinio i cardinali ripeteranno le stesse operazioni ma senza pronunciare di nuovo il giuramento o altre ripetizioni. Al termine della seconda votazione e prima che i cardinali abbandonino la Sistina, le schede del secondo e del primo scrutinio vengono bruciate dagli scrutatori, dal segretario del collegio e dai cerimonieri, richiamati dall'ultimo cardinale diacono. Si fa ordine a ciascun cardinale di consegnare i propri appunti al camerlengo o ai cardinali assistenti, affinché anch'essi siano bruciati. È inoltre previsto che il camerlengo e i cardinali assistenti stilino una relazione sull'esito di ciascuna sessione di voto da consegnare al nuovo pontefice in una busta sigillata.[25]
Elezione e proclamazione del nuovo pontefice
Se per un candidato i voti raggiungono i due terzi dei votanti, l'elezione del pontefice è canonicamente valida. L'ultimo dell'ordine dei cardinali diaconi richiama il maestro delle celebrazioni liturgiche e il segretario del collegio cardinalizio. Il decano o il vice decano oppure il primo cardinale dei cardinali vescovi si rivolge all'eletto dicendo:
e a risposta affermativa, soggiunge:
Il candidato risponderà con il nome pontificale. Dopo l'accettazione si bruciano le schede, facendo in modo che dalla piazza San Pietro possa vedersi la classica fumata bianca.
L'Ordo rituum conclavis prevede che, se il candidato non fosse vescovo, venga subito consacrato; lo stesso Ordo regola le procedure da seguire nel caso l'eletto risieda fuori del Conclave.[26]
Stanza delle lacrime
Al termine del conclave il papa neo-eletto si ritira nella "stanza delle lacrime", ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina, per indossare per la prima volta i paramenti papali con i quali si presenterà in pubblico dalla Loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro. Il nome di tale luogo deriva dal fatto che, si presume, il pontefice scoppi a piangere per la commozione e per il peso della responsabilità del ruolo che è chiamato a svolgere.
Tradizionalmente, nella sacrestia sono presenti paramenti papali di tre diverse misure, che possono approssimativamente adattarsi alla taglia del nuovo eletto. Famosa in proposito è la vicenda del neo-eletto Giovanni XXIII, pontefice piuttosto robusto, per adattare al quale gli abiti della taglia più ampia fu necessario tagliarli ampiamente e poi fermarli con spille da balia.
Nel caso teorico che il papa eletto non fosse un cardinale partecipante al conclave, la vestizione del nuovo papa avverrebbe sul luogo dell'annuncio.
Preghiera per il nuovo Pontefice e ossequio dei cardinali
Dopo la vestizione con i paramenti papali, il neoeletto ritorna nella Cappella Sistina e siede alla cattedra. Il cardinale decano invita il nuovo Papa, «eletto alla Cattedra di Pietro», a rileggere il testo di Matteo 16,13-19, con il quale Cristo promise a Pietro e ai suoi successori il primato del ministero apostolico.
Dopo la lettura evangelica e la preghiera per il nuovo Papa, i cardinali si accostano al Sommo Pontefice per prestargli l'atto di ossequio e di obbedienza. Infine viene intonato il canto del Te Deum.[27] A questo punto il conclave è terminato.
Annuncio dell'elezione: Habemus papam
A questo punto il Cardinale protodiacono si affaccia dalla loggia della Basilica di San Pietro e dà l'annuncio della nuova elezione con l'Habemus papam; seguirà il nuovo pontefice, preceduto dalla croce astile, che impartirà la solenne benedizione Urbi et Orbi. Fino all'elezione di papa Giovanni Paolo II non era consuetudine che il nuovo pontefice pronunciasse le sue prime parole alla folla riunita in Piazza San Pietro prima della benedizione; già papa Giovanni Paolo I avrebbe voluto parlare alla piazza, ma il cerimoniere glielo negò, facendogli notare che ciò non era previsto dal cerimoniale e dalla tradizione.
Curiosità
Elenco dei conclavi più recenti
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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Ultimo aggiornamento Venerdì 08 Marzo 2013 11:34 |