De delictis gravioribus |
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Lunedì 11 Febbraio 2013 17:36 | |
De delictis gravioribus (in latino: "Circa i delitti più gravi") è una lettera[1] a firma Joseph Ratzinger scritta il 18 maggio 2001, che aggiorna l'elenco dei delitti secondo il diritto canonico, per i quali la Congregazione per la Dottrina della Fede si riserva l'ultima parola rispetto alle chiese locali. Tali delitti, scelti per la loro particolare gravità, riguardano sia la celebrazione dei sacramenti sia la morale cattolica.
Destinatari e contenuto
La lettera intende dare attuazione al documento Sacramentorum sanctitatis tutela[2] emesso da Giovanni Paolo II ed è rivolta a tutti i vescovi e ad altri membri della gerarchia della Chiesa cattolica. Le istruzioni contenute nel documento sono esplicitamente rivolte ad aggiornare quanto già stabilito in un altro documento, il Crimen sollicitationis, emesso nel 1962 da Papa Giovanni XXIII e fino ad allora noto solo ai vescovi diocesani[3]. Le principali novità sono:
La De delictis gravioribus introduce oggettivamente una più stretta vigilanza della Congregazione per la Dottrina della Fede sull'attività dei tribunali ecclesiastici diocesani. Le finalità di questa sorveglianza sono state interpretate in modo diametralmente opposto: secondo alcuni[4] il Vaticano intendeva favorire l'occultamento dei delitti dei sacerdoti pedofili, secondo altri, invece, la vigilanza mirava a prevenire qualsiasi insabbiamento dei processi canonici di primo grado contro i preti pedofili. La controversia è stata favorita anche da una fonte favorevole allo stesso Ratzinger, che nel pubblicare una traduzione italiana del documento, vi ha aggiunto un sommario in cui l'ultima prescrizione, relativa al cosiddetto "segreto pontificio", viene definita innovativa[1]. Il segreto era già imposto dalla Crimen sollicitationis del 1962, voce a cui si rimanda per la discussione di tale segreto.
Contesto e sviluppi delle controversie suscitate dal documento
La De delictis gravioribus è stata chiamata in causa nel corso di alcuni processi per molestie sessuali perpetrate da alcuni sacerdoti negli Stati Uniti (molte delle quali su minorenni). La Corte distrettuale della contea di Harris (Texas) ritenne opportuno indagare Joseph Ratzinger per l'imputazione di «ostruzione alla giustizia» a causa delle disposizioni di riservatezza contenute nella lettera[5]. L'8 aprile 2005, John Beal, professore di diritto canonico all'Università Cattolica d'America, ha rilasciato una deposizione sotto giuramento nella quale ha ammesso a Daniel Shea, difensore di due presunte vittime, che la lettera ha esteso la giurisdizione ed il controllo della Chiesa sui crimini sessuali[6].
Il 20 settembre 2005 il Dipartimento di Stato statunitense accolse la richiesta di concedere al Papa l'immunità diplomatica, in quanto capo in carica di uno Stato sovrano. Tale richiesta era stata inoltrata dalla nunziatura apostolica direttamente al presidente statunitense George W. Bush il 16 agosto 2005, dopo che il papa non si presentò in uno dei processi nel quale fu chiamato a rispondere del reato nella medesima contea e nell'ambito del processo a Juan Carlos Patino-Arango, seminarista colombiano accusato di abusi sessuali su minori[7].
Note
Collegamenti esterni
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